Dopo lo sgombero di questa mattina, liber/azione di una villa ottocentesca in pieno centro, l'antonelliana casa Bossi.
Questa mattina è stato sgomberato Atelier n° 5. La risposta ai desideri e ai [bi]sogni di quanti cercano di costruire da sè un'altra città e altre prospettive attraverso proposte concrete è stato l'uso dell'apparato repressivo.
Non c'è mai stato dialogo. E' stata inizialmente riconosciuta la serietà delle nostre intenzioni: secondo noi è proprio per questo che veniamo sgomberati. Facciamo paura ai potenti, agli interessi degli speculatori, alla classe politica: abbiamo dato prova di poter offrire alla città un progetto e una alternativa. Ci vorrebbero muti, passivi, ghettizzati.
Ma Atelier n° 5 rilancia. Si trasferisce nelle strade e nelle piazze della città. Lì saremo fino a quando il nostro progetto non sarà avviato. Per questo giovedì saremo sotto al consiglio comunale e venerdì in corteo.
Nel frattempo, è iniziato un dialogo. Quello con il quartiere. Continueremo ad interessarci ai bisogbi di Porta Mortara e dell'area dell'ex macello. Chiediamo per essa una riqualificazione che passi attraverso un uso sociale degli stabili e del parco.
Rilanciamo, appunto. E lo facciamo da qui [l'ottocentesca Casa Bossi]. Un altro spazio occupato. Dalla prepotenza della speculazione, dei tempi lunghi, dalla polvere. Questo per dire: se sareà necessario, libereremo altri 10, 100, 1000 spazi.
Non ci arrendiamo.
Dalle strade della città più noiosa d'Europa, Atelier n° 5: più incazzati che mai.
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