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Razinga e Indymedia
by Lupo Thursday, May. 05, 2005 at 8:30 PM mail:

In difesa della libera satira su libero sito.


Non sarebbe potuto non essere odio a prima vista, quello dei ragazzotti di Indymedia verso Benedetto XVI°, effigiato sul sito dei noglobbal nostrani nelle vesti di nazi per mezzo di una foto taroccata. In fondo, si tratta dell'applicazione di un sillogismo elementare: Ratzinger è tedesco (e papa, per di più), tutti i Tedeschi sono nazisti, Ratzinger è un epigono di Hitler. Pavlov non è morto, viva Pavlov! La sinistra estrema probabilmente è rimasta ferma al concetto che l'unico tedesco buono è un tedesco morto (anche quelli della Baader-Meinhof sono morti, sia pure aiutati dalle forze oscure della reazione e del capitale, e possono essere santificati, ammesso che la forma mentis dei rivoluzionari alla vaccinara accetti santificazioni - ma non divaghiamo). La 'gufata' sottintesa è che il pontefice, abbastanza in tarda età da aver fatto in tempo a indossare la divisa dell'esercito germanico, non quella delle SS - ma queste sono distinzioni di lana caprina, per i raffinati di Indymedia -, anche se il fotomontaggio lo ritrae con la faccia attuale, non duri minga.

Ci penseranno i ragazzotti 'alternativi' a dargli i patemi, a soffiargli sul collo il 'memento mori' (sapranno cosa significhi tale locuzione?), a ricordargli che ogni nemico del popolo ha già la fossa pronta e la corda che lo impiccherà. A proposito di corda, c'è il sospetto che, come ironizzava Lenin, vi sia una cultura permissiva che fornisce tale accessorio rivoluzionario (nonché il sapone indispensabile per il lavoro di fino, che non consiste nel lavarsi) agli aspiranti sanculotti informatici. Tuttavia, il senso delle proporzioni ci induce a credere che la corda sia alquanto sfilacciata e poco resistente, al punto che la forca mediatica dovrebbe andare incontro a un bel 'flop', sempre che non si frappongano personaggi più inquietanti degli sgarrupati di Indymedia. Non si tratta qui di sottovalutare gente violenta e disposta alla gazzarra masaniella, bensì di rafforzare gli anticorpi verso un modo semplicistico di intendere il conflitto sociale, di cui i nostri eroi pretendono di essere gli unici interpreti con tanto di pedigree barricadiero. Che Ratzinger stia loro sui cosiddetti, si diceva, era piuttosto scontato.

Che si divertano con siffatte bufale, spacciandole per satira per non dar mostra di pigliarle per vangelo (visto che non sono poi così fessi come ameremmo dipingerli), lo avevamo già chiaro. Che non siano maestri di buon gusto, lo sospettavamo. Ma trasformarli in vittime e in perseguitati, cioé collaborare attivamente alla costruzione di un mito cui sono affezionati, riteniamo che sia da imbecilli. E non sono solo i benintenzionati, i grandi lastricatori dell'inferno, a comportarsi talora da imbecilli. Perché non vi sono buone intenzioni in un giudice che voglia arrestare la satira, o quella che si presume satira. C'è soltanto la volontà di far coincidere la legge con l'etica, come sempre e come sotto tutti i cieli. Al giudice che accusa i nipotini degli indiani metropolitani per il fotomontaggio galeotto, ci sentiamo di dire 'giù le mani dal banco'. Non ci importa un fico secco che la toga in questione sia nera o rossa: è la sua invasione di campo che dev'essere fermata, è a lui e a quelli come lui che dobbiamo infliggere lo 0-3 a tavolino. Per due ragioni: perché non ci piacciono gli autolesionismi, e perché non vogliamo vedere i codici usati come corpi contundenti. Ci sono in giro ancora troppe leggi inutili e perniciose, nate in periodi in cui si venerava lo stato più della Madonna, e circola ancora tanta gente che pensa che lo stato debba essere oggetto di culto: gli stessi ragazzotti di Indymedia, che non perdono occasione per sputargli addosso, si aggrappano poi alle sue mammelle con voluttà, spiegandoci che è un delitto lasciare le persone libere di farsi i fatti propri (quando, contraddizione delle contraddizioni, sono i primi a sbattersene degli altri e a comportarsi con menefreghismo vandalico).

