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Indagata l'azienda degli ostaggi italiani: peggio di mercenari!!??
by sa. m. Thursday, Apr. 22, 2004 at 10:26 PM mail:

Quali sono esattamente le attività della Presidium, la società di sicurezza intestata all'ostaggio Salvatore Stefio, ma che aveva portato in Iraq anche il barese Umberto Cupertino? E' questa la domanda attorno a cui gira l'inchiesta appena aperta dalla procura di Bari e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Colangelo. Tre le ipotesi di reato a carico di ignoti: omicidio volontario per l'uccisione di Fabrizio Quattrocchi, sequestro di persone e «arruolamenti non autorizzati a servizio di uno stato estero». L'ultimo elemento è lo stesso su cui, da la scorsa settimana lavora la procura di Genova. Qui i magistrati hanno appena deciso di iscrivere al registro degli indagati Paolo Simeone, che insieme a Valeria Castellani, gestisce la Dts Llc, cioè l'azienda che aveva portato in Iraq Fabrizio Quattrocchi.

Indagata l'azienda d...
mercenaries5.jpgd9qimh.jpg, image/jpeg, 410x350

L'indagine barese potrebbe aiutare a capire meglio le attività dell'azienda, legalmente basata nelle Seychelles ma che in Italia ha due sedi legali. E dire ad esempio perché all'indirizzo riportato sul sito internet (http://www.presidium.net) ad Olbia non corrisponde nessun ufficio. La stessa pagina web compare poi tra i link del sito internet di ultra destra «Corpi d'elite», accanto a un'ampia storia della Decima Mas. Nei giorni scorsi era emerso come il viaggio di tre dei quattro ostaggi fosse stato organizzato da Salvatore Stefio, con l'aiuto di Paolo Simeone della «Dts», che era riuscito ad inserire la «Presidium» tra le aziende accreditare a lavorare in Iraq. Gli ostaggi catturati il 12 aprile stavano rientrando dopo aver perso un contatto in nero con una azienda locale. I magistrati baresi hanno già annunciato che al suo ritorno in Italia sentiranno Giampiero Spinelli, l'«amico fraterno» di Umberto Cupertino, che in frequenti interviste ha detto di conoscere bene tutti e tre gli ostaggi e di aver «stimato molto» Fabrizio Quattrocchi.

[FOTO Iraq s U.S. administrator Paul Bremer (L) walks with his bodyguard to attend a meeting, April 1, 2004, in the northern city of Mosul. Bremer vowed to use overwhelming force to enter the volatile Iraqi town of Falluja, west of Baghdad, and hunt down those who killed and mutilated four American contractors. REUTERS/Ceerwan Aziz mercenaries ]

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Iraq – Si allarga l’inchiesta della Procura di Bari
by Roberto Buonavoglia Thursday, Apr. 22, 2004 at 10:45 PM mail:

Iraq – Si allarga l’inchiesta della Procura di Bari
http://www.gdmland.it/gnotizia.asp?ID_NOTIZIA=119893

La Digos, su ordine del Pm Colangelo, indaga sulla Società “Presidium” (questo il suo sito Internet). I tre prigionieri italiani – fra i quali c’è pugliese di Sammichele, Cupertino - non sono ancora stati rilasciati • La situazione degli ostaggi
• Ucciso a colpi di kalashnikov un “vigilante” sudafricano
• Allarme dell’Unicef per i bambini vittime della guerriglia

