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Il Parlamento Europeo dice di no alle espulsioni di massa
by dall'unità Friday, Apr. 15, 2005 at 11:18 PM mail:

Migranti, il Parlamento Europeo dice di no alle espulsioni di massa
di Red

No alle espulsioni di massa degli immigrati. Anche se con un solo voto di vantaggio (51 sì e 50 no) il parlamento europeo ha approvato la risoluzione comune presentata da Socialisti europei, Liberali, Verdi e Sinistra Europea, che invita l'Italia e "tutti gli stati membri ad astenersi dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di migranti irregolari".
"Il Parlamento europeo - si legge nel primo paragrafo della risoluzione - esprime seria preoccupazione per il fatto che, nonostante le assicurazioni della Commissione, il rimpatrio di immigrati da Lampedusa alla Libia non sia stato condotto in conformità alla normativa europea e al diritto internazionale, poiché l'Italia viola ripetutamente il principio di non respingimento, pratica espulsioni di massa e assoggetta gli immigrati in cerca di asilo ad trattamento inumano e degradante".
Il no del Parlamento alle espulsioni riapre dunque il "caso Lampedusa". A metà marzo le autorità italiane avevano rimpatriato centinaia di clandestini giunti in quei giorni sulle coste siciliane. Una pratica che, secondo diverse associazioni che tutelano i diritti dei rifugiati, era palesemente in violazione del diritto internazionale.
E mentre Amnesty International aveva parlato di una vera e propria "deportazione", l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e la Commissione europea aveva incaricato il proprio Commissario alla Giustizia Franco Frattini di contattare il ministro dell'Interno italiano Pisanu per chiedere spiegazioni. Il 7 aprile poi la terza sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, dopo il reclamo presentato da un gruppo di migranti espulsi, aveva formalmente chiesto all'Italia di fornire spiegazioni.
"Da Strasburgo un'ottima notizia – è il commento delle senatrici Tana de Zulueta (Verdi) e Maria Chiara Acciarini (Ds) che hanno visitato più volte il centro di prima accoglienza di Lampedusa e sono tra le promotrici della battaglia che ha portato al ricorso alla Corte Europea - Adesso il Governo non ha più alibi: non devono più partire charter verso la Libia".
A Bruxelles per una riunione dei ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue, il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, si dimostra imbarazzato per la risoluzione dell'europarlamento. L'ex responsabile della Farnesina si limita a dire: "Abbiamo chiesto elementi al governo italiano, il quale ci ha dato le prime risposte relative all'esame delle domande d'asilo. Ci ha spiegato che si tratta di domande esaminate non in modo collettivo ma individuale.
Ci sono ovviamente informazioni dettagliate che il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, mi invierà e che ovviamente esaminerò con attenzione". Anche dalle autorità libiche Frattini assicura di avere avuto garanzie che i migranti partiti da Paesi in conflitto non saranno rimpatriati. "Ci hanno fatto esempi concreti: il primo è stato quello del Darfur, da dove in molti sono arrivati in Libia e ci hanno assicurato che non sono stati rimpatriati".
Secondo Frattini, Consiglio e Commissione "concordano sulla necessità di coinvolgere la Libia in una prospettiva di partenariato con l'Europa... di incoraggiarla a aderire al processo di Barcellona». Nel rapporto esaminato in Consiglio si sottolinea che «vi sono delle regole alle quali l'Europa non può venire meno e sono la protezione delle persone e della dignità umana".
L'ex ministro degli Esteri ha quindi preannunciato la presentazione di un progetto regionale pilota per i Paesi del Maghreb, con particolare attenzione alla Libia, proprio in materia d'immigrazione.

