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Indicazione no voto referendum campo antimperialista
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mor.p. Friday, May. 20, 2005 at 11:36 PM |
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Non penso che i prossimi referendum siano la cosa principale di cui dovremmo occuparci, tuttavia i quesiti su cui questa sinistra totalmente rimbambita e pannelliana chiede agli italiani di votare, chiamano in causa anche chi, come noi, ha deciso di impegnarsi dal lato degli oppressi ricusando radicalmente la visione del mondo americanista.
Non penso che i prossimi referendum siano la cosa principale di cui dovremmo occuparci, tuttavia i quesiti su cui questa sinistra totalmente rimbambita e pannelliana chiede agli italiani di votare, chiamano in causa anche chi, come noi, ha deciso di impegnarsi dal lato degli oppressi ricusando radicalmente la visione del mondo americanista. Ritengo infatti che l’ìdeologia che sta dietro al fronte del SI sia, appunto, un surrogato (edulcorato) di americanismo (ovvero: individualismo esasperato, nichilismo e relativismo valoriale, feticcio della tecnoscienza, culto della modernita’ e del progresso capitalistici).
Si, ritengo che questi referendum siano una subdolissimo vettore di alcuni dei paradigmi basilari dell’ideologia americanista che, per chi non l’avesse ancora capito, non e’ solo e tanto la politica estera yankee, ma un pensiero forte, piu’ esattamente la visione del mondo che ha preso il sopravvento in campo borghese o post-borghese (come affermano certi filosofi) ovvero postliberale e postilluminista.
Non si tratta di scegliere tra Ratzinger e Pannella, quanto di avanzare una diversa e rivoluzionaria concezione del mondo (che va ridefinita beninteso, dato che dirsi comunista oggi, in mezzo a questo casino, davanti ad una mutazione che non saprei altrimenti definire che come antropologica, non ha molto senso). Tuttavia, se fossi costretto a scegliere tra Ratzinger e Pannella, ovvero il tanto vituperato “male minore”, sceglierei il primo senza esitazione alcuna.
Se non l’aveste gia’ letta, vi giro un’intervista rillasciata da Pietro Barcellona che, a me pare, contiene (oltre ad affermazioni sbagliate) molte cose sensate e giuste, sia dal punto di vista filosofico, che antropologico nonche’ politico.
NB Coloro che dovessero saltare sulla sedia sono pregati di rispondere con argomenti altrettanto seri, non invece gridare allo scandalo alzando i soliti polveroni da analfabeti.
Mor.
Intervista a Pietro Barcellona sui prossimi referendum
«Secondo me una sinistra libertaria non ha molto futuro. La sinistra è nata storicamente come un’eresia del cristianesimo, come una visione del bene comune. Questa eresia è stata portata a conseguenze nefaste, ma non era figlia del liberalismo».
di Pierluigi Fornari
Lei ha affermato che è in gioco un modello antropologico. Cosa intende? «Caratteristica degli uomini è che non sono animali, ma non si sa bene cosa sono. Questo essere problema a stessi ha dato vita alle diverse forme di civiltà, secondo le risposte che si davano a questo interrogativo. Proprio tale risposta costituisce lo statuto antropologico di una civiltà».
E il nostro statuto antropologico? «Quello in cui sono cresciuto e vorrei continuare a vivere per gli anni che mi restano. In esso il patrimonio che riguarda il futuro delle generazioni non è disponibile da parte del singolo».
Eppure il fatto di avere un figlio ad ogni costo lo si considera un’espressione di libertà... «Io non ho una visione individualistica, per cui si trasforma in diritto qualsiasi cosa possa essere oggetto di desiderio. Per principio penso che ci sono limiti costituiti dal fatto che c’è un bene comune, ma non dato una volta per tutte, costituito proprio dallo stratificarsi delle esperienze umane in uno statuto antropologico».