SAMMICHELE DI BARI (Bari) – Chi ha dato a Umberto Cupertino e a Giampiero Spinelli il permesso di entrare in Iraq? Come, con chi e per conto di chi i due uomini di Sammichele di Bari sono giunti nel Paese martoriato dalla guerra e sconvolto dagli scontri in atto tra guerriglieri e soldati della coalizione? E che tipo di lavoro avrebbe dovuto effettivamente svolgere il giovane sotto sequestro ormai da una decina di giorni con altri due italiani in quella zona? Sono alcuni degli interrogativi su cui si concentrano in queste ore le indagini che la Digos di Bari, diretta da Stanislao Schimera, sta compiendo nell’ambito dell’inchiesta della Procura del capoluogo pugliese che ipotizza contro ignoti i reati di omicidio volontario (per l’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi) e di sequestro di persone in relazione ai tre italiani ancora ostaggi delle “Brigate verdi” islamiche.
Nelle ultime 24 ore, da quando hanno ricevuto dal magistrato la delega ad indagare, gli agenti della Digos hanno acquisito una serie di informazioni per discernere - dicono gli investigatori - nella «valanga di informazioni» pubblicate negli ultimi giorni organi di stampa.
Le bocche nella Questura di Bari sono cucite, ma dal fitto riserbo investigativo filtra la notizia che sono stati stabiliti contatti e scambi di informazioni con le Questure di Roma e Genova, che indagano sulla vicenda, per evitare accavallamenti di indagini e ripetizioni di accertamenti investigativi.
Il filone seguito dal procuratore aggiunto del Tribunale di Bari, Giovanni Colangelo, che coordina l’indagine, tende ad accertare il ruolo e le attività svolte da Cupertino e dal suo amico, collega e concittadino, Giampiero Spinelli, il quarantenne di Sammichele che in Iraq dice di aver firmato negli ultimi tempi un contratto di addetto alla sicurezza per un anno. Sulle figure dei due uomini saranno compiuti accertamenti e non si esclude che alcuni testimoni possano essere ascoltati presto dalla Digos che intende verificare, di volta in volta, le informazioni raccolte.
Al centro dell’attività investigativa c’è il ruolo della “Presidium”, la società con sede alle isole Seychelles che avrebbe tra i fondatori Spinelli e Salvatore Stefio, l’altro italiano sottosequestro in Iraq. Una società che offre, attraverso il suo sito internet, una serie di attività paramilitari ed esplicitamente «servizi militari». Per questo motivo, pur non ipotizzando formalmente nell’inchiesta il reato di «arruolamento non autorizzati a servizio di uno Stato estero» (art. 288 del codice penale), il Pm Colangelo ha disposto una serie di verifiche, anche in riferimento all’indicazione di Sammichele in uno dei siti Internet dove la società “Presidium” figura tra le aziende che si occupano della ricostruzione in Iraq. Secondo indiscrezioni giornalistiche, il riferimento a Sammichele è a un appartamento nella disponibilità di Giampiero Spinelli. Le verifiche hanno già riguardato il sopralluogo, compiuto nei giorni scorsi d’iniziativa dai Carabinieri - nell’appartamento che si trova in via della Resistenza, 113, a Sammichele - che sarebbe nella disponibilità di Gianni Piero Spinelli (quasi certamente Giampiero Spinelli) in cui, secondo le indiscrezioni giornalistiche, doveva essere allestita la filiale locale della Presidium. I controlli compiuti dai militari - a quanto si è potuto sapere - hanno accertato che la notizia è priva di fondamento. «Una bufala» la definiscono in modo più esplicito gli investigatori che stanno anche accertando se sia vero che appartenga a Giampiero Spinelli uno dei numeri di cellulare che appaiono su siti Internet in riferimento alla “Presidium”.
Roberto Buonavoglia

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La procura barese allarga le indagini
by Stefano Boccardi Thursday, Apr. 22, 2004 at 10:49 PM mail:

Gazzetta del Mezzogiorno, 22/04/2004

La procura barese allarga le indagini
http://www.gdmland.it/quotidiano/2204/PRIMO_PIANO/NZ03/A02.asp

