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Proteste in Slovenia
by ReciNeNato Tuesday, May. 17, 2005 at 7:00 PM mail:

Proteste in Slovenia e messaggi di solidarietà dagli anarchici italiani

Proteste in Slovenia...
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Protest
“For rise of workers rights and dignity”
12th of May 2005 – Trbovlje, Slovenia

On 12th of May 2005 protest »For rise of workers
rights and dignity« was held in Trbovlje, Slovenia.
Protest was organised by anarchist union, Union of
self-organised workers (SiSD/USW) and workers from
Zasavje region.
On the protest participated around 150-200 people. The
protest was organised as reply to massive unemployment
and lay-offs in the region. The aim of the protest was
also to resist the capitalist manipulations, which are
shown through stealing money for workers pays.

Zasavje region, years ago a miner centre, is the
region, with almost biggest percent of unemployment in
Slovenia; the working places are permanently closing,
especially in textile industry. Protest »For rise of
workers rights and dignity« was a result of two-year
cooperation between anarcho-syndicalists and workers
from Zasavje region.
Two years ago the in Trbovlje, biggest city in the
region, was organised a first protest for workers
rights and payments, by self-organised workers from
textile factory “Peko”, because in that time
capitalists decided to close down the factory and
leave people on the street. We support that protest
and make contacts with self-organised workers. Few
months after the protest, the government offered the
money (1,5 million tolars/6,300 euro for each workers
payment) to any company that will employ the workers.
Textile factory “Tect-pro” answered for employing the
workers and got all the money. Till today “Tect-pro”
paid the workers just 3 pays (last pay the got in
February 2005), some of the workers lost the job after
they try to hold the boss in factory and force him to
pay the money, some of them are still working. Example
of “Tect-pro” is typical example of capitalist
manipulations that are permanently happening for last
few years.

The protest »For rise of workers rights and dignity«,
went good. Group of old singers that sing partisan
songs opened the protest. After that, the statements
of support and solidarity from libertarian groups from
whole world followed. As speakers there were members
of USW and workers from “Tect-pro”, unemployed workers
and miners. Speeches were about unemployment and bad
social situation in region, about inability of
buirocratic unions, manipulations with payments and
about self-organisation of the workers.
After the protest we make contacts with lot of people
and make meeting with workers who organised protest
with us for further direct actions soon as possible
and different tactics for forcing the boss to pay the
money. The real fight had just begun. Zasavje today
–tomorrow whole society!

In solidarity

On behalf of International secretary of
Union of self-organised workers – SiSD/USW

P.



______________________________



Il testo del comunicato dell'USI/AIT.
--------------------------------------------
L'unione Sindacale Italiana, storico sindacato
d'ispirazione libertaria
e rivoluzionaria, č presente oggi 12 maggio 2005
nei contenuti e nello
spirito di rivendicazione alla manifestazione delle
lavoratrici e dei
lavoratori della Slovenia che da anni subiscono
l'arroganza e la
prepotenza padronale.
Il capitalismo Europeo, ben presidiato dallo stato
sloveno, dimostra
oggi piů che mai a quale prezzo le lavoratrici e
i lavoratori di questo
paese devono pagare il loro ingresso forzato
nell'Unione dei banchieri
e dei governi del vecchio continente!
Il prezzo dei licenziamenti, della precarietŕ,
del ladrocinio degli
stipendi e della spartizione della ricchezza prodotta
dai lavoratori e
goduta dai padroni.
Il nostro internazionalismo non puň che portarci
oggi come ieri e ancor
piů domani a solidarizzare con queste lotte,
lotte che vedono impegnati
anche i lavoratori italiani in diversi fronti contro
un unico nemico:
il capitalismo e lo stato! I padroni e i governi!
Sempre uniti, anche
con casacche diverse, nello sfruttamento e nella
repressione della
societŕ interna e sempre uniti a portare guerra e
miseria fra le
popolazioni tagliate fuori dal "virtuoso" occidente.
Da sempre convinti assertori di un sindacalismo
autogestionario,
invitiamo le lavoratrici ed i lavoratori sloveni a
prendere in mano il
loro destino senza deleghe e concertazione perchč
"l'emancipazione dei
lavoratori o sarŕ opera dei lavoratori stessi o
non sarŕ"!
Le libertŕ e i diritti si conquistano, non si
mendicano.

Dino Ariis
USI/AIT (unione sindacale Italiana - Associazione
Internazionale dei
Lavoratori)


La Commissione di Corrispondenza della Federazione
Anarchica Italiana
esprime la più convinta solidarietà alle lavoratrici
ed ai lavoratori
sloveni del tessile che in questi anni stanno subendo
un attacco
padronale senza tregua. Sono migliaia i posti di
lavori persi ed altre
migliaia saranno le lavoratrici che si vedranno
espulse dalla
produzione in questi anni a venire; un benvenuto
sentito che l'Unione
Europea assieme allo stato sloveno hanno preparato per
l'ingresso nella
"fortezza" agli sfruttati di questo paese, reduce da
rigurgiti
nazionalisti ed afflitto da cancellazioni etniche.
Il neoliberismo europeo, non meno deleterio di quello
anglo-americano,
impone una dottrina di sfruttamento intensivo a base
di licenziamenti,
sottrazione di ricchezze e smantellamento definitivo
di libertà
sociali.
Da sempre sostenitori di un mondo di libere ed uguali,
attivi a fianco
delle lavoratrici e dei lavoratori, noi anarchici
federati sosteniamo
fraternamente tutte le lotte contro i padroni,
capitalisti e governati,
persuasi che solo l'auto-organizzazione delle lotte e
l'autogestione
della produzione potranno davvero affrancare donne e
uomini
dall'ingiustizia, dalla miseria e dallo sfruttamento.
Fraterni saluti
12/5/05

La Commissione di Corrispondenza della FAI

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Foto Manifestazione
by ReciNeNato Tuesday, May. 17, 2005 at 7:00 PM mail:

Foto Manifestazione...
pb_trbovlje_protestni_shod_polona_malovrh1c.jpg, image/jpeg, 227x303

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Davanti alla dura realta'
by poveracci !! Tuesday, May. 17, 2005 at 7:22 PM mail:

Chissa quanti di loro si pentiscono amaramente di avere seguito la propaganda secessionista del 1990 ed aver creduto a tutte le balle neo-fasciste di una vita ancora piu' bella e ricca una volta staccatisi dalla federativa socialista yugoslava.
La stessa idiozia che ha accompaganto le "sinistre" buoniste europee, incapaci ed incompetenti a capire la realta' del nuovo ordine mondiale che si stava formando.

La globalizzazione?? A quei tempi strombazzata come una grande opportunita' per l'Umanita intera. !!

PEZZI DI IDIOTI !!!!!!!!!

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la secessione ha evitata la guerra agli sloveni!
by Fabio Mosca Wednesday, May. 18, 2005 at 11:28 AM mail:

erano anni che nella Jugoslavia le cose precipitavano.
Prima di decidere per la secessione gli sloveni le tentarono tutte per far cambiare la deriva nazionalista di Belgrado dove Milosevic eccitava al nazionalismo più becero (la battaglia del Kosovo del 1389!) assieme ai neo cetnici
(oggi in maggioranza al parlamento della Serbia).

Se non ci fosse stata la secessione Milosevic avrebbe comandato anche la Slovenia. E visto quello che è stato capace di fare in Croazia prima ed in Bosnia poi...

Ma cos'è la Slovenia per il nazionalismo serbo? Una "Serbia alpina", perchè il nazionalismo serbo confonde slavi con serbi sin dall'Ottocento!

Ho sentito conferenze di "compagni" serbi pieni di disprezzo verso gli sloveni, indicati come servi dello straniero, privi di coscienza nazionale ecc.ecc...
Come verso i croati.Per non parlare dell'"homo dinaricus", sottospecie umana comprendente gli albanesi...
Compagni razzisti! (Slobodan Drakulic ad esempio)

Col nazionalismo non si va da nessuna parte.

Queste manifestazioni dei lavoratori sloveni ricordano che resta fondamentale il conflitto di classe.

Ma c'è da farsi una domanda storica: chi è la classe dominante oggi in Slovenia? (ed in genere nei paesi dell'ex real-socialismo)?

Sono gli ex "comunisti"! Come nell'ex URSS ecc....Essi si sono trasformati in proprietari PRIVATI della proprietà sociale.

Alla faccia del proletariato di cui si sono riempiti la bocca da sempre!

I majali della Fattoria" di Orwell!

Ecco perchè il sindacalismo riappare sotto forma anarcosindacalista in Slovenia ( negli altri paesi dell'ex realsocialismo non ho notizie, ma pare che anche nell'ex URSS sia presente l'anarcosindacalismo, soprattutto nelle regioni minerarie).

siamo tornati alla prima internazionale...

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stronzate sui Serbi
by ma va la' Wednesday, May. 18, 2005 at 12:59 PM mail:

Ne abbiamo sentite anche troppe su Serbi origine di tutti i mali di questo mondo.
Se fosse vero come dici tu, la Serbia dopo le guerre che ha dovuto subire e gli embarghi economici non sarebbe oggi
e comunque lo Stato piu' multietnico rispetto alle altre republicchette della ex YU "ripulite" etnicamente come la Slovenia,Croazia,Bosnia...

Continua pure a seguire la tua regola:
Parlare bene e razzolare male !!!!!!

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le stronzate?
by Fabio Wednesday, May. 18, 2005 at 2:02 PM mail:

quanti anni hai?
Chi ha fatto l'adunata oceanica alla piana dei Merli (Kosovo Polje) nel 1989?
gli sloveni forse?
Dopo quella sceneggiata che prometteva tempesta gli sloveni pensarono bene di lasciare quel manicomio alla deriva e fecero un referendum dove il 92% della popolazione votò per la secessione nel 1990.

Io no ce l'ho col popolo serbo, ma con gli intellettuali serbi nazionalisti (ce ne sono anche anti nazionalisti, ma in minoranza purtroppo) che hanno manipolato il popolo serbo, facendogli credere di essere minacciato di genocidio dai non serbi. I grandi vecchi della SANU, prima ruffiani di Tito finchè era vivo, e subito dopo suoi denigratori e detrattori, sino a rivalutare Draga Mihajlovic, sono stati gli ispiratori di Milosevic. Il quale legalizzò subito i cetnici. Eravamo nel 1990.

Tanto hanno fatto quei vecchi per denigrare la Jugoslavia di Tito, multietnica quella si, che hanno riabilitato il più becero nazionalista della storia della Serbia, il generale Draga Mihajlovic, che collaborò coi nazisti ed i fascisti per distruggere i partigiani, ed il cui fine era una Serbia Omogenea, senza ebrei, zingari, mussulmani e cattolici croati, ecc.ecc.ecc..

E' di pochi giorni fa la notizia che gli USA hanno riconosciuto Mihajlovic come ....alleato nella IIa G.M.!
Ed a Belgrado i cetnici sono stati equiparati ai partigiani dalla maggioranza del parlamento, che fra seguaci di Seselj e di Draskovic e gruppi minori è tutta cetnica!

ma va là te!

basta leggere l'articolo su Mihajlovic in
http://www.osservatoriobalcani.org

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un esempio invece fu Tuzla!
by Fabio Wednesday, May. 18, 2005 at 2:29 PM mail:

Un esempio viceversa di convivenza pacifica fra lavoratori di tutte le nazionalità è stata Tuzla. Non a caso la SAC, il sindacato anarcosondacalista svedese , inviò proprio a Tuzla un convoglio di aiuti per la popolazione.


Ecco cosa dice di Tuzla un articolo di Ossrvatorio balcani:

"...Sviluppatasi come città industriale a partire dal 1860, su impulso dell'impero austro-ungarico che era interessato a sviluppare la produzione di nuovi prodotti chimici, ricavabili dai sali delle sue miniere (Tuzla significa sale in lingua turca), la moderna città di Tuzla nasce come crogiuolo di immigrati provenienti da tutto l'impero (tra cui anche italiani della Val Sugana e delle valli del Friuli), senza che nessuna "nazionalità" predominasse. Tuzla è, quindi, una "città di tutti e di nessuno".

Questa origine spiega la diversità di condotta di quest'area rispetto alle altre del Paese durante le ostilità del 1992-95.

Visto che, per motivi politici, nessun censimento ha più avuto luogo dalla fine delle ostilità, non restano che le stime dell'OHR e UNCHR secondo le quali sul territorio sono presenti circa lo stesso numero di serbi e croati che erano presenti prima delle ostilità, nonostante la popolazione musulmana sia aumentata, avendovi trovato rifugio molti di quelli che sono stati espulsi dalle città luoghi di massacri, come Goražde, Brčko, Srebrenica.

Perché qui la multi-nazionalità è sopravvissuta alla guerra?

Secondo gli esperti locali ed internazionali, questa realtà multinazionale è rimasta tale grazie alle autorità locali che:
· non solo sono riuscite a disinnescare il circolo vizioso delle reazioni a catena fra le varie componenti sub-nazionali, ma anche a preservare il concetto di convivenza pacifica, rafforzando l'immagine di città tollerante, multi-religiosa, multinazionale, nonostante le molte trappole e tentazioni.
· Hanno saputo assicurare l'esercizio della giustizia e la non discriminazione, soprattutto nei luoghi di lavoro, a tutti gli abitanti della città, indipendentemente dal gruppo sub-nazionale di appartenenza, come diritti fondanti di cittadinanza.

Circa l'importanza e l'impatto della giustizia sulla conservazione del carattere multinazionale della città, desidero citarvi lo studio del giornalista di Front Slobode, Alić Sinan (un musulmano) "Suffering of the Serbs in Tuzla: reality or deception?" sull'assicurazione alla giustizia dei responsabili di episodi di violenza perpetrati contro i serbi nel corso della guerra del 1992-1995.

Il Cantone di Tuzla, naturale corridoio alla Krajna serba, durante la guerra ha sofferto in più occasioni l'iniziativa dell'esercito jugoslavo e delle unità paramilitari (a cui pare abbiano aderito circa 200 - 300 cittadini serbi del Cantone, a fronte degli oltre 20.000 che lo abitavano).

Analizzando in dettaglio la reazione istituzionale agli episodi di violenza commessi contro serbi fra il 1992 ed il 1995, ed in particolare allo scontro fra l'esercito jugoslavo e le forze cantonali, il 15 maggio 1992 a Brčanska Malta, il suddetto studio mostra che nell'area del Cantone ci sono stati solo 7 omicidi perpetrati contro serbi ed un tentativo di omicidio.

I responsabili di questi misfatti sono stati: 7 militari della Bosnia-Erzegovina e 4 civili, tutti di sub-nazionalità bosniaca o " musulmani".

Tutti i colpevoli sono stati portati in tribunale e condannati ad un totale di 130 anni.

I motivi dei crimini, in base agli atti processuali, sono stati: personali – saccheggio (9), combinazione di fattori personali e vendetta (1), altro (1).

Questo dimostra ancora una volta che la giustizia e la non-discriminazione dei cittadini di fronte alla legge, è e rimane il fondamento della pace e della convivenza civile, soprattutto in ambito multinazionale.
------------------------------------------------------------

non così a BELGRADO dove trovarono sicuro rifugio gente che coi nazisti di Hitler non sfigurerebbe...
Fortunatamente la Comunità internazionale ha istituito un tribunale per i crimini di guerra e ora qualche criminale viene portato davanti al giudice...
ma il giudice non è di Belgrado!
Ve l'immaginate Seselj, ancora oggi presidente del maggior partito cetnico, l'SRS, che ha 80 deputati al parlamento della Serbia, processato da un giudice serbo? Con una polizia implicata in operazioni criminali che dovrebbe indagare su se stessa...
Invece a Tuzla il giudice e la polizia erano di Tuzla!

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Ecco il famoso discorso di Milosevic
by ma va la' Wednesday, May. 18, 2005 at 2:40 PM mail:

Una delle tante innumerevoli manipolazioni per dimostrare il becero nazionalismo dei Serbi e' stato anche questo discorso che "avrebbe" dato "fuoco alle polveri".


Leggitelo e spiega dove trovi espresso l'odio ed il revanscismo.
Altrimenti sta zitto e non rompere piu' i coglioni.

Sei non hai altro che "l'Osservatorio" come referenza, allora sei proprio "al lumicino".


Speech by Slobodan Milosevich at Gazimestan on 28 June, 1989

Speech by Slobodan Milosevich, delivered to 1 million people at the central celebration marking the 600th anniversary of the Battle of Kosovo, held at Gazimestan on 28 June, 1989] Compiled by the National Technical Information Service of the Department of Commerce of the U.S.

By the force of social circumstances this great 600th anniversary of the Battle of Kosovo is taking place in a year in which Serbia, after many years, after many decades, has regained its state, national, and spiritual integrity. Therefore, it is not difficult for us to answer today the old question: how are we going to face Milos [Milos Obilic, legendary hero of the Battle of Kosovo]. Through the play of history and life, it seems as if Serbia has, precisely in this year, in 1989, regained its state and its dignity and thus has celebrated an event of the distant past which has a great historical and symbolic significance for its future.

Serbian Character -- Liberational

Today, it is difficult to say what is the historical truth about the Battle of Kosovo and what is legend. Today this is no longer important. Oppressed by pain and filled with hope, the people used to remember and to forget, as, after all, all people in the world do, and it was ashamed of treachery and glorified heroism. Therefore it is difficult to say today whether the Battle of Kosovo was a defeat or a victory for the Serbian people, whether thanks to it we fell into slavery or we survived in this slavery. The answers to those questions will be constantly sought by science and the people. What has been certain through all the centuries until our time today is that disharmony struck Kosovo 600 years ago. If we lost the battle, then this was not only the result of social superiority and the armed advantage of the Ottoman Empire but also of the tragic disunity in the leadership of the Serbian state at that time. In that distant 1389, the Ottoman Empire was not only stronger than that of the Serbs but it was also more fortunate than the Serbian kingdom.

The lack of unity and betrayal in Kosovo will continue to follow the Serbian people like an evil fate through the whole of its history. Even in the last war, this lack of unity and betrayal led the Serbian people and Serbia into agony, the consequences of which in the historical and moral sense exceeded fascist aggression.

Even later, when a socialist Yugoslavia was set up, in this new state the Serbian leadership remained divided, prone to compromise to the detriment of its own people. The concessions that many Serbian leaders made at the expense of their people could not be accepted historically and ethically by any nation in the world, especially because the Serbs have never in the whole of their history conquered and exploited others.

Their national and historical being has been liberational throughout the whole of history and through two world wars, as it is today. They liberated themselves and when they could they also helped others to liberate themselves. The fact that in this region they are a major nation is not a Serbian sin or shame; this is an advantage which they have not used against others, but I must say that here, in this big, legendary field of Kosovo, the Serbs have not used the advantage of being great for their own benefit either.

Thanks to their leaders and politicians and their vassal mentality they felt guilty before themselves and others. This situation lasted for decades, it lasted for years and here we are now at the field of Kosovo to say that this is no longer the case.

Unity Will Make Prosperity Possible

Disunity among Serb officials made Serbia lag behind and their inferiority humiliated Serbia. Therefore, no place in Serbia is better suited for saying this than the field of Kosovo and no place in Serbia is better suited than the field of Kosovo for saying that unity in Serbia will bring prosperity to the Serbian people in Serbia and each one of its citizens, irrespective of his national or religious affiliation.

Serbia of today is united and equal to other republics and prepared to do everything to improve its financial and social position and that of all its citizens. If there is unity, cooperation, and seriousness, it will succeed in doing so. This is why the optimism that is now present in Serbia to a considerable extent regarding the future days is realistic, also because it is based on freedom, which makes it possible for all people to express their positive, creative and humane abilities aimed at furthering social and personal life.

Serbia has never had only Serbs living in it. Today, more than in the past, members of other peoples and nationalities also live in it. This is not a disadvantage for Serbia. I am truly convinced that it is its advantage. National composition of almost all countries in the world today, particularly developed ones, has also been changing in this direction. Citizens of different nationalities, religions, and races have been living together more and more frequently and more and more successfully.

Socialism in particular, being a progressive and just democratic society, should not allow people to be divided in the national and religious respect. The only differences one can and should allow in socialism are between hard working people and idlers and between honest people and dishonest people. Therefore, all people in Serbia who live from their own work, honestly, respecting other people and other nations, are in their own republic.

Dramatic National Divisions

After all, our entire country should be set up on the basis of such principles. Yugoslavia is a multinational community and it can survive only under the conditions of full equality for all nations that live in it.

The crisis that hit Yugoslavia has brought about national divisions, but also social, cultural, religious and many other less important ones. Among all these divisions, nationalist ones have shown themselves to be the most dramatic. Resolving them will make it easier to remove other divisions and mitigate the consequences they have created.

For as long as multinational communities have existed, their weak point has always been the relations between different nations. The threat is that the question of one nation being endangered by the others can be posed one day -- and this can then start a wave of suspicions, accusations, and intolerance, a wave that invariably grows and is difficult to stop. This threat has been hanging like a sword over our heads all the time. Internal and external enemies of multi-national communities are aware of this and therefore they organize their activity against multinational societies mostly by fomenting national conflicts.