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Testo della risoluzione del Parlamento Europeo
by da melting pot Friday, Apr. 15, 2005 at 11:20 PM mail:



PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE

presentata a norma dell'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento da

. Pasqualina Napoletano, Martine Roure, Giovanni Claudio Fava, a nome del gruppo PSE
. Lapo Pistelli, Sarah Ludford, Alexander Nuno Alvaro, a nome del gruppo ALDE
. Monica Frassoni, Hélène Flautre, a nome del gruppo Verts/ALE
. Giusto Catania, Fausto Bertinotti, Marco Rizzo, Roberto Musacchio, Umberto Guidoni, Luisa Morgantini, Vittorio Emanuele Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
Verts/ALE (B6-0251/2005)
ALDE (B6-0254/2005)
GUE/NGL (B6-0262/2005)
PSE (B6-0263/2005)

su Lampedusa

Risoluzione del Parlamento europeo su Lampedusa

Il Parlamento europeo,

vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e, in particolare, il suo articolo 14,

vista la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e, in particolare, il suo articolo 33, paragrafo 1, che esige un esame adeguato di ciascun caso individuale e vieta l'espulsione (refoulement),

vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in particolare il suo protocollo IV, articolo 4, in base al quale "le espulsioni collettive di stranieri sono vietate",

visti la dichiarazione e il programma di lavoro del 28 novembre 1995, adottati dalla conferenza di Barcellona, per quanto concerne la promozione e la difesa dei diritti fondamentali nella regione mediterranea,

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e, in particolare, il suo articolo 18 relativo al diritto d'asilo,

visti l'articolo 6 del trattato sull'Unione europea e l'articolo 63 del trattato che istituisce la Comunità europea,

viste le sue interrogazioni scritte E-2616/04 e E-0545/05,

visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

A. considerando che Lampedusa, piccola isola di circa 20 km2 situata nel canale di Sicilia, con una popolazione di 5.500 abitanti, ha evidenti limiti di capacità per quanto riguarda la possibilità di accogliere e ospitare i numerosi immigranti e richiedenti asilo che, regolarmente, sbarcano sulle sue coste, spesso in condizioni disperate,

B. considerando con preoccupazione le espulsioni collettive di immigranti effettuate dalle autorità italiane tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005 dall'isola italiana di Lampedusa verso la Libia,

C. considerando che l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha denunciato l'espulsione di 180 persone lo scorso 17 marzo e dichiarato che "non è affatto chiaro se l´Italia abbia preso le precauzioni necessarie per assicurarsi che non stia rimandando veri rifugiati in Libia, che non può essere considerato esattamente un paese sicuro per il diritto d´asilo"; considerando che l'UNHCR ha espresso il proprio rammarico per la mancanza di trasparenza da parte delle autorità sia italiane che libiche,

D. considerando con preoccupazione che le autorità italiane hanno negato all'UNHCR l'accesso al centro rifugiati di Lampedusa lo scorso 15 marzo mentre, secondo l'UNHCR, avrebbero autorizzato l'accesso di funzionari libici,

E. considerando con grande preoccupazione la situazione di centinaia di richiedenti asilo rinviati in Libia, visto che tale paese non è firmatario della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non dispone di un regime di asilo, non offre garanzie efficaci di tutela dei diritti dei rifugiati e pratica arresti, detenzioni ed espulsioni arbitrari; considerando inoltre che le persone espulse sono generalmente ammanettate e ignorano il luogo cui sono destinate,

F. considerando con preoccupazione il trattamento e le condizioni di vita deplorevoli delle persone detenute nei campi libici, nonché i recenti rimpatri di massa di stranieri dalla Libia verso i loro paesi d'origine in condizioni che non assicuravano la dignità né la sopravvivenza; preoccupato inoltre dalle informazioni provenienti da fonti libiche secondo le quali a seguito di tali espulsioni si sarebbero verificati 106 decessi,

G. considerando l'accordo bilaterale tra l'Italia e la Libia, il cui contenuto è ancora segreto, che sembra affidi alle autorità libiche la sorveglianza dei flussi migratori e impegni la Libia a riammettere le spersone espulse dall'Italia,