Dal nostro inviato

SAMMICHELE DI BARI «Sto male. Non sto seguendo più nemmeno i telegiornali».
Alle 16.30 - mentre le agenzie di stampa e le tivvù rilanciano le ultime dichiarazioni del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che dalla Russia parla di «rallentamenti» nel corso della trattativa per la liberazione dei tre ostaggi italiani ancora nelle mani delle Falangi di Maometto - l'espressione affranta e le parole di Francesco Cupertino fotografano perfettamente il clima di sconforto che col passare delle ore ha preso il sopravvento in tutto il paese.
Il fratello di Umberto Cupertino, come tutti gli altri parenti del trentacinquenne rapito in Iraq, ha smesso definitivamente di credere alle parole. Dopo aver trascorso l'ennesima notte insonne, dopo aver voluto aggrapparsi sino in fondo a quel clima di ottimismo che per 48 ore egli stesso aveva contribuito ad alimentare, Francesco non crede e non vuol più credere a niente.
E a confermarlo, poco dopo, è la moglie, Laura Albanese, che, a microfoni e telecamere accesi, riferisce di aver appena appreso dall'unità di crisi della Farnesina che la famiglia non deve «tener conto di tutte le notizie che stanno venendo fuori». «Ci hanno detto - aggiunge - di stare calmi perché non ci sono novità e che tutto quello che sta venendo fuori non è vero. Non è vero niente di niente».
La signora Albanese viene incalzata dai giornalisti, che le chiedono se dalla Farnesina le hanno detto di non credere nemmeno alle dichiarazioni di Berlusconi. «Ci hanno dettodi non credere a niente - è la risposta -. Nemmeno alle dichiarazioni di Berlusconi».
Una vera e propria resa, che finisce per contagiare l'intero paese. Una resa, che è il frutto di troppe ore trascorse davanti al televisore in attesa della notizia delle notizie, ovvero della liberazione degli ostaggi, della liberazione di Umberto.
Un clima di sconforto, alimentato, peraltro, dalle notizie non proprio rassicuranti che continuano a susseguirsi dall'Iraq e dall'Arabia Saudita. E che certo non viene attenuato dalle ennesime rivelazioni che a tarda ora continuano ad alimentare speranze e illusioni.
In casa Cupertino, come in tutta Sammichele, non s'illude più nessuno.
Semmai, soprattutto in paese, è l'ora della riflessione. A riflettere sono soprattutto i più giovani. Gli amici di Umberto Cupertino. Gli amici di Giampiero Spinelli. Si riflette sul ruolo che Spinelli ha avuto in tutta questa vicenda.
E a riflettere sono anche e soprattutto i magistrati della Procura della Repubblica di Bari, che ieri hanno affidato alla Digos l'incarico di verificare proprio il ruolo di Spinelli. Lo hanno fatto anche dopo aver letto le dichiarazioni che il quarantenne di Sammichele ha rilasciato alla «Gazzetta». Magistrati e investigatori vogliono capire innanzitutto che cos'è realmente la «Presidium», la società che Spinelli ha costituito insieme con uno dei tre ostaggio, Salvatore Stefio. Vogliono capire come mai questa società nel suo sito Internet offre, fra l'altro, servizi militari. Vogliono capire se Spinelli può aver avuto un ruolo attivo nell'ingaggio di Umberto Cupertino o di altri italiani che ora si trovano in Iraq o in altri Paesi «ad alto e medio rischio», così come si legge sul sito della «Presidium».
Vogliono capire, in pratica, se Spinelli o qualcun altro possa aver violato l'articolo 288 del codice penale, quello che fa riferimento all'arruolamento non autorizzato al servizio di uno Stato estero.
Ovviamente, al momento, non c'è nulla di concreto. Non c'è - o meglio non ci sarebbe - alcun nome iscritto nel registro degli indagati con questa imputazione. Ma non è un mistero il fatto che qui sull'attività di Spienelli abbiano già eseguito i loro accertamenti del caso anche i carabinieri. In particolare, nei giorni scorsi i militari dell'Arma hanno perquisito i locali di una vecchia palazzina di via della Resistenza 113, dove sulla targetta del citofono c'è stampato il nome di Gianni Piero Spinelli.
Ma qui a Sammichele, mentre sale l'ansia per la sorte di Umberto Cupertino e degli altri due ostaggi ancora nelle mani dei rapitori, si riflette anche sul diffuso disagio o sulle altre motivazioni che hanno spinto Umberto Cupertino e Giampiero Spinelli a partire per l'Iraq. Si riflette, ad esempio, su quei giovani, una trentina almeno, che da anni non nascondo di essere accaniti appassionati di «Soft air», un gioco di ruolo che si svolge con tanto di fucili ad aria compressa. E' il gioco della guerra. Un gioco che si fa nei boschi.
Non muore nessuno. Si sparano pallini di plastica. Un gioco - dicono qui - al quale in passato hanno partecipato anche Umberto e Giampiero.
Ma in Iraq la guerra è tutt'altro che un gioco.

