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Cosa si nasconde dietro il caso DSSA
by Osservatorio Democratico sulle Nuove Destre Tuesday, Sep. 13, 2005 at 11:00 AM mail: saverio.ferrari@consiglio.regione.lombardia.it

Servizi segreti, neofascisti e polizie parallele in Italia: dalla "Falange Armata" alla "Legione Brenno"

SERVIZI SEGRETI, NEOFASCISTI E POLIZIE PARALLELE IN ITALIA:
DALLA “FALANGE ARMATA” ALLA “LEGIONE BRENNO”

COSA SI NASCONDE DIETRO
IL CASO DSSA

LA GUERRA IN CORSO ALL’INTERNO
DEGLI APPARATI DI SICUREZZA

Come era facilmente prevedibile, i riflettori sullo scandalo del DSSA (il cosiddetto “Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo”) si sono subito spenti. Lo scorso 1° luglio le procure di Genova e Milano, con 25 perquisizioni e l’arresto di Gaetano Saya, Riccardo Sindoca e dell’ispettore milanese Salvatore Costanzo, avevano fatto scoppiare il caso. Il reato contestato: associazione per delinquere finalizzata all’usurpazione di funzioni pubbliche in materia di prevenzione e repressione dei reati. Le indagini erano partite un anno prima inseguendo negli ambienti dei mercenari e delle guardie del corpo la pista che aveva portato Fabrizio Quattrocchi in Irak, sequestrato e ucciso a Baghdad il 14 aprile del 2004.

“DESTRA NAZIONALE” STORY

Il DSSA nato con “finalità di monitoraggio e contrasto del terrorismo” dopo l’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, si era rivelato in realtà una non trascurabile congrega di spie, neofascisti, poliziotti, carabinieri, ex-gladiatori e depistatori di professione, ultima creatura in ordine di tempo di un gruppo già attivo da qualche anno sotto la denominazione di “Destra Nazionale”. L’organizzazione, a sentire i promotori, venne fondata al fine di far rivivere il Movimento Sociale-DN di Giorgio Almirante, dopo il “tradimento” di Gianfranco Fini. Il corrispondente sito-internet, oggetto di interrogazioni parlamentari già nel 2003 e articoli di denuncia per i suoi espliciti contenuti razzisti, fu anche parzialmente oscurato dalla magistratura milanese. L’allarme nacque in seguito all’annuncio della costituzione di fantomatici “Reparti di Protezione Nazionale”, con tanto di divisa (basco, camicia e giubbotti grigi, con cinturone nero), pronti ad entrare in azione, in caso di pericolo, a supporto delle Forze Armate. Inutile dire che il pericolo veniva ravvisato nell’invasione in massa dei “nuovi barbari islamici”. Ciò che però aveva suscitato maggior inquietudine era che “Destra Nazionale” annoverasse fra i suoi massimi dirigenti ex-poliziotti o poliziotti in servizio presso importanti Questure, come Milano, dove lo stesso coordinatore nazionale, Giuseppe Scarano, risultava svolgere attività di ispettore di PS all’interno di un commissariato. Il gruppo in definitiva sembrava fare da sponda politica ad un piccolo sindacato, ancora in formazione, di poliziotti dichiaratamente fascisti: l’”Unione Nazionale Forze di Polizia”.
Ad onor del vero, nello stesso arcipelago neofascista, pur ricco di particolarità, eccessi e stramberie, il gruppo di “Destra Nazionale” non aveva mai goduto di molto credito. Il fatto stesso di assumere come simbolo lo stemma della CIA leggermente modificato, di qualificare i propri aderenti come ex-agenti segreti, con un passato da “gladiatori”, in rapporti di collaborazione con la NATO ed il Mossad israeliano, avevano fatto nascere più di un sospetto. Il vantare anche da parte del presidente di DN, Gaetano Saya, l’appartenenza alla massoneria con l’altisonante titolo di “Maestro venerabile della Loggia Divulgazione 1”, non deve aver certamente contribuito a dissipare i dubbi.
Totalmente inesistenti, infine, le iniziative sul piano politico se si esclude l’annuncio, rapidamente svanito nel nulla, della presentazione in Lombardia di una lista, in occasione delle ultime elezioni regionali di aprile, con la candidatura a presidente di Stefano Tacconi, ex-portiere della Juventus e della nazionale, finito nei guai, lo scorso agosto, per possesso illegale di paletta stradale e falso tesserino da poliziotto, ovviamente forniti dal DSSA.

