Il disobbediente annuncia le dimissioni dal Campidoglio: voglio andare in Europa Alle elezioni ha raccolto 23 mila preferenze. E rivendica un seggio a Strasburgo. Ma Rifondazione deve scegliere tra lui, Nichi Vendola e Giusto Catania ANGELO MASTRANDREA ROMA La decisione è arrivata nella tarda serata di ieri al termine di un'assemblea al centro sociale romano Corto circuito: Nunzio D'Erme questa mattina rassegnerà le dimissioni da consigliere comunale, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione comunista, per andare a Strasburgo come parlamentare europeo. Mettendo così la direzione del Prc che si riunirà oggi davanti al fatto compiuto, nonostante non sia stata ancora presa alcuna decisione sull'assegnazione del seggio rimasto vacante, conteso tra lui, Nichi Vendola, secondo nel collegio meridionale e il più probabile assegnatario del seggio rimasto vacante, e il segretario del Prc siciliano Giusto Catania, terzo nelle isole. D'Erme è arrivato terzo nel collegio centro, dopo Bertinotti e Luisa Morgantini, ma forte di 22.944 preferenze raccolte, di cui le 13 mila in città ne hanno fatto il candidato più votato dopo il segretario, al quale spetterà la decisione finale. I disobbedienti non accettano di consegnare i consensi presi alle logiche di partito, e chiedono che «alle aperture ai movimenti corrispondano i fatti e per questo il Prc vada fino in fondo», assegnando a Nunzio D'Erme il quinto seggio, scattato grazie all'ottima prestazione elettorale. A giocarselo sono infatti in tre. Troppi. E soprattutto ognuno con buoni argomenti a sostegno della propria elezione. Ed è per questo che la scelta, qualunque essa sia, non sarà indolore per Fausto Bertinotti, primo eletto in tutte le circoscrizioni e costretto a scegliere chi penalizzare. Date per scontate le elezioni, oltre quella del segretario, dell'ex portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto, sostenuto dal partito e forte di una notevole affermazione personale con 31.857 voti a nord-ovest e 26.784 a sud, della «donna in nero» Luisa Morgantini, seconda al centro con 29.814 preferenze e nelle isole con 12.223, e Roberto Musacchio, secondo a nord-est con 7.678 voti e probabile capogruppo a Strasburgo, il partito si trova di fronte a un bivio: penalizzare il rapporto con i disobbedienti o privare di rappresentanza il sud, mandando oltretutto in Europa ben tre indipendenti su cinque eletti.
Da una parte c'è Nunzio D'Erme, terzo eletto nel centro con 23 mila voti. I disobbedienti chiedono che «alle aperture ai movimenti seguano i fatti, e che il Prc vada fino in fondo», cioè assegnando a D'Erme il seggio mancante. Dall'altra c'è il vicepresidente della commissione antimafia Nichi Vendola. Il pendolo volgerebbe a suo favore, anche perché dal Prc escludono qualsiasi ipotesi che preveda un mandato a metà tra Bertinotti e lo stesso Vendola per consentire a quest'ultimo di concludere il mandato parlamentare e contemporaneamente di mandare a Strasburgo D'Erme. A rafforzarne le ragioni ci sono le 38.316 preferenze prese nel collegio meridionale e il sostegno del Prc alle lotte sociali dell'ultimo anno nel sud, da Scanzano dove Rifondazione ha raddoppiato i voti passando all'11 per cento, a Terlizzi dove è assessore alla legalità e il Prc ha toccato addirittura il 24 per cento, alla Fiat di Melfi. Ma a via del Policlinico non manca chi sostiene la candidatura dell'outsider Giusto Catania. Il segretario della federazione regionale del Prc è arrivato terzo, come D'Erme dopo Bertinotti e Morgantini, ma ad appena 51 voti da quest'ultima. Altra ragione che i siciliani fanno valere, quella che il quinto seggio è scattato proprio nel loro collegio. In attesa della decisione di Bertinotti, i disobbedienti danno appuntamento per questo pomeriggio a via dei Volsci. Dalle 18,30, strada chiusa al traffico e assemblea pubblica con occupanti di case e militanti dei centri sociali, poi festa fino a notte.
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