Precarizzazione in dhl. Il settore dei corrieri espressi negli ultimi dieci anni è stato caratterizzato da una crescita esponenziale che ha garantito margini elevatissimi di profitto. Strumento principe della "nuova economia" che ha fatto del decentramento industriale nei paesi in via di sviluppo la propria fortuna, i corrieri sono diventati l'anello di collegamento tra i luoghi di produzione ad alto contenuto di lavoro e i luoghi della commercializzazione, in un mercato sempre più esigente di modi di produzione flessibili gli express courrier hanno garantito e garantiscono la reperibilità di merci in tempi ridotti permettendo la compressione della distanza. Allo stesso tempo sono un vero e proprio paradigma della nuova organizzazione del lavoro e da questa logica non è esclusa DHL uno dei corrieri leader del settore che opera in Italia con la sua sede principale, per quanto riguarda il trasporto aereo, all'aeroporto di Bg. Come accennato sopra, sino a poco tempo fa tutto il settore godeva di ottima salute grazie al fatto che il mercato dei corrieri era in espansione, ma da un paio di anni a questa parte, vuoi per la congiuntura internazionale, vuoi per la saturazione del marcato, i fatturati di questi giganti non riescono a garantire più i margini di profitto (tassi di crescita del 13% annuo erano la norma) di un tempo. Sarebbe comunque errato affermare l'esistenza di una crisi, più giusto è dire che l'età dell'oro è finita pur rimanendo questo un settore decisamente vitale. Peccato che i managers di queste multinazionali, formati per realizzare "mission impossibile", non si rassegnino all'idea di mantenere quei favolosi "trend" di crescita. Accade quindi che se il mercato non è in grado di offrire nuovi terreni di conquista per assicurare ingenti guadagni l'altra strada da percorrere è quella della riduzione dei costi interni, strada sempre percorsa ma che oggi diventa una vera e propria ossessione per i preposti alla gestione delle risorse aziendali. Ma veniamo alla situazione di DHL a Bergamo. Attualmente in DHL Aviation Italy sono addette circa 500 persone, più 150 lavoratori cooperativa con mansioni di facchinaggio e una miriade di padroncini e autisti della coop.(per il trasporto su gomma da e per l'hub delle spedizioni raccolte su tutto il territorio del nord Italia). In perfetto stile neoliberista le tipologie contrattuali presenti tendono tutte al massimo possibile di flessibilità e precarietà, lavoratori part-time, notturni, interinali, temporanei e di cooperativa lavorano tutti nello stesso luogo ma con diritti differenti. La presenza del sindacato in questa azienda è fortunatamente forte e grazie ad una serie di rivendicazioni per il giusto inquadramento contrattuale (attualmente il ccnl e quello dei trasporti e logistica mentre dovrebbe essere quello Assoaeroporti secondo una direttiva comunitaria recepita dall'Italia con un decreto legislativo, in materia di liberalizzazione del settore dei servizi di assistenza a terra) si è giunti ad una serie di accordi integrativi che hanno visto il riconoscimento economico della differenza tra i due contratti per quei lavoratori impiegati durante la notte (c.a.il 50% della forza lavoro), anche se di fatto non è stato riconosciuto il corretto inquadramento. Il radicamento e il consenso che la RSU ha ottenuto negli anni ha quindi contribuito ad arginare le politiche neoliberiste in materia di lavoro, ma l'avvento della famigerata legge 30 ha determinato un drastico cambio di atteggiamento nelle politiche di reclutamento del personale. Da qualche mese a questa parte si è infatti assistito ad una unilaterale interpretazione della suddetta legge a tal punto che tutte le assunzioni sono state fatte attraverso l'utilizzo di agenzie interinali o di contratti di lavoro a tempo determinato in barba ai paletti imposti dallo stesso ccnl, va aggiunto inoltre che per la tipologia di lavoro richiesto in dhl (notturno e part-time) il turn-over di lavoratori è assai alto dal momento che l'estensioni di contratto da part-time a full-time non vengono più concesse per incentivare all'esodo quei lavoratori presenti da anni e che hanno le garanzie di un contratto indeterminato da sostituirsi poi con le nuove figure più docili, ricattabili e meno sindacalizzabili. A completare il quadro va aggiungersi l'ultima "proposta" fatta dal managment aziendale che consisterebbe nell'esternalizzare, seppur in via sperimentale, parte dell'attività di competenza dei lavoratori DHL alla cooperativa. È facile intuire come questa scelta implicherebbe un precedente pericoloso, oltre al fatto che si palesa la strategia sul medio-lungo periodo di sostituzione delle vecchie tipologie contrattuali con quelle più "moderne" a tutto svantaggio della qualità del posto di lavoro e del potere contrattuale faticosamente raggiunto dai lavoratori dhl in questi anni. Di fronte a questa "proposta" comunicata alla rsu giovedì scorso è stato indetto il giorno successivo uno sciopero che ha visto, per la prima volta, l'adesione totale di tutti i dipendenti per protestare contro le politiche di esternalizzazione e precarizzazione. Il successo enorme dello sciopero non ha però portato l'azienda a retrocedere dai propri intenti, anzi, il lunedì successivo sono stati tagliati la metà dei voli in entrata riducendo le operazioni in modo drastico, e come rappresaglia è stato comunicato alla rsu, che nel frattempo aveva convocato le assemblee e ritirato momentaneamente lo stato d'agitazione, che visto il calo del lavoro non avrebbero confermato i contratti di lavoro in scadenza a maggio e a giugno, oltre a diffondere le solite storie sul rischio di chiusura dell'hub stesso, nella speranza di terrorizzare i lavoratori e di spezzarne l'unione così difficilmente raggiunta. Di fronte alla reazione di carattere padronale, per non dir di peggio, la rsu non ha intenzione, visto anche il totale appoggio dei lavoratori, di retrocedere di un solo passo, ma oltre a ciò ritengo sia doveroso far conoscere questa vicenda che segna sicuramente un avanzamento in merito alla consapevolezza dei lavoratori sulla questione della precarietà, è cioè un esempio importante di organizzazione e di lotta che non può essere taciuto, e su cui si può aprire una sorta di campagna di informazione che vada da una parte a ledere la tanto glorificata immagine di dhl su cui si investono centinaia di migliaia di euro e dall'altra sia da ulteriore esempio del clima di conflittualità diffuso che ormai si respira un po' ovunque.
|