Stefano Boccardi

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I link all'estrema destra
by Tom Thursday, Apr. 22, 2004 at 11:03 PM mail:

leggete questo materiale e se sente il profumo di un fogno profondo:

" Noi siamo d' un' altra Patria e crediamo negli Eroi "

"Forse, alla fine, saremo costretti a scegliere l' azione che potrebbe distruggere il Tempio dell' Umanità piuttosto che arrenderci anche solo a un membro della famiglia dei carnefici. Sopravvivere in circostanze diverse non significa sopravvivere. E tutti noi, a prescindere dalla razza, non varremmo niente se compriamo la vita al prezzo della nostra coscienza."

-Yerucham Amitai, ex Vicecomandante dell' Israeli Air Force-
http://corpidelite.altervista.org/

E' morto da eroe Fabrizio Quattrocchi. E' morto da vero Italiano. Quando i terroristi islamici, che lo avevano sequestrato insieme ad altri tre colleghi della Presidium, lo hanno fatto inginocchiare per ucciderlo con un colpo alla nuca, Fabrizio ha cercato di togliersi il cappuccio che gli copriva il capo ed ha urlato alle bestie infami e disumane che lo avevano sotto tiro: "Adesso vi faccio vedere come muore un Italiano!". Poi la morte. Non vogliamo aggiungere nulla, poichè non c' è null' altro da dire, ma ai familiari di Quattrocchi ed ai suoi colleghi desideriamo porgere le nostre più sentite condoglianze, mentre ai tre Compatrioti ancora nelle mani dei terroristi rivolgiamo un accorato invito a tenere duro, nella speranza che tutto si risolva per il meglio.
Once again we applaud the Israeli Government for the elimination of a terrorist. Abdullah Rantisi, successor of Sheik Yassin to the leadership of the terrorist group Hamas, was wiped out by an Israeli missile while in his car with two body guards. Our congratulations goes to all the I.D.F. guys: keep up the good work!

Hai servito in Afghanistan, Iraq od in qualsiasi altra zona operativa?

Sei un militare ed hai prestato servizio all' estero? Stiamo cercando di allestire una speciale sezione a testimonianza del formidabile impegno dei nostri militari fuori area. Qualunque sia il tuo reparto, inviaci foto o testimonianze scritte e noi provvederemo a pubblicarle su queste pagine. Ove richiesto, assicuriamo massima discrezione.

Corpi d' élite.net sul tuo telefonino

Da oggi puoi accedere a Corpi d' élite.net quando e dove desideri. Se possiedi un cellulare WAP o GPRS, puoi visitarci al seguente indirizzo http://corpidelite.altervista.org/index.wml ed essere sempre aggiornato sul mondo dell' antiterrorismo e delle forze speciali.


http://corpidelite.altervista.org/CORPIDELITE.html

http://corpidelite.altervista.org/Links.html
http://corpidelite.altervista.org/DecimaOperazione.html

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puah
by schifato Thursday, Apr. 22, 2004 at 11:09 PM mail:

P O R C I

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tra armi, segreti e misteri
by GIUSEPPE D'AVANZO Thursday, Apr. 22, 2004 at 11:39 PM mail:

C'È TROPPO silenzio o meglio sono troppe le parole non dette e le questioni contraddittorie che accompagnano il destino degli italiani ostaggio dei terroristi islamici di Bagdad. Se stiamo alle fonti ufficiali del governo, dell'intelligence, della diplomazia italiana, nessuno ha conosciuto e conosce Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Agliata, Umberto Cupertino.

Ogni interlocutore ufficiale sembra cadere dalle nuvole. Quattrocchi? Stefio? Nessuno li ha mai visti né in Italia né a Bagdad. Nessuno è in grado di dire chi e che cosa li avesse convinti a raggiungere l'Iraq. Nessuno, infine, sembra sapere perché, e soprattutto quando, hanno deciso di lasciare la capitale irachena. In quale direzione e in tutta fretta nonostante non ci fosse alcuna apparente urgenza (come vedremo).

Nessuno è in grado dire che cosa davvero i nostri connazionali facessero in Iraq e per conto di chi. Operatori della sicurezza o "BG/CP", come sono definiti, bodyguard/close protection. Senza dubbio, ma la formula è troppo vaga. Quel mestiere lì si può fare in molti modi. Qual era il modo praticato dai nostri o da alcuni dei nostri? Nessuno oggi è disposto ad ammettere in ambienti ufficiali d'aver conosciuto Fabrizio Quattrocchi o averne almeno sentito parlare.