LA “DOTTORESSA”

Mitomani deliranti? Eppure la carriera del DSSA non è stata contrassegnata solo da improbabili progetti o finti incarichi. L’accesso alla banca dati del Viminale, ma anche i rapporti con i vertici degli apparati di sicurezza, il SISMI in primo luogo, si sono dimostrati veritieri, come i contatti con importantissimi uomini politici, tra gli altri, il vice-premier Gianfranco Fini. Sul sito ancora attivo di “Destra Nazionale”, ma anche sulle pagine alcuni organi di stampa sono state pubblicate nelle scorse settimane le prove fotostatiche di una corrispondenza non occasionale. Non solo, nelle 130 pagine dell’ordinanza di conferma degli arresti domiciliari per Gaetano Saya e Riccardo Sindoca, i due massimi dirigenti del DSSA, emessa il 6 luglio dal Gip di Genova Elena Daloiso, si è testualmente scritto che ”la costituzione del Dipartimento studi strategici antiterrorismo (Dssa) è stata comunicata con nota riservata inviata al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Interni, al Ministro della Difesa, al Ministro della Giustizia e ad altre autorità”. Qualcosa di più, dunque, di una innocua “banda di pataccari” come il Ministro degli Interni Giuseppe Pisanu ha teso a ridimensionare l’intera faccenda.
Ancor prima che scoppiasse lo scandalo, sul primo numero di “News Settimanale”, in edicola il 20 maggio scorso, in un lungo servizio originato dalla pubblicazione di diversi fotogrammi di un video girato a Baghdad, dove Fabrizio Quattrocchi veniva ritratto nella sua attività non di “body guard da discoteca”, ma di “agente contractor” nel corso di “una missione coperta” volta a “combattere i terroristi”, si è presentato il DSSA come “una rete invisibile contro il terrore”, definita nel gergo dei mercenari come “la Dottoressa”, presente in Irak in operazioni ad alto rischio con “mezzi in dotazione alle forze militari presenti in quel teatro” e ”permessi governativi” rilasciati dal “dipartimento della Difesa degli Stati Uniti”. Sui numeri successivi del settimanale si è anche rivelato come il video in questione fosse stato girato da un agente del DSSA e che Riccardo Sindoca, in due occasioni diverse, si fosse premurato di annunciare in anticipo alla redazione di “News Settimanale”, evidentemente utilizzato come canale privilegiato, la liberazione sia di Giuliana Sgrena che di Clementina Cantoni.

GLI ANTESIGNANI DELLA “LEGIONE BRENNO”

Questo intreccio tra neofascisti e forze militari e dell’ordine non è nuovo. Viene da lontano: dall’immediato dopoguerra e dalle trame della “strategia della tensione”. Ma anche in anni più vicini a noi, ben dopo lo stesso scandalo della Loggia P2, le cronache si sono dovute interessare a vicende analoghe, quasi tutte ritenute a torto poco credibili, finite nel dimenticatoio o senza significative conclusioni giudiziarie: dalla Falange Armata, attiva nei primi anni ’90 come agenzia minatoria tesa ad alimentare un clima di tensione con lettere, bossoli spediti e telefonate minacciose, promossa con ogni probabilità da ufficiali della Settima divisione del SISMI, al presunto “golpe”, sullo sfondo di un traffico internazionale di armi, denunciato nel 1993 da Donatella Di Rosa, moglie di un tenente colonnello le cui rivelazioni costrinsero comunque a rivedere la catena di comando dell’esercito italiano troncando la carriera ad altissimi graduati, al “Progetto Arianna” nel 2000, un’organizzazione antidroga clandestina costituita a Latina da appartenenti alle forze dell’ordine, per finire ai recentissimi “Elmetti Bianchi”, una fondazione a carattere internazionale alimentata soprattutto da ex-poliziotti, spuntata a lato del caso Telekom-Serbia, animata in Italia da un neofascista assai conosciuto per i suoi trascorsi in organizzazioni eversive e nella massoneria. Ma molti si saranno certamente anche dimenticati della cosiddetta “Legione Brenno”, nata in coincidenza con lo scoppio della guerra serbo-croata per difendere la “nuova frontiera dell’occidente minacciata”, venuta alla luce solo nel 1998, seguendo le orme di un sanguinoso conflitto a fuoco con agenti di polizia tre anni prima a Marghera. La “Legione Brenno”, ispirata ai cavalieri di antichi ordini religioso-militari come i Templari, si scoprì presto essere stata fondata da alcuni ex-carabinieri interessati al business della sicurezza e dell’assoldamento di milizie private nelle guerre in corso. Esattamente come il DSSA.

