P2P, scovati 55 condivisori in chat
I gestori di server OpenNap che non distribuivano file protetti, nel mirino di una inchiesta che ha portato a sequestri e indagini su 55 utenti. L'accusa è di associazione a delinquere. FIMI: giusto così
Anno X n. 2320 di martedì 7 giugno 2005
Roma - Sono poche le indagini come quelle di queste ore sulla pirateria online ad aver scatenato così tante polemiche in rete. Mailing list e forum nelle scorse ore si sono affollati di commenti attorno ad una nuova operazione della Polizia Postale denominata Pastore abruzzese che ha preso di mira il server OpenNap su rete Fastweb noto come Cucciolandia, ora reso inattivo.
"Ebbene sì è tutto vero - ha scritto su p2pforum uno dei gestori del server di Cucciolandia -... pur essendo a share 0 ci sono piombati in casa... a tutti... ora non so che pensare... nessuno a quanto pare è al sicuro... ma non voglio mettere allarmismi sciocchi.. anzi...." Le polemiche sono nate proprio attorno al concetto di share 0, ovvero del fatto che secondo i gestori si trattava essenzialmente di uno strumento per chattare. "Anche i sassi sapevano che eravamo a 0 file" - scrive ancora uno dei gestori.
"Con una media di 10.000 utenti - scrive un altro gestore - eravamo il più grande server OpenNap, e l'unico modo per raderlo al suolo era quello di entrare in casa e portar via i mezzi con i quali tenevamo insieme questa bella realtà dal nome di Cucciolandia. C'è chi in CuccioloNet ha trovato l'amore... c'è chi si è sposato grazie a Cucciolandia. La gente entrava e frequentava la chat sapendo di trovare persone (più o meno esperte) pronte a dare qualche consiglio, sia che esso riguardasse l'informatica, sia che riguardasse questioni diverse dai componenti hardware di un computer".
L'operazione si è svolta su una scala ampia, inusuale e forse senza precedenti per la rete italiana. Su denuncia della FIMI e grazie a dei software di tracciamento ed analisi relazionale messi a punto dalla Ikon Corp., la Polizia Postale ha potuto seguire i movimenti degli utenti sui server "Cucciolandia" scoprendo - hanno spiegato gli inquirenti - un impressionante giro di file protetti da diritto d'autore: non solo musica, ma anche film e software.
Secondo il coordinatore della PolPost abruzzese, Alessandro Grilli, Cucciolandia era una rete molto particolare, a cui accedeva solo chi era conosciuto ai gestori e presentato da altri utenti che, a detta della polizia, mettevano poi a disposizione anche grandi quantità di file. Secondo la PolPost, i file posti in condivisione dai soli gestori Cucciolandia erano almeno 15 milioni, perlopiù contenenti materiale protetto. "Si tratta - ha affermato la PolPost - dell'indagine più rilevante mai condotta in Italia contro le violazioni delle leggi sul diritto d'autore commesse sulla rete Internet".
Proprio la particolare natura del network e la possibilità del nuovo software di tracciare le relazioni telematiche tra gli utenti, ha spinto gli inquirenti a ipotizzare per la prima volta nel nostro paese per questo genere di attività l'"associazione a delinquere finalizzata alla diffusione illecita ed allo scambio abusivo di programmi per computer, film ed opere musicali, tutelate dalle norme sul diritto d'autore, al fine di trarne profitto" (art 416 c.p. 171 bis e ter legge 633/41 e s.m.).
Le perquisizioni seguite all'individuazione dei maggiori condivisori hanno portato ad operazioni in nove regioni italiane e alla denuncia di 55 persone nelle cui abitazioni è stato sequestrato il materiale informatico, computer e supporti, che sarà analizzato ai fini dell'inchiesta. Nel complesso si tratta di più di 8mila Cd-ROM, circa 600 DVD e altrettanti supporti alternativi, decine di masterizzatori e altro ancora.
Di interesse segnalare che, grazie al software sviluppato in collaborazione con Ikon Corp., la PolPost ha spiegato di aver individuato in un solo giorno sui server interessati circa 100mila utenti. L'identificazione di coloro che sono stati presi di mira è stata resa più complessa - hanno spiegato gli inquirenti - dal fatto che utilizzando l'IP pubblico di Fastweb non è stato possibile ricorrere alla metodologia tradizionale in questi casi, che proprio grazie all'IP privato e alla collaborazione dei provider consente di identificare con un certo grado di certezza gli utenti Internet.
Ma è anche singolare segnalare un'altra notizia riportata nelle prime ore di ieri non appena emersi i particolari dell'operazione, quella secondo cui grazie al software Ikon sarebbe anche stato possibile valutare i danni che le operazioni condotte in rete avrebbero provocato alla SIAE e all'erario: si parla di 35mila euro l'ora, stima basata evidentemente sugli incassi che avrebbe prodotto certo materiale qualora fosse stato acquistato anziché scambiato.