Ma il nostro da cosa è specificamente caratterizzato? «Lo statuto antropologico nel quale io sono cresciuto è quello secondo cui i bambini nascono da una relazione affettiva tra due figure fondamentali, la figura paterna e la figura materna. Freud che certamente non era un sostenitore della Chiesa cattolica, riteneva che il complesso di Edipo, ad esempio, fosse uno dei motori delle continue trasformazioni creative che gli uomini fanno della loro esistenza. Questo complesso si struttura attraverso una relazione affettiva con le figure fondamentali, che non contano soltanto per la loro individualità fisica, ma anche per il patrimonio culturale che trasmettono».
Lei ha detto che potremo arrivare alla gestazione degli uomini nelle vacche o in laboratorio... «Se noi stacchiamo il fatto procreativo dalla relazione affettiva e sessuale si può ipotizzare un futuro in cui la produzione degli esseri umani avviene totalmente attraverso le macchine. Una volta combinato tecnicamente l’ovocita e lo sperma, si procederà a costruire artificialmente degli esseri umani. La scienza potrà arrivare a questo. Il problema non è impedirlo. La ricerca deve fare i suoi percorsi per capire quello che può della vita. Ma l’uomo non deve consentire che tutto ciò che è tecnicamente fattibile diventi lecito».
A suo avviso ci sono rischi di pratiche eugenetiche? «Sono enormi. Inoltre considerare un’espressione di libertà la richiesta di un figlio programmato è in sé contraddittorio. I sostenitori di tale libertà dimenticano che essa è molto legata al caso, ogni forma di pianificazione è il contrario della libertà. Se cominciamo a pianificare i figli biondi, alti, di bell’aspetto, eliminiamo il fattore che consente la libertà. Se il caso non c’è più, se tutto è pianificato, non c’è neppure la libertà. Come uomo che proviene dalla sinistra sono stupefatto...».
Di cosa? «Sono veramente stupefatto di come Pannella possa essere giocato a destra e a sinistra quasi fosse un jolly, sottovalutando il fatto che è un seminatore di illusorie libertà astratte che dissolvono ogni idea di legame comunitario, di responsabilità collettiva, anche di etica».
C’è dunque un aspetto etico da non sottovalutare? «Non amo le morali precettistiche, ma mi sento eticamente responsabile nei confronti dei miei tre figli e dei miei tre nipoti ai quali cerco di passare il testimone con un rapporto personale e affettivo, i discorsi, perfino i giochi. Come si fa ad immaginare che i figli possano nascere in modo così astratto, al di fuori di legami affettivi, soltanto perché c’è un desiderio di una donna o di un uomo. Io sono un grande sostenitore dei diritti della donna, ma qui non è problema di essere contro le donne, perché questo è un diritto che negherei agli uomini come alle donne».
Qualcuno obietta che un figlio può nascere anche da un adulterio... «Non è affatto la stessa cosa, anche se il figlio è adulterino è nato da una relazione affettiva. C’è stata comunque una compromissione totale delle persone».
La trasgressione antropologica della provetta selvaggia è più grave? «C’è il tentativo dell’uomo di realizzare un vecchio sogno delirante di onnipotenza, quello cioè di autogenerarsi, di nascere dal nulla. Di negare, cioè, la prima vera dipendenza che fa di ciascuno di noi un essere nato da una coppia di genitori. Che siano di fatto o conviventi, non mi interessa. Quello che mi interessa è che il bambino nasca da una relazione d’amore tra un uomo ed una donna. È importante anche che la donna, per averlo avuto nel grembo per nove mesi, ha determinato una relazione intrapsichica con questo essere che sta per nascere che comincia ad attrezzarlo ad entrare nel mondo. Io non riesco a immaginare una forma di accesso al mondo che non sia mediato dal rapporto con la madre».
