Era solo l’anagramma di «San Precario», ma è stata inserita nel calendario ufficiale. Sul cavalcavia Bussa la sfilata alternativa.
Un giallo da enigmisti: la sconosciuta stilista giapponese Serpica Naro, che ha chiuso la settimana della moda milanese, altri non era che l’anagramma di San Precario, il patrono inventato dai lavoratori precari. Eppure nel tranello è caduta la Camera nazionale della moda che, di fronte alla candidatura della sedicente stilista anglo-nipponica, non ha esitato ad accreditarla e inserirla nel calendario ufficiale delle presentazioni. Una beffa costruita ad arte, quella dei no global. La «mitica» Serpica Naro ha un sito dedicato e altri siti Internet parlano di lei. Tutta apparenza. Per l’occasione, sono stati anche creati un ufficio stampa italiano, uno giapponese e uno inglese, oltre a indirizzi di inesistenti showroom a Tokyo e Londra e fantomatiche rassegne stampa. Per conquistare la fiducia degli addetti ai lavori, poi, è stato anche creato un sito di news sulla settimana della moda, dedicato ai giovani stilisti, da cui è divampata un’ancora più fittizia polemica lanciata dai no global contro la stilista giapponese, rea di aver scelto gli spazi adiacenti il centro sociale Pergola, da cui, invece, è partita tutta l’operazione. Per montare la boutade, i no global si sono inventati pure un passato scabroso per Serpica, divulgando sulle mailing list omosessuali una falsa notizia: e cioè che la stilista, nel 2001, si era spacciata per attivista gay per convincere numerosi membri della comunità omosessuale giapponese a far da modelli per un magazine di moda alternativa, per poi invece usarne le immagini nella sua pubblicità. Così i precari hanno potuto diramare comunicati polemici contro la stilista nipponica e annunciare manifestazioni di protesta alla sua sfilata, sotto il cavalcavia Bussa. Niente protesta invece, solo la rivelazione dell’inganno: Serpica Naro non esiste, se non come anagramma di San Precario. «Serpica Naro è un metamarchio, che serve a lanciare un luogo di incontro di creatività autoprodotte e di condivisione dei saperi che - spiega uno degli organizzatori, del collettivo Chainworkers - dopo la sfilata odierna, troverà spazio nel sito ufficiale della finta stilista, ma a una sola condizione, essere "open source", come il software Linux, ossia copiabile e riproducibile». Contro la settimana della moda, e grazie all’escamotage Serpica Naro, i Chainworkers hanno organizzato una sfilata di moda precaria, con otto modelli dedicati alle difficili condizioni di vita del lavoratore precario.
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