Belgrado, 10 mag. - (Aki) - Nuovi elementi rafforzano il sospetto che Osama Bin Laden stia rafforzando la sua rete logistica e operativa nei Balcani, considerati un ideale trampolino di lancio per azioni terroristiche nell'Europa occidentale. Alcuni giorni fa Darko Trifunovic, noto esperto di terrorismo presso il ''Washington Institute of Strategic Studies'', ha fotografato la situazione affermando che Al Qaeda e' pienamente operativa in Bosnia, Albania, Kosovo e nelle regioni macedoni a maggioranza albanese. Secondo Trifunovic, indizi probanti sosterrebbero la tesi che alcuni degli attentatori di Madrid sono stati addestrati in Bosnia e che Al Qaeda ha avuto un ruolo di primo piano nei recenti episodi di violenza in Kosovo, responsabili di oltre 20 morti e della distruzione di centinaia di abitazioni e luoghi di culto serbi. Del resto Bin Laden non e' nuovo ad incursioni anche personali nei Balcani. Secondo un documento ufficiale e riservato dei servizi della ex Jugoslavia venuto in possesso di ADNKRONOS INTERNATIONAL (AKI), la prima visita di Bin Laden a Belgrado risale a circa 20 anni fa, quando la Jugoslavia era uno dei maggiori produttori ed esportatori mondiali di armi, con un giro d'affari di oltre 2 miliardi di dollari all'anno. In base a questo documento, Bin Laden era arrivato a Belgrado il 25 giugno 1986 con l'obiettivo di acquistare armi per la resistenza afghana impegnata contro l'occupazione sovietica. Bin Laden, che viaggiava con un passaporto saudita numero 3110/37, era accompagnato da Fathi Mohamed Ali, altro rappresentante dei ribelli afghani, e da un cittadino americano, numero di passaporto F169C69. All'incontro con i dirigenti della SDPR, una ditta di esportazioni di armi, assieme ai tre si presentarono anche Osman Kaldirim, un cittadino turco residente negli Stati Uniti, e Milica Karadzoglu, una signora serba sposata ad un cittadino turco. Sempre secondo il documento, che contiene un ampio resoconto dell'incontro, era intenzione di Bin Laden acquistare armi per 100 milioni di dollari; il carico avrebbe dovuto essere spedito al porto pachistano di Karachi, da dove avrebbe proseguito il suo cammino verso l'Afghanistan. La fattura sarebbe stata saldata tramite una banca saudita. Interessanti le motivazioni addotte da Bin Laden per questa sortita jugoslava: gli USA, affermava nel 1986 il capo delegazione ''afghana'', fornivano alla resistenza afghana un appoggio unicamente formale e retorico, mirante ad irretire il mondo arabo, mentre erano estremamente parsimoniosi nel mettere a disposizione le armi necessarie. Dato che Belgrado aveva condannato l'occupazione sovietica dell'Afghanistan, Bin Laden si augurava di poter aprire dalla Jugoslavia una nuova pista per l'importazione di armi moderne con cui contrastare i sovietici. Bin Laden e colleghi erano giunti a Belgrado con un lungo elenco di desiderata, riportato fedelmente nel documento dei servizi: in cima alla lista, armi anticarro e antiaeree, fucili mitragliatori leggeri e pesanti, equipaggiamento completo per commandos e sabotatori, attrezzature per la comunicazione e l'interdizione delle comunicazioni nemiche, sistemi radar portatili e equipaggiamento laser e a raggi infrarossi. I soldi, lasciava intendere Bin Laden, non mancavano ed altre commesse erano quindi probabili. Alla fin fine, scrive il funzionario dei servizi jugoslavi, la transazione non ebbe successo: il governo jugoslavo temeva che Mosca ne venisse a conoscenza e che questo potesse inasprire i rapporti gia' difficili con le autorita' sovietiche. Bin Laden riparti' quindi deluso e a mani vuote. L'interesse di Osama Bin Laden per la Jugoslavia rinacque pero' alcuni anni pu' tardi in circostanze del tutto diverse, e cioe' allo scoppio delle ostilita' in Bosnia. Malgrado il monito del governo serbo, secondo cui l'internazionale islamica stava reclutando mujahedin afghani per combattere in Bosnia nelle brigate musulmane, i Paesi occidentali chiusero un occhio, preferendo non turbare le alleanze esistenti. Dopo l'11 settembre, e con la spirale del terrorismo islamico che rischia di coinvolgere tutta l'Europa, un numero crescente di esperti ha iniziato ad analizzare le vicende bosniache in una nuova ottica. Lo scorso ottobre Gregory Copley, direttore dell'Istituto di studi stretegici internazionali di Washington, ha dichiarato all'agenzia di stampa serba Srna di possedere le prove di un legame tra esponenti del governo bosniaco e Al Qaeda. ''Izetbegovic (ex Presidente musulmano bosniaco, ndr.) ha incontrato Bin Laden a piu' riprese ed intervenne personalmente per garantire che a Bin Laden e ai suoi seguaci fossero rilasciati passaporti bosniaci''. ''E' comprovato che alcuni di essi ebbero poi un ruolo, diretto o indiretto, nella preparazione degli attentati alle torri gemelle di New York''. Un altro esperto, Jossef Bodansky, senior editor di ''Defense and Foreign Affairs Strategic Policy'', scriveva il 19 settembre 2003 che ''la leadership del terrorismo islamico ha aggiornato la sua infrastruttura nei Balcani al fine di offrire un appoggio importante all'ampliamento delle azioni terroristiche verso il cuore dell'Europa, di Israele e degli Stati Uniti''. Secondo Bodansky, il momento cruciale nella riscoperta della centralita' dei Balcani nel disegno del terrorismo islamico e' stato segnato dalla nomina di Shadid Emir Moussa Ayzi, veterano della guerra in Afghanistan e vicino alla leadership di Al Qaeda, quale coordinatore delle attivita' di reclutamento della rete di Osama che avrebbe deciso, sostiene l'esperto, di ''accelerare il reclutamento e l'addestramento di militanti balcanici, in quanto hanno caratteristiche fisiche europee e non arabe e possono quindi muoversi con maggior liberta' nel cuore dell'occidente''. In un recente rapporto ai suoi superiori, citato da Bodansky, Ayzi si congratula del successo riportato nel reclutamento di ''militanti di etnia slava'' nelle fila di Al Qaeda. ''Questi diavoli bianchi'' sono gia' stati indottrinati ed addestrati e sono pronti ad essere impiegati ''per compiere la volonta' di Allah'', vale a dire attentati suicidi, ''in varie citta' europee e in territorio israeliano''. A detta di Bodansky, il responsabile ultimo delle operazioni di Al Qaeda nei Balcani e' Mohamed al-Zawahiri, fratello del numero due di Al Qaeda, Ayman. ''La leadership di Al Qaeda considera attualmente la regione da essa definita ''terre albanesi'', e cioe' Albania, Kosovo e parte della Macedonia, come un trampolino di lancio sicuro per introdurre una nuova generazione di terroristi, ivi compresi slavi di religione musulmana, in Europa e da qui nel resto dell'occidente''.
(Vpr/Aki)
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