La sua è un’opzione filosofica? «È una visione antropologica che riprende le acquisizioni della migliore psicanalisi. Uno degli elementi del "principio di realtà" è che la coppia vive il rapporto sessuale tra sessi diversi come un limite all’onnipotenza. Ciascuno di noi, in altri termini, sa di non potersi riprodurre da solo, non può avere il dominio sulla procreazione. Un grande psicanalista francese Green ha scritto che la differenza sessuale da un lato è la prova della nostra mortalità, perché siamo destinati a finire, e dall’altro il riconoscimento della realtà che cioè solo attraverso il rapporto con l’altro sesso si producono altri esseri umani. Questo aspetto non viene mai discusso, eppure è un aspetto laico, non necessariamente legato ad una visione sacrale della vita. O se si tratta di sacralità è una sacralità molto laica».
Come mai la sinistra si è così smarrita su questo problema? Esiste qualcuno che condivide le sue idee? «Le confesso che non ne ho trovati molti. La sinistra si è smarrita per una ragione molto semplice: perché ha abbandonato ogni idea di bene comune. Prima, seppure nella forma perversa dello Stato totalitario, sottoponeva l’idea della libertà individuale a qualche limite. Crollata l’adesione a questa forma di Stato, è rimasto solo un atteggiamento libertario».
Con che prospettiva? «Secondo me una sinistra libertaria non ha molto futuro. La sinistra è nata storicamente come un’eresia del cristianesimo, come una visione del bene comune. Questa eresia è stata portata a conseguenze nefaste, ma non era figlia del liberalismo. Era figlia di un’altra visione».
Eppure alcune femministe di sinistra all’inizio si erano mostrate contrarie a lasciare campo libero alla provetta. «Io ho lavorato molto con il movimento femminista, eppure constato che alcune sono divenute vittime dello spirito del tempo».
Qualche voce femminile non si è levata contro la provetta selvaggia? «Su un libro curato dalla psicanalista Lorena Preta, una della relatrici – quasi tutte donne – racconta cose inaudite. Il 70% dei casi di inseminazione non ha successo, e il fallimento di queste pratiche ha effetti traumatici sulle donne, assai più gravi della mancanza di un figlio. Spesso veri e propri casi di psicosi. E inoltre la pratica delle tecniche di procreazione assistita si protrae per anni, perché non è che si ha successo al primo tentativo. Quindi non è affatto una passeggiata in carrozza. Al contrario è un tecnica che dà alla donna spesso una sensazione di deprivazione del corpo, che viene considerato più nella sua oggettività materiale, che nella sua concretezza carnale e anche spirituale. Moltissime donne subiscono questa pratica come un trauma profondo della propria femminilità perché hanno la sensazione di essere trattate come fossero messe in fila in una catena di montaggio».
Un esempio? «La serie di test che devono subire prima di accedere alle tecniche. Trattate in qualche caso anche con una certa volgarità: magari con l’infermiera che procede all’inseminazione usando per l’embrione l’epiteto di "frittatina". Insomma tali procedure sono applicate in contesti in cui la disumanizzazione è veramente impressionante. Sicuramente dietro questa cosa c’è un grande business, di cui non si parla mai».
Ma non avere un figlio è una sofferenza... «Lo capisco. Anch’io ho una figlia che desidererebbe un figlio, ma non ce l’ha. Eppure non ricorrerebbe mai a pratiche di questo tipo».
È cattolica? «No, buddista. Non ricorre all’inseminazione artificiale perché pensa che i figli nascono da una relazione sessuale di due corpi. E conta moltissimo come questa cosa avviene. E il modo in cui un bimbo sta nell’utero materno per nove mesi, è decisivo per la sua vita futura».
E pensare che il far west della provetta permetteva l’utero in affitto «È ciò che avviene negli Usa con grande tranquillità, ma è una pura perversione. L’utero viene considerato come un contenitore meccanico qualsiasi che può essere un frigorifero, una cella a temperatura fissa. Diviene invece irrilevante il fatto che sia proprio la effettiva madre a tenerlo dentro la pancia. Mi sembro così banali le cose che dico, che sono stupefatto del fatto che non si sia stato una discussione vera. Per questo vedo con favore il referendum, è l’occasione per parlare di tutti questi problemi. Ritengono sbagliato non sfruttare questa occasione».