APPARATI E PARTITO AMERICANO

Sarebbe sbagliato sottovalutare quanto sta avvenendo. E’ in corso da tempo una guerra senza esclusioni di colpi all’interno degli apparati di polizia e dei servizi segreti italiani per assicurarsi posizioni di comando, nella prospettiva della costituzione di una sorta di “superpolizia” e di un'unica centrale di intelligence contro il pericolo terroristico. La partita riguarda ovviamente il loro controllo anche da parte del partito “americano” in Italia. I contrasti tra il SISMI e la CIA legati all’esecuzione di Calipari, al caso del fallito attentato l’autunno scorso all’ambasciata italiana a Beirut e al rapimento a Milano, all’inizio del 2003, dell’egiziano Abu Omar, sono tutte tappe di questo conflitto. Non è da escludere che anche la vicenda del DSSA con i suoi misteri sia parte di questo scontro.
In un’intervista ad agosto, sempre a “News Settimanale”, Gaetano Saya ha raccontato della presenza di uomini del DSSA all’interno del SISMI, degli appoggi e delle collaborazioni scambiate, ha svelato l’indirizzo di sedi coperte del servizio a Roma, di essere a conoscenza di chi sparò a Giorgiana Masi e a Carlo Giuliani, di quanto realmente accaduto a Calipari, ad Abu Omar e ai sequestrati italiani in Irak. Forse vanterie, forse minacce concrete. Il fatto è che il silenzio è comunque calato.

SAVERIO FERRARI

Milano, 12 settembre 2005

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DSSA, LA GALASSIA DI DESTRA A CACCIA DI FONDI
by grfa Tuesday, Sep. 13, 2005 at 11:42 AM mail:

da Corriere della Sera (5 luglio 2005 - P.18):

Il Viminale: sappiamo distinguere chi mette in circolazione contrassegni di latta da chi collabora con la giustizia
Dssa, la galassia di destra a caccia di fondi
Tra "depistatori" e sostenitori di Francesco Pazienza. Pisanu: polizia parallela? Solo distributori di patacche
dal nostro inviato Marco Imerisio