Inutile dire che proprio FIMI, come poi il ministro degli Interni e il Capo della Polizia, ha espresso il proprio apprezzamento per l'operazione. In una nota, FIMI ha spiegato che "oggi in Italia l'offerta di musica online legale è in forte espansione con siti come Itunes, Msn, Messaggerie digitali, Buongiorno Vitaminic, e altre, un'offerta che può essere messa in grave difficoltà dalla presenza contestuale di musica abusiva messa a disposizione in rete".
"Non so che fine faremo noi, gestori del server. Non so se l'accusa di associazione a delinquere riesca e restare in piedi oppure dopo anni e anni si riesca a smontarla - scrivono ancora i gestori - Non sappiamo se la reclusione dai 3 ai 7 anni sia per noi vicina o lontana. Io, come tutti gli altri miei collaboratori, non abbiamo intenzione di cedere. Ci trasferiamo sul web (almeno lì la chat non dovrebbe comportare l'accusa di associazione a delinquere), cercando di continuare quanto di buono avevamo creato".
Anno X n. 2321 di mercoledì 8 giugno 2005
Caso Cucciolandia, archiviazione in vista? Per comprendere più a fondo cosa è accaduto nell'indagine sulla comunità online, Punto Informatico si è rivolto ad esperti del settore e a fonti ben informate. Ecco cosa è emerso
Roma - Molte sono le domande che sui forum e anche in redazione sono giunte in merito all'operazione della Polizia Postale di Pescara che, come noto, ha portato alla chiusura di "Cucciolandia", comunità online di utenti Fastweb attiva da diverso tempo. Domande legate a certi dettagli dell'operazione alle quali Punto Informatico, con l'aiuto di alcune fonti ben informate sui fatti, tenterà di fornire una prima risposta.
Le prime considerazioni di alcuni riguardano Ikon Corp., il cui software è stato utilizzato ai fini dell'indagine: si tratta di una società ben conosciuta, un'azienda che da tempo opera nel settore e che fornisce servizi avanzati anche alla Forze dell'Ordine, tanto che già in passato i suoi prodotti e servizi si sono rivelati un grande contributo a certe delicate indagini. Semmai qualcuno potrebbe obiettare sulla necessità di ricorrere ai suoi servizi, di certo costosi per l'Erario e quindi per i cittadini, in occasione di un'inchiesta che riguarda lo scambio senza fini di lucro di materiale protetto.
Difficile peraltro credere che i software Ikon abbiano davvero permesso di stimare i danni alla SIAE e agli autori (si è parlato come si ricorderà di 35mila euro l'ora). È evidente, dicono le fonti a PI, che è invece stata fatta una stima sul totale potenziale dei brani presenti sui server, ossia sui computer gestiti dagli owner della community di Cucciolanda finiti sotto inchiesta. Per capire, spiega una fonte a PI, "se ognuno dei 100.000 utenti appartenenti alla comunità detiene sui propri hard disk 10 brani musicali il calcolo è avvenuto sui diritti evasi di 1.000.000 di brani" ma è una stima fittizia in quanto "non sono stati sequestrati gli hard disk dei singoli utenti ma semplicemente i computer degli amministratori sui quali al massimo erano presenti i file condivisi dagli stessi e un software OpenNap da 5 k che permetteva a Cucciolandia di funzionare".
Altra questione aperta è quella relativa all'identificazione dei 55 utenti finiti sotto inchiesta. "I dati a Fastweb li potevano chiedere tranquillamente - spiega una fonte a PI - basta indicare precisamente l'ora e la data della connessione: anche se si tratta di una classe IP dedicata Fastweb sa indicare l'IP originario da cui avviene la connessione".
Molti si sono allarmati ieri, inoltre, perché è stato contestato il reato di "associazione a delinquere". È bene specificare che questa è fin qui solo l'ipotesi della polizia giudiziaria. Adesso bisogna vedere quello che rubricherà la magistratura. Casi avvenuti nel recente passato dovrebbero contribuire a rasserenare gli animi. Fin qui, infatti, emerge che non vi era finalità di lucro, ritenuta in più occasioni dai magistrati essenziale per configurare la violazione del diritto d'autore. Pur rimanendo nel campo delle ipotesi, è dunque legittimo ritenere che l'autorità giudiziaria non contesterà il reato associativo perché - spiegano a PI alcuni esperti - "manca l'elemento soggettivo del reato, ovvero il vincolo associativo per il quale tutti si sarebbero prodigati consapevolmente per commettere insieme una serie di delitti".
Le fonti concordano sul fatto che, non appena giungeranno i fascicoli alle Procure competenti con ogni probabilità i magistrati incaricati chiederanno l'archiviazione del procedimento, con conseguente dissequestro del materiale requisito. Non rimane che attendere gli sviluppi.
punto-informatico.it/p.asp?i=53290&r=PI
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