Le dichiarazioni di un alto ufficiale del pentagono rivelano il chiaro intento aggressivo della casa bianca nei confronti della Cina
Al summit di Brussels del 17 dicembre scorso, i rappresentanti europei hanno dichiarato la loro intenzione di togliere l'embargo per la vendita di armi alla Cina entro il giugno di quest'anno.
Naturalmente questo ha mandato su tutte le furie la casa bianca. Un alto ufficiale del Pentagono, che per buone ragioni preferisce rimanere anonimo, si e' espresso nel modo seguente: "Questa storia puo' scaturire in un serio raffreddamento delle relazioni con i paesi europei". E aggiunge: "Stanno parlando di aiutare i Cinesi ad ammazzare Americani in maniera piu' efficace".(Reuters)
Il commento e' di per se' rivelatore. E' chiaro che nell'elite militare statunitense si da' gia' per scontato uno scontro militare col gigante asiatico. Taiwan, se non la causa ultima del conflitto, che rimane prettamente economica, potrebbe esserne il catalizzatore.
La questione di Taiwan e' rimasta in sospeso per troppo tempo. La Cina ha varato recentemente una legge secondo la quale le pretese secessioniste di Taiwan sarebbero illegali, e la Cina avrebbe il diritto di ricorrere alla forza nel caso in cui Taiwan si dichiarasse indipendente.
La casa bianca ha definito la mossa "unhelpful". Che cosa non debba aiutare non e' del tutto chiaro. La posizione cinese e' la stessa da sempre: "Taiwan e' cinese", e un compromesso diplomatico e' fuori questione, ora piu' che mai. Sentendosi la Cina sempre piu' minacciata dall'espansione imperialista americana, una massiccia presenza militare americana nel golfo diventa inaccettabile.
E' con questa legge che i cinesi hanno inteso rispondere alla corsa al riarmo dei giapponesi e ad una dichiarazione congiunta USA-Giappone che definisce lo stretto di Taiwan un "common strategic objective". E' da notare al riguardo il radicale cambiamento di posizione del Giappone che dal '72 ha intrattenuto relazioni formali con la Cina, ma non con Taiwan. Da parte cinese, questo ha voluto anche essere un monito per gli Stati Uniti a non sostenere, come hanno fatto finora, e incorraggiare le tendenze separatiste di Taiwan.
Purtroppo questa mossa assume un carattere di irrevocabilita'. I cinesi non potranno rispondere, da questo momento in poi, se non con l'uso della forza.
Un referendum a Taiwan sulla questione dell'indipendenza dalla Cina potrebbe quindi far scaturire la scintilla per un confronto armato che certamente non rimarrebbe circoscritto all'area in questione.
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