E infatti ne stiamo parlando e in modo assai approfondito e molto capillare «Intanto, bisognerebbe spostare uno dei temi della discussione: questo non è uno scontro tra laici e cattolici, è una questione che riguarda la visione dell’uomo che ciascuno di noi ha, sulla base delle sue esperienze, e sul convincimento che si è fatto del futuro di questa specie. È una questione che va oltre i confini delle confessioni, è principalmente una questione di rapporto con le nuove generazioni».
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ma che vuol dire?
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sam Saturday, May. 21, 2005 at 12:59 AM |
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Cazz* eppure qualche studio l'ho fatto, ho letto un sacco, cerco di tenermi aggiornato, non penso di essere l'ultimo pirla della terra, ma ... proprio non capisco che minchia vogliono dire, concludo con una invocazione: Dio, se esisti, fulminali perchè non sanno quello che fanno (e che dicono)!
<<"Si, ritengo che questi referendum siano una subdolissimo vettore di alcuni dei paradigmi basilari dell’ideologia americanista che, per chi non l’avesse ancora capito, non e’ solo e tanto la politica estera yankee, ma un pensiero forte, piu’ esattamente la visione del mondo che ha preso il sopravvento in campo borghese o post-borghese (come affermano certi filosofi) ovvero postliberale e postilluminista.">>
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In realtà
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Zadig Saturday, May. 21, 2005 at 1:36 AM |
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In realtà non ha torto. Tutto sommato, avere un figlio _non è_ un diritto, per niente. In estrema sintesi, procreare significa permettere la "sopravvivenza" del proprio DNA, nulla di piú. Cosa significa volere avere un figlio a tutti i costi? Come minimo, significa essere egoisti, voglio, voglio, voglio! Ed ecco che il bambino non è piú il prodotto, la somma, di due codici genetici che concorrono al miglioramento, evoluzione e quel che si vuole del codice genetico umano. Diventa una _proiezione del desiderio_. "Voglio un bambino! Ad ogni costo!" Tralasciando un discorso complesso, e molto, non vedo il motivo di prendersela tanto: vuoi un bambino in giro per casa? E adottalo! Prenditi un cane! Renditi conto che non puoi salvare un matrimonio fallito in questo modo! Poi, ce ne sarebbe da dire... Non si puó risolvere una questione del genere con un referendum. Certo, nemmeno con una legge. Per evitare fraintendimenti, sono ateo. Ciao, Zadig
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ma che cazzo dici?
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antiantiimperialista Saturday, May. 21, 2005 at 3:48 AM |
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ma che è sto delirio? il diritto ad avere un figlio è un cazzo di diritto come quello a avere una famiglia e a mandarla a fanculo se la famiglia fa cacare sono DIRITTI INDIVIDUALI, cazzo: aborto, divorzio, fecondazione come cazzo mi pare, liberà di parola, di pensiero, di satira poi ci sono i DIRITTI SOCIALI: casa, salute, reddito
ma porcoddio se io voglio i DIRITTI SOCIALI devo anche volere i DIRITTI INDIVIDUALI, se no finisco come nella Bulgaria o nell'URSS, dove i diritti individuali non c'erano e alla fine non c'erano manco quelli sociali.
CHE CAZZO c'entra l'Americanismo??? L'americanismo non esiste, e' una stronzata di pasquinelli e dei pisquani che lo seguono.
C'è l'America di Bush. Che vuole negare i diritti individuali (aborto, eutanasia, ecc.) per un fondamentalismo cristiano che "ordina" di proteggersi dall'islam cattivo.