Al contrario, anche se anonimamente, c'è chi è disposto a dire che, per molti italiani di Bagdad a cominciare dai nostri diplomatici, "Quattrocchi era la sicurezza privata in città". Fabrizio era in Iraq da 4 mesi e mezzo ingaggiato da Paolo Simeone, "titolare" della Dts Security Llc, "reclutatore" anche di Salvo Stefio, presidente della Presidium International Corporation, sedi legali sparse curiosamente in tutta Italia secondo la bisogna.

A Olbia in una strada dove c'è solo una sede della Guardia costiera e un ristorante o a Sammichele di Bari, in via della Resistenza 113, in casa di Umberto Cupertino (uno degli ostaggi). La storia dell'avventura irachena dei nostri connazionali deve, allora, quasi obbligatoriamente cominciare da Paolo Simeone, dalla sua storia che sovrappone i destini di due genovesi (Fabrizio Quattrocchi e Luigi Valle, interrogato ieri dalla Digos di Genova) a un gruppo, guidato da Salvo Stefio della Presidium, che si muove intorno a Bari (a Sammichele, dov'era di casa anche il pratese Maurizio Agliana).

Paolo Simeone, dunque. Genovese, 32 anni vissuti pericolosamente. A 18 anni nel battaglione San Marco. Poi per 5 anni nella Legione Straniera (a Gibuti e in Somalia). E ancora, come "distruttore d'ordigni inesplosi" ("A un certo punto capisci che le mine è meglio levarle che metterle") in Angola nel 1997 e in Kosovo nel '99 e poi nel 2000, e ancora in Africa e in Afghanistan. Un professionista dei teatri di guerra, lo si può definire, e un imprenditore accorto.

Chiama la sua società Dts Llc Security, copiando il marchio d'un colosso del settore. Non lo registra nello stesso Stato (la Virginia), ma in Nevada sulle sponde del Lake Tahoe. Il rappresentante locale della Dts, Jay Ray, è in realtà il prestanome di 160 società con le più varie ragioni sociali che hanno domicilio in una mail-box nell'ufficio Ups sistemato nel retro di un Burger King.

Prima domanda. Perché tanta segretezza? E perché quella segretezza contagia anche la Presidium di Salvo Stefio che invece sceglie di sistemarsi alle Seychelles (il fisco non c'entra: sono lavori, questi, che si pagano cash e senza fattura)? Comunque sia, sarebbe un errore credere che Paolo Simeone sia un cacciaballe.

Ha buoni rapporti con il governo provvisorio iracheno e con le autorità militari statunitensi, come confermano a Roma fonti americane: "Non si lavora a Bagdad nella sicurezza se non hai il nullaosta delle nostre forze armate. Come non lavori con compagnie americane se non hai ottenuto quel nullaosta (che ti permette peraltro d'andare in giro imbracciando un mitra)". È un punto certo. Simeone non vende sogni di "guerriero", ma un lavoro.

"Proteggiamo - dice il "reclutatore" il 25 gennaio - il personale d'una multinazionale americana che si occupa della ricostruzione dell'apparato burocratico dell'Iraq. Il compenso è di 6.000 dollari al mese. Pagamento in contanti e in loco entro il 10 di ciascun mese. Se il lavoro si fa più impegnativo (scorte a politici o a dirigenti di aziende a stelle e strisce) il compenso sale a 8.000/9.000 dollari. Ognuno è armato con Beretta 92S o Glock 17 e con smg HK MP5 A3".

Quattrocchi accetta e a Bagdad diventa, come ha riferito ieri Luigi Valle, "il braccio destro di Simeone" e, per altri, anche "un punto di riferimento per la nostra ambasciata". S'incontra ora una zona d'ombra. Per fare al meglio il suo lavoro di "BG/CP", Fabrizio deve saper prevedere i pericoli ed evitarli più che affrontarli armi in pugno in combattimento. Questo lavoro di prevenzione impone buoni contatti con gli iracheni e buone informazioni. E le buone informazioni fanno gola a tutti a Bagdad.