At this moment, we in Yugoslavia are behaving as if we have never had such an experience and as if in our recent and distant past we have never experienced the worst tragedy of national conflicts that a society can experience and still survive.

Equal and harmonious relations among Yugoslav peoples are a necessary condition for the existence of Yugoslavia and for it to find its way out of the crisis and, in particular, they are a necessary condition for its economic and social prosperity. In this respect Yugoslavia does not stand out from the social milieu of the contemporary, particularly the developed, world. This world is more and more marked by national tolerance, national cooperation, and even national equality. The modern economic and technological, as well as political and cultural development, has guided various peoples toward each other, has made them interdependent and increasingly has made them equal as well [medjusobno ravnopravni]. Equal and united people can above all become a part of the civilization toward which mankind is moving. If we cannot be at the head of the column leading to such a civilization, there is certainly no need for us to be at is tail.

At the time when this famous historical battle was fought in Kosovo, the people were looking at the stars, expecting aid from them. Now, 6 centuries later, they are looking at the stars again, waiting to conquer them. On the first occasion, they could allow themselves to be disunited and to have hatred and treason because they lived in smaller, weakly interlinked worlds. Now, as people on this planet, they cannot conquer even their own planet if they are not united, let alone other planets, unless they live in mutual harmony and solidarity.

Therefore, words devoted to unity, solidarity, and cooperation among people have no greater significance anywhere on the soil of our motherland than they have here in the field of Kosovo, which is a symbol of disunity and treason.

In the memory of the Serbian people, this disunity was decisive in causing the loss of the battle and in bringing about the fate which Serbia suffered for a full 6 centuries.

Even if it were not so, from a historical point of view, it remains certain that the people regarded disunity as its greatest disaster. Therefore it is the obligation of the people to remove disunity, so that they may protect themselves from defeats, failures, and stagnation in the future.

Unity brings Back Dignity

This year, the Serbian people became aware of the necessity of their mutual harmony as the indispensable condition for their present life and further development.

I am convinced that this awareness of harmony and unity will make it possible for Serbia not only to function as a state but to function as a successful state. Therefore I think that it makes sense to say this here in Kosovo, where that disunity once upon a time tragically pushed back Serbia for centuries and endangered it, and where renewed unity may advance it and may return dignity to it. Such an awareness about mutual relations constitutes an elementary necessity for Yugoslavia, too, for its fate is in the joined hands of all its peoples. The Kosovo heroism has been inspiring our creativity for 6 centuries, and has been feeding our pride and does not allow us to forget that at one time we were an army great, brave, and proud, one of the few that remained undefeated when losing.

Six centuries later, now, we are being again engaged in battles and are facing battles. They are not armed battles, although such things cannot be excluded yet. However, regardless of what kind of battles they are, they cannot be won without resolve, bravery, and sacrifice, without the noble qualities that were present here in the field of Kosovo in the days past. Our chief battle now concerns implementing the economic, political, cultural, and general social prosperity, finding a quicker and more successful approach to a civilization in which people will live in the 21st century. For this battle, we certainly need heroism, of course of a somewhat different kind, but that courage without which nothing serious and great can be achieved remains unchanged and remains urgently necessary.

Six centuries ago, Serbia heroically defended itself in the field of Kosovo, but it also defended Europe. Serbia was at that time the bastion that defended the European culture, religion, and European society in general. Therefore today it appears not only unjust but even unhistorical and completely absurd to talk about Serbia's belonging to Europe. Serbia has been a part of Europe incessantly, now just as much as it was in the past, of course, in its own way, but in a way that in the historical sense never deprived it of dignity. In this spirit we now endeavor to build a society, rich and democratic, and thus to contribute to the prosperity of this beautiful country, this unjustly suffering country, but also to contribute to the efforts of all the progressive people of our age that they make for a better and happier world.

Let the memory of Kosovo heroism live forever!
Long live Serbia!
Long live Yugoslavia!
Long live peace and brotherhood among peoples!

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" CANCELLATI" dalla new democracy
by ricordarsi anche di questi Wednesday, May. 18, 2005 at 8:47 PM mail:

Mi chiedo cosa c'entri questa pulizia etnica con la secessione, ma credo che siano le due facce della stessa medaglia con l'effigge fascista venduta come democrazia agli "allocchi" nostrani.

Slovenia: "izbrisani", "erased", cancellati.

Jugoslavi di ieri, sono gli apolidi di oggi: privati di ogni diritto di
cittadinanza.


Da Angelo Floramo e Tina Smole riceviamo questa significativa
testimonianza sulla sorte di 18.305 persone private di qualsiasi
diritto in un paese che confina con l'Italia. È la logica conseguenza
della cosiddetta "autodeterminazione", e della negazione del diritto ad
essere ciò che si è: jugoslavi.

1. Introduzione
2. Intervista al Giudice della Corte Costituzionale di Ljubljana che
difende i "cancellati"
3. Intervista ad uno di loro


--- 1 ---

Izbrisani, erased, cancellati. Sul passaporto un timbro laconico ne
inghiotte l’identità e li condanna all’amputazione della vita civile.
In tutto sono 18.305 storie diverse con un unico destino tragicamente
comune: sloveni fino a ieri e oggi indesiderati clandestini, numeri in
lista d’attesa per ottenere la cittadinanza di un paese nel quale, per
la maggior parte dei casi, sono nati e cresciuti, un paese che amano
perché considerano tenacemente loro e che non li vuole più, perché
troppo evidentemente juzˇnjaki, sudisti, monumento o relitto vivente di
quella che un tempo fu la grande balena jugoslava, comunista,
interetnica, multirazziale, a più velocità. Una cosa da dimenticare e
in fretta, se si vuole diventare simili al mondo occidentale da sempre
vagheggiato e ora così vicino, a portata di primo maggio 2004 ! Già
funzionari di Stato, ex ufficiali dell’Armata di Belgrado, o anche
soltanto colpevoli di esserne i figli, i cancellati hanno evidentemente
cromosomi troppo meridionali per le algide piazze in stile teresiano
pronte ad issare sui pennoni dei palazzi governativi la nuova bandiera
dell’Europa a venticinque. Così, da quando la giovane Repubblica di
Slovenia ha ottenuto l’indipendenza, ha messo in soffitta i vecchi
cimeli di un passato ritenuto scomodo e fastidioso. E come la pulizia
etnica formato slow food ha eliminato dai menù delle gostilne i
cevapcici e i monumentali “piatti alla serba” in favore delle più
tradizionali salsicce carniolane, anche 18.305 indesiderati sono stati
più o meno gentilmente invitati a ricongiungersi con il caotico
guazzabuglio del sud dal quale, in qualche modo, erano pur venuti un
giorno ad “occupare” la felice repubblica di Slovenia, quella verde
isola di serena operosità che già si sente molto più vicina a Bruxelles
di quanto non lo sia mai stata al Montenegro. La campagna è stata
appoggiata dai governi di centro destra e supportata dai partiti
conservatori, fortemente xenofobi, radicalmente in opposizione a tutto
quello che può ricordare anche solo lontanamente Belgrado e il passato
socialista. Poche voci si sono levate, ferme e coraggiose, per
denunciare questa campagna discriminante e contraria ai diritti
dell’uomo e del cittadino. Una tra queste, la più autorevole, è quella
di Matevzˇ Krivic, già giudice della Corte Costituzionale, che da anni
sostiene la causa dei cancellati. Anche grazie alla forza delle sue
argomentazioni il problema degli Izbrisani è uscito dai confini della
Repubblica slovena ed è diventato un caso di giustizia a livello
internazionale. Così il 15 novembre del 2003, durante l’ultima giornata
del Social Forum europeo di Parigi, un gruppo di attivisti e di
disubbidienti ha oscurato i simboli dell’ambasciata slovena. Sulla
piazza antistante l’edificio è stata tracciata una grande ics bianca
con la scritta: “cancellato”. 18.305 storie diverse ma con un solo,
tragico destino.

Tina Smole e Angelo Floramo

--- 2 ---

Matevzˇ Krivic è nato a Ljubljana nel 1942. Dopo la maturità classica
ha conseguito la laurea in legge. Dal 1970 al 1990 è stato assistente
e poi professore di Diritto Costituzionale alla Scuola Diplomatica
Superiore di Ljubljana. Autore di numerosissimi articoli e saggi
scientifici nonché di un’ importante opera monografica sulla
Costituzione Slovena, dal 1990 al 1998 ha rivestito l’alto incarico di
giudice della Corte Costituzionale. Molto attivo in campo politico e
sociale, è stato un membro della Lega dei Comunisti dal 1959 al 1984,
anno in cui ha dichiarato le sue dimissioni per le sue posizioni da
sempre orientate alla dissidenza interna e al libero pensiero. Dal 1984
si è fatta più intensa la sua attività di protesta per la salvaguardia
dei diritti sociali, anche come giornalista editorialista di Mladina,
voce libera e prestigiosa testata di Ljubljana. Dal 1988 al 1990 è
stato chiamato a far parte della commissione d’inchiesta parlamentare
contro Janez Jansa. Negli stessi anni, come espressione
dell’opposizione, ha lavorato alla commissione per la preparazione
della nuova legge elettorale. Dal febbraio del 2002 è il rappresentante
legale dell’associazione izbrisani, ovvero i cancellati.

***

Che cos’è un provvedimento di annullamento della cittadinanza ? Quali
sono le sue implicazioni giuridiche, sociali, politiche per un apolide ?

Non si tratta di un annullamento della cittadinanza, ma di un
annullamento della residenza permanente (o di domicilio) che queste
persone hanno subito già da alcuni anni, certuni addirittura da decine
di anni, prima ancora dell'indipendenza della Slovenia, quando si sono
trasferite in Slovenia dalle altre repubbliche dell’ex-Jugoslavia:
quella che potremmo definire “immigrazione interna”. Mantennero lo
stato di cittadini Jugoslavi legalmente residenti in Slovenia,
nonostante fossero nati altrove (per questa ragione erano iscritti nei
registri anagrafici di altre repubbliche e non in Slovenia). Non si
tratta nemmeno di apolidi: non sono mai divenuti cittadini del nuovo
Stato (Slovenia) perché non lo hanno nemmeno richiesto entro il termine
prescritto di sei mesi dopo l’indipendenza (alcuni per ignoranza, altri
per espressa volontà politica); per questa ragione dal 26 febbraio del
1992 sono di fatto considerati stranieri: provengono dalla Bosnia
(60%), dalla Croazia (20%), dalla Serbia e Montenegro (15%), dalla
Macedonia (5%). Dopo la cancellazione del loro domicilio in Slovenia,
le autorità competenti hanno richiesto loro di esibire certificati di
nascita, cittadinanza, le fedine penali, in modo tale da ottenere
prima il permesso per la residenza temporanea e poi, dopo un certo
numero di anni, anche la residenza permanente. Alcuni potevano farlo,
altri no – visto lo stato di guerra che in quegli anni vigeva in
Croazia, Bosnia e Serbia. Ed è proprio per questa ragione che adesso,
12 anni dopo, dal numero complessivo dei 18.305 cittadini cancellati,
circa in 11.500 hanno nuovamente ottenuto il permesso di residenza
permanente, alcuni persino la cittadinanza (quasi 500 già nel 1992,
oltre 7.000 nel 1999); circa in 2.500 si sono visti riconoscere il
permesso di residenza temporanea, ma quasi 4.000 persone sono rimaste
escluse da tutto e vivono ancora oggi senza essere in possesso di alcun
documento valido e riconosciuto dallo Stato. Pertanto hanno vissuto
tutti nell’illegalità: i primi 500 per parecchi mesi, gli altri per
due, cinque o dieci anni, gli ultimi 4.000 fino ad oggi; nessuno sa
nulla di loro, nemmeno se abbiano abbandonato la Slovenia. Le
conseguenze sociali? Gravi, gravissime, fino al suicidio di qualche
decina di persone; altre sono morte nell’ indigenza o perché non aventi
diritto all’assistenza medica.

Cosa accadde nel 1992 ? Intendo dire: cosa ha portato il governo
sloveno dell’allora neonata repubblica a formulare quel provvedimento ?
Perché quei cittadini sono stati cancellati ? Scomodi politicamente ?
Considerati indesiderabili per qualche motivo ?

Per capire questo si deve sapere che, prima dell’indipendenza, in
Slovenia su due milioni di abitanti 200.000 provenivano dalle altre
repubbliche dell’ex-Jugoslavia. La Slovenia promise solennemente che
avrebbe concesso a tutti la cittadinanza, senza intoppi legali. La
promessa di fatto è stata mantenuta. Quasi tutti coloro che l’avevano
chiesta la ottennero: 171.000 persone in totale. Ma ho detto quasi. Ad
esempio tutti gli ufficiali dell’ex-armata jugoslava videro respinta la
loro richiesta di ottenere la cittadinanza slovena: illegalmente, cioè
senza ragioni valide e legali. Le altre 11.000 persone se ne sono
andate per sempre. Ecco chi sono gli 18.305 “cancellati” (tra loro
alcune centinaia di ufficiali dell’ex-armata jugoslava). Le cifre
esatte restano ancora segrete, per facilitare la propaganda contro i
cancellati, che sono stati presentati tutti come nemici della
Slovenia, gente che ha “sparato contro di noi”. Qual è dunque il
motivo di questa cancellazione vergognosa, indegna di un Stato di
diritto ? A mio parere si tratta di una “vendetta politica” sul resto
della grande massa dei 200.000 “sudisti” (“juzˇnjaki”) dopo che 171.000
di loro sono divenuti cittadini della nuova Repubblica Slovenia e dopo
il tentativo della destra xenofoba di annullare tutte queste
cittadinanze, un tentativo fallito davanti alla Corte Costituzionale.
Così hanno cercato di creare per loro condizioni di vita impossibili,
in modo tale da spingere queste persone e loro famiglie a un esodo
“volontario”. Certo, lo Stato non ha osato espellere una massa così
grande di persone, sebbene, secondo la legge, queste potevano e
addirittura dovevano essere espulse (non avendo alcun documento che
giustificasse la loro presenza in Slovenia)! Le espulsioni sono state
molto rare: una discriminazione ulteriore, riservata a certi “casi
speciali”. Ma il tentativo di spingere queste persone a lasciare
Slovenia da sole è fallito: con l’aiuto delle loro famiglie, spesso in
condizioni di vita veramente gravi e gravissime, la grande maggioranza
di loro è riuscita a sopravvivere in tutti questi durissimi anni. E
adesso, naturalmente, chiedono che vengano fatti valere i loro diritti,
chiedono di essere risarciti per ciò di cui sono stati privati in un
modo indegno, come gia dissi, di un Stato di diritto. Se posso, mi
lasci fare un confronto, che mi pare interessante. La Lettonia (2,4
milioni di abitanti) non ha mantenuto la promessa di concedere la
cittadinanza ai 500.000 Russi ivi residenti all’indomani
dell’indipendenza ottenuta dalla repubblica baltica, come invece dice
di aver fatto la Slovenia nei confronti dei suoi “jugo-stranieri” (mi
si passi il neologismo). Ma, dall’altra parte, nessuno dei Russi
residenti in Lettonia è stato privato dei suoi diritti sociali ed
economici, a nessuno è stata negata l’opportunità di lavorare, di
godere dell’assistenza medica e di altri elementari diritti. Non si
sono visti negare il diritto al domicilio: soltanto alcuni posti
“strategici” sono stati dichiarati “inaccessibili” per i Russi.

All’epoca vi furono reazioni nell’opinione pubblica ? Venne dato
rilievo all’episodio dai mezzi di comunicazione ?

Le reazioni dell’opinione pubblica sono state poche e timide, ad
eccezione della rivista politica “Mladina”, che non aveva allora una
grande influenza. Ma, per essere onesti, si deve dire che allora non si
sapeva bene che cosa fosse davvero accaduto; certe conseguenze erano
davanti agli occhi di tutti, ma tanto le cause quanto le dimensioni
giuridiche di tutto questo restavano oscure. L’anno scorso è stato
molto interessante l’intervento pubblico del professore Ljubo Bavcon,
presidente del Consiglio per la tutela dei diritti umani tra il 1988 e
il 1994. Egli ha reso pubblici le sue numerose pressioni sul Ministero
degli affari interni e sul Primo ministro Drnovsek in favore di queste
persone; interventi destinati a cadere tutti nel vuoto. Pertanto la
conclusione del prof. Bavcon è stata che, ovviamente, non si trattava
di casi isolati, ma di una sistematica politica ostile nei confronti di
queste persone.

Cosa la spinse a sposare la causa di quei cittadini ? Lei è una
personalità in ambito giuridico in Slovenia. E ha scelto di diventarne
difensore civico. Mi spieghi quali sono state le sue motivazioni
professionali e morali.

La prima ragione: ho conosciuto questo problema gia come giudice alla
Corte Costituzionale (1990-1998), quando alla fine del 1994 abbiamo
trattato il primo caso, al quale ne sono seguiti molti altri. Data la
composizione della Corte di allora, non era possibile fare nulla,
almeno fino al giugno del 1998, quando finalmente abbiamo preso la
prima decisione favorevole ai cancellati, provvedimento ratificato poi
nel febbraio del 1999 dal mio successore. Ma, questa decisione è
rimasta inattuata dal Governo e dal Parlamento, e così, nel febbraio
del 2002, è nata un’associazione: izbrisani che significa appunto i
cancellati, e io sono stato invitato di aiutarla dal punto di vista
legale. Naturalmente ho accettato subito questo invito. A chi mi pone
una domanda simile, rispondo sempre con le parole del nostro grande
scrittore Ivan Cankar: “Per la disonestà ci sono sempre 99 ragioni; per
l’onestà invece, ce n’è una sola.”

Da noi in Italia non se ne è mai saputo nulla. Ora questa grave
violazione dei diritti umani (dell’uomo e del cittadino) è stata
portata all’attenzione dall’European Social Forum di Parigi. E solo
adesso se ne comincia a parlare. Come mai ?

Nemmeno qui da noi non se ne è saputo nulla: le voci isolate di
“Mladina” e del prof. Bavcon sono state presto soffocate. Della
sentenza espressa dalla Corte Costituzionale nel 1999 non se n’è
parlato affatto: io stesso ne ero all’oscuro, fortemente occupato in
altri gravi problemi (tra gli altri anche gli accordi tra Stato e Santa
Sede, che ho criticato severamente come anticostituzionali). Soltanto
la nascita dell’associazione dei cancellati, nel febbraio 2002, ha
finalmente resuscitato l’interesse per questo grave problema.

Qual è lo stato attuale della situazione ? Come procedono i lavori ?

Lo situazione attuale è difficilissima. E al contempo paradossale:
ciascuna nuova vittoria nel campo giuridico significa per noi
un’ulteriore sconfitta, sempre piu grave, nel campo politico. Abbiamo
vinto almeno tre volte davanti alla Corte Costituzionale: nel febbraio
1999, nell’ aprile 2003 ed in dicembre 2003. La prima decisione è stata
ignorata dal governo Drnovsek (non totalmente, ma attuata attraverso
una legge che ne ha di fatto ignorato i contenuti); e si può capire
facilmente perché nemmeno nel 2002 esisteva la volontà politica per
riparare alle ingiustizie fatte nel 1992 dal governo “Demos” (di
destra) e mai più riparate da tutti i successivi governi Drnovsek. Nel
dicembre 2002 Drnovsek diventa Presidente della Repubblica, ma la
storia continua: il suo ministro degli interni resta al suo posto e
continua la stessa politica. Nell’ aprile 2003 una nuova sentenza della
Corte Costituzionale ci dà ragione giuridica su tutti i punti. Il
ministro promette di attuare la sentenza, ma fin da subito fa di tutto
per non doverlo fare, con l’aiuto di molti giuristi, professori
d’università ed altri tecnici del settore. Manovre che non sono degne
nemmeno di essere criticate seriamente, sebbene per parecchi mesi io
non abbia fatto altro ! Le ho demolite una ad una, pubblicamente, ho
accusato il ministro persino per le bugie che ha pronunciato: non ho
ottenuto nessuna risposta, nè da parte sua, nè dalla parte degli altri
politici. Adesso sono stanco di farlo. Le manovre del Governo si sono
rincorse senza interruzione: legge “tecnica”, legge “quadro” o “di
sistema”, legge costituzionale, cui hanno fatto seguito un veto, un
referendum, e il varo di una terza legge per evitare un ulteriore
intervento della Corte Costituzionale contro nuove soluzioni
anticostituzionali…..e cosi via. Ma non sono l’unico ad essermi
stancato di questi giochi politici: persino il giornale politico
principale sloveno, “Delo”, ha pubblicato un editoriale senza
precedenti, credo, nella storia del giornalismo: “Basta con questi
giochi politici!” e si è rifiutato di pubblicare notizie sulle nuove
“invenzioni” politiche cui il Governo ricorre quotidianamente e che da
mesi occupavano le prime pagine di nostri giornali!

E l’attuale governo sloveno come si pone nei confronti di questo
problema ? E’ ovvio che la questione è prevalentemente politica. Pare
che in particolare i partiti di destra non vogliano che la questione
sia risolta.