H. considerando l'assenza in Italia di una legislazione in materia di diritto di asilo,

I. considerando la richiesta presentata all'Italia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, il 6 aprile 2005, di trasmettere informazioni sulla situazione a Lampedusa, a seguito del reclamo n. 11593/05 presentato da un gruppo di migranti espulsi,

1. invita le autorità italiane e tutti gli Stati membri ad astenersi dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di "migranti irregolari" verso la Libia o altri paesi e ad assicurare l'esame individuale delle domande di asilo nonché il rispetto del principio di non espulsione;

2. ritiene che le espulsioni collettive di migranti verso la Libia da parte delle autorità italiane, compresa quella del 17 marzo 2005, costituiscano una violazione del principio di non espulsione e che le autorità italiane siano venute meno ai loro obblighi internazionali omettendo di assicurarsi che la vita delle persone espulse non fosse minacciata nel loro paese di origine;

3. invita le autorità italiane a garantire all'UNHCR libero accesso al centro rifugiati di Lampedusa e alle persone ivi detenute, che potrebbero avere bisogno di una protezione internazionale;

4. invita la Commissione europea, guardiana dei trattati, a vegliare sul rispetto del diritto d'asilo nell'Unione europea a norma degli articoli 6 del trattato sull'Unione europea e 63 del trattato che istituisce la Comunità europea, a far cessare le espulsioni collettive e ad esigere che l'Italia e gli altri Stati membri rispettino gli obblighi loro derivanti dal diritto dell'Unione;

5. ricorda la necessità di una politica comunitaria di immigrazione e asilo basata sull'apertura di canali di immigrazione legale e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti fondamentali degli immigrati e dei richiedenti asilo in tutta l'Unione europea, come stabilito dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 e confermato dal programma dell'Aia;

6. ribadisce le sue profonde riserve per quanto riguarda l'approccio del "minimo denominatore comune" del progetto di direttiva del Consiglio sulle procedure di asilo ed invita gli Stati membri ad assicurare il tempestivo recepimento della direttiva sull'attribuzione della qualifica di rifugiato (2004/83/CE);

7. invita la Commissione a svolgere un dialogo trasparente in materia, rendendo pubblici tra l'altro i risultati della sua missione tecnica in Libia del novembre-dicembre 2004 sull'immigrazione clandestina;

8. chiede alla Libia di permettere l'accesso di osservatori internazionali, di porre fine alle espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti, di ratificare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e di riconoscere il mandato dell'UNHCR; chiede che sia reso pubblico ogni accordo di riammissione concluso con la Libia;

9. chiede l'invio di una delegazione composta da membri delle commissioni competenti al centro rifugiati di Lampedusa e in Libia, per poter valutare la portata del problema e verificare la legittimità dell'operato delle autorità italiane e libiche;

10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al governo della Libia, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e all'UNHCR.

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Intervista a Monica Frassoni – Eurodeputata dei Verdi
by da melting pot Friday, Apr. 15, 2005 at 11:21 PM mail:


Il Parlamento Europeo dice no alle deportazioni
Intervista a Monica Frassoni – Eurodeputata dei Verdi
15 aprile 2005

Il Parlamento europeo ha puntato il dito contro il governo italiano per le deportazioni da Lampedusa alla Libia.
La risoluzione, presentata da Socialisti europei, Liberali, Verdi e Sinistra Europea, è stata approvata giovedì 14 aprile con 51 voti a favore e 50 contrari, ed invita "tutti gli stati membri ad astenersi dall’effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di migranti irregolari".

In particolare l’Italia viene accusata di non rispettare gli impegni internazionali e viene invitata ad astenersi dall’effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di migranti irregolari, ed a garantire l’esame individuale delle domande d’asilo.
Si legge nel testo della risoluzione: “Le autorità italiane sono venute meno ai loro obblighi internazionali, non assicurandosi che la vita delle persone che venivano espulse, non fosse minacciata nei loro paesi di origine”.
Il testo richiama inoltre l’Italia per la mancanza di trasparenza negli accordi (ancora segreti) di riammissione con il governo di Tripoli. Il governo infatti, sta espellendo tutti i migranti che approdano a Lampedusa verso la Libia, ossia verso un paese che non garantisce il rispetto dei diritti umani, poiché non ha ancora firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati.
Abbiamo chiesto un commento a Monica Frassoni, eurodeputata dei Verdi che insieme agli altri gruppi ha presentato la risoluzione.