Come a Fabrizio fa comodo nel suo interesse, e nell'interesse del suoi "clienti", essere protetto da tutti a Bagdad. In questo scambio, Quattrocchi può aver avuto "contatti" che era meglio non avere? Può essere stato identificato dal "nemico" come qualcosa di più d'un bodyguard e qualcosa in meno d'un agente segreto regolare? Anche se con molta prudenza, l'interrogativo va proposto perché in queste ore s'è affacciata sottotraccia una ricostruzione che è difficile, anche per fonti ufficiali, confermare o per il momento smentire.

La ricostruzione è questa: i quattro italiani nelle mani della sedicente "Falange di Maometto" sarebbero stati sequestrati in due momenti diversi, in due giorni diversi. Sabato 10 aprile, Fabrizio Quattrocchi. Domenica 11, Salvo Stefio, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino. Stefio, Agliana e Cupertino sarebbero stati bloccati mentre cercavano di "entrare in contatto" con Fabrizio o con i suoi sequestratori. Sta di fatto che all'appuntamento con Luigi Valle non si presentano.

Vale la pena ripeterlo: è un'informazione da maneggiare con cura (o con scetticismo), ma che va lasciata in evidenza perché i tempi e i modi della partenza da Bagdad come la direzione di viaggio dei quattro italiani sono confusi e contraddittori.

Quando sono partiti? Valeria Castellani, direttore amministrativo della Dts a Bagdad, ha riferito che Quattrocchi, Stefio, Agliana e Cupertino si sono mossi da Bagdad lunedì alle 7 del mattino. Giampiero Spinelli lavora per la Presidium, è nato e vive a Sammichele di Bari. Dice di se stesso: "Sono come un fratello per Umberto Cupertino e Umberto è un fratello per me".

Spinelli è a Bagdad e c'è arrivato con Cupertino nei primi giorni d'aprile. Racconta a Repubblica che "Umberto con gli altri è partito sabato 10 aprile", poi si corregge "No, era domenica 11". Prendiamola per buona la domenica come giorno di partenza. Perché allora l'allarme è stato dato solo martedì? Fonti ufficiali del governo italiano sostengono che "il sequestro è avvenuto lunedì mattina".

Anche in questo caso, ci sono (se la partenza c'è stata domenica, come dice Spinelli) 24 ore di troppo, quale che sia la direzione scelta dal convoglio per raggiungere il confine giordano: 24 ore sono troppe sia per il percorso Bagdad-Falluja-Ramadi (il più breve) sia per la strada alternativa verso nord: Bagdad-Samara-Tikrit-Ramadi. Che cosa è avvenuto in tutto questo tempo? Perché gli italiani si muovono con tanta fretta?

Valeria Castellani ha riferito che "Stefio intendeva rientrare in Italia presto perché il 18 aprile aveva un appuntamento in Confindustria per trattare servizi di scorta per le compagnie italiane che intendono avviare la loro attività in Iraq". È una buona ragione. L'Us-Italy meeting day for Iraq, organizzato da Confindustria, è un appuntamento d'altissimo livello.

Saranno presenti l'ammiraglio David Nash (director of the Iraq program management office), l'ambasciatore americano in Italia Mel Sembler e otto tra i principali appaltatori della ricostruzione irachena. Ma il meeting non ci sarà domani, ma tra dieci giorni: il 28 aprile. E ancora non era Salvo Stefio a essere stato accreditato per la Presidium, ma due signori che si chiamano Alessio Strada ed Erasmo Pinasco. E dunque, perché lasciare Bagdad con tanta fretta? Perché non attendere quattro posti liberi sull'aereo per Amman?
(17 aprile 2004)

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Le strane missioni dell'agenzia di "guardiaspalle"
by Anna Tarquini Thursday, Apr. 22, 2004 at 11:42 PM mail:

«Salvatore io lo conosco bene. È un amico. La sua era un’agenzia paramilitare, non faceva certo il body guard». Giorgio Mosca ha fatto l’istruttore all’Epts, la scuola di Livorno dove era stato addestrato Stefio. Non era il suo istruttore - ci tiene a precisarlo - ma solo un suo caro amico. Anche lui, come Stefio, ha messo su un’agenzie di sicurezza privata a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, la «Security group». Ma lui - anche questo tiene a precisare - fa solo vigilanza. «Stefano no - spiega - So che in Iraq doveva scortare convogli. E che non aveva il giusto addestramento».Problemi militari. Lo facciamo per l’ennesima volta in questi giorni. La home page parla di «consulenza rivolta ai governi che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere militare». Allora come faceva? «Le grandi agenzie di sicurezza inglesi e americane che operano in Iraq non chiedono troppi requisiti agli agenti ingaggiati all’estero. E se muori.... nemmeno ti devono pagare. E poi sono due le motivazioni che spingono questi ragazzi a rischiare: la prima è professionale, la seconda il guadagno».

