per adesioni:
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Lo sgombero della palazzina occupata in via Adda, nel centro di Milano, è stato un atto di violenza contro 300 lavoratori, disoccupati, donne e bambini rom-rumeni, portato a termine da un’imponente operazione militare, che ha coinvolto persino personale ATM e vigili del fuoco, preparata da una battente e vergognosa campagna stampa. Il risultato è stato quello di condannare per 10 anni alla miseria oltre150 persone deportate in Romania senza poter verificare la propria posizione in Italia; di spezzare interi nuclei familiari non riconoscendo validi i matrimoni rom, di rimandare altre 200 persone nella favela di via Triboniano permanentemente a rischio di sgombero. Per i “regolari” invece, l’alternativa all’espulsione e alla casa di via Adda è diventato il campo di concentramento di via Barzaghi, un luogo senza luce, con bagni chimici senz’acqua, un rubinetto per 70 persone, un muro di tre metri con filo spinato attorno, e un posto di blocco permanente che impedisce l’accesso ai non autorizzati
L’occupazione di via Adda ha fatto emergere, ancora una volta, il bisogno assoluto di una casa a prezzi accessibili per chi vive solo del proprio salario, e il problema di una legislazione razzista che costringe le persone a dover difendere lo stesso diritto ad esistere, contro la condizione forzata di clandestinità. Problemi sociali profondi che non coinvolgono solo i rumeni di via Adda, ma centinaia di migliaia di persone, in una delle città più importanti d’Europa, e che quindi ci coinvolgono tutti. Nessuno infatti può sentirsi sicuro se se riappaiono i fantasmi del passato insieme ad alcuni dei suoi simboli più conosciuti: il razzismo, i lager, le deportazione. Milano deve cambiare.
Per questo sosteniamo: 1)Il diritto al ritorno per i 155 espulsi e la concessione di un permesso soggiorno temporaneo a parziale risarcimento del danno subito 2)Un netto rifiuto del nuovo lager costruito in via Barzaghi e la fine immediata del suo regime carcerario. 3)La cessazione dell’utilizzo di categorie civili in operazioni militari. 4)La cessazione degli sgomberi contro chi è costretto ad occupare abitazioni e spazi abbandonati per far fronte all’emergenza casa.
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