No, la questione non è e non può essere “prevalentemente politica”: é
una questione prevalentemente giuridica e morale, una questione che
riguarda la tutela dei diritti umani. E’ un “esame” davanti al quale
sono “caduti” tutti i partiti politici, sia quelli di governo che
quelli di opposizione. Le posizioni xenofobe della destra non sono
sorprendenti, visto che in Slovenia non esiste un “muro sanitario”
come in Francia, per esempio, tra l’estrema destra e la destra
moderata, “europea”. E’ molto più triste – sopratutto per noi,
intellettuali di sinistra – che i partiti di governo “liberale e di
sinistra” si siano comportati in questa vicenda in una maniera così
vergognosa, pensando solo ai loro interessi elettorali e cercando di
scendere a “sporchi compromessi” con le tendenze xenofobe della destra.
Persino l’unico partito che ha sempre coraggiosamente e principalmente
difeso i diritti dei cancellati - il partito “ex-comunista” dei
“socialdemocratici riuniti” (ZLSD) – è stato costretto, in quei ultimi
mesi, a rivedere un po’ le sue posizioni principiali. Sto parlando dei
suoi deputati mentre (che paradosso!) il ministro degli interni, il
maggior responsabile della situazione attuale, è membro proprio di
questo partito! E cosa ancora peggiore: la tendenza a scendere a patti
con la destra xenofoba è stata rafforzata, in quei ultimi mesi, anche
in virtù del supporto decisivo del Presidente del Parlamento Pahor,
che è nello stesso tempo presidente dei “socialdemocratici riuniti”!
Difficile a capire, persino per noi.

Nel caso in cui venissero riconosciuti i diritti degli apolidi, cosa
accadrebbe ? Alcuni dicono che si potrebbe verificare una crisi di
governo gravissima e molto pericolosa.

Quale crisi di governo, vi prego? Sono tutti d’accordo che i bravi
cittadini leali non pagheranno nulla a questi nemici, e che non
diranno nemmeno “scusateci per le ingiustizie subite”. Va bene, il
Governo dichiara che vuole rispettare i diritti umani e le sentenze
della Corte Costituzionale, ma a cosa serve se poi non lo fa? In un
mio articolo apparso su “Mladina” ho gia citato il cantautore italiano
Giorgio Gaber e la sua famosa canzone del San Remo 1967: “E allora dai,
e allora dai, le cose giuste tu le sai – e allora dai, e allora dai,
dimmi perché tu non le fai!?”

A suo parere l’entrata della Slovenia in Europa sarà di aiuto alla
vostra causa ? E in che modo ?

No, queste sono speranze vuote. L’Unione Europea è un’associazione
d’interessi economici e politici: tutto il resto è soltanto decorativo.
Nemmeno in Austria, quando la minaccia di Haider fu molto seria,
l’Unione Europea ha potuto fare nulla di serio. Noi abbiamo già
ricevuto un sopporto importante da un’altra parte: dalle istituzioni
del Consiglio dell’Europa, sopratutto dal commissario per i diritti
umani Alvaro Gil Robles e dalla commissione ECRI (European Commission
against Racism and Intollerance). Hanno redatto il loro rapporto sulla
situazione in Slovenia; sono stati molto critici, chiedendo sopratutto
la soluzione immediata del problema dei cancellati e l’osservanza
assoluta delle sentenze della Corte Costituzionale. Gli effetti non
sono ancora visibili, ma speriamo che ci saranno.

Quali saranno le sue prossime mosse ?

Adesso aspettiamo la legge che dovrebbe risolvere i nostri problemi. Ma
non lo farà. Anzi, sortirà addirittura effetti contrari. E nello stesso
giorno in cui la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, noi
presenteremo alla Corte costituzionale la nostra ennesima richiesta di
annullare anche questa legge come anticostituzionale. Speriamo che la
varino presto, perchè nel 2007 due terzi dei giudici costituzionali
cambieranno. Sarà lo stesso Drnovsek a proporre la loro elezione – e
poi chi lo sa come andranno le cose ... Naturalmente, c’e sempre la
Corte Europea per i diritti umani a Strasburgo, ma gli anni passano, e
ogni anno, a ciascuno dei cancellati, resta un anno in meno da vivere.

Angelo Floramo

--- 3 ---

Ljubljana – Tina Smole

Dusˇan Vulovic´ è nato il 26 novembre del 1958 a Ljubljana, dove ha
trascorso tutta la sua vita. Quando nel 1992 si è presentato in un
ufficio anagrafico per richiedere i documenti necessari al rinnovo
della patente di guida, gli hanno detto che era uno straniero e che di
lui non c’era memoria anagrafica in Slovenia. E’ stato cancellato dai
registri senza che nessuno glielo abbia mai notificato, senza nemmeno
sospettare che ciò potesse mai accadere e nemmeno perché. Come del
resto è accaduto a tutti gli altri, un tempo cittadini e ora solamente
dei cancellati.

Come ha saputo si essere stato cancellato dal registro anagrafico
sloveno ?

Nel febbraio del 1992 dovetti rinnovare la mia patente di guida. Una
patente di guida slovena. Con mia grande sorpresa l’impiegata allo
sportello mi rispose che avrei dovuto rinnovare il documento nello
stato da cui provenivo, dal momento che non esisteva memoria storica
relativa al mio nome in Slovenia. Quando le chiesi di che paese stesse
parlando mi rispose che le carte, siglate dal Ministero degli Interni
sloveno, certificavano la mia cittadinanza Jugoslava. Le dissi che
probabilmente c’era un errore, dal momento che sono nato a Ljubljana,
ho frequentato le scuole in Slovenia e non ho mai abitato in nessun
altro paese all’infuori della Slovenia. Mi rispose semplicemente che in
base a quello che emergeva dal suo database io figuravo come un
cittadino Jugoslavo, pertanto si rifiutò di rilasciarmi la nuova
patente di guida. Le dissi che era mio diritto averla, e che se non me
l’avesse concessa avrei comunque guidato senza patente. Qualora la
polizia mi avesse fermato lei sarebbe stata citata per danni per tutte
le conseguenze del caso. L’impiegata consultò il suo capo ufficio. Dopo
una mezz’oretta mi rilasciò la nuova patente. Fu in quella occasione
che mi accorsi per la prima volta di essere stato cancellato
dall’anagrafe slovena.

E i suoi familiari ? Sono stati tutti cancellati ?

I miei genitori vivevano in Slovenia. Mio padre era un ufficiale
dell’armata Jugoslava, ma risiedeva qui dal 1948. Non ebbe alcun
problema ad acquisire la cittadinanza slovena, dopo l’indipendenza.
Riceveva regolarmente la pensione, senza fastidi. Anche i miei figli,
nati rispettivamente nel 1986 e nel 1990 hanno acquisito
automaticamente la cittadinanza. Lo stesso è valso per mio fratello e
mia sorella. Ma per la burocrazia slovena io sono, evidentemente,
l’unica pecora nera della famiglia: e dall’oggi al domani sono
diventato un cittadino Jugoslavo !

Quale fu la sua prima mossa, dopo aver saputo di essere stato
cancellato ?

All’epoca ero titolare di una bottega artigianale con otto dipendenti.
Capii immediatamente che dovevo a tutti i costi salvaguardare la
validità dei miei documenti legali. Un consulente del settore mi disse
che per prima cosa avrei dovuto ottenere un visto di soggiorno per
poter rimanere in Slovenia, dal momento che da quel momento ero
considerato a tutti gli effetti uno straniero. Non importava che fossi
nato e vissuto sempre qui, che tutta la mia famiglia risiedesse qui: se
non avessi ottenuto il visto sarei stato considerato un semplicemente
un clandestino, e quindi rimpatriato in un paese nel quale non ero mai
vissuto e con il quale non avevo mai avuto contatti. Ovviamente
considerai la cosa già fatta. Ma dal momento in cui ero entrato a far
parte della categoria degli stranieri, mi applicarono tute le leggi del
caso. Ero considerato alla stregua di chi avesse oltrepassato
illegalmente il confine qualche giorno prima, un cinese o qualcun altro
arrivato senza documenti, chissà da dove. Ho perso tutti i miei
diritti. Avrei dovuto farmi rilasciare documenti nuovi e validi, anche
se in tasca avevo il passaporto sloveno.

Che cosa ha fatto allora ?

Per prima cosa ho dovuto richiedere il permesso di soggiorno
provvisorio per i non residenti, in modo tale da poter avere il diritto
di soggiornare legalmente entro i confini della Repubblica Slovena. Per
richiedere tali documenti ho dovuto dimostrare di avere un lavoro, di
non aver commesso atti illegali e criminali e di non essere cittadino
di alcun altro paese. Non appena la macchina per il rilascio dei
documenti si mise in moto, l’unico documento valido in mio possesso era
la mia patente di guida scaduta; un documento non sufficiente a
dimostrare la mia identità; per quella erano necessari il passaporto e
la carta di identità. Finalmente ottenni il permesso di soggiorno
lavorativo per un anno. Ma il problema ora era un altro: non sapevano
dove registrarlo. L’impiegata aveva ormai distrutto il mio vecchio
passaporto dell’ex Jugoslavia – tutti noi cittadini dell’ex Jugoslavia
avevamo quel tipico passaporto rosso, allora: ed era un documento
considerato valido. Ma quella efficiente impiegata di Ljubljana lo ha
annullato con un timbro che diceva: “distrutto”, il che stava a
significare che quella carta non aveva più alcun valore legale. In
quello stesso passaporto avevano registrato anche il visto di soggiorno
che mi avrebbe garantito la permanenza in Slovenia per un anno, assieme
al mio visto di lavoro. Questo dimostra che ogni loro azione è stata
illegale. Non sono ancora sicuro di cosa sarebbe accaduto se fossi
stato fermato dalla polizia e avessi esibito quel documento; non so se
quel timbro avesse realmente un significato. Ma siccome la mia carta di
identità era ancora valida, mi sequestrarono il passaporto. Protestai
fermamente, visto che sarebbe scaduto soltanto di lì a cinque anni. Non
mi diedero alcun altro documento sostitutivo nel quale si attestasse
che la mia carta di identità era stata rilasciata dalle autorità
competenti di Ljubljana.

Ha cercato di ricorrere a una qualche forma di assistenza legale ?

No, all’inizio di questa avventura proprio no. Mi sono sempre occupato
da me dei miei documenti. Pensai che avrei potuto fare lo stesso anche
in questa circostanza. Inoltre avrei dovuto pagare per un avvocato. E
pensavo davvero che non mi sarebbe servito. Poi, quando le cose si sono
messe al peggio, ho dovuto ricredermi.

Una volta ottenuto il visto per motivi di lavoro come si sono messe le
cose per la sua attività lavorativa ?

Dopo un po’ sono stato costretto a chiuderla. Ciò significava che non
avrei più potuto dimostrare di avere un lavoro sicuro; inoltre la mia
situazione economica peggiorò per mancanza di entrate. Il budget
familiare ne risentì parecchio. Così feci di tutto per ottenere i
documenti che mi avrebbero permesso di richiedere la cittadinanza
slovena, in modo tale da essere immesso nuovamente in quella condizione
di diritti-doveri di cui un tempo avevo goduto. Tra gli alti diritti,
ovviamente, anche quello di voto. Per questo ho formulato la mia
esplicita richiesta di cittadinanza alla fine del febbraio del 1992.
Dovevo provare di avere un lavoro stabile, un’abitazione, un domicilio,
di saper parlare fluentemente la lingua slovena, di avere la fedina
penale pulita e di non essere cittadino di alcun altro stato. Come è
noto nel 1992 scoppiò una guerra crudele tra i paesi della ex
Jugoslavia. Le linee telefoniche per Belgrado e le altre città
jugoslave vennero interrotte. Avevo richiesto agli uffici anagrafici di
Cˇacˇak, il paese natale di mio padre, il certificato che dimostrasse
che io non ero cittadino serbo. Quello era un documento importantissimo
per me, davvero cruciale.

E’ riuscito ad ottenerlo ?

In quei giorni era davvero impossibile contattare la Jugoslavia. Anche
oggi non abbiamo alcun contatto ad est di Zagabria Non potevamo recarci
in viaggio laggiù, nemmeno comunicare tramite telefono. Ma riuscii
comunque ad ottenere i documenti grazie ad alcuni amici che raggiunsero
la Jugoslavia attraverso l’Ungheria. In tutto ci vollero sei mesi,
molti soldi e un esaurimento nervoso. Gli uffici di Cˇacˇak finalmente
mi inviarono il documento in cui si dichiarava che io non ero mai stato
registrato nelle loro liste anagrafiche. Un traduttore giurato lo volse
in Sloveno, dal momento che il documento era stato redatto in serbo.
Così, quando raggiunsi gli uffici di Ljubljama per inserire tale
documento nel mio dossier personale, l’impiegata dell’ufficio mi chiese
di parlare in sloveno. Non appena si rese conto che lo parlavo
fluentemente, volle controllare il mio diploma di scuola superiore;
avevo conseguito la licenza con il massimo dei voti. Quando l’impiegata
lo vide, mi disse che avrei comunque dovuto superare un esame di lingua
slovena. Le risposi che per me non sarebbe stato affatto un problema,
ma lei avrebbe dovuto comunque rilasciarmi una certificazione scritta
in cui dichiarava che quel diploma, rilasciato da una scuola slovena,
non aveva di fatto nessun valore per il suo ufficio. Dopo essersi
consultata con il suo superiore mi disse che non c’era nessun bisogno
di un altro esame di lingua slovena. Mi chiese quindi di esibirle il
documento che mi era appena arrivato dalla Jugoslavia. Dopo essersi
ancora consultata con il suo capoufficio mi spiegò che, siccome la
Slovenia non aveva nessuna relazione diplomatica con la Serbia, quel
documento non aveva nessun valore legale. Per avere quel pezzo di carta
ci avevo messo un anno. So bene che si comportarono così con ognuno di
noi “cancellati”. E lo fecero nel modo più ostinato e feroce possibile.
Prima ti dicevano che dovevi procurarti quel documento, poi ti
comunicavano che quel documento non aveva nessun valore per loro. Nel
frattempo i giorni passavano e noi eravamo di fatto dei clandestini in
terra slovena.

Quanto durò il suo visto di soggiorno ?

Un anno. Ogni anno avrei dovuto rinnovarlo, ma dal momento in cui avevo
iniziato a raccogliere la documentazione necessaria ad ottenere la
cittadinanza, non necessitavo di alcun altro visto. Fu il mio avvocato
a dirmelo. Ma molti altri nella mia condizione non lo sapevano e così
dovettero rinnovare il visto ogni sei o dodici mesi, con un costo molto
alto in denaro, dal momento che dovevano andare a Trieste o a Vienna
per poterlo richiedere alle ambasciate Jugoslave di pertinenza più
facilmente accessibili.

Ma cosa accadde quando le dissero che il documento utile alla richiesta
di cittadinanza non era comunque valido per la repubblica Slovena ?

Pretesi che il documento venisse comunque inserito nel mio dossier.
L’impiegata si rifiutò di farlo. Ma poi, non so come, venne messo agli
atti. Non potevo fare altro che inoltrare la richiesta direttamente al
Ministero degli affari interni. La risposta del Ministero fu ovviamente
negativa. Portava la data del 1994, quasi un anno da quando avevo
consegnato le carte necessarie per intraprendere l’iter faticoso della
cittadinanza. La giustificazione di questa negazione venne addotta in
basa alla legge che vieta di fare rumore in luogo pubblico. Ebbene sì !
All’epoca gestivo un baretto. Alla sera, durante i fine settimana,
qualche volta suonavamo dal vivo. Avevo ottenuto il regolare permesso
per farlo, era tutto in regola. Ma un vicino protestò per il rumore. E
mi denunciò alla polizia. Le cose in verità stanno così: costui mi
aveva chiesto di sponsorizzare una sua attività. Io mi ero rifiutato e
così ora me la faceva pagare. La musica non era certamente alta. Quando
la polizia arrivò infatti parlammo ad un tono di voce normale. Non ci
fu bisogno di urlare. La casa di costui si trovava a diverse centinaia
di metri….è evidente che la musica non era il problema. Tuttavia la
denuncia venne registrata e il Ministero si sarebbe appigliato a tutto
pur di rifiutare la cittadinanza a gente come me. Per quanto mi
riguarda, il motivo addotto fu appunto il rumore. Fu allora che mi
rivolsi al mio avvocato. Il tribunale mi diede ragione.

Dovette intraprendere un nuovo processo per ottenere la cittadinanza ?

Si. Era ormai il 1997. Potevano negarmi la cittadinanza e lo fecero.
Dissero semplicemente di no. Nient’altro. Era questo il modo in cui si
comportavano generalmente con il personale che aveva prestato servizio
nell’Armata jugoslava. Pensavano che tutti avessero fatto qualcosa di
sbagliato. Ma non potevano provarlo. E così ci cacciavano dal Paese.
Per un po’ non feci nulla. Poi passò la legge sul diritto di soggiorno.
E io potei finalmente ottenere lo status. Il che significava che non
ero più un clandestino. Ma l’anno scorso sono state apportate alla
legge alcune modifiche. Per questo ho dovuto ripetere la mia domanda.
Non ho ancora avuto una risposta. Forse ho dimenticato di inserire un
si, o un no, o di compilare qualcuno degli infiniti campi richiesti dai
moduli. Ma ancora niente. Non so ancora chi sono. Eppure sono
ottimista. Spero proprio che la Slovenia chiuda questo capitolo prima
di entrare nell’UE, il primo maggio prossimo. Se così non sarà,
prenderò la cittadinanza europea. Sono ancora un apolide in una paese
nel quale sono nato, cresciuto e vissuto ininterrottamente per 45 anni.

Ma lei non è mai stato citatdino di un altro paese ?

No. E la semplice informazione che io non sono mai stato iscritto ai
registri anagrafici jugoslavi dovrebbe bastare per ottenere i documenti
necessari. Così accade in ogni paese democratico. Ma qui ancora nessuno
sa chi abbia spostato i documenti di alcuni cittadini sloveni
nell’archivio stranieri. Certo è stato fatto per motivazioni politiche.
A nessuno interessa che siamo nati qui, che qui vivono i nostri
parenti, che ci sono vissuti per tutta la loro vita. E’ una situazione
assurda, davvero bizzarra.

Suo padre era un impiegato dell’Armata Jugoslava. E lei ?

No, io no. Ho semplicemente prestato il servizio di leva, come tutti.
Una recluta come tante.

E il suo lavoro ?

Ho dovuto chiudere il mio laboratorio artigianale. Dal momento in cui
la Slovenia si è resa indipendente dalla Jugoslavia, ho perso il
mercato sul quale tradizionalmente vendevo i miei prodotti. Avevo otto
dipendenti, tra cui mia moglie. Ho vissuto per un po’ con i soldi messi
da parte. Ho fatto molti lavori, tutto quello che mi capitava. Poi sono
riuscito ad avere in gestione quel baretto per tre anni. E’ stata dura.
Hanno fatto in modo che chi perdesse il diritto di cittadinanza non
venisse cacciato via. Ma restasse qui. Soggetto ai loro soprusi. Quando
cominci a combattere contro la burocrazia ti rendi conto che alla fine
il sistema vincerà sempre. Molti così se ne sono andati. I documenti
sono miracolosamente emersi. E così si è potuto dimostrare che chi se
ne è andato lo ha fatto di sua spontanea volontà.

Si dice che i cancellati chiederanno un grosso risarcimento alla
Repubblica Slovena. Intenterà anche lei una causa per essere in qualche
modo compensato ?

Non chiederò i danni, nulla di tutto ciò. Vorrei semplicemente che lo
stato mi pagasse tutte le spese processuali e tutti soldi che ho
investito in documenti e burocrazia. Sono anche convinto che coloro i
quali per dodici anni non hanno ricevuto la pensione, abbiano il
diritto di riavere il loro legittimo denaro. Non si tratta di
risarcimento. Si tratta di riavere ciò che ti apparteneva e non ti è
mai stato dato. Per quanto riguarda poi i danni morali, le sofferenze e
le umiliazioni di ogni tipo, beh, tutto si trova nella testa di quei
politici che vogliono manipolare il loro elettorato. Sappiamo bene che
la nostra condizione è stata esplicitamente voluta dai partiti di
destra di allora. E sono proprio i partiti di destra di oggi che
parlano di risarcimento. No, non ci interessa questo tipo di
risarcimento. E questi politicanti come Janez Jansa (leader del partito
socialdemocratico di centro destra – n.d.r.) pensano di poter entrare
nel Parlamento europeo. Ma con la politica fascista e di destra che
hanno impostato negli anni scorsi – e si è trattato proprio di pulizia
etnica – beh, voglio proprio sperare che per loro non ci siano poltrone
disponibili, a Bruxelles.

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cancellati, ma dalla Terra!
by altrove venivano uccisi Thursday, May. 19, 2005 at 4:04 AM mail:

Se in Slovenia hanno cancellato dall'anagrafe 18.000 residenti, nessuno però ha loro bruciate le case, uccisi i congiunti, internati nei lagher o deportati!
Questo succedeva in Croazia in Bosnia ed in Cossovo!