Domanda: Puoi farci un commento su come è andata la votazione?

Risposta: Il Parlamento europeo ha votato, come ultimo atto della sessione di questo mese, questa risoluzione d’urgenza, che rappresenta sicuramente una condanna del governo italiano ma anche una volontà del Parlamento europeo di andare in profondità rispetto a questa questione. Si è infatti deciso di mandare una delegazione in Libia e a Lampedusadelle due Commissioni competenti, e di considerare che questo non è un tema semplicemente italiano, ma anche europeo. La richiesta di sospendere le deportazioni e le espulsioni viene fatta in modo molto chiaro e, anche se il voto sembra poco rappresentativo di un Parlamento composto da 732 deputati, in realtà questa è l’espressione di una maggioranza che, comunque, esiste ed è composta da quattro gruppi: il gruppo Socialista, i Verdi, i Comunisti e i Liberali.
Su questo tema, la destra è in minoranza quindi, non sono molto preoccupata del fatto che solamente un centinaio di deputati ha partecipato al voto, perché questo è rappresentativo della reale maggioranza del parlamento europeo, tant’è vero che questa risoluzione segna l’inizio di un processo e non la fine.

D: Nella risoluzione si accusa l’Italia di violare il principio di non espulsione…

R: Si dice anche che l’Italia è l’unico paese dell’Unione che non ha una legge sull’asilo; questo è un elemento di grave lacuna che viene sottolineato.

D: Secondo te, dopo questo voto, come si comporterà l’Italia?

R: Secondo me l’Italia d’ora in avanti, se non ci attiviamo a livello europeo, continuerà tranquillamente a fare quello che fa, anche perché gli appigli da un punto di vista giuridico, non sono enormi. Non abbiamo la possibilità di inviare direttamente lì delle forze di ricognizione o, addirittura, una sorta di polizia europea per impedire che queste cose succedano, purtroppo.
Noi dobbiamo mantenere molto alta la pressione politica, perché è quella che conta per poter raggiungere un risultato. Questo è il motivo per il quale siamo molto favorevoli e, aspettiamo con ansia, l’invio della delegazione a Lampedusa perché, ricordiamo, nel centro non può entrare l’Alto Commissariato dei Rifugiati. Speriamo che questo possa aiutare il governo italiano a muoversi anche se non mi sembra intenzionato a farlo. Bisogna mantenere molto alta la pressione.

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Epperche'.....
by Buttafuori Saturday, Apr. 16, 2005 at 8:51 AM mail:

Epperche' non se li prendono in casa loro i clandestini, questi strapagati euro-fannulloni...??!!

Facile, troppo facile, sentenziare sugli altri.

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Non c'è molto da festeggiare...
by mk Saturday, Apr. 16, 2005 at 11:53 AM mail:

D'accordo, nel caso particolare la risoluzione è passata, e meno male...ma vogliamo riflettere sul fatto che al Parlamento Europeo a votare erano in quattro scemi??? E perciò che la risoluzione è passata solo per un gran colpo di fortuna, altro che impegno?! Assenti persino Bertinotti e Agnoletto! Ossia gli stessi che hanno proposto la risoluzione...che pena...! E chi la paga 'sta gente??? Noi furboni italiani siamo riusciti a mandare al Parlamento Europeo anche Gerry Scotti (il quale ha ringraziato, ha preso i soldi e ovviamente non si è mai presentato), ma se pure questi - che dovrebbero essere i "politici veri" - si comportano alla stessa maniera, sai che progressi...

http://italy.indymedia.org/news/2005/04/774478.php

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/15-Aprile-2005/art69.html

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