Poi c'è l'America di sinistra, che come la nostra sinistra si oppone. In questa sinistra ci sono dei moderati (come quel pipparolo di Kerry, che pero' forse almeno sui DIRITTI INDIVIDUALI è meglio di Bush) e porcoddio ci sono i sinistri migliori, che vogliono DIRITTI INDIVIDUALI E SOCIALI. Ci sono anche la'. Sono all'opposizione, come qua. E basta con questa stronzata dell'antiamericanismo. Ma checazzo è!!?!??!!?
Voglio chiudere dicendo che sono portatore sano di una malattia genetica. E la mia ragazza casualmente pure (della stessa malattia genetica). Non so se avemo mai un bambino. Magari ne adotteremo uno. Ma che una cazzo di legge di merda del cazzo mi VIETI uno degli strumenti (la fecondazione assistita) mi fa rodere parecchio il culo.
E Pasquinelli se ne vada a fare in culo. Io sono nonviolento e non mi piacciono quelli che li menano e li allontanano dai cortei, ma dopo questa "dichiarazione" se lo incontro gli meno io personalmente.
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io sto con questo
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antimachista Saturday, May. 21, 2005 at 9:06 AM |
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Referendum Pma: diamo un salutare schiaffo alla chiesa, falsa e ipocrita.
by mazzetta Monday, May. 16, 2005 at 8:11 PM mail:
Quando il voto ha molti significati.
Referendum Pma: diam... berlusconi_con_i_nuovi_cardinali_italiani.jpg, image/jpeg, 600x417
I prossimi referendum sulla legge sulla procreazione assistita potrebbero essere una buona occasione per mandare un forte segnale al cattolicesimo italiano, ed alla sua smodata tendenza ad ingerire nella vita del paese. Grazie alla vacanza di una cultura genuinamente laica, la caduta del comunismo ha provocato, in Italia, l’aumento dell’influenza e della pressione delle elite cattoliche sulle istituzioni repubblicane. Approfittando del relativismo morale tanto condannato, il lobbysmo cattolico ha assecondato ogni governo negli ultimi 15 anni in cambio di prebende e vantaggi. Mentre la percentuale dei praticanti cattolici precipitava durante il papato di Wojtyla, in realtà cresceva la morsa del clero secolarizzato sulle istituzioni italiane, quelle religiose come quelle istituzionali ed economiche. Mentre Wojtyla si spacciava per il pastore dei giovani semplicemente inanellando lunghissimi giri promozionali attorno al globo, il felpato clero romano ha fatto terra bruciata in caccia di potere e denaro. Durante l’ultimo papato, il clero italiano ha evitato di esporsi politicamente, preferendo un’azione più sotterranea quanto subdola. Mentre il papato gridava contro il consumismo ad uso e consumo di un riposizionamento strategico dell’immagine del cattolicesimo, il clero si occupava di monetizzare, aggiornando tecniche di marketing e lobbysmo. Nel nostro paese, approfittando del confuso quadro politico, il fenomeno ha assunto dimensioni tanto estese quanto assolutamente da condannare. Intendiamoci, qualsiasi insieme sociale ha il diritto di organizzarsi per tutelare i propri interessi, ma la cosa assume dimensioni completamente diverse quando questo gruppo agisca in danno della collettività, pretendendo al contempo di porsi come baricentro morale. Il florilegio di santi di pessimo gusto, la commercializzazione di massa di prodotti come Padre Pio, ormai diffuso ed onorato come i nani da giardino, ormai capace di sostituire il corno antisfiga nel cuore di molti automobilisti, non sono fenomeni naturalmente generati dalla devozione; ma portano con chiarezza l’impronta della speculazione economica e dell’impiego massiccio di tecniche di marketing. Il gadget, il film, l’album delle figurine, immagini, statuette, articoli promozionali su ogni testata; nulla è lasciato al caso. E’ la chiesa del potere temporale, in questa epoca identificato nella quantità di denaro della quale si ha il controllo; la chiesa mercantile contro la quale Lutero gridò