E perché la «Presidium» di Stefio non aveva sedi? «Appunto, l’ho detto. Era paramilitare e in Italia è vietato». Altri suoi colleghi non danno però la stessa interpretazione: «Stefio - dicono - si è, diciamo, “venduto” un’esperienza che non aveva. Diciamo che l’aveva detta un po’ grossa per accreditarsi al livello internazionale. Non a caso avevano scelto Hereford come riferimento, la sede del Sas il reparto di forze speciali inglesi più famoso del mondo».

Già, il livello internazionale. Il grande business che si è aperto con la ricostruzione dell’Iraq e che vede, in un ruolo di primo piano, anche le agenzie di sicurezza private chiamate per proteggere le aziende italiane. Sono centinaia in Italia, pochissime hanno la preparazione adeguata. Molte hanno fiutato l’affare e allora ecco gli ingaggiatori e le società fantasma, senza uffici, senza sedi legali.

La Presidium di Salvatore Stefio è una di queste o c’è di più? Al momento resta un mistero. E nemmeno l’unico nella vicenda dell’ex parà e dei suoi colleghi Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e di Fabrizio Quattrocchi trucidato dalle Falangi di Maometto.

Di certo si sa che gli indirizzi e i numeri di telefono forniti da Stefio nel suo sito Internet sono tutti falsi. Falsa è anche la sede legale alle Seychelles: avrebbero semplicemente chiesto l’appoggio di un numero di fax a conoscenti.

Falsa quella di Olbia dove al telefono indicato corrisponde il numero di un’antica e nota associazione di sommozzatori. L’unico numero vero è un cellulare che fa riferimento a un’utenza di Sammichele di Bari, guardacaso il paese di Umberto Cupertino e di un altro dipendente della Presidium oggi a Baghdad, Giampiero Spinelli.

Tanti collaboratori e in piedi non c’era nulla, né sedi, né soldi. Neppure, sembra, l’assicurazione per le missioni a rischio.

Eppure la «Presidium» è stata accreditata a partecipare insieme alle altre società di sicurezza al meeting di Confindustria il 28 aprile prossimo dove saranno presenti gli otto tra i principali appaltatori della ricostruzione irachena. Eppure, dicono i colleghi di Stefio che stanno a Baghdad, anche l’ambasciatore Mario Osio, ex ministro per gli Affari culturali dell’amministrazione Usa in Iraq, aveva chiesto loro servizi di protezione.

Dicono che la società era ben conosciuta dall’ambasciatore De Martino.
Balle? Non proprio. Se la Farnesina non conferma che la società di Stefio fosse tra quelle utilizzate dall’ambasciata, Confindustria invece sì. «C’è stato un colloquio e non abbiamo avuto ragione di dubitare della loro serietà. Sono accreditati da noi».

Venditori di fumo o paramilitari? Chi è Salvatore Stefio e cosa faceva in Iraq? Cosa facevano Quattrocchi, Agliana e Cupertino? Erano body guard o trasportavano armi? Hanno detto che lavoravano per conto di una società costituitasi in Nevada l’11 marzo scorso, ma anche la sede di questa società risulta inesistente. E poi c’è la questione dell’ingaggio misterioso, arrivato, si scopre ora, il 25 gennaio. Due mesi prima che la società stessa fosse costituita.

Ex sminatori e volontari. La vicenda della Ibsa, la società di Genova di cui era dipendente Fabrizio Quattrocchi sulla quale ora la Digos sta facendo accertamenti, è poi un capitolo a parte.

Come la figura di Paolo Simeone, l’ingaggiatore, ex sminatore, ex volontario con i missionari in Angola. Il giorno della scomparsa dei quattro il titolare della compagnia investigativa Gobbi aveva subito chiarito: è arrivata un’e-mail come lettera di ingaggio, l’ho passata a Fabrizio e ad altre due persone che ora sono in Iraq. Ma quell’e-mail l’ha tirata fuori solo sabato. Ed ha degli aspetti curiosi.