Purtroppo, da liberali, noi ci preoccupiamo anche della libertà di costoro di agire da stronzi, e non vogliamo che un magistrato rompa il loro giocattolo con la scusa che avrebbero mancato di rispetto a un vecchio teologo. Hanno mancato di rispetto a Ratzinger? Se volete una risposta senza perifrasi, per come la pensa il sottoscritto, sì. Ma il bello (o il brutto) è che siffatto ammanco è un fatto di educazione, e l'educazione non compete alla legge (gli antifumo la pensano diversamente), per i liberali. Per i sinistri sì, ma qui risiede la nostra superiorità (lasciatemi fare il Berlusconi ogni tanto): non vi è bisogno di scomodare Voltaire, visto che Indymedia ci staziona sugli zebedei mo' da un bel pezzo (anche perché François-Marie Arouet era uno schiavista che odiava gli Ebrei, e non difendeva né questi né gli schiavi), ma siamo pronti a salire sulle barricate per tutelare financo i satiri sfiatati di quel sito. A patto che la prossima volta pubblichino la foto di Castro con la tiara (che Ratzinger ha definitivamente 'cassato' dallo stemma papale).

Ezechiele Lupo


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Ululi molto bene ...
by aug Thursday, May. 05, 2005 at 8:34 PM mail:

Alla luna, si forse vivi sulla luna.

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RATZINGER
by me Thursday, May. 05, 2005 at 8:52 PM mail:

Nel maggio del 2001, il Cardinal Joseph Ratzinger, attuale Papa Benedetto XVI, inviò una lettera confidenziale a tutti i vescovi cattolici per proteggere la Chiesa nascondendo gli abusi sessuali sui bambini. Tali abusi dovevano rimanere segreti fino a 10 anni dopo che le vittime avessero raggiunto l'età adulta. Chi avesse violato il segreto sarebbe stato punito anche con la scomunica.

Riportiamo l'articolo del Guardian:

Pope "obstructed" sex abuse inquiry.
Confidential letter reveals Ratzinger ordered bishops to keep allegations secret.

Jamie Doward, religious affairs correspondent
Sunday April 24, 2005
The Observer

Pope Benedict XVI faced claims last night he had "obstructed justice" after it emerged he issued an order ensuring the church's investigations into child sex abuse claims be carried out in secret.

The order was made in a confidential letter, obtained by The Observer, which was sent to every Catholic bishop in May 2001.

It asserted the church's right to hold its inquiries behind closed doors and keep the evidence confidential for up to 10 years after the victims reached adulthood. The letter was signed by Cardinal Joseph Ratzinger, who was elected as John Paul II's successor last week.

Lawyers acting for abuse victims claim it was designed to prevent the allegations from becoming public knowledge or being investigated by the police. They accuse Ratzinger of committing a "clear obstruction of justice".

The letter, "concerning very grave sins", was sent from the Congregation for the Doctrine of the Faith, the Vatican office that once presided over the Inquisition and was overseen by Ratzinger.

It spells out to bishops the church's position on a number of matters ranging from celebrating the eucharist with a non-Catholic to sexual abuse by a cleric "with a minor below the age of 18 years". Ratzinger's letter states that the church can claim jurisdiction in cases where abuse has been "perpetrated with a minor by a cleric".

The letter states that the church's jurisdiction "begins to run from the day when the minor has completed the 18th year of age" and lasts for 10 years.

It orders that "preliminary investigations" into any claims of abuse should be sent to Ratzinger's office, which has the option of referring them back to private tribunals in which the "functions of judge, promoter of justice, notary and legal representative can validly be performed for these cases only by priests".

"Cases of this kind are subject to the pontifical secret," Ratzinger's letter concludes. Breaching the pontifical secret at any time while the 10-year jurisdiction order is operating carries penalties, including the threat of excommunication.

The letter is referred to in documents relating to a lawsuit filed earlier this year against a church in Texas and Ratzinger on behalf of two alleged abuse victims. By sending the letter, lawyers acting for the alleged victims claim the cardinal conspired to obstruct justice.

Daniel Shea, the lawyer for the two alleged victims who discovered the letter, said: "It speaks for itself. You have to ask: why do you not start the clock ticking until the kid turns 18? It's an obstruction of justice."

Father John Beal, professor of canon law at the Catholic University of America, gave an oral deposition under oath on 8 April last year in which he admitted to Shea that the letter extended the church's jurisdiction and control over sexual assault crimes.

The Ratzinger letter was co-signed by Archbishop Tarcisio Bertone who gave an interview two years ago in which he hinted at the church's opposition to allowing outside agencies to investigate abuse claims.

"In my opinion, the demand that a bishop be obligated to contact the police in order to denounce a priest who has admitted the offence of paedophilia is unfounded," Bertone said.

Shea criticised the order that abuse allegations should be investigated only in secret tribunals. "They are imposing procedures and secrecy on these cases. If law enforcement agencies find out about the case, they can deal with it. But you can't investigate a case if you never find out about it. If you can manage to keep it secret for 18 years plus 10 the priest will get away with it," Shea added.

A spokeswoman in the Vatican press office declined to comment when told about the contents of the letter. "This is not a public document, so we would not talk about it," she said.

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