il suo sdegno, è la chiesa dei chierici, della quale i fedeli sono ormai tornati definitivamente gregge. Anche recentemente, l’invadenza cattolica ha procurato gravi danni al nostro paese; dal caso della legge sulla fecondazione assistita, all’assunzione di qualche migliaio d’insegnanti di religione, fino all’infiltrazione del sistema sanitario nazionale e alla partecipazione a pagine oscure della finanza nazionale; una volta l’Ambrosiano, oggi le manovre della Bpl. Una chiesa vigliacca, una chiesa che mentre armeggia con il denaro spande parole sagge irridendo i creduloni, costretti a comprare il pacchetto completo; agli sfortunati capita di credere e di dover ubbidire, pagare per credere; non molto diverso dai meccanismi usati da Wanna Marchi che, infatti, lucrava alla grande. Nascosta dietro un prete antimafia, la curia siciliana ha in pratica dirottato il servizio sanitario dell’isola verso l’obiezione all’aborto quasi totale, i medici obiettori non fanno carriera senza il placet curiale; il presidente dell’ARS siciliana Cuffaro sfila con contorno di sottane e di madonne e sorride assicurando che la mafia non esiste, ed il don, beffardo, accanto a lui benedice. Il primo ministro italiano, che si spaccia per benedetto dal signore, esibisce zie e benemerenze da timorato di Dio, appare sempre circondato di prevosti dalla dubbia moralità, mentre nessuna voce si è mai levata dagli altari contro questo massimo rappresentante dell’immoralità e della spregiudicatezza. Di fronte al calo del seguito tra la popolazione, la curia italiana si è data agli affari, alla caccia del potere temporale, mentre allo stesso tempo radicalizza la propria dottrina in chiave antimoderna. La non-novità è che questo avviene attraverso un’azione che fa della doppiezza e della dissimulazione la sua cifra. La storia di un martire della teologia della liberazione assolve il Vaticano dall’aver coperto i suoi assassini; un prete offeso dalla mafia vale a nascondere tutti gli altri preti che, pavidi, tacciono di front all’orrore e ne rafforzano l’influenza. E’ il pattume che qualche anno fa ci propinava il cardinale Biffi, il vero volto del cattolicesimo; è l’Opus Dei: la mano di ferro che la chiesa porge nascosta dal guanto della misericordia. E’ la doppiezza di chi da un lato prende i soldi dalla Moratti e dall’altra lamenta lo sfascio della scuola pubblica, di chi chiede maggiori risorse per l’istruzione e sottobanco vilmente trama alle spalle delle teorie di Darwin preferendovi i bambini portati dalla cicogna; la doppiezza di chi prende la parte di malati ed anziani e poi lotta per impadronirsi dei fondi della sanità, di chi accentra il controllo sulle carriere dei medici, tutti; la doppiezza di chi ci dice tutti figli di Dio, ma alcuni un po’ meno; che proclama la sacralità della vita, ma sorvola sui massacri orditi dai propri fedeli; che finge di opporsi al consumismo e poi mette in vendita un orsacchiotto di peluche con paramenti papali a 160 € da vendere in piazza S. Pietro, of course. I giorni della morte di Wojtyla ci hanno raccontato dell’esistenza di una macchina perfetta per organizzare il consenso e spettacolari adunanze di greggi commossi, abbiamo visto sfilare l’oligarchia vaticana carica d’ori accanto ai peggiori dittatori, abbiamo visto la corsa alla genuflessione della nostra classe politica. Abbiamo visto il più lungo spot in formato telenovela che la storia ricordi, lo sfruttamento totale dell’agonia di un vecchio e dei sentimenti dei fedeli. Nelle more dell’elezione abbiamo sentito le flebili voci del cattolicesimo di frontiera chiedere attenzione, il cattolicesimo sul campo che con il suo sudore ed il suo sangue copre le impresentabili verità di un clero occupato a consolidare le proprie sostanze. Flebili ed inascoltate, gente buona per esibirne la santità, mentre esaltandone la modestia si specula sui mercati finanziari o si estorcono oboli a chi