GENOVA - "Caro lettore, ti scrivo per sottoporti un caso di terribile ingiustizia, che riguarda il prigioniero Francesco Pazienza, di fatto vittima di un sequestro di Stato".
Tra le molte attività benefiche svolte da Marco Saba, l'ultima in ordine di tempo riguarda lo sciopero della fame intrapreso dal faccendiere ez agente del Sismi condannato nel 1985 per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna e coinvolto nel crack del Banco Ambrosiano e nelle vicende della P2.
Marco Saba è molte cose tutte insieme. E' l'uomo al quale si rivolge Gaetano Saya in cerca di soldi per il suo Dipartimento. Si accontenterebbe, dice, di 32 milioni di euro all'anno da parte dell'Unione europea. Saba raccomanda il fondatore della Dssa a Fabio Calzavara, uno dei padri della Liga veneta, autonomista convinto, ex parlamentare della lega Nord, che a Bruxelles ha aperto una agenzia che sbriga pratiche comunitarie. Non se ne farà niente. Il ricordo di Calzavara: "Saya mi sembrò un uomo molto vago, che diceva e non diceva. Perbene, ma da quella conversazione avevo capito che nel suo progetto non c'era niente di serio". Al broker ex deputato arriverà in fretta e furia un prospetto redatto da Elio Ciolini, personaggio torbido, "superteste" di professione condannato più volte per calunnia, depistaggio e truffa. Non proprio la carta vincente per "sfondare" a Bruxelles.
Ma il nome nuovo è Saba, "il mio uomo di fiducia", così lo chiama Saya. Da anni Saba si batte per la causa di Pazienza, al punto di apparire come suo "portavoce" in alcune lettere che periodicamente indirizza nei Forum online. Motivi professionali, forse. E' direttore di un non conosciutissimo Osservatorio sulla criminalità organizzata con sede a Ginevra (e telefono muto), nel cui sito internet possono essere trovate ulteriori informazioni: http://www.ocdbgroup.net - una struttura ben diversa dalla DSSA.
L'OCO non ha direttori, ha un presidente, Nicola Giannakopoulos, e dei tesserati semplici membri, ente di cui si dichiara membro anche Marcello Rossini, altro personaggio ammesso alle riunioni in casa Saya. Si definisce "esperto di progettazione e pianificazione di sistemi informativi di cui si occupa dal 1979" e cura il sito di "Rinascita Nazionale", rivista del movimento di popolo per la liberazione e il socialismo nazionale, è un ex collaboratore del "settimanale del socialismo nazionale" pubblicato a Verona.
Saba è un frequentatore assiduo dei siti riconducibili alla neo estrema destra, dove si distingue per la diffusione di tesi economiche ispirate a Ezra Pound, che finiscono per mischiarsi a indigeribili tesi storiche revisioniste e teorie "antigiudaiche". Ma qui c'è una sorpresa. Perché Saba, che ha aderito in modo convinto al "Dipartimento" di Saya, è una figura che stona tra i reperto obsoleti del sottobosco fascista. E' un "no global di destra", così lo chiama un sito vicino al Movimento. Gli estremi si toccano, si sa. Ma Saba coniuga la lotta per Pazienza ad altre cause, meno scontate. Nel 1999, assieme a Calzavara progettò una carovana di solidarietà nell'Iraq colpito dall'embargo. Sempre insieme all'autonomista di Belluno, partecipa alle attività a favore degli orfani di guerra gestite da Padre Benjamin, religioso pacifista domiciliato ad Assisi. Dice Calzavara: "Marco ha le sue idee, per carità. Ma è coerente con se stesso". Ci sono molte reti pacifiste che hanno più volte ringraziato Saba per il lavoro di denuncia sull'uranio impoverito, portato avanti attraverso l'Osservatorio ambientale di Monfalcone, del quale è portavoce e fondatore. Un'associazione collegata al movimento Alleanza Dio e popolo, un "partito etico politico onniconfessionale ed ambidestro". Sarà questo ambidestrismo, ma l'osservatorio di Monfalcone ha una lista di soci onorari decisamente particolare, dove stanno insieme Marco Saba e padre Benjamin, Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario, ma anche l'ex Gladio Antonino Arconte, figura minore del caso Moro e del processo Andreotti, tesserato della Dssa. Strani percorsi, a seguire il filo della Gladio dei poveri.
"Finora questi signori hanno distribuito patacche di latta". Il ministro Giuseppe Pisanu, al vertice dei G5 a Evian ha definito così l'operato del dipartimento di studi strategici antiterrorismo, il cui fondatore Gaetano Saya è stato arrestato con il suo braccio destro Riccardo Sindoca con l'accusa di aver organizzato una "polizia parallela". "Noi non sottovalutiamo mai niente - ha aggiunto Pisanu - Se emergessero elementi più preoccupanti risponderemo adeguatamente".

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Finalmente
by Mike Tuesday, Sep. 13, 2005 at 12:29 PM mail:

L unica cosa