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Le elezioni in Iraq: il grande flop
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putino Thursday, Feb. 17, 2005 at 3:40 PM |
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putino@gmail.com |
Se la matematica non è un opinione... si è trattato in realtà di un grande flop ;)
Dati ufficiali
Affluenza alle urne: 58,32%
Elettori totali: 14.662.639
Votanti: 8.550.571
Considerando che la popolazione dell'Iraq è così divisa:
Arabi sciiti: 56% circa
Curdi: 23% circa
Arabi sunniti: 17% circa
Etnie minori: 4% circa
Il totale degli elettori suddiviso per etnia è quindi, mantenendo intatte le proporzioni della popolazione per il sottocampione degli elettori (ovvero degli iracheni con età maggiore di 18 anni):
Arabi sciiti: 8.211.078
Curdi: 3.372.407
Arabi sunniti: 2.492.649
Etnie minori: 586.505
Stimando un affluenza al voto, ottimistica, per le zone sunnite pari al 10%, si avrebbe perciò:
Arabi sunniti votanti: 249.265
Arabi sunniti non votanti: 2.243.348
Già questo dato è abbastanza indicativo di un flop completo nelle zone sunnite. La propaganda di regime vuole però che "i sunniti siano stati il gruppo dominante durante il regime di Saddam Hussein", cosa che sarà anche vera, ma per l'elite dominante dei sunniti, non certo per coloro, e son centinaia di migliaia, che anche tra i sunniti hanno subito la dittatura.
Ma, andando avanti con i calcoli, vediamo anche un'altra cosa interessante:
Totale votanti non sunniti: 8.301.306
Totale elettori non sunniti: 12.169.990
Questo significa che tra i curdi e gli sciiti, ovvero i due gruppi etnico-religiosi che maggiormente hanno subito la dittatura saddamita, ben il 31,79% degli elettori non si è recato alle urne. Se questo è un successo...
Inoltre questi dati ufficiali, a parte il fatto che non sono stati controllati da nessuno (ricordo che non c'erano osservatori internazionali a verificare la regolarità di queste elezioni), comprendono anche i voti espressi dagli iracheni all'estero, che hanno votato in massa quasi dappertutto. Questo significa che se si togliesse il numero di voti arrivati dall'estero, la percentuale di votanti si avvicinerebbe drammaticamente al 50% mostrando così l'unica vera realtà di queste elezioni: un flop quasi completo un po' ovunque in Iraq.
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iraqueni all'estero
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Harlock Thursday, Feb. 17, 2005 at 3:57 PM |
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Concordo in tutto tranne in un particolare: non mi consta, aldilà della propaganda trombona dei mass media embedded, che gli iraqueni all'estero abbiano votato in massa. Mi pare, invece, da stime più credibili, che abbia votato solo una piccola percentuale del loro totale. Se qualcuno avesse questa percentuale sarebbe utile renderla pubblica. Comunque, ribadisco, l'intento degli yankee è quello di destabilizzare l'Iraq per poter mantenere le loro truppe con basi permanenti e controllare le ricchezze del paese, in particolare il petrolio, ma soprattutto di fare da minaccia alla Cina e ai suoi alleati in quell'area.
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barzelletta Thursday, Feb. 17, 2005 at 4:59 PM |
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no, in iraq non c'era nessun osservatore, o meglio, c' erano due o tre fantocci nella zona verde che hanno detto, testuali parole riportate in sordina dai media il giorno delle elezioni:
"il voto in iraq è stato regolare anche se non abbiamo potuto verificarlo a causa della situazione di sicurezza"
sembra una barzelletta vero?
ps_ le elezioni usa invece tra conteggi e voti taroccati, macchinette che danno voti all' aversario, giudici comprati, democratici venduti, non hanno bisogno di osservatori.....
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e allora???
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malamente Thursday, Feb. 17, 2005 at 6:15 PM |
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VIETNAM IERI, IRAK OGGI.
La storia non si ripete, perché i fatti gli eventi che la costituiscono e che tracciano il percorso storico della stessa umanità, sono da ritenersi unici nella loro specificità, in quanto vengono a prodursi in un dato spazio- tempo e sono caratterizzati da un sistema economico, politico e sociale espressione di un determinato periodo storico. Possono invece, ripresentarsi delle situazioni-condizioni, di natura economica, politica e sociale conseguenti a delle cause oggettive, non risolte nel tempo che rendono i fatti gli eventi del passato, simili a quelli del presente.
Il ripresentarsi di queste contraddizioni storiche porta a fare dei paragoni tra passato e presente. Un articolo uscito più di trent’anni fa, riferito al periodo della guerra subita dal Vietnam, ad opera degli U.S.A., ci porta a fare un’analogia storica con quanto accade oggi in Irak . Lo spunto, le elezioni politiche avvenute in Irak, decantate come un fatto, un evento di svolta, portatore di democrazia e libertà, dopo quanto è accaduto e sta tutt’ora accadendo, in questo paese.
La mattina del 4 settembre 1967 sul New York Times apparve un articolo intitolato: “IL VOTO IN VIETNAM RINCUORA GLI STATI UNITI”. Nel sommario era scritto: “Affluenza alle urne dell’83%, nonostante il terrorismo dei vietcong”. Il testo a firma di Peter Grose, raccontava che : “I funzionari americani sono stati sorpresi e compiaciuti, dalla partecipazione al voto nelle elezioni presidenziali sud vietnamite, a dispetto di una campagna di terrore ordita dai vietcong. Secondo le stime provenienti da Saigon l’83% dei 5,8 milioni di elettori registrati hanno votato. Molti hanno rischiato le minacciate rappresaglie. La dimensione del voto popolare e l’incapacità dei vietcong di inceppare la macchina elettorale sono stati due aspetti salienti in questa fase della consultazione.”
Più in là si aggiungeva che questo era un momento chiave per il nuovo Vietnam immaginato dal presidente Johnson. I sostenitori della dottrina Bush di fronte al girare di questo articolo per via internet hanno gridato al falso, alla manipolazione del passato per negare il presente. Ma l’articolo è autentico, basta guardare nell’archivio del NEW YORK TIME su internet.
Confrontato con quanto scrivono e dicono oggi i mass-media e i politici, di queste elezioni irakene è palese vedere emergere la marea di mistificazione, che in merito viene diffusa. Una squallida propaganda a supporto di interessi economici, appartenente ai diversi paesi imperialisti, che hanno invaso e sono complici dell’attuale stato in cui versa l’Irak.
Elezioni che tutto possono essere e rappresentare, un ricatto, una beffa, non di certo la libertà o la democrazia e tanto meno la libera volontà del popolo irakeno. Un popolo oppresso, soggiogato, dall’imperialismo di paesi come U.S.A., o la pacifica Italia, sempre buona a sventolare lo slogan di “italiani brava gente” a copertura degli affari sporchi di sangue, dei padroni italiani. Affari che hanno la mira della rapina, di ricchezze e risorse energetiche di altri paesi, come il petrolio, dell’Irak. Affari che con il mezzo della guerra e poi della ricostruzione, garantiscono alla classe padronale una montagna di profitti. Quei profitti che la crisi economica, oggi non rilascia più facilmente, come un tempo.
Ci si chiede in tutta onestà, come può il popolo irakeno, oppresso e sfruttato, esprimere una propria libera volontà, con un voto che altro non è che una farsa.
Associazione per la liberazione degli operai http://www.asloperaicontro.org http://www.operaicontro.org e-mail: operai.contro@tin.it
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