ha solo la colpa di voler credere in Dio. Soldi del demonio, verrebbe da dire, se per conservarli occorre coprire ogni indegnità ed ogni azione della nostra classe politica. Soldi che comprano il silenzio sulle ingiustizie, soldi che trasformano la fede in cieca militanza al servizio d’oscuri interessi. Chi può, vada con la mente agli ultimi vent’anni, e provi a ricordare un alto prelato che condanna uno solo dei tanti pessimi politici italiani o un grande imprenditore; provi a cercare nella memoria una sola conseguenza pratica del grido papale contro la guerra in Iraq, provi a cercare anche il minimo sgarbo diplomatico, o una parola fuori posto, verso quei paesi nei il cattolicesimo convive e ha convissuto con feroci dittature e classi politiche corrottissime. Questa si chiama doppiezza, la doppiezza e la vigliaccheria di chi sa di aver perso, con la rivoluzione francese, la battaglia dialettica contro la ragione; e che quindi si sottrae al confronto aperto per operare nell’ombra del non detto; di chi non vuole rinunciare a quel potere temporale che pure riconobbe come fonte di ogni disgrazia e primo motore dell’allontamento dalla dimensione mistica e religiosa. La stessa doppiezza che ha guidato il lobbysmo cattolico a venire a patti con i peggiori elementi della Cdl per ottenere l’orrenda legge per la procreazione medica assistita, e che ora vigliaccamente spinge all’astensionismo per evitare il giudizio dei cittadini. Il tutto per sostenere una legge che è il trionfo dell’ipocrisia, alla faccia del proclamato schierarsi contro il relativismo del nuovo pastore d’origine tedesca, davvero tutto d’un pezzo; una legge che grida alla sacralità dell’embrione per attaccare, ancora una volta, i fondamenti della legge sull’aborto. Una bassezza inaudita, possibile solo grazie all’abbassamento delle difese preposte alla laicità del nostro Parlamento nel polverizzato quadro politico e alla diffusione dall’ignoranza e dell’opportunismo tra gli eletti. Dagli eredi del comunismo ai neofascisti è una sfilata continua a baciare gli anelli cardinalizi, corteggiando pacchetti di votanti in nome dell’apertura ai valori, crisi e conversioni hanno persino colpito diversi noti politici, un dato in clamorosa controtendenza con quello di una popolazione sempre meno praticante. Quali siano i valori che interessano è chiaro, non è un caso, come leggevo in un commento, che tra l’incredibile massa di reliquie del Cristo conservate in templi e monasteri, l’unica a mancare sia il bastone con il quale questi cacciò i mercanti dal tempio. Per queste ragioni l’appuntamento referendario diventa l’occasione per l’Italia laica di assestare un salutare quanto sonoro schiaffone alle sottane invadenti, un’occasione per i cittadini laici di ricordare ai fratelli cattolici che devono tenere le manine dei loro pastori, tedeschi o meno, lontane dalle tentazioni dell’economia e della bassa politica. Il prossimo referendum può essere l’occasione per mandare un segnale forte contro l’incesto tra politica e religione nel nostro paese; un incesto che produce mostri ed oscurantismo, cavalcando l’ignoranza in nome della fede, al fine di imporre anche ai laici ogni genere di libello di medioevale memoria. Diamo questo schiaffo, senza illuderci che ci porgano l’altra guancia; a volte uno schiaffo al momento giusto conta più di mille
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contro il modernismo capitalista
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mirco di genova Saturday, May. 21, 2005 at 7:34 PM |
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l'anticonformismo e la correttezza di analisi sul pensiero liberale nichilista di dittatura persuasiva del capitalismo attuale trova realizzazione nelle sintesi del campo antimperialista peccato che la sinistra sia ormai troppo imbevuta di radicalchicchismo borghese
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