Nella lettera è indicato il tipo di lavoro (scorta al personale di una multinazionale americana), il compenso e un decalogo di cose da fare. Tra queste l’acquisto di armi, fondine, portacaricatori. Gli acquisti dovevano essere fatti in Italia da due persone di fiducia, l’armeria in San Luca a Genova e in una bancarella di «shangai». «Tu digli paro paro quello che ti abbiamo scritto», scrive Simeone nell’e-mail.

Da qualche giorno la Digos di Genova indaga. Vuole accertare le modalità di reclutamento delle body guard impiegate in Iraq agli ordini di alcune agenzie di sicurezza internazionali. Il sospetto è la città ligure sia il crocevia per l’ingaggio di guardie del corpo e mercenari provenienti da tutta Europa, destinazione Iraq.

http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=33663

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Mario, ex maresciallo del Reparto operativo speciale dei carabinieri ha rifiutato
by di BRUNO PERSANO Thursday, Apr. 22, 2004 at 11:47 PM mail:

Mario, ex maresciallo del Reparto operativo speciale dei carabinieri ha rifiutato il contratto offerto all'ostaggio ucciso
"Così avveniva il reclutamento tanti rischi senza assicurazione"


GENOVA - Alla fine di gennaio, Paolo Simeone, l'uomo che ha reclutato gran parte dei body-gard in servizio in Iraq - tra cui Fabrizio Quattrocchi, l'ostaggio ucciso - aveva offerto un posto come guardia privata anche a Mario. Lui ha 42 anni, è un ex maresciallo dei Ros a Genova, il reparto operativo speciale dei carabinieri. Si sono sentiti per telefono il 25 gennaio, poi si sono scambiati alcune e-mail per accordarsi sul viaggio ma alla fine, Mario non è partito.

Perché?
"Tanto per iniziare Paolo non mi ha confermato la copertura assicurativa. In Italia, non c'è una sola compagnia che preveda polizze del genere. Paolo stava trattando con un'assicurazione inglese ma niente di certo. Poi c'era il problema del trasferimento dei soldi; laggiù le banche non funzionano. Ti pagano in contanti e ogni volta devi andare in Giordania a versare i dollari. Non è un particolare di poco conto: spostarsi con rotoli di dollari in un paese in guerra è una cosa poco sana. Inoltre Paolo mi aveva detto che nell'ultima settimana erano rimasti coinvolti in due scontri a fuoco e fuori dall'albergo dove vivono avevano trovato esplosivo che era indirizzato a loro. La mia compagna si è spaventata e non mi ha consentito di andare".

Simeone cosa le aveva offerto?
"Un contratto di tre mesi, rinnovabile per altri tre; otto, novemila dollari al mese; vitto, alloggio e viaggio pagati".

E con quale incarico?
"Proteggere il personale di una multinazionale americana che si sta occupando della ricostruzione dell'Iraq".

Avrebbe dovuto portare armi in Iraq?
"No. Mi ha chiesto una serie di fondine, portacaricatori, un kit per la pulizia delle armi nove millimetri".

Però in Iraq lei sarebbe stato armato.
"Paolo mi ha scritto che ognuno di loro è armato con una pistola Beretta un mitra e giubbotto antiproiettile".

Qual era l'abbigliamento consigliato?
"Occhiali da sole, pantaloni con tasconi, un abito con tre bottoni".

Per il viaggio cosa le aveva detto?
"Compra un biglietto di sola andata per Amman in Giordania".

Un biglietto di sola andata: sembra quasi un presentimento.
"Ma no: forse voleva solo indicarmi la forma più conveniente di viaggio".

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ehh
by l0tt4t0r3 Wednesday, Jul. 26, 2006 at 1:55 PM mail: l0tt4t0r3@yahoo.it

il fogno siete voi......
e se si girano gli eserciti e spariscono gli eroi, se poi la guerra cominciamo a farla noi non sorridete gli spari sopra sono per voi.

ITALIA NEL CUORE.....Onore e gloria a tutti i nostri militari...
e poi come fate a dire che son o link all'estrema destra quando supportano israle....studiate la storia infami

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