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le verità storiche ignorate
by Fabio Thursday, May. 19, 2005 at 9:08 AM mail:

"...Six centuries ago, Serbia heroically defended itself in the field of Kosovo, but it also defended Europe. Serbia was at that time the bastion that defended the European culture, religion, and European society in general..."

otto anni dopo il principe Lazarevic alleato a Bayazid combatteva contro i crociati a Nicopoli distruggendoli...
e una seconda battaglia del Kosovo veniva combattuta cinquant'anni dopo da ungheresi e albanesi contro turchi e loro alleati serbi e bulgari...

allora? giocare con la storia ci si scotta.

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Per altrove venivano uccisi
by Bene informato Thursday, May. 19, 2005 at 3:34 PM mail:

Non esserne così certo ...
A me risulta che ci siano stati pestaggi, deportazioni, attacchi fisici a persone e ad abitazioni ...

Inoltre, sono molti di più di 18.000 ...

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Il nazionalismo sloveno collaborò attivamente con gli altri
by Nonationalism Thursday, May. 19, 2005 at 3:42 PM mail:

In Slovenia i nazionalisti serbi negli anni Ottanta si incontravano spesso con gli amichetti di Nova Revija di Lubiana, rivista su cui scrisse anche Tudjman ...

Decisero di lavorare in maniera parallela, sloveni e serbi, alla pubblicazione del memorandum di Belgrado e del numero 57 ...

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by nema problema Thursday, May. 19, 2005 at 3:55 PM mail:

fabio "ustascià" mosca, è anni che pubblica su indy.
è afflitto da un odio viscerale nei confronti dei serbi.
non c'è dialogo con lui,non ammette un minimo di responsabilità delle altre etnie sulla trgedia yugoslava.
forse è anche prezzolato.

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ci si rilegge
by nema problema! Thursday, May. 19, 2005 at 5:35 PM mail:


ho scritto:
..."Io no ce l'ho col popolo serbo, ma con gli intellettuali serbi nazionalisti (ce ne sono anche di anti nazionalisti, ma in minoranza purtroppo) che hanno manipolato il popolo serbo, facendogli credere, dopo la scomparsa di Tito- considerato anch'egli nemico dei serbi- di essere minacciato di genocidio dai non serbi. I grandi vecchi della SANU, gran cortigiani di Tito finchè era vivo, subito dopo divennero suoi denigratori e detrattori, sino a rivalutare Draga Mihajlovic, sono stati gli ispiratori di Milosevic. Il quale per ingraziarseli legalizzò i cetnici. Eravamo nel 1990..."
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Io non sono uno storico, ma ho frequentato la Jugoslavia sin dal 1954. (ma ho letto di storia)
Ma da racconti di parenti, oltre che da letture bilingui, conobbi bene anche il periodo della guerra d'invasione del '41.
-Uno zio ufficiale a Spalato dal 41 al 43. Da lui ho saputo dei cetnici e degli ustascia.
-Uno zio già soldato in Africa a casa in convalescenza andò partigiano in Carnia con la Garibaldi Natisone, la quale dopo il 25 dicembre 44, per sfuggire ad un grande rastrellamento nazifascista-cosacco-cetnico-ustascia si unì al VII° Korpus sloveno. Da lui ho avuto conoscenza della lotta comune durissima contro non solo i nazisti ed i fascisti, ma anche contro i cetnici, gli ustascia, i "vlahovci" (russi collaborazionisti), i dom-obranci ecc.ecc..Uno più barbaro dell'altro!
-Un altro zio operaio ferito nel 46 da uno dei primi attentati della Gladio venne ricoverato a Lubiana e però, dopo la rottura traumatica di Tito con Stalin nel 48, essendo sospettato di essere "stalinista" come tutti gli italiani, dovette fuggire in Italia riuscendo a spacciarsi per "profugo"... da lui ho conosciuto il clima di sospetto e di terrore del dopoguerra, ma anche dell'entusiasmo dei nostri operai che emigravano in Jugoslavia per "costruire il socialismo", e la tragica realtà cui andarono incontro...
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Quello che mi fa incazzare è l'incapacità del Partito Comunista Italiano, al quale mi iscrissi nel '53, di prendere atto della realtà jugoslava. Il PCI seguì pedissequamente l'URSS nei suoi zigzag nei rapporti colla Jugoslavia di Tito: eroe sino al 48, rinnegato sino al 56, compagno nuovamente dopo...
e intanto ad ogni zigzag migliaia di compagni cadevano vittime !
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Dopo il '56 il clima dentro la Jugoslavia si rasserenò. Iniziava il turismo. Si andava a fare le vacanze, a fare la spesa... Ma c'era la paura: non si poteva parlare di politica, Tito era l'unico a farlo. E fece "alta politica" invitando ad esempio a Brioni dittatori come Sukarno, col seguito di trenta mogli, fresco dell'assassinio in Indonesia di 1 milione di comunisti indonesiani!
Parlare cogli jugoslavi era solo elencare prezzi oppure calcio!
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Quando cominciarono i contrasti, dopo la morte di Tito, ho seguito con preoccupazione giorno per giorno gli avvenimenti, sia sulla stampa nostra che su quella jugoslava, e conversando cogli amici che ci vivevano.

Ricordo bene lo scandalo che suscitò il MEMORANDUM SANU dell'86, rivelato da Mladina. Poi mi colpì il disperato sciopero della fame dei minatori albanesi nel fondo della miniera di Trepca nel Kosovo nell'89.
L'ascesa di Milosevic e la riapparizione dei cetnici riorganizzati da Seselj e Draskovic in concorrenza, che eressero anche un monumento al loro voivoda (duce!) Draga Mihajlovic a Ravna Gora.
(Seselj ora è all'Aja con Milosevic ma Draskovic è ministro degli esteri ed il suo idolo Mihajlovic è stato riconosciuto finalmente anche dagli Usa...)

Rimasi impressionato dall'incredibile rientro a Belgrado delle spoglie dei re medievali serbi con una processione di ufficiali della Armata "popolare" jugoslava affiancati dai cetnici coi loro gagliardetti ed i pope con turiboli e stemmi... Scena kafkiana, surreale, che nessuno in Jugoslavia si sarebbe mai aspettato.

Appariva chiaro ormai che Milosevic, e la SANU dietro a lui, stavano coniugando il vecchio nazionalismo del regno di Serbia coi resti di un comunismo "reale" in crisi profonda forse dal 1948 addirittura... La sua alleanza col nazista Seselj è stata la realizzazione della sintesi del peggio della storia dell'umanità.
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Mladina, rivista della "Alleanza della gioventù socialista della Slovenia", per prima gettò l'allarme. Divenne importante per la sua spregiudicatezza più di qualsiasi altro organo di stampa. Gli Sloveni per primi cominciarono a sganciarsi, seguiti poi da tutti gli altri.
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Ma all'estero nessuno capiva nulla! In Italia poi, la sinistra abbarbicata ai suoi miti, volle credere ancora nell'illusione autoconsolatrice del socialismo "federalista ed autogestionario! Come anche i socialisti francesi.
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La Nato guardava ancora con simpatia a"gli sforzi di Milosevic per tenere in vita la Jugoslavia", come diede da intendere... Passeranno tre anni di massacri prima del primo intervento dei bombardieri Nato che porrà fine a quella guerra sporca in pochi giorni.
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Ecco perchè scrivo: perchè mi fa rabbia il falso.

Grazie del "forse prezzolato". Ma togli quell'ustascia per favore. o altrimenti DIMOSTRA che lo sono da quello che ho scritto.

E se te non hai problemi (questo significa nema problema) o sei ottuso o sei te che scrivi per una paga.

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Quanto al nazionalismo, e chi non ne è affetto? Ma quello che nuoce ed è pericoloso è quello che controlla lo Stato.
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continuerò a scrivere sinchè leggerò falsità, stai tranquillo.

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x il kafkiano "nonationalism"
by Fabio Thursday, May. 19, 2005 at 9:31 PM mail:

“…In Slovenia i nazionalisti serbi negli anni Ottanta si incontravano spesso con gli amichetti di Nova Revija di Lubiana, rivista su cui scrisse anche Tudjman ...
Decisero di lavorare in maniera parallela, sloveni e serbi, alla pubblicazione del memorandum di Belgrado e del numero 57 ...”

Mi stropiccio gli occhi : in Slovenia i nazionalisti serbi? Quali? Seselj? Draskovic? Jovic? Vucinic? Karadzic? Uno più cetnico dell'altro, riuniti coll'"ustascia" (secondo loro) Tudjman? E con l'"antiserbo viscerale" Jansa?
Ma chi sarebbero questi “amichetti di Nova Revija” che ospitava anche scritti di Tudjman?
E scrivevano tutti assieme quale memorandum ? Quello SANU ? E il n. 57 è un numero della Cabala?

Stupefacenti questi tuoi immaginari “NAZIONALISTI”, che meglio sarebbe chiamar cosmopoliti, transnazionalisti, capaci di mettere assieme nazionalisti sloveni, croati e serbi ad un progetto comune…
(Per questa diabolica abilità si possono sospettare solamente gli...ebrei!)

Dubito della tua salute mentale!

Traduco: la Massoneria esoterica giudaica, cosmopolita per natura, pagata dalla Cia e dal Vaticano ma anche da Bin Laden, sotto il numero magico 57 riuniva segretamente nella rivista Nova Revija i suoi membri. Obbiettivo: distruggere la Yugoslavia, l’Europa, la razza bianca (esclusi gli albanesi che sono solo apparentemente bianchi),la chiesa serbo-ortodossa, l’Occidente cristiano (che però è cattolico ...)

Questi deliri scrivili su Stormfront, che lì sono frequenti!

Ma purtroppo diversi allucinati (o alcoolizzati?) di Rifondazione ci credono!(e anche qualche "anarchico"...)

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Non farla tanto complicata
by sempliciotto Thursday, May. 19, 2005 at 10:14 PM mail:

Le cose con gli Sloveni stanno cosi' senza bisogno di complicare con arzigoggoli politichesi:
Dato che non avevano mai un proprio Stato, ma da sempre vassalli di potenze europee,nel 1918 gli si presento' l'occasione di interrompere la servitu' millenaria e si ricongiunsero nel Regno di Yugoslavia assieme ai croati, formando il Regno dei Serbi,Croati e Sloveni sotto la monarchia Serba. La stessa cosa avvenne dopo lo sconquasso della II G.M. nella yugoslavia di Tito.
Li ebbero occasione e tempo di arricchirsi e di prosperare,
finche' un bel giorno "l'Eldorado Europa" li chiamo a se'
ed allora i "furbi" Sloveni credettero di diventare la nuova Svizzera abbandonando la vecchia e problematica casa yugoslava.
Nessuno scrupolo di democrazia e balle del gene e ma SOLO ed ESCLUSIVAMENTE --- INTERESSE (MONEY,MONEY,MONEY)

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maiale
by fascista Thursday, May. 19, 2005 at 11:21 PM mail:

fabio mosca occhio che sappiamo dove abiti maiale fascista!!!

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alla minaccia anonima
by Fabio Mosca Friday, May. 20, 2005 at 12:28 AM mail:

Dimostrazione di come certi "compagni" concepiscono la ..."dialettica marxista"!

Ma ti sei firmato giustamente come FASCISTA! Sedicente rosso, ma sempre fascista sei.

Minacci anonimamente. E bravo! Se tu fossi convinto delle tue idee le esporresti. Ma quali sono le idee di uno come te? Impedire agli altri di scrivere la verità? Impaurirli? Forse sopprimerli?

Dici che sai dove trovarmi: colpiscimi alle spalle allora, nell'ombra, come i killer! Siete in tanti disoccupati dopo la mattanza cui forse hai partecipato...

Una bella conclusione di una discussione su Indy, non c'è che dire...

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Fabio Mosca è un grande antifascista
by antifascista romano Friday, May. 20, 2005 at 2:20 AM mail:

Tranquillo Fabio, su Indy ci sono molti mitomani che urlano minacce a destra e a manca, ma sono del tutto innocui. Forse per quanto riguarda le ultime vicende della ex jugoslavia sei un po' troppo anti-serbo, ma le tue posizioni sono comunque legittime ed inoltre riconosco che hai svolto un encomiabile lavoro contro il revisionismo storico filo-fascista sulle foibe.
L'antifascismo oggi in Italia ha bisogno dei Fabio Mosca!
Continua così, ciao!

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Non te la prendere Mosca
by lasciali perdere Friday, May. 20, 2005 at 2:30 AM mail:

Non te la prendere M...
ceca.jpg, image/jpeg, 250x251

Rilassati con un po' di buona musica eheheh :P

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Su Fabio..
by x antifascista romano Friday, May. 20, 2005 at 8:39 AM mail:

Sbagli quando dici che Fabio e' un' antifascista.
Intanto e' un antiserbo sfegatato e come tale odiando questa etnia puo' essere solo un filo-ustascia e filo-islamico di quelli fanatici, nonche' filo-UCK albanese,il che rispecchia dopo 60 anni il mix di alleanze che si sono formate sotto l'ala dei Nazi di Hitler in Yugoslavia.

I Serbi combatterono contro questa feccia e lui non sa darsi pace !!!

Per quanto riguarda le Foibe, caro antifascista stai prendendo anche tu come tanti italioti di sinistra lucciole per lanterne.

Fabio nel suo sforzo nel combattere il revisionismo sulle foibe - difende i Croati e Sloveni essendo lui stesso un gran simpatizzante di queste due etnie e forse imparentato con loro.
Quindi attento a valutare l'antifascismo di qualcuno !!!
Ti ricordo che anche Mesic, ex alleato di Tudjman si dichiara antifascista e ribalta, come Fabio l'accusa di fascista ai Serbi.

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Un esempio della sua faziosita'
by vero su Fabio Friday, May. 20, 2005 at 10:11 AM mail:

Un piccolo ma significativo esempio come Fabio "tradisce" la sua faziosita':

Piu' sopra nominando il Kosovo (accettato da tutti come la culla delpopolo serbo) lui lo scrive cosi:
COSSOVO !!
Probabilmente usa la sintassi fascista dell'epoca quando i fascisti alleati dei nazisti Albanesi ripulivano il Kosovo dei Serbi resistenti.

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I nazionalisti sloveni e serbi collaborarono
by Per Mosca dal "kafkiano"molto infor Friday, May. 20, 2005 at 1:34 PM mail:

Certamente non lo sai, ma come emerge da CZK Nova Rebija, ad esempio Hribar, e i nazionalisti serbi si incontrano nell'84 per discutere di scrivere in maniera parallela i documenti nazionalisti (Memoradum e Numero 57) e del futuro della Jugoslavia.
Il memorandum di Belgrado doveva inizialmente essere pubblicato a Lubiana, isola "democratica per i nazionalisti.
Su NR scrisse anche Tudjman.

Agli incontri c'era ad esempio Dobrica Cosic.

Nel 1991 invece Kucan e Milosevic ebbero un incontro separato ... o no?

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Aggiunta
by Nonationalism Friday, May. 20, 2005 at 1:42 PM mail:

Mosca, non ti conosco, ma non sai neanche cos'è il numero 57 di NR ... di Slovenia e nazionalismo, poco ma sicuro non sai un cazzo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Ecco la spiegazione
by dietrologo Friday, May. 20, 2005 at 2:11 PM mail:

Ecco a cosa aspiravano i Kosovari Albanesi dell'UCK.

Milosevic li stava fermando, ma la NATO e' intervenuta in loro favore bombardanto i civili yugoslavi.


Adnkronos) - I piu' importanti canali europei del traffico di eroina, cocaina ed anfetamine erano gestiti dal boss del narcotraffico arrestato oggi dalle Fiamme Gialle attraverso una finta societa' di import-export con sede in Bulgaria. Cio' sino dagli anni settanta. La sua successiva ascesa al controllo del narcotraffico continentale era coincisa con la caduta in disgrazia della famiglia kosovara dei Shabani, regina sino a quel momento del mercato europeo della droga. Il boss macedone era cosi' riuscito a mettere le mani sul cosiddetto "Triangolo d'Oro balcanico" (Kosovo, Albania e Macedonia) a cui si riconducono il 95% delle transazioni europee di cocaina turca.


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vedi che roba sono?
by x antifascista romano Friday, May. 20, 2005 at 11:08 PM mail:

I rozzissimi attacchi cui è soggetto il Mosca dimostrano che il sito è monitorato dalla lobby cetnica-miloseviciana.
La vedova di Arkan è un avvertimento mafioso di gente che l'assassinio lo pratica con disinvoltura.
Sono come nel film di Kosturica: alcool e crimine!
Ha ragioni da vendere, purtroppo, il Mosca.
ha sbagliato a firmarsi (ma sarà poi vera la sua firma?)

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l'"antifascismo" cetnico piace a Bush!
by medaglia USA a Mihailovic Saturday, May. 21, 2005 at 4:02 AM mail:

l'"antifascismo...
bush-mihajlovic.jpg, image/jpeg, 307x400

Il Parlamento di Belgrado ha parificati i cetnici di Mihailovic (fucilato a Belgrado nel '46 come collaborazionista!) ai partigiani. Il 9 maggio all'ambasciata Usa è stata data alla figlia di Mihailovic la massima onorificenza militare. per chi non li conoscesse ecco un documento da stampare e leggere con calma. ----------------------------------------------------------- I Cetnici di Drazha Mihailovic I Cetnici della seconda guerra mondiale furono una formazione irregolare di guerriglieri costituita dai resti della disfatta dell'esercito monarchico jugoslavo che non oppose alcuna seria resistenza all' invasione dell'Asse nell' aprile 1941. Il leader cetnico Kosta Pechanac fu il più pronto e aperto collaboratore coi nazisti . Egli venne incorporato ufficialmente nel governo collaborazionista della Serbia e mise i suoi uomini a disposizione delle autorità di occupazione germaniche. i Ma la figura più nota dei Cetnici fu Dragoljub (Drazha) Mihajlovich, un colonnello dell'esercito monarchico jugoslavo che emerse come leader del movimento cetnico di tutta la Iugoslavia. Il governo iugoslavo in esilio a Londra, nel gennaio del 1942 lo promosse capo dell'esercito, marina ed aviazione. Mihajlovich fu un monarchico devoto e le sue relazioni con le potenze dell' Asse si svolsero in un quadro di complessità e compromessi. Sin dall'inizio l'obiettivo principale dei Cetnici fu di conservare il potere al re serbo e di preservare l'egemonia serba. La resistenza di per sé fu una considerazione secondaria. Molto presto, già nel maggio del '41 , a poco più di un mese dall'invasione dell'Asse, Mihajlovich inviò il suo secondo in comando ,Vladimir Lenac, a incontrare a Belgrado Dimitrije Ljotich, il principale agente filo nazista della Jugoslavia , leader del movimento pan serbo Zbor, apertamente sostenuto dal nazionalsocialismo di Hitler sin dal 35, aiutato finanziariamente sia dagli industriali che dai servizi segreti tedeschi. ii Lenac, che aveva capeggiato il movimento giovanile di Zbor all'università di Zagabria, informò Ljotich dell'interesse di Mihajlovich alla collaborazione e chiese un elenco di nomi di civili che potessero assistere finanziariamente i Cetnici. iii Nell' agosto del 1941 i rapporti tedeschi annotavano che la sollevazione era formata in maggioranza da comunisti (Partigiani) , mentre i nazionalisti serbi (Cetnici) evitavano deliberatamente il confronto con i tedeschi. In un rapporto inviato a Berlino l'11 settembre, piu' di cinque mesi dopo l'occupazione nazista , Felix Benzler , del ministero degli affari esteri tedesco in Serbia scrisse che all'epoca non c'erano state battaglie fra forze germaniche e Cetnici .iv Il 29 agosto, il giorno in cui il generale Milan Nedich formò il suo governo collaborazionista , lo stesso Nedich inviò un messaggio a Mihajlovich con l'offerta di collaborazioine contro i partigiani . In risposta Mihajlovich inviò una delegazione che si incontrò con Nedich . Nel dopoguerra Nedich testimoniò che le condizioni di collaborazione di Mihajlovich erano : creare un fronte comune contro i Partigiani non solo in Serbia ma anche in Bosnia e Montenegro ; essere riconosciuto ufficialmente dalle autorità tedesche ; ed infine ricevere denaro per le paghe degli ufficiali . Mihajlovich ricevette il denaro ed i tedeschi approvarono. v Sebbene non risulti alcuna operazione militare congiunta fra Cetnici e nazisti sino verso la fine del 41, gli sforzi di Mihajlovich per stabilire una cooperazione con i tedeschi colpirono così favorevolmente il capitano Josef Matl della Abwehr (intelligence militare germanica) che verso la fine di ottobre Matl mise a rapporto che i Cetnici di Mihajlovich si erano messi a disposizione della Wermacht . vi A metà novembre del '41 la richiesta di Mihajlovich di incontrare il comando militare germanico venne accolta. vii La delegazione tedesca venne guidata dal colonnello Kogart, assistente in capo dello staff del comando militare della Serbia. Guidava la delegazione cetnica Mihajlovich che promise di continuare la lotta contro i Partigiani e ribadi' che le sue forze non avrebbero mai attaccato i tedeschi. Egli richiese ai tedeschi 20000 fucili, 200 mitragliere pesanti, 2000 mitragliatrici, 100 mortai, 100000 bombe a mano e 20 mila uniformi e stivali jugoslavi. Propose pure il ritiro dei tedeschi a Nish e Belgrado, mentre i suoi Cetnici avrebbero assicurato tutte le comunicazioni e le strade nella Serbia interna. Copie dattiloscritte di queste richieste vennero preparate sia per i tedeschi che per il capo dei collaborazionisti serbi, generale Milan Nedich. viii Durante l'incontro Kogart e Mihajlovich concordarono che il loro comune nemico erano i partigiani. Kogart però dichiarò che i suoi Cetnici non godevano la stessa fiducia degli altri collaborazionisti che si erano schierati sin dall'inizio con i tedeschi, avendo promosso una lotta aperta contro la Wehrmaht . Mihajlovich protestò che " egli non aveva mai emanato l'ordine di attacco alle forze germaniche. Tutti i suoi ordini erano diretti ad evitare la lotta tranne nel caso che i suoi uomini fossero stati attaccati dai tedeschi. Cosi' era stato sino al momento, e così sarebbe stato in futuro." ix Allora Kogart mostrò molte fotografie di corpi mutilati di soldati germanici uccisi vicino Kragujevac nell'ottobre del 41. Il loro peni erano stati tagliati e messi nella bocca - una tipica forma di mutilazione praticata dai Cetnici . Kogart riteneva che per la responsabilità di questi crimini fosse di Mihajlovich, il quale cercò di scaricare la colpa sui partigiani senza riuscire a convincerlo. A quel punto Mihajlovich ammise che i suoi uomini potessero essere responsabili, ma che egli era ignaro sia dell'attacco che delle mutilazioni . Kogart rispose:" ciò non diminuisce la vostra responsabilità come comandante. Siete voi il responsabile per i crimini commessi dai vostri subordinati." x Quindi l'incontro di metà novembre si concluse con un fallimento, ma non fu l'ultima apertura di Mihajlovich all'Asse. Mentre Mihajlovich stava offrendo ai nazisti di combattere contro i Partigiani di Tito, offriva contemporaneamente a Tito di cooperare contro i tedeschi nei negoziati faccia a faccia durati dal 19 settembre al 26 ottobre del '41.xi Nella realtà storica mantenne la sua parola solo con i nazisti. Il 5 dicembre del '41 l'insurrezione antinazista guidata dai Partigiani in Serbia fu schiacciata dalle operazioni militari congiunte di molte formazioni serbe (i Cetnici di Kosta Pecanac, i Cetnici di Draza Mihajlovich, i volontari di Dimitrije Ljotich, e speciali distaccamenti leali al presidente Milan Nedich), assieme al corpo russo (composto da espatriati antibolscevichi e filonazisti), a truppe tedesche ed a forze ungheresi. Malgrado le relazioni cetnico-germaniche fossero talvolta tese, le due parti collaborarono largamente per la maggior parte della guerra. Da metà novembre del '43 sino al '44 , cioè sino al ritiro tedesco dalla Serbia, su metà del territorio della Serbia vigeva un accordo d' armistizio cetnico-germanico. xii Durante l'agosto del '44 in un incontro segreto , Nedich accordò a Mihajlovich 100 milioni di dinari per le paghe ed appoggiò la sua richiesta ai tedeschi di armi e munizioni , che furono tosto fornite. xiii Il 6 settembre del '44 Nedich e Mihajlovich formalizzavano l'unificazione del comando di tutti i Cetnici , della Guardia Serba di Stato, dei Corpi Volontari Serbi di Ljotich, e della Guardia Confinaria serba. xivDurante la ritirata nell'ottobre del '44 dalla Serbia i tedeschi presero con sè i serbi leali a Nedich,Ljotich e Mihajlovich secondo i piani stabiliti già da mesi. xv xvi La legazione tedesca in Belgrado riforni' i passaporti ai Cetnici di Mihajlovich. xvii xviii. I sostenitori di Mihajlovich hanno sempre giustificato la passività dei Cetnici e i loro accomodamenti con i tedeschi come un tentativo di salvare i serbi dalle rappresaglie tedesche. Ma la collaborazione dei Cetnici coll'Asse avvenne anche quando le vite dei serbi non erano in pericolo.Per esempio nel Montenegro occupato dagli italiani dove non c'era persecuzione etnica contro i serbi, i Cetnici collaborarono ampiamente cogli italiani col proposito primario di integrare il Montenegro come parte di una Grande Serbia. xix Nella Krajna serba in Croazia il pope e comandante cetnico Momcilo Djuich fu costantemente in contatto radio con Mihajlovich il quale a sua volta gli dava istruzioni di collaborazione con gli italiani. xx In seguito alla resa dell'Italia nel settembre del 43 alcuni dei suoi Cetnici disertarono o raggiunsero il movimento partigiano in rapida crescita, ma la maggioranza, alcune migliaia, iniziarono a collaborare con i tedeschi. Questa nuova alleanza cetnico-nazista fu rinforzata quando, in una trasmissione a onde corte il 19 novembre del 43, Mihajlovich ordinò a Djuich di collaborare con i tedeschi, aggiungendo che egli non lo poteva fare apertamente " a causa dell' opinione pubblica". xxi Diversamente dagli italiani,i tedeschi furono cauti con Djuich. Vedendosi indebolito di fronte al padrone dell'Asse, Djuich iniziò a coltivare legami diretti col movimento filo nazista Zbor di Dimitrjje Ljotich. xxii Dalla fine del 44, per le vittorie conseguite dal crescente movimento partigiano e la progressiva demoralizzazione delle sue truppe, Djuich chiese urgentemente ai tedeschi per sè ed i suoi cetnici il permesso di rifugiarsi nella Slovenia sotto controllo tedesco. Quando le autorità germaniche di Zagabria rifiutarono il permesso , Ljotich , allora insediatosi in Slovenia,andò personalmente a Vienna per intercedere a favore di Djuich . xxiii Alla fine Djuich ed i suoi seimila Cetnici scapparono in Slovenia con l'aiuto tedesco . xxiv Verso la fine della guerra Djuich venne catturato dagli Alleati. Gli inglesi provarono a persuaderlo di combattere contro i tedeschi per redimersi, ma egli rifiutò .xxv Le radici ideologiche del movimento cetnico In un certo numero di studi si sostiene che i Cetnici siano stati soprattutto una forza di resistenza solidamente collegata agli Alleati, ma questi lavori danno un'immagine incompleta del movimento cetnico.xxvi Durante la seconda guerra mondiale i Cetnici funzionarono come strumenti della politica di stato serba di genocidio, accettati largamente dalla leadership politica e intellettuale in Serbia. L'ideologia cetnica fu elaborata nel Memorandum " Serbia omogenea " di Stevan Moljevich (datata il 30 giugno del '41, due mesi dopo che il suo autore entrò nel Consiglio Esecutivo del Comitato Nazionale Cetnico e divenne principale consigliere di Mihajlovich). xxvii Il documento propugnava la creazione di un territorio serbo etnicamente puro, anche laddove i serbi costituivano una esigua minoranza, e stabiliva che " i serbi debbono avere l' egemonia sui Balcani." Sebbene scritto a due mesi e mezzo dall'occupazione tedesca, ciò che pianificava il documento era l'espansione territoriale, non una resistenza. In linea con questo Memorandum un direttivo cetnico del 20 dicembre del 41 specificava che il loro obiettivo era una grande Serbia " etnicamente pura ", consistente della Serbia, Macedonia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Vojvodina, " ripulita (la Grande Serbia).. di tutte le minoranze nazionali... "xxviii Il movimento cetnico rappresentò una continuità con la principale politica culturale nazionale serba sia negli obiettivi ( l'espansione della Serbia e l'assimilazione o eliminazione delle popolazioni non serbe) che nei metodi (terrore e genocidio). Perciò le idee estremiste, gli individui e le organizzazioni nella vita pubblica serba erano influenzate principalmente da questa corrente di pensiero, la grande corrente serba. L'ideologia di una Serbia etnicamente omogenea ed espansa territorialmente era già stata codificata nel 1844 dal ministro degli interni serbo Ilija Garashanin (1812-1874). xxix In un memorandum segreto intitolato il Progetto (Nacertanije), egli formulò una politica estera di lungo termine in cui la Serbia sarebbe cresciuta attraverso la conquista di terre già abitate da bulgari, macedoni, albanesi, montenegrini, bosniaci, ungheresi e croati. xxx Le idee di questo progetto colpirono l'immaginazione di intellettuali, politici, esponenti religiosi della Serbia ed hanno dominato l' agenda politica nazionale serba sino a oggi. xxxi Sin dal 1840 il ministro Garashanin iniziò a organizzare reti di gruppi segreti di rivoluzionari in Bosnia e più tardi nelle vicine province ottomane (Sandjak, Kossovo, Macedonia) e nelle province austroungariche (Croazia e Vojvodina ). xxxii Nel 1866 formò la gioventù serba unita per riunire i più militanti fra gli agenti ed i rivoluzionari nelle terre contese. xxxiii La gioventù serba unita perse il suo sponsor nel 1867, quando Garashanin perse il potere . Nel 1871 fu fondata a Cetinje (allora capitale del Montenegro) una organizzazione militante della grande Serbia, l' associazione per l'unificazione serba , col proposito di organizzare un insurrezione nella Bosnia-Erzegovina, obiettivo primario per l'acquisizione territoriale serba. xxxiv Siccome questi gruppi realizzarono relativamente poco, fu fondata nel 1903 una nuova organizzazione terroristica segreta , composta da ufficiali dell'esercito serbo- la Mano Nera - che avrà un impatto storico molto maggiore. La prima realizzazione della Mano Nera fu l'assassinio del re serbo Alessandro Obrenovich, perpetrato a causa delle relazioni amichevoli con l'Austria Ungheria , politica considerata incompatibile con l'obbiettivo di annettere alla Serbia i territori austroungarici . xxxv Per il fallimento dell'Obrenovich nel sostenere la Grande Serbia ,un gruppo di ufficiali serbi irruppe nella camera da letto del palazzo reale , pugnalarono il re e la regina a morte, tagliarono loro le dita per rubare gli anelli, e gettarono i loro corpi mutilati dalla finestra . Il leader della Mano Nera era il colonnello Dragutin Dimitrijevich, noto come Apis, che giocherà più tardi un ruolo preminente nella assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando nel 1914. xxxvi La Mano Nera attentò pure alla vita di re Nicola del Montenegro, ma senza successo. Nel 1911 la Mano Nera si costituì formalmente sotto il nome di Unificazione o Morte. Il suo distintivo era formato da un teschio con le ossa incrociate, un pugnale, una bomba e una fiala di veleno. xxxvii NOTE BIBLIOGRAFICHE. i Jozo Tomasevich .War and revolution in Yugoslavia 1941-1945 : The Chetniks (Stanford :Stanford University Press , 1975 ) pag.108 ii Slavko Odich e Slavko Komarica in Noch u magla : Gestapo u Jugoslaviji (Notte e nebbia :la Gestapo in Jugoslavia ) (Zagabria : Centar za informacije i publicitet ,1977 ) pag. 40-47 iii -Boshko N.Kostich in Za istoriju nashih dana : Odlomci iz zapisa za vreme okupacije ( Per la storia dei nostri giorni :frammenti di appunti presi durante l'occupazione ) Lilla , Francia :Jean Lausier , 1949 )pagg.32-36 -Matteo J. Milazzo in The Chetnik Movement and the Yugoslav Resistance ( Baltimora :John Hopkins University Press , 1975) pag. 16 iv Archivi Nazionali di Washington DC , microcopia T-120,roll 200,frame 153419 Christofer R. Browning in Fateful months : essay on emergence of the final solution (Mesi fatali : saggio sull'emergenza della soluzione finale) New York : Holmes and Meier ,1985) ,pagg.42-43 v Archivi del Ministero dell'interno della Serbia , interrogatorio di Milan Nedich del 9 gennaio 1946 ed Archivi dell'Istituto storico militare di Belgrado , archivio Nedich ,doc.1-16, fascicolo 7-1 ,interrogatorio di Milan Nedich in prigione come riprodotti nel libro di Andjelka Cvijich e Milenko Vasovich Milan Nedich : zhivot, govori, saslushanja (M.N. vita, discorsi ed interrogatorio) pagg.223-231, vedere specialmente pag. 227 ; citato pure da Milan Borkovich in Kontrarevolucija u Srbiji .Quislingshka uprava 1941-1944. Knjiga II (Controrivoluzione in Serbia .L'amministrazione Quisling 1941-1944.libro II) (Balgrado :Sloboda 1979)pag.212 vi Archivi Nazionali di Washington (N.A.), microcopia T314,roll 1457, frames 1110-12 vii Per la corrispondenza fra Mihajlovich e le autorità militari germaniche sui preparativi dell'incontro di metà novembre 1941 e la documentazione sull'incontro vedere N.A. microcopia T 314, roll 1457, frames 1110-12, 1314-21,1338. viii Le fonti differiscono in quale dei casi si è tenuto l'incontro di Mihajlovich coi tedeschi , se l'11 novembre 1941 o molti giorni dopo. Vedere Borkovich (1979),vol.1 pag. 219 . Per un resoconto dettagliato dell'incontro di Mihajlovich coll' Abwehr e la Wehrmacht nel villaggio di Divci (presso Valjevo) consultare Borivoje M.Karapandjich in Gradjanski rat u Srbiji (1941-1945) (Guerra civile in Serbia-1941-1945) (Cleveland,Ohio :stampato da Buchdruckerei Dr. Peter Belej, Munchen 1958 ) pagg.128-157 . Questa fonte cita i resoconti scritti dei partecipanti all'incontro , compreso quelli del colonnello cetnico Branislav J.Pantich e del capitano dell'Abwehr Josef Matl. ix Karapandjich (1958) pag.143 x Karapandjich (1958) pagg.128-157 xi Ilija Jukich,The fall of Yugoslavia (New York , Harcourt Brace Jovanovich,1974) pagg.104-105 , 108 ; -Borkovich (opera già citata) (1979),vol 1,pag.219; -Fred Singleton , Twentieth-century Yugoslavia (NewYork :Columbia University Press , 1976 )pagg.93-94 xii Tomasevich (1975),pagg.323-325. xiii Archivi del Ministero dell' Interno della Serbia a Belgrado , non catalogato , minute dell' interrogatorio di Milan Nedich datato 3 febbraio 1946 ed Archivi dell' Istituto Storico Militare di Belgrado ,numero 19 , fascicolo 7 ,box 1 , dichiarazione di Dragi Jovanovich durante l'audizione , come citato dal Borkovich (1979), vol.2, pag . 332 xiv Kostich (1949) pag.164 ;Petar Martinovich-Bajica in Milan Nedich ( Chicago :The first American Serbian Corporation ,1956 ),pag. 367 xv Archivi del Vojnoistoriski Institut Beograda (VIB) ( Istituto Storico Militare di Belgrado) , archivio Nedich ,(AISMB), doc. n.2/2,fascicolo 2 , bow 164 , come citato in Borkovich (1979),vol.2 pag.347 xvi Il 17 agosto 1944 il Comandante Supremo del SudEst ed il governo Nedich discussero sui preparativi per l'eventuale ritirata dei tedeschi e dei collaborazionisti serbi .Vedere N.A. di Washington, microcopia T-312,roll 780, frames 371746, 371754. xvii Voinoistoriski Institut Beograda (VIB) doc.n.2/2,fascicolo 2, box 164,come citato in Borkovich (1979),vol 2 pag.347. xviii Il 17 agosto 1944 il Comandante Supremo del Sud Est ed il governo Nedich discussero sui preparativi per l'eventuale ritirata dei tedeschi e dei collaborazionisti serbi. Vedere N.A. di Washington , microcopia T-312, roll 780, frames 371746, 371754 xix Per le relazioni fra italiani e cetnici vedere Milazzo (1975), pagg.42-69. xx Djuich si vantò di essere il comandante più obbediente a Mihajlovich. Djuich , citato da Milo Gligorijevich in Sbija na Zapadu (la Serbia in Occidente ) (Belgrado : Politika 1991 ) pag. 138. xxi Tomasevich (1975),pag.329 nota 17 ; Stefanovich (1984),pag.307. xxii Milazzo (1975),pagg.163-165. xxiii Kostich (1949),pag.187 ; Milazzo (1975) pagg.178-179 ;Stefanovich (1984)pag. 307. xxiv Kostich (1949)pag.190. xxv Djuich citato in Gligorijevich (1991) pag.153. xxvi Kirk Ford ,OSS and Yugoslav Resistance 1943-1945 (L'OSS e la resistenza jugoslava dal 43 al 45) ( College Station :Texas A&M University Press 1992) Milija M.Lashich-Vasojevich Enemies on all sides :the fall of Yugoslavia (namici da tutti i lati : La caduta della Jugoslavia) (Washington D.C.;North American International , 1976)pagg.252-253; Lees (1990);Alex N.Dragnich ,Serbs and Croats : the struggle in Yugoslavia ( Serbi e Croati : la lotta in Jugoslavia) (New York: Harcourt Brace Jovanovich,1992 )pagg.100-115;Martin (1946);Jukich (1974). xxvii Vedere Tomasevich (1975) pagg. 166-169. xxviii Zbornik dokumenata i podataka o narodnooslobodilachkom ratu jugoslovenskih naroda (Collezione di documenti e dati sulla guerra di liberazione dei popoli della Jugoslavia) (Belgrado : Vojnoistoriski Institut 1981) vol.14 libro I ,pagg.1-7.Questa direttiva è citata pure in Tomasevich (1975) a pag.170.Esiste una questione se la direttiva cetnica sia stata scritta da Mihajlovich stesso o da un suo subordinato che dimenticò il nome del leader.In entrambi i casi non vi sono indicazioni che Mihajlovich abbia disapprovata questa direttiva . Riguardo la paternità di questa direttiva vedere Noel Malcom in Bosnia : a short History (Londra : Macmillan 1994) a pag. 179 . Di fatto la direttiva cetnica del 20 dicembre 1941 rifletteva il pensiero di Mihajlovich. Nel dicembre 1941 Moljevich scrisse una lettera al dott. Dragisha Vasich ,un intellettuale di Belgrado che aveva raggiunto lo staff di Mihajlovich nell'estate . Reiterando il tema della "Serbia omogenea" Moljevich proponeva di impossessarsi di porzioni sostanziali di territorio croato e "ripulire il territorio di tutti gli elementi non serbi" specificando che occorreva "pulire il territorio immediatamente , prima che qualcuno si organizzi ". Moljevich continuava "riguardo ai mussulmani il nostro governo a Londra dovrebbe risolvere immediatamente la questione colla Turchia , facendosi aiutare dall'Inghilterra". Su questo documento appare una nota scritta a matita autografa di Mihajlovich "completamente vero" assieme all'istruzione "avanti al dott. Vasich" . Ristampato in Zbornik dokumenata (1981) vol.14,libro 1 , pagg. 101-103. xxix Michael Boro Petrovich,History of modern Serbia 1804-1918 ( New York : Harcourt Brace Jovanovich ,1976) pagg. 230-235 ; Ivo Banac ,The national question in Yugoslavia :origins , history , politics (Ithaca, New York : Cornell University Press 1984) pagg.82-84 ; Paul N.Hehn Origins of modern panserbism -The 1844 Nachertanje of Ilija Garashanin :An analysis and translation su East european quarterly vol 9, n.2,1975,pagg.153-171. xxx Nachertanje apparve per la prima volta in forma non abbreviata in M.Vuchkovich"Program spoljne politike Ilije Garashanina na koncu 1844 godine" (Programma di politica generale di Ilia Garashanin alla fine dell'anno 1844) sul Delo di Belgrado vol. 38 ,1906, pagg.321-336. Per consultare il testo completo in lingua serba di Garashanin vedere Izvori velikosrpske agresije ( Le radici dell'aggressione grandeserba) ( Zagabria: August Cesarec & Sholska knjiga ,1991) a cura di Bozhe Chovich, pagg.65-71. Per consultare la traduzione in inglese ,sempre a cura di Bozhe Chovich, Roots of serbian aggression (Zagabria: Centar za strane jezike 1993) pagg.68-82.Vedere pure Hehn (1975) pagg.153-171. Il 26 ottobre 1990 Nachertanje è stato ristampato in Pogledi di Kragujevac , la rivista della Srpska narodna obnova (Rinnovamento Nazionale Serbo),l'ala politica della milizia cetnica della Aquile Bianche,il gruppo paramilitare che persegue l'obbiettivo della purezza razziale dei serbi. xxxi Hehn (1975) pagg.153-169. Vedere pure Aleksa Djilas, The contested country:Yugoslav unity and communist revolution 1919-1953 (Cambridge: Massachusets Harvard University Press, 1991),pag 29. xxxii Vasa Chubrilovich, Istorija politichke misli u Srbiji XIX veka, (Storia del pensiero politico in Serbia nel XIX secolo) (Belgrado:Prosveta, 1958),pag. 340. xxxiii Chubrilovich (1958),pag. 333 xxxiv Chubrilovich (1958),pag. 333-336,342. xxxv L'Impero asburgico incorporò la Bosnia Erzegovina ed il Sangiaccato nel 1878.L'accettazione di questo fatto da parte del re serbo Alessandro Obrenovich frustrò l'idea della Grande Serbia che avrebbe dovuto estendersi sino all'Adriatico incorporando Montenegro, Sangiaccato e Bosnia Erzegovina.Coll'ascesa al trono di Pietro I Karageorgevich gli ufficiali dell'esercito ottennero in larga misura soddisfazione in politica estera : Pietro I prese una posizione filorussa e peggiorò le relazioni coll'Austria-Ungheria contribuendo allo scatenamento della I Guerra Mondiale. Vedere Edward Crankshaw,The fall of the house of Habsburg (New York: Penguin, 1963),pagg.371-389. xxxvi Vedere Fred Singleton, A short history of the yugoslav peoples,(Cambridge-Melbourn-New York: Cambridge University Press,1985),pagg.115-116; Crankshaw (1963),pagg.378-379; Banac (1984),pag.110 ; Bogdan Denitch,Ethnic nationalism.The tragic death of Yugoslavia (Minneapolis:University of Minnesota Press,1994),pag.174. Successivamente la Mano nera rifiutò di accettare il nuovo re come proprio comandante supremo. Pietro I la temeva ed organizzò a sua volta la Mano Bianca (Bela Ruka) composta a sua volta di fanatici ultranazionalisti delle forze armate.Vedere Banac(1984),pag.146. xxxvii Ciò è descritto nell'art. 34 dello Statuto dell'Organizzazione Ujedinjene ili smrt (Unificazione o morte):vedere in Chovich(1993),pag.140

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La discussione
by Ettore Saturday, May. 21, 2005 at 12:14 PM mail:

è scaduta anche a causa dei soliti nazionalisti, in salsa italo + jugoslava ...
Personalmente ho fatto notare la disinformazione sul nazionalismo in Slovenia, che è stato determonante nella disgregazione ex - Jugo (vedi post su numero 57)
Da internazionalista dico che chi prende le parti sulla base etnica e non politica davvero stia alla larga ...
Non a caso la solidarietà alle proteste arriva in Slovenia dagli anarchici, che per fortuna difendono l'internazionalismo ...
Evitiamo post patetico/nazionalisti che non sono peraltro in tema ...

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x ettore
by fabio Saturday, May. 21, 2005 at 3:57 PM mail:

"...Personalmente ho fatto notare la disinformazione sul nazionalismo in Slovenia, che è stato determonante nella disgregazione ex - Jugo (vedi post su numero 57)..."

potresti essere meno ermetico?
mai sentito però di meeting sul N.57...
ne di bombardamenti, fosse comuni, stupri di massa, deportazioni, città e villaggi distrutti e lagher in Slovenia.
ma forse ero distratto!


è da un po che sento dare alla Slovenia la colpa della dissoluzione della Jugoslavia. però l'accusa viene dai difensori di Milosevic e Seselj.
non sapevo che anche gli "anarchici" sono su quella posizione..."internazionalista"!

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x Mosca il pirla
by eccoti accontentato! Sunday, May. 22, 2005 at 7:54 AM mail:

A group of intellectuals wrote a manifesto in 1980 which criticised the periodicals of that time (Modernity Magazine , Sodobnost , Literatura and Dialogues) and the first issue of the new magazine appeared in 1982 as a persistent voice of intellectual scepticism and freedom.

In 1987, a legendary issue of Nova revija, No. 57 brought 'Contributions to the Slovenian National Program' in which the crucial question of how Slovenian civil society and its political state should be organized within the framework of a democratic republic was tackled. Nowadays Nova revija publishes four periodicals alongside Nova revija - Phainomena, Poligrafi and But .

In the 90s Nova revija started a book programme and in the intervening period has published over 170 titles, among them theory translations (Heidegger, Merlo Ponty, Dilthey, prose translations (Camus, Kundera) and also selected Slovene classic and contemporary poetry and prose. The Nova revija Club is a discussion place of political opposition.

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Le menzogne di Fabio Mosca
by За краљ&# Sunday, May. 22, 2005 at 3:45 PM mail:

Il signor Fabio Mosca è diventato insostenibile con le sue orrende menzogne sui Cetnici. Il suo odio anti-serbo trasforma chiunque appartenga a quel valoroso popolo in un criminale.

Innanzitutto è semplicemente vergognoso paragonare i Cetnici agli Ustascià, primo: perché la ferocia e le atrocità commesse dai secondi non hanno paragoni, secondo: perché i Cetnici inizialmente combatterono i nazifascisti e solo in un secondo tempo fecero alcune alleanze tattiche con i tedeschi per combattere i partigiani comunisti ( perché i Cetnici erano monarchici ) mentre gli Ustascià non hanno mai combattutto i nazifascisti, ma sono sempre stati loro alleati ed hanno contribuito ai loro massacri e ai loro orrori ed era ben nota la loro disumanità, erano famose le collane fatte di occhi e di orecchie che avevano al collo i fascisti croati in questione.

Intoltre non c'erano affinità ideaologiche tra nazifascisti e Cetnici, le affinità ideologiche c'erano tra nazifascisti e Ustascià semmai. Ricordo che i militanti dell'IRA, molti dei quali erano antifascisti che avevano combattutto nella guerra di Spagna dalla parte dei Repubblicani, avevano le loro basi a Berlino durante la seconda guerra mondiale e a volte collaboravano con i tedeschi in funzione anti-inglese.
Stessa cosa facevano i sionisti del Lehi In Palestina, Avrham Stern, il noto terrorista ebraico, propose ai nazifascisti un alleanza strategica in funzione anti-inglese e inviò una delegazione in Turchia per proporre il documento d'alleanza alle autorità tedesche.
C'è anche il caso di Chandra Bosè, patriota indiano che formò delle divisione indiane nell'esercito giapponese per combattere gli inglesi.
Come vede, caro signor Mosca, la realtà non è in bianco e nero e spesso veleva la regola : il nemico del mio nemico è mio amico, c'è poco da fare.

Questo per spiegare che un paragone Cetnici-Ustascià è semplicemente improponibile e solo chi è accecato da malafede o da odio anti-serbo può giungere a tale equiparazione.

Ho fatto poi una ricerca su Fabio Mosca e mi pare che egli abbia una certa ammirazione per il dittatore fascista Mussolini e lo consideri un po' un "dittatore benigno che in fondo non ha ammazzato nessuno", chissà se Mosca è al corrente delle migliaia di Etiopi trucidati dai gas italiani e dei 40.000 libici messi nei lager fascisti da Graziani.
Si legga qualche libro di Angelo Del Boca, il Mosca..
Forse magari pensa anche che gli italiani si siano comportati bene nei Balcani...mah, per Mosca i "cattivi" di turno sono solo i Serbi...

Ah..un'ultima cosa, le autorità americane avevano già premiato Mihailovic con la "Legione di Merito", grande onoreficenza, per il fatto che i Cetnici avevano contribuito al ritorvamento di 500 aviatori americani che si erano schiantati in Yugoslavia, ma il riconoscimento postumo, fatto da Truman, fu tenuto segreto per non irritare l'allora presidente Tito.

ciao ciao

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grazie del "pirla", ma...
by Fabio Mosca Sunday, May. 22, 2005 at 4:24 PM mail:

credo che la rivista Nova Revija non sia per niente influente sul decorso degli avvenimenti tragici seguiti alla presa del potere di Milosevic in poi a Belgrado.

Quali erano gli strumenti che avevano gli intellettuali sloveni, croati e serbi, si pure "nazionalisti" (meglio sarebbe chiamarli SECESSIONISTI che è altra cosa), che hanno scritto sulla rivista, per dissolvere la Federativa, oltre che la penna?
Può essere stato il laboratorio che ha ispirato la leadership politica (allora esclusivamente comunista) delle repubbliche a procedere verso lo scioglimento di una federazione creata con premesse non pèiù attuali.

Non fu un colpo di Stato a realizzare quell'idea secessionista in Slovenia ( e poi in Croazia), ma un REFERENDUM al quale oltre il 90 % della popolazione votò per la secessione.
La secessione d'altronde era UN DIRITTO sancito dall'art.1 della Costituzione, e non un atto sovversivo.

Alla base dell'accusa di sovversione sta un'idea rezionaria: la libertà d'espressione è una minaccia per la società.
Idea reazionaria da Santa Alleanza di Metternich!
Anche nell'Ottocento gli scrittori che propugnavano l'autodeterminazione delle nazioni erano considerati sovversivi e terroristi (Garibaldi, Mazzini...)e venivano perseguitati...L'Italia però s'è formata lo stesso, a cominciare dalla rivoluzione del 1848!

Ne deduco che la repressione manu militari tentata e fallita in Slovenia - e invece proseguita nelle altre Repubbliche secessioniste (sempre a seguito di democratici referendum!)- fu ispirata da una classe politica e militare metternichiana di Belgrado.

Essa si violava l'art.1 della Costituzione, e dimostrò platealmente a Vukovar che aveva in massimo disprezzo ogni diritto umano, dal diritto all'inviolabilità della persona e della sua proprietà , ai confini repubblicani ratificati da tutti i parlamenti durante i quarant'anni della federazione...
Anche Milosevic proclamò in un primo tempo la "secessione" della Serbia, ma poi, accortosi che poteva tentare di allargare i confini annettendo le enclves serbe per formare una Grande Serbia, preferì conservare il nome di Jugoslavia per continuare ad essere riconosciuto internazionalmente e, fingendo di difenderla, creare di fatto la Grande Serbia.

Se avesse proclamata la secessione avrebbe dovuto rispettare i confini così com'erano stati concordati durante la federazione.

Che degli anarchici possano essere d'accordo con questa visione reazionaria, metternichiana, cinica, lo considero una perversione del pensiero anarchico, da quello di Bakunin (acerrimo nemico degli Imperi, zarista, guglielmino, francese e asburgico) a quello di Errico Malatesta (acerrimo nemico dell'Italia centralizzata, come fu realizzata dai Savoja). Erano entrambi federalisti, ma democratici. Avrebbero entranbi approvata la federazione VOLONTARIA CON DIRITTO DI SECESSIONE com'era la Jugoslavia di Tito, ma avrebbero entrambi criticato la mancanza di questo diritto per l'unico popolo non slavo, annesso colla forza nel 1912 al Regno di Serbia, gli albanesi del Kosovo (o Cossovo che fa lo stesso!)

Questa critica la fece però una delle migliori figure del comunismo internazionalista, Ante Ciliga, uno dei fondatori del Partito Comunista Croato e poi Jugoslavo (imprigionato da Stalin nel '30, espulso nel '36, esule a parigi, imprigionato dagli ustascia a Jasenovac, e infine esule a Parigi dal '45 da Tito allora fedelissimo di Stalin) .

In CRISI FINALE DELLA JUGOSLAVIA DI TITO scritto nel non sospettabile 1973, previde che la mancanza dello stesso diritto per il Kosovo (o Cossovo!) avrebbe fatta crollare la federazione! E COSI' E' STATO!!!!

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x il cetnico
by Fabio Sunday, May. 22, 2005 at 8:12 PM mail:

x il cetnico...
cetnici_collaborazionisti.jpg, image/jpeg, 560x380

Eccoti un'immagine del loro "antifascismo" sul quale
ho postato già un documento corredato di note.
Smentisci quel documento e quelle note e non prendertela con me!
E' storia.
Dei cetnici, oggi in Italia, parlano bene solo i fascisti occupatori della Jugoslavia, come Ajmone Finestra, per il loro collaborazionismo.
Leggiti le lodi che ne ha fatto sul suo DAL FRONTE JUGOSLAVO ALLA VAL D'OSSOLA (dal quale ho tratto quell'immagine)

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x Fabio
by За краљ&# Monday, May. 23, 2005 at 12:04 AM mail:

x Fabio...
dmihailovic_poternica.jpg, image/jpeg, 462x641

A parte il fatto che lei non ha smentito nulla di ciò che ho detto, vorrei mostrarle questo "avviso" dei tedeschi affisso nel 1943. E' una taglia di 100.000 marchi in oro per chi avesse consegnato il generale Draza Mihailović, da lei tanto esecrato, alle autorità tedesche vivo o morto.

Allora, signor Mosca, è ancora così sicuro delle sue teorie?
Lei dovrebbe scusarsi con tutti i cetnici per le menzogne sparse sul loro conto.

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per За краљ&#
by un altro Monday, May. 23, 2005 at 12:15 AM mail:

non ho seguito bene il vostro discorso e non mi interessa.

Volevo solo chiedere in che lingua è scritto l'avviso dei tedeschi affisso nel 1943, perchè non è tedesco.

Non mi srisulta che i tedeschi scrivessero avvisi in altre lingue senza riportare anche in tedesco la documentazione.

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x altro
by Za kralja i otadžbinu Monday, May. 23, 2005 at 12:24 AM mail:

Secondo te in Serbia la gente conosceva il tedesco?

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bhè non lo metto in dubbio che la gente in serbia non conoscesse il tedesco
by sempre l'altro Monday, May. 23, 2005 at 12:43 AM mail:

ma quelli a cui erano diretti questi avvisi di solito conoscevano la lingua dell'occupante, inoltre ci dovrebbero essere comunque dei documenti al riguardo in tedesco.

Non voglio mettere in dubbio la veridicità dell'avviso, ma perchè visto che sei così informato non trovi anche qualche documento in tedesco?

Io non conosco il serbo e per me quello che hai postato è indecifrabile, non ci si capisce proprio nulla.

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era prima dell'accordo dic.'41!
by Fabio Monday, May. 23, 2005 at 7:52 AM mail:

Sul manifesto MANCA LA DATA che lei nel SUO testo indica nel 1943.
Quel manifesto , se autentico, non può essere che precedente al primo incontro fra Mihailovic e i tedeschi.Cioè al massimo dei primi due tre mesi dell'invasione.
Infatti Mihailovic promise di non rasarsi la barba sinchè il re non fosse ritornato, e così i suoi cetnici.
E NELLA FOTO E'RASATO!

Lei dice infatti:

"...i Cetnici inizialmente combatterono i nazifascisti e solo in un secondo tempo fecero alcune alleanze tattiche con i tedeschi per combattere i partigiani comunisti
( perché i Cetnici erano monarchici ) ..."

senza specificare il limite fra quell'"inizialmente" e quel "secondo tempo.
Nel documento da me postato , che evidentemente lei non ha letto, con tanto di note documentali, c'è scritto:

"...(per Mihailovic) La resistenza di per sé fu una considerazione secondaria. Molto presto, già nel maggio del '41 , a poco più di un mese dall'invasione dell'Asse, Mihajlovich inviò il suo secondo in comando ,Vladimir Lenac, a incontrare a Belgrado Dimitrije Ljotich, il principale agente filo nazista della Jugoslavia , leader del movimento pan serbo Zbor, apertamente sostenuto dal nazionalsocialismo di Hitler sin dal 35, aiutato finanziariamente sia dagli industriali che dai servizi segreti tedeschi. ii
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ii Slavko Odich e Slavko Komarica in Noch u magla : Gestapo u Jugoslaviji (Notte e nebbia :la Gestapo in Jugoslavia ) (Zagabria : Centar za informacije i publicitet ,1977 ) pag. 40-47.
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(...)

Nell' agosto del 1941 i rapporti tedeschi annotavano che la sollevazione era formata in maggioranza da comunisti (Partigiani) , mentre i nazionalisti serbi (Cetnici) evitavano deliberatamente il confronto con i tedeschi.
In un rapporto inviato a Berlino l'11 settembre, piu' di cinque mesi dopo l'occupazione nazista , Felix Benzler , del ministero degli affari esteri tedesco in Serbia scrisse che all'epoca non c'erano state battaglie fra forze germaniche e Cetnici .iv
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iv Archivi Nazionali di Washington DC , microcopia T-120,roll 200,frame 153419 Christofer R. Browning in "Fateful months : essay on emergence of the final solution (Mesi fatali : saggio sull'emergenza della soluzione finale) New York : Holmes and Meier ,1985) ,pagg.42-43
------------------------------------------------------------
Il 29 agosto, il giorno in cui il generale Milan Nedich formò il suo governo collaborazionista , lo stesso Nedich inviò un messaggio a Mihajlovich con l'offerta di collaborazioine contro i partigiani . In risposta Mihajlovich inviò una delegazione che si incontrò con Nedich . Nel dopoguerra Nedich testimoniò che le condizioni di collaborazione di Mihajlovich erano : creare un fronte comune contro i Partigiani non solo in Serbia ma anche in Bosnia e Montenegro ; essere riconosciuto ufficialmente dalle autorità tedesche ; ed infine ricevere denaro per le paghe degli ufficiali . Mihajlovich ricevette il denaro ed i tedeschi approvarono. v
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v Archivi del Ministero dell'interno della Serbia , interrogatorio di Milan Nedich del 9 gennaio 1946 ed Archivi dell'Istituto storico militare di Belgrado , archivio Nedich ,doc.1-16, fascicolo 7-1 ,interrogatorio di Milan Nedich in prigione come riprodotti nel libro di Andjelka Cvijich e Milenko Vasovich
"Milan Nedich : zhivot, govori, saslushanja" (M.N. vita, discorsi ed interrogatorio) pagg.223-231, vedere specialmente pag. 227 ; citato pure da Milan Borkovich in
"Kontrarevolucija u Srbiji .Quislingshka uprava 1941-1944. Knjiga II "(Controrivoluzione in Serbia .L'amministrazione Quisling 1941-1944.libro II) (Belgrado :Sloboda 1979)pag.212
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Sebbene non risulti alcuna operazione militare congiunta fra Cetnici e nazisti sino verso la fine del 41, gli sforzi di Mihajlovich per stabilire una cooperazione con i tedeschi colpirono così favorevolmente il capitano Josef Matl della Abwehr (intelligence militare germanica) che verso la fine di ottobre Matl mise a rapporto che i Cetnici di Mihajlovich si erano messi a disposizione della Wermacht . vi
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vi Archivi Nazionali di Washington (N.A.), microcopia T314,roll 1457, frames 1110-12

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A metà novembre del '41 la richiesta di Mihajlovich di incontrare il comando militare germanico venne accolta. vii
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vii Per la corrispondenza fra Mihajlovich e le autorità militari germaniche sui preparativi dell'incontro di metà novembre 1941 e la documentazione sull'incontro vedere Archivi Nazionali di Washington N.A. microcopia T 314, roll 1457, frames 1110-12, 1314-21,1338.
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La delegazione tedesca venne guidata dal colonnello Kogart, assistente in capo dello staff del comando militare della Serbia. Guidava la delegazione cetnica Mihajlovich che promise di continuare la lotta contro i Partigiani e ribadi' che le sue forze non avrebbero mai attaccato i tedeschi. Egli richiese ai tedeschi 20000 fucili, 200 mitragliere pesanti, 2000 mitragliatrici, 100 mortai, 100000 bombe a mano e 20 mila uniformi e stivali jugoslavi. Propose pure il ritiro dei tedeschi a Nish e Belgrado, mentre i suoi Cetnici avrebbero assicurato tutte le comunicazioni e le strade nella Serbia interna. Copie dattiloscritte di queste richieste vennero preparate sia per i tedeschi che per il capo dei collaborazionisti serbi, generale Milan Nedich. viii
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viii Le fonti differiscono in quale dei casi si è tenuto l'incontro di Mihajlovich coi tedeschi , se l'11 novembre 1941 o molti giorni dopo. Vedere Borkovich (1979),vol.1 pag. 219 . Per un resoconto dettagliato dell'incontro di Mihajlovich coll' Abwehr e la Wehrmacht nel villaggio di Divci (presso Valjevo) consultare Borivoje M.Karapandjich in "Gradjanski rat u Srbiji (1941-1945)" (Guerra civile in Serbia-1941-1945) (Cleveland,Ohio :stampato da Buchdruckerei Dr. Peter Belej, Munchen 1958 ) pagg.128-157 . Questa fonte cita i resoconti scritti dei partecipanti all'incontro , compreso quelli del colonnello cetnico Branislav J.Pantich e del capitano dell'Abwehr Josef Matl.

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Durante l'incontro Kogart e Mihajlovich concordarono che il loro comune nemico erano i partigiani. Kogart però dichiarò che i suoi Cetnici non godevano la stessa fiducia degli altri collaborazionisti che si erano schierati sin dall'inizio con i tedeschi, avendo promosso una lotta aperta contro la Wehrmaht .
Mihajlovich protestò che " egli non aveva mai emanato l'ordine di attacco alle forze germaniche. Tutti i suoi ordini erano diretti ad evitare la lotta tranne nel caso che i suoi uomini fossero stati attaccati dai tedeschi. Cosi' era stato sino al momento, e così sarebbe stato in futuro." ix
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ix Karapandjich (1958) pag.143

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Allora Kogart mostrò molte fotografie di corpi mutilati di soldati germanici uccisi vicino Kragujevac nell'ottobre del 41. Il loro peni erano stati tagliati e messi nella bocca - una tipica forma di mutilazione praticata dai Cetnici . Kogart riteneva che per la responsabilità di questi crimini fosse di Mihajlovich, il quale cercò di scaricare la colpa sui partigiani senza riuscire a convincerlo. A quel punto Mihajlovich ammise che i suoi uomini potessero essere responsabili, ma che egli era ignaro sia dell'attacco che delle mutilazioni . Kogart rispose:" ciò non diminuisce la vostra responsabilità come comandante. Siete voi il responsabile per i crimini commessi dai vostri subordinati."

Mentre Mihajlovich stava offrendo ai nazisti di combattere contro i Partigiani di Tito, offriva contemporaneamente a Tito di cooperare contro i tedeschi nei negoziati faccia a faccia durati dal 19 settembre al 26 ottobre del '41.xi
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xi Ilija Jukich,"The fall of Yugoslavia" (New York , Harcourt Brace Jovanovich,1974) pagg.104-105 , 108 ;
-Borkovich (opera già citata) (1979),vol 1,pag.219;
-Fred Singleton , "Twentieth-century Yugoslavia" (NewYork :Columbia University Press , 1976 )pagg.93-94
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Nella realtà storica (Mihailovic) mantenne la sua parola solo con i nazisti.
Il 5 dicembre del '41 l'insurrezione antinazista guidata dai Partigiani in Serbia fu schiacciata dalle operazioni militari congiunte di molte formazioni serbe (i Cetnici di Kosta Pecanac, i Cetnici di Draza Mihajlovich, i volontari di Dimitrije Ljotich, e speciali distaccamenti leali al presidente Milan Nedich), assieme al corpo russo (composto da espatriati antibolscevichi e filonazisti), a truppe tedesche ed a forze ungheresi.
Malgrado le relazioni cetnico-germaniche fossero talvolta tese, le due parti collaborarono largamente per la maggior parte della guerra. Da metà novembre del '43 sino al '44 , cioè sino al ritiro tedesco dalla Serbia, su metà del territorio della Serbia vigeva un accordo d' armistizio cetnico-germanico. xii
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xii Tomasevich (1975),pagg.323-325.
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Gli aviatori salvati.

Il doppio gioco di Mihailovic venne scoperto dagli Alleati (meglio, dagli inglesi) appena nella primavera del '43.
Durante l'offensiva della Sutjeska i cetnici parteciparono con gli italiani all'accerchiamento dei partigiani di Tito, che ruppero l'assedio proprio su quel fronte. Lo testimoniò per primo un agente dell'Intelligence, Benson, paracadutato proprio in mezzo ai partigiani, eppoi il col. Deakin che lo descrisse nel libro LA MONTAGNA PIù ALTA.
Sino allora effettivamente i cetnici mettevano in salvo gli aviatori alleati. Ma dopo la scoperta del doppio gioco e l'abbandono da parte degli Alleati i loro aviatori li consegnarono ai tedeschi, e mettevano in salvo questi.

a pag.120 de La montagna piú alta

...La prima richiesta che Tito rivolse a Benson fu che venissero organizzate delle trasmissioni di
propaganda nei confronti di questi americani di origine jugoslava, per contrastare i potenti gruppi panserbi che dominavano la stampa in lingua jugoslava che si pubblicava negli Stati Uniti.
In stretta connessione con questa campagna (di importanza vitale per il comando partigiano), era necessario esprimere un giudizio sulla collaborazione dei cetnici con l'Asse, trasmettendo le prove di tale collaborazione raccolte dalla missione britannica (che furono passate interamente a
Benson). Questa «battaglia delle antenne » fu parallela a quella condotta all'interno della BBC; negli Stati Uniti, tuttavia, essa ebbe un'importanza di gran lunga maggiore e si tradusse in un'abile contropropaganda indirizzata verso i molti circoli americani di origine jugoslava,
potentemente sostenuti al Congresso e al Senato.
Come scrisse Benson nel suo rapporto finale:

"Nei quattro mesi della mia permanenza presso i partigiani, una continua fonte di fastidio e di imbarazzo fu la falsa rappresentazione della situazione jugoslava che davano le trasmissioni radio da New York e da Londra. L'attribuzione ai cetnici delle vittorie partigiane e il riferimento ai primi come « patrioti» (nel tentativo di metterli tutti in un sacco con i partigiani), era qualcosa che non potevamo in nessun modo spiegare."
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EGREGIO SIGNORE, IGNOTO DIFENSORE DEI CETNICI, DEVE LEI CHIEDERE PERDONO PER TUTTE LE BUGIE CHE DICE CONTRO OGNI EVIDENZA STORICA.



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ora bombardate coi...virus?
by Fabio Monday, May. 23, 2005 at 10:05 AM mail:

rendete la lettura impossibile con una valanga di virus?
Bravi! La verità fa male, vero?

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x Fabio
by Jugoslovenska vojska u otadžbini Monday, May. 23, 2005 at 11:12 AM mail:

Lo vede che lei continua ad omettere? Lei fissa il "cambio di rotta" dei Cetnici ( che, lo ricordo, fu solo tattico ) intorno alla fine del 1941. Perché non dice ad esempio che Mihailović divenne ministro dell guerra del governo ufficiale in esilio l'11 gennaio del 1942 e diventò comandante in capo il 17 giugno dello stesso anno? Perché non dice che Mihailović fu acerrimo nemico di un altro capo cetnico, Kosta Milovanović Pećanac, che sosteneva una stretta alleanza con i tedeschi mentre Mihailović era per la guerra partigiana contro i nazifascisti? E perché non aggiungere anche che lo stesso Pećanac fu fucilato dai Cetnici di Mihailović nel 1944 proprio per alto tradimento e collaborazione con i nazifascisti?
Lei omette di dire tutto ciò solo perché ha intenzione di gettare il maggior fango possibile sull'onore di Mihailović e dei suoi Cetnici.
Chissà, forse lei da giovane ha militato nelle file degli Ustascià, la sua ammirazione per il dittatore fascista Mussolini potrebbe confermarlo.
La saluto.

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è tutto vero ma...
by era un doppio gioco! Monday, May. 23, 2005 at 1:32 PM mail:

"... Perché non dice ad esempio che Mihailović divenne ministro dell guerra del governo ufficiale in esilio l'11 gennaio del 1942 e diventò comandante in capo il 17 giugno dello stesso anno?..."

Perchè si sa. Gli inglesi premevano per l'unione delle forze della Resistenza, IGNORANDO che Mihailovic aveva partecipato al massacro di Uzice e partecipava ai rastrellamenti di partigiani coi tedeschi e gli italiani.

Gli inglesi avevano paracadutato Bayley in territorio cetnico, e Mihailovic lo ha preso per il naso sino alla primavera del '43. (leggere Deakin!)Fu un'altra missione, paracadutata nel pieno dell'offensiva Weiss, a chiarire il ruolo dei cetnici. Per poco la missione di Deakin sfuggì allo sterminio da parte dei cetnici (ma morirono alcuni).
E l'abilità di Mihailovic di manovrare Bayley fu tale che BBC e Voice of America annunciavano battagle combattute ASSIEME da cetnici e partigiani.
Così Mihailovic credeva di succhiare il latte dalle due mammelle: aiuti Alleati e aiuti dell'Asse! Una volpe!
ma è stato scoperto l'inganno, caro cetnico. E non sarete voi cetnici di Draskovic e Seselj a cambiare la storia.

"...Perché non dice che Mihailović fu acerrimo nemico di un altro capo cetnico, Kosta Milovanović Pećanac, che sosteneva una stretta alleanza con i tedeschi mentre Mihailović era per la guerra partigiana contro i nazifascisti? E perché non aggiungere anche che lo stesso Pećanac fu fucilato dai Cetnici di Mihailović nel 1944 proprio per alto tradimento e collaborazione con i nazifascisti? ..."
Anche oggi fra cetnici di Seselj e di Draskovic non corre buon sangue, e allora?

E' vero che Mihailovic ha fatto fucilare Pecanac, ma quanto a "... era per la guerra partigiana contro i nazifascisti..." non ci credette allora più nessuno, men che meno i tedeschi!
Infatti nel 1944 il re fece un appello disperato da Londra al suo generale che si alleasse con il partigiani, e per tutta risposta Mihailovic fece un accordo coi nazisti.

Ma insomma, non so neanch'io perchè perdo tanto tempo con uno che vive nella menzogna (o forse nella disinformazione tipica della Serbia, dato che le cose che lei dice sono diffuse e credute sin dal '90 da quelle parti).

Tenetevi pure il vostro mito! Da noi c'è un sacco di gente che si tiene ancora il busto di Mussolini in casa o in ufficio...noi in fatto di autocritica NON STIAMO MEGLIO DI VOI ! Anzi, i nostri DS ormai sono per una parificazione della X Mas coi partigiani...

Almeno voi avete il pudore di credere all'"antifascismo" di Mihailovic (grazie al suo acrobatico doppiogioco, mentre da noi è impossibile credere all'antifascismo di un...Junio Valerio Borghese!

Il mio totale disprezzo, beninteso, va anche agli ustascia.
Lei sbaglia persona, evidentemente...

E legga qualche libro NON STAMPATO OGGI IN SERBIA! Tito non era tutto da buttare, come avete fatto.

(Eppure c'è anche da voi gente onesta intellettualmente.)

Col massimo rispetto per i grandi uomini dimenticati del socialismo serbo, da Svetozar Markovic, a Pelagic, a Cenic,
a Dimitrije Tucovic, a Popovic, a tanti altri di cui ho letto le nobili battaglie.
Ed ai tanti eroici partigiani serbi e montenegrini che, assieme ai partigiani croati, sloveni, bosniaci ecc. avevano tentato di costruire una nuova società.

CHE VOI CETNICI, ASSIEME AL PSEUDOCOMUNISTA MILOSEVIC, AVETE DISTRUTTO.(dopo, dopo però, sono venuti gli altri che vi hanno imitato...)

Quanto trovo stupida l'accusa di antiserbismo. Allora sono antiitaliano perchè antifascista? anticroato perchè antiustascia?....
tempo perso.

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Un imbarazzante silenzio della Sinistra regionale sui cancellati)
by Ettore internazionalista Monday, May. 23, 2005 at 3:04 PM mail:

In Slovenia decine di migliaia di persone sono state cancellate dal 1992, cioè 15 anni fa. Ad oggi la pulizia etnica è riuscita grazie al silenzio anche degli intellettuali in Slovenia.
Tu te ne eri mai accorto?

Li hanno messi nei CPT, prelevati a casa, deportati all'estero, la polizia li ha menati, molti sono morti senza assistenza sanitaria ...

Forse dovreste chiedervi le ragioni di questo imbarazzante silenzio invece di prendersela con i pochi internazionalisti che sollevano la cosa.

Ed ora che la cosa va avanti avete fatto qulacosa per i cancellati? Iniziative in programma?

Oppure, dato che è la Slovenia, il discorso lì non vale?

Da liberatrio ed internazionalista il problema non si pone:
con le viitime e contro il potere

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Per Fabio Mosca
by Ettore Monday, May. 23, 2005 at 3:14 PM mail:

Nova Revija ebbe un ruolo importante nell'influenzare la politica slovena in senso nazionalista.
Ad oggi alcuni ministri come il filo americano Rupel provengono direttanmente da lì dal loro circolo-
Alle riunioni con i nazionalisti serbi degli anni Ottanta parteciparono diverse figure inflenti della politica e cultura slovena e serba: alcuni divennero presidenti e ministri.
Erano tutti grandi amici.

Si misero d'accordo su collaborazioni e scritti nazionalisti, Memorandum conmpreso.
Kucan e Milosevic si incontrarono solo dopo nel 1991, come poi Tudjman e Mislovec ... e spartirono su basi già ampiamente preparate a livello culturale.

Un gruppo di amici anche loro ... o no?

E ancora oggi c'è chi prende le parti su basi etniche, nonostante la bella partita di Risiko che il potere si è fatta sulla pelle della gente.

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Niente assurdità, grazie
by Ettore Monday, May. 23, 2005 at 3:34 PM mail:

Dici tu: "Che degli anarchici possano essere d'accordo con questa visione reazionaria, metternichiana, cinica, lo considero una perversione del pensiero anarchico, da quello di Bakunin (acerrimo nemico degli Imperi, zarista, guglielmino, francese e asburgico) a quello di Errico Malatesta (acerrimo nemico dell'Italia centralizzata, come fu realizzata dai Savoja). Erano entrambi federalisti, ma democratici..."

*Questa è una tua interpretazione (inaccetabile), cioè che gli anarchici siano dei reazionari.
Gli anarchici si sarebbero uniti per lottare contro il potere, cioè i vari Milosevic e Tudjman solo apparentemente nemici, in realtà alleati (o no? Perchè non parliamo dei loro incontri ?!!! Forza compagni !!!)
Si sarebbero uniti contro il potere, che dal comunismo burocratico si riciclava col nazionalismo preparando un bagno di sangue, in maniera internazionslista senza mettere le divise delle varie dittature di guerra...
Purtroppo erano pochi e marginalizzati e non è anadata così ... ma questo fu un male per tutti.

Hanno prevalso i reazionari ... quelli veri.
Anzi hanno pre governato, dato che con le guerre hanno resistito tutti al crollo del comunismo (o meglio della sua rovinosa interpretazione statalista e militarista)

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Non esiste nessuna sinistra
by ma quale sinistra Monday, May. 23, 2005 at 3:43 PM mail:

La sinistra e' un'illusione del presente che viene tramandata da un glorioso passato che non c'e' piu'.

Oramai la parte "di sinistra" e' un centro di interessi per spartirsi poltrone.

Non a casa la loro parola d'ordine e'
VINCERE. Vicere po per che cosa se non mettere il loro sederino sulle soffici poltrone ???

Manco a parlare di programmi concreti !!!!!!!!

Uno che si definisce di sinistra e' pure Fabio,che "imbottito" di informazioni di parte non sa vedere cio' che gli si presenta davanti.

Intanto non distingue tra Ustascia e cetnici, Per lui erano ambedue alleati di Hitler.E allora perche' si scannavano a vicenda - un bel mistero.

Poi afferma che tutti i Serbi sono cetnici:
Il Partito Socialista di Milosevic = cetnico.
Milosevic = cetnico
Seselj = cetnico
Draskovic = cetnico (ora ministro esteri).
Karadzic = Cetnico
Mladic = cetnico.
Tutti uguali e apassionati ai massacri di croati,Albanesi e Sloveni, nonche' musulmani.

Come si spiega allora il paradosso che:

Nel 1941 Hitler bombardo' Belgrado uccidendo 17.000 persone
perche' i Serbi , unico popolo d'Europa a rifiutarele sue condizioni/imposizioni di alleanza coi Nazi????

Fu' allora che i Croati si allerarono a Hitler formando lo Stato Ustascia che massacro' nei campi di sterminio di Jasenovac 700.000 Serbi, Ebrei e Zingari.(lo dice Wisenthal).

Che cazzo aspetti allora da sta sinistra baldracca
che appoggio i bombardamenti contro il valoroso popolo serbo???
Che venga in aiuto dei "cancellati"

Per me hai bisogno di una buona dose di realismo


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Milosevic si credeva più furbo di Seselj!
by Fabio Monday, May. 23, 2005 at 4:59 PM mail:

x Ettore che dice:

"In Slovenia decine di migliaia di persone sono state cancellate dal 1992, cioè 15 anni fa. Ad oggi la pulizia etnica è riuscita grazie al silenzio anche degli intellettuali in Slovenia.
Tu te ne eri mai accorto? "

No. Perchè 15 anni fa in Slovenia cominciavano ad arrivare decine di migliaia di donne, vecchi e bambini in fuga dalla VERA PULIZIA ETNICA , quella nella Croazia conquistata dall'Armata coi suoi assassini cetnici!
(non quella burocratica, pur deprecabile ma incruenta, delle cancellazioni anagrafiche. Qualcuno si accorgeva della cancellazione solo al momento del rinnovo della patente, come dal post più sopra ho appreso.)

e continui, esagerando e senza poterlo dimostrare:

"...Li hanno messi nei CPT, prelevati a casa, deportati all'estero, la polizia li ha menati, molti sono morti senza assistenza sanitaria ... "

Prova a documentarlo e ti darò ragione.

Ma... i CPT in Slovenia allora (nel '91) non esistevano (almeno da quel che so io - ultimamente non ci vado più, forse da quando sono nella UE ce li hanno copiati...).

C'erano invece molti campi profughi per almeno 60.000 croati e bosniaci. Le località dell'Istria ne erano piene, impedendo per anni il turismo. Appena nel '99 cominciarono a chiuderli, sollevando l'opposizione di molti profughi che s'erano ormai abituati ad una vita migliore di quella che avevano nei loro villaggi.

I cancellati prelevati a casa? Mai sentito!
Neanche di deportati all'estero! Se fosse vero sarebbe un'infamia! Credo che se c'è stato qualche cosa di simile non può che essere stato che casi singoli, passati inosservati.

I campi profughi, gli alberghi requisiti pieni di bambini magri e malvestiti ma allegri che correvano per i corridoi e nei giardini, la visione di vecchie bosniache che mangiavano in terra con attorno nugoli di bambini che prendevano dal catino il cibo con le mani (usanza turca),
di questo si che invece ci si accorgeva, eccome!

Gli inverni si susseguivano e si raccoglievano indumenti per quella povera gente, la cui unica colpa era di non essere... serbi!

Come dimenticare tutto questo orrore, che era niente rispetto quello che avevano vissuto loro nei loro poveri villaggi bruciati...

Tornando alla tua provocazione sui cancellati , convengo che la mancanza di una loro assistenza sanitaria è invece possibile, ed è una cosa condannabile, certo. Ma non credo che gli ospedali sloveni abbiano mai lasciato morire qualche "cancellato" perchè cancellato.

"...Forse dovreste chiedervi le ragioni di questo imbarazzante silenzio invece di prendersela con i pochi internazionalisti che sollevano la cosa... "

A quanti ti stai rivolgendo?
Ti posso rispondere solo per me.
Il mio rimprovero agli "internazionalisti" , come li chiami te, non è riguardo ai diritti dei cancellati, ma il post che se la prende con una rivista , ritenuta "sovversiva" perchè ci hanno scritto "tutti i nazionalisti".
Sarebbe stato "anarchico" impedire loro di scrivere? Perchè li accumunava l'idea che la Jugoslavia così com'era era da buttare?
Se non fosse stato vero, lo Stato jugoslavo sarebbe rimasto.
La gente chiamata ad esprimersi col referendum sulle secessioni avrebbe votato per la Jugoslavia.
Dare addosso a chi pone il problema invece che guardare se il problema c'è. E' questo forse anarchico?

Chiarisco meglio:

è un errore, almeno da un punto di vista anarchico, considerare "internazionalista" una Jugoslavia ...

e "nazionalista" una Slovenia o Croazia o altro.

Se il popolo vuole staccarsi da una Jugoslavia dominata, si può dire, sin dalla sua nascista da una burocrazia serba che non è MAI stata democratica ma sempre poliziesca ed oppressiva, per tentare almeno di fare l'esperimento se sia meglio una burocrazia locale, non ci vedo nulla di nazionalista. E' un diritto o no?

ora devo staccare. Il seguito a più tardi

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Gia' dimenticavo..
by ma quale sinistra Monday, May. 23, 2005 at 6:21 PM mail:

Nella lista dei cetnici ho tralasciato quelli che Fabio a ricordato piu' sopra,ossia L'Armata popolare yugoslava Si,proprio quella armata che in 50 anni indottrinava i propri soldati ed ufficiali al principio di UNITA' e FRATERNITA' di tutti i popoli e nazionalita' della Repubblica Federale Socialista della YU. Ora, questo corpo e' diventato per fabio, - una forza cetnica dopo i referendum secessionisti e fascisti. Lui afferma che il popola ha scelto di staccarsi !!! Povero Fabio - ma ci credi davvero a cio' che dici ??? Mai sentito di propaganda ???? Mai sentito della manipolazione dei media ??? Sei al corrente che anche Hitler ha avuto la maggioranza alle elezioni ????Con questo vuoi dire che Hitler era un democratico ed era giustificato nelle sue azioni perche' il popolo lo ha scelto ??? Mi ricordo bene cosa i politici "promettevano" al popolo,una volta staccati dalla Federazione:molto meno spese per l'armata,piu' consumismo,vita da nababbi per tutti, l'unione immediata con la UE e tanta tanta liberta' da farne un'indigestione... Il risultato sono le foto del primo post...... Per raggiungero questo "eldorado" e' logico che bisognava sputtanare al massimo l'armata che garantiva l'unita yugoslava,ed a quel tempo la "campagna" era concentrata sull' armata da un lato e sui Serbi dall'altra che erano i piu' convinti assertori del socialismo yugoslavo e contro ogni interferenza straniera. Un' ultima cosa per chiuderti la bocca definitivamente: Se l'armata fosse stata cetnica,non si parlerebbe ora qui di secessioni e merda simile. In un paio di giorni tutto l'affare sarebbe finito contro i "quattro gatti" territoriali sloveni. All'epoca dicevano che in 12 giorni hanno vinto la guerra contro l'armata federale (considerata la 5.a al mondo per potenza militare).

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riprendo
by Fabio Monday, May. 23, 2005 at 6:40 PM mail:

x Ettore che mi romprovera tagliando la lunga frase precedente:

"...Dici tu: "Che degli anarchici possano essere d'accordo con questa visione reazionaria, metternichiana, cinica,* lo considero una perversione del pensiero anarchico, da quello di Bakunin (acerrimo nemico degli Imperi, zarista, guglielmino, francese e asburgico) a quello di Errico Malatesta (acerrimo nemico dell'Italia centralizzata, come fu realizzata dai Savoja). Erano entrambi federalisti, ma democratici..."
--------------------------------------------------------
* Certo tagliandomi sul precedente concetto della "visione" che considero ecc.ecc. non si capisce nulla!
---------------------------------------------------------
e continui:
"...Questa è una tua interpretazione (inaccetabile), cioè che gli anarchici siano dei reazionari..."
---------------------------------------------------------
ma tu ometti tutta la premessa per quel giudizio che ti pregherei di leggere e commentare, di modo che possa capire se anche te sei metternichiano:

"...Quali erano gli strumenti che avevano gli intellettuali sloveni, croati e serbi, sia pure "nazionalisti" (meglio sarebbe chiamarli SECESSIONISTI che è altra cosa), che hanno scritto sulla rivista (Nova Revija), per dissolvere la Federativa, oltre che la penna?
Può essere stato il laboratorio che ha ispirato la leadership politica (allora esclusivamente comunista) delle repubbliche a procedere verso lo scioglimento di una federazione creata con premesse non pèiù attuali.

Non fu un colpo di Stato a realizzare quell'idea secessionista in Slovenia ( e poi in Croazia), ma un REFERENDUM al quale oltre il 90 % della popolazione votò per la secessione.
La secessione d'altronde era UN DIRITTO sancito dall'art.1 della Costituzione, e non un atto sovversivo.

Alla base dell'accusa di sovversione sta un'idea rezionaria: la libertà d'espressione è una minaccia per la società.
Idea reazionaria da Santa Alleanza di Metternich!
Anche nell'Ottocento gli scrittori che propugnavano l'autodeterminazione delle nazioni erano considerati sovversivi e terroristi (Garibaldi, Mazzini...)e venivano perseguitati...L'Italia però s'è formata lo stesso, a cominciare dalla rivoluzione del 1848!

Ne deduco che la repressione manu militari tentata e fallita in Slovenia - e invece proseguita nelle altre Repubbliche secessioniste (sempre a seguito di democratici referendum!)- fu ispirata da una classe politica e militare metternichiana di Belgrado.

Essa si violava l'art.1 della Costituzione, e dimostrò platealmente a Vukovar che aveva in massimo disprezzo ogni diritto umano, dal diritto all'inviolabilità della persona e della sua proprietà , ai confini repubblicani ratificati da tutti i parlamenti durante i quarant'anni della federazione...
Anche Milosevic proclamò in un primo tempo la "secessione" della Serbia, ma poi, accortosi che poteva tentare di allargare i confini annettendo le enclves serbe per formare una Grande Serbia, preferì conservare il nome di Jugoslavia per continuare ad essere riconosciuto internazionalmente e, fingendo di difenderla, creare di fatto la Grande Serbia.

Se avesse proclamata la secessione avrebbe dovuto rispettare i confini così com'erano stati concordati durante la federazione. ..."

Poi è venuta la mia amara conclusione su cui hai appuntato le critiche.

Commenta questa premessa e non la mia conclusione,per favore!







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x "ma quale sinistra"
by Fabio Monday, May. 23, 2005 at 9:09 PM mail:

le tue considerazioni:

1-il popolo è manipolabile dalla propaganda.

E' un problema da sempre. La democrazia ha certamente i suoi limiti, come ha sottolineato Alexis De Tocqueville.
Il "volgo", secondo lui, è ignorante ed incapace di governare: solo gli aristocratici sono abili in quest'arte millennaria...
Anche negli Stati Uniti, dei quali scriveva - nel 1836 unica democrazia del mondo - talvolta occorreva reprimere il volgo che voleva il linciaggio, la tortura ecc... E chi attuava questa repressione erano i Padri Fondatori, specie di aristocrazia del pensiero politico che controllavano però saldamente la forza armata.
In effetti tutti i tentativi di autogoverno del popolo, sin dai lontani Comuni medievali, sono finiti col trionfo di élites (signorie, principati ecc.). Ed hai ragione anche su Hitler...se l'è voluto il popolo!

Ma l'Armata Popolare Jugoslava era intellettualmente superiore al popolo? Ho seri dubbi. Da anni era una consorteria privilegiata e basta, che viveva di rendita delle glorie passate. Che poi la dirigenza jugoslava potesse dirigerla l'abbiamo visto quando Stipe Mesic, finalmente nominato presidente di turno della federazione, diede ordini ai quali l'Armata disubbidì. Nessuna autorità veniva più riconosciuta, morto Tito.

Tito purtroppo aveva creato uno Stato autoritario - che, secondo me soprattutto dopo il '48 quando aveva distrutta la gran parte dei quadri comunisti della Resistenza fedeli a Stalin - poteva funzionare solo lui vivente: dopo di lui nessuno ebbe più autorità. Le ultime teste pensanti le aveva tagliate col processo alla rivista Praxis nel '77. Reprimendo a destra ed a sinistra aveva fatto il deserto nel partito e nello Stato.
E fu subito dopo la sua morte che covarono i progetti dei suoi cortigiani di feudalizzare lo Stato federale , tanto a me, tanto a te...

Le secessioni attuate razionalmente, come in Cecoslovacchia, avrebbero potuto essere incruente, e tenere la porta aperta a nuove combinazioni federali future.
Ma non fu possibile. L'ascesa di Milosevic scompigliò le carte.

Scoprì, questo mediocre funzionario di banca, la forza del nazionalismo serbo al meeting di Kosovo Polje, e con l'appoggio dell'Armata assicurato, e l'entusiasmo dei mai scomparsi fautori della Grande Serbia, i cetnici, andò giù duro.
Abbandonò definitivamente il federalismo imperfetto per tentare uno Stato centralistico, im questo appoggiato dall'Armata, suscitando reazioni allarmate centrifughe nelle altre repubbliche.
Il Partito si sciolse, ed i suoi dirigenti iniziarono a coltivare il loro orto repubblicano.

Certo: manipolarono le masse. Chi, meglio dei comunisti, stalinisti o titoisti che siano, lo sa far meglio? Diedero da intendere ,come dici te, che sarebbe colato grasso per le vie una volta sciolta la Jugoslavia.

A Kosovo Polje Milosevic fece un discorso (l'ho letto più sopra) non nazionalista di per se. Ma non nominò mai gli albanesi che proprio nel Kosovo erano la grande maggioranza.
Ho scritto più sopra che fu un errore tragico di Tito non aver loro concessa la Repubblica sin dalla prima Costituzione (Tito poteva farlo, dato che era un vero knez, un principe).
il resto si sa...

Ora la geografia e l'economia faranno l'opera distrutta dalla politica. ma ci vorranno anni per tornare a prima, se mai ci arriveranno.

Come vedi distinguo.
Cetnici sono i cetnici, i "postcomunisti" sono postcomunisti, ma cetnici e Armata, uniti contro natura, hanno devastata la Jugoslavia per primi. Facendo risorgere, ahimè, i fantasmi della predente guerra civile feroce etnico-religiosa del '41-45.

E SONO MANCATI I PARTIGIANI che nel 41-45 seppero combattere sia i cetnici sia gli ustascia, sia i ballikpmbetar che gli handjak, sia i domobranci ...

(qualcuno desiderava fossero gli anarchici i simil-partigiani, ma è fantasioso: semplicemente non ce n'erano!)

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x "ma quale sinistra"
by Fabio Tuesday, May. 24, 2005 at 5:20 AM mail:

per definire i cetnici del '41 ti rimando alla lettura di qualche buon libro, in particolare l'autobiografico LA MONTAGNA PIù ALTA del già citato Deakin.
Per quelli del '90 , beh, le loro gesta sono ancora cronaca...
Quella lista di nomi che fai: tranne Milosevic, non sono io a definirli cetnici, ma essi stessi, e con orgoglio!
Ed oggi in parlamento siedono in maggioranza.

Ciò non è in contraddizione col '41.

Hitler bombardò Belgrado PRIMA della nascita della Resistenza . Poi invase il Regno di Jugoslavia e l'esercito del re si sciolse praticamente senza opporre alcuna resistenza. 350.000 prigionieri dopo una guerra di 13 giorni! Il generale Mihailovic con 30,000 ufficiali e soldati si diede alla macchia, ma non attaccò. Voleva il sostegno degli Alleati prima. Altri generali, come Nedic, l'eroe della Grande Guerra, e Kosta Pecanac, si misero subito a disposizione dei nazisti e formarono una forza collaborazionista. E la Wehrmacht andò oltre, in Grecia, a soccorrere il nostro esercito impantanato ancora in Albania, lasciando pochi reparti a presidio di quello che fu il Regno dei Karageorgevic. Belgrado accettò l'occupazione: la Serbia era divenuta uno Stato Quisling.

La Croazia, che secondo i Savoja doveva divenire un regno annesso, divenne invece la NDH, col Pavelic poglavnik (duce). Pavelic, che era ospite dell'Italia fascista sin dal '34, assieme a circa 400 ustascia anch'essi provenienti dall'Italia sorprese sia tedeschi che italiani con un blitz, inizialmente sgradito, installando un governo a Zagabria.

La Slovenia venne spartita fra Italia e Germania e sparì.

La Macedonia andò al Regno di Bulgaria, e varie regioni confinarie andarono all'Ungheria ed alla Romania, tutti paesi alleati dell'Asse.

Cosa fecero i cetnici? Nulla, sin quando insorsero i comunisti. Da Belgrado 22.000 giovani comunisti , al comando di reduci delle Brigate Internazionali di Spagna, insorsero. Da quel momento furono essi l'obbiettivo di tutte le formazioni cetniche e collaborazioniste.

Nel frattempo Pavelic , ormai riconosciuto da Hitler e Mussolini, si dedicò a "ripulire" la Croazia e la Bosnia annessa all'SHS da serbi, zingari ed ebrei, inaugurando l'orrore di Jasenovac ed altri campi di sterminio.

Ma questa follia degli ustascia, e la viltà dei cetnici e di altri corpi collaborazionisti, indirizzò verso i comunisti la parte migliore della gioventù ex jugoslava di tutte le etnie.


Resta enorme la responsabilità primaria: L'INVASIONE DELL'ITALIA E DELLA GERMANIA, senza le quali non sarebbe mai stato possibile un Pavelic.
I cetnici si scontrarono cogli ustascia e altri corpi collaborazionisti sinchè il pericolo comunista li obbligò a una difficile collaborazione, coordinata sempre dagli occupatori. Le grandi offensive contro Tito videro schierati assieme, magari lontani , sia ustasci che cetnici. (Deakin)

La liberazione di Belgrado fu opera dell'Armata sovietica nell'estate '44, e Tito si insediò in quella città ostile al comunismo. Con un'ampia amnistia concessa ai cetnici li inglobò dell'Armata di Liberazione. D'altronde il corpo di spedizione dell'esercito croato degli ustascia, inviato da Pavelic contro l'URSS , era stato battuto sul campo di Stalingrado, ed i prigionieri poterono essere inglobati nell'Armata Rossa (cfr. Ciliga-CRISI DI STATO DELLA JUGOSLAVIA DI TITO-1973).
Così gli stessi uomini che avevano combattuto contro i partigiani ora ne erano divenuti l'esercito regolare.

Così nascono gli Stati....

Ma fu molto fragile. I comunisti, esigua minoranza superstite della guerra e delle persecuzioni precedenti, nel '48 schierati in maggioranza con Stalin, vennero facilmente eliminati da Tito con un simile esercito...
e la componenete excetnica , decisamente maggioritaria, covò sotto la cenere come si è visto. La componente exustascia, la più fedele a Stalin, fu liquidata nel '48.
(Ciliga).

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Posso confermare
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 8:57 AM mail:

che Mosca (o chi per lui), a qunato pare, non sa quasi nulla dei cancellati e di quello che è a successo in Slovenia negli ultimi anni ...

Se fossi venuto a Monfalcone all'incontro di solidarietà ai cancellati avresti sentito con le tue orecchie di deportazioni, impriogionamenti ... dalla viva voce del loro portavoce che ha un archivio bello fornito.
Intanto inizio a farti le fotocopie.

Ho un documento che parla di 80.000 cancellati, lo vuoi?

E ora ti richiedo: sono passati 13 anni dal 1992 e nessuno in Regione FVG dei vari esperti di ex Jugoslavia si è accorti di nulla ?!!!

Con tutti i contatti in Slovenia?

E ad oggi?

In Slovenia non si chiamavano CPT ma centri di rimozione ...

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Posso confermare
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 8:58 AM mail:

che Mosca (o chi per lui), a qunato pare, non sa quasi nulla dei cancellati e di quello che è a successo in Slovenia negli ultimi anni ...

Se fossi venuto a Monfalcone all'incontro di solidarietà ai cancellati avresti sentito con le tue orecchie di deportazioni, impriogionamenti ... dalla viva voce del loro portavoce che ha un archivio bello fornito.
Intanto inizio a farti le fotocopie.

Ho un documento che parla di 80.000 cancellati, lo vuoi?

E ora ti richiedo: sono passati 13 anni dal 1992 e nessuno in Regione FVG dei vari esperti di ex Jugoslavia si è accorti di nulla ?!!!

Con tutti i contatti in Slovenia?

E ad oggi?

In Slovenia non si chiamavano CPT ma centri di rimozione ...

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Posso confermare
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 8:58 AM mail:

che Mosca (o chi per lui), a qunato pare, non sa quasi nulla dei cancellati e di quello che è a successo in Slovenia negli ultimi anni ...

Se fossi venuto a Monfalcone all'incontro di solidarietà ai cancellati avresti sentito con le tue orecchie di deportazioni, impriogionamenti ... dalla viva voce del loro portavoce che ha un archivio bello fornito.
Intanto inizio a farti le fotocopie.

Ho un documento che parla di 80.000 cancellati, lo vuoi?

E ora ti richiedo: sono passati 13 anni dal 1992 e nessuno in Regione FVG dei vari esperti di ex Jugoslavia si è accorti di nulla ?!!!

Con tutti i contatti in Slovenia?

E ad oggi?

In Slovenia non si chiamavano CPT ma centri di rimozione ...

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ma scannerizza e manda su Indy!
by Fabio Tuesday, May. 24, 2005 at 9:06 AM mail:

e a che serve Indy allora? Torni al ciclostile?

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Pappa pronta
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 9:10 AM mail:

Non ho scanner, per ora pappati questo ...
Iniziative in programma ?

Per lo Stato sloveno ufficialmente sono 18.305, ovvero circa l’1% dell’intera popolazione, anche se la prima stima resa pubblica dal governo parlava di 29 mila persone e un documento del ministero degli interni, datato 1996, addirittura di 83 mila. Sono i “cancellati”, ovvero cittadini sloveni ma di etnia serba, macedone, montenegrina, bosniaca e rom che il 26 febbraio 1992 si ritrovarono da un giorno all’altro privati di tutti i diritti civili, da quello di residenza a quello al lavoro, fino all’assistenza medica.
Un “neo sociale” della vicina repubblica slovena divenuto pubblico solo nel 2002, quando fu fondata l’associazione dei cancellati il cui fondatore e leader, Alexandar Todorovic, ieri ha potuto per la prima volta mettere piede a Gorizia per far conoscere il problema «a una città che ha vissuto sulla sua pelle i problemi della multietnicità, una città geograficamente così vicina a noi, ma tanto lontana quanto a democrazia. Quella che noi cancellati abbiamo subito è stata una vera e propria pulizia etnica, ci hanno tolto tutto, da un giorno all’altro non esistevamo più su nessuna carta. Una cancellazione senza preavviso: si continua a dire che lo Stato ci diede sei mesi di tempo per metterci in regola, ma la realtà è che la gente ha saputo di essere stata “cancellata” solo una volta recatasi negli uffici pubblici, negli ospedali o sui posti di lavoro, quando ci vennero ritirati tutti i documenti. Sempre con la stessa giustificazione: voi non esistete su nessuna carta».
Una vicenda che, stando a quanto ricorda Todorovic, rischiò di causare un incidente diplomatico proprio a Gorizia, lo scorso 1º maggio, in occasione delle celebrazioni per la caduta del confine italo-sloveno. «Eravamo a Nuova Gorizia e chiedemmo, con il sostegno anche di 46 parlamentari italiani che denunciarono la nostra vicenda, un incontro simbolico a Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea. Non fummo degnati nemmeno di una risposta e non è difficile intuire l’imbarazzo politico-diplomatico che una nostra presenza ufficiale in quell’occasione avrebbe creato, visto che a oggi, nonostante la Corte costituzionale abbia dichiarato ufficialmente illegale la nostra “cancellazione”, lo Stato sloveno ha riabilitato solo circa 4.100 di noi».
Una presenza, quella di Todorovic (che per entrare a Gorizia ha avuto bisogno di uno speciale visto), giustificata anche dalla sua partecipazione, stasera a Gradisca, a un’assemblea pubblica contro l’apertura del cpt nel centro isontino. «I cpt italiani sono come i nostri “centri di rimozione degli stranieri”, luoghi dove la gente viene rinchiusa per un’unica colpa: quella di non avere i documenti in regola». (m.c.)

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Su Deportazioni
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 9:39 AM mail:

C'erano invece molti campi profughi per almeno 60.000 croati e bosniaci. Le località dell'Istria ne erano piene, impedendo per anni il turismo. Appena nel '99 cominciarono a chiuderli, sollevando l'opposizione di molti profughi che s'erano ormai abituati ad una vita migliore di quella che avevano nei loro villaggi.

LO STATO SLOVENO CHIUSE I CONFINI AI PROFUGHI DI GUERRA NEL 1992 CON IL BENESTARE DELLA SINISTRA


I cancellati prelevati a casa? Mai sentito!

CONFERMO, DUE ORE PER LAXCC'erano invece molti campi profughi per almeno 60.000 croati e bosniaci. Le località dell'Istria ne erano piene, impedendo per anni il turismo. Appena nel '99 cominciarono a chiuderli, sollevando l'opposizione di molti profughi che s'erano ormai abituati ad una vita migliore di quella che avevano nei loro villaggi.

I cancellati prelevati a casa? Mai sentito!

AVEAVANO DUE ORE PER LASCIARE IL CONFINE, PORTATI AL CONFINE E LASCIATI ANDARE

Neanche di deportati all'estero! Se fosse vero sarebbe un'infamia! Credo che se c'è stato qualche cosa di simile non può che essere stato che casi singoli, passati inosservati.


Neanche di deportati all'estero! Se fosse vero sarebbe un'infamia! Credo che se c'è stato qualche cosa di simile non può che essere stato che casi singoli, passati inosservati.

CERTO, CASI SINGOLI CON I VOLI AEREI

A questo punto mi chiedo se si voglia negare l'evdidenza ...

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Su Deportazioni
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 9:40 AM mail:

C'erano invece molti campi profughi per almeno 60.000 croati e bosniaci. Le località dell'Istria ne erano piene, impedendo per anni il turismo. Appena nel '99 cominciarono a chiuderli, sollevando l'opposizione di molti profughi che s'erano ormai abituati ad una vita migliore di quella che avevano nei loro villaggi.

LO STATO SLOVENO CHIUSE I CONFINI AI PROFUGHI DI GUERRA NEL 1992 CON IL BENESTARE DELLA SINISTRA


I cancellati prelevati a casa? Mai sentito!

CONFERMO, DUE ORE PER LAXCC'erano invece molti campi profughi per almeno 60.000 croati e bosniaci. Le località dell'Istria ne erano piene, impedendo per anni il turismo. Appena nel '99 cominciarono a chiuderli, sollevando l'opposizione di molti profughi che s'erano ormai abituati ad una vita migliore di quella che avevano nei loro villaggi.

I cancellati prelevati a casa? Mai sentito!

AVEAVANO DUE ORE PER LASCIARE IL CONFINE, PORTATI AL CONFINE E LASCIATI ANDARE

Neanche di deportati all'estero! Se fosse vero sarebbe un'infamia! Credo che se c'è stato qualche cosa di simile non può che essere stato che casi singoli, passati inosservati.


Neanche di deportati all'estero! Se fosse vero sarebbe un'infamia! Credo che se c'è stato qualche cosa di simile non può che essere stato che casi singoli, passati inosservati.

CERTO, CASI SINGOLI CON I VOLI AEREI

A questo punto mi chiedo se si voglia negare l'evdidenza ...

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Ne deduco che
by Ettore Tuesday, May. 24, 2005 at 10:22 AM mail:

Mosca, o chi per lui, non ha la minima informazione sulla situazione politica in Slovenia e la storia recente.

Se avessi partecipato (o forse c'eri) alla manifestazione a Gradisca contro il CPT il 26 febbraio sapresti che è stato letto un messaggio di solidarietà inviato dai cancellati (vedi alla voce internazionalismo) In cui si parlava dei pestaggi e delle umiliazioni subite.

Ora lo invio ...

Recentemente, l'ultimo pestaggio è avvenuto a Lubiana durante le proteste in cui i cancellati hanno occupato in scipero della fame gli uffici della UE, pestaggi ed un arresto (un cancellato) a Maribor al May Day quest'anno...

Certamente sapevi ...

Direi che almeno potresti ammettere la grande disinformazione della Sinistra sul tema ed informarti meglio evitando di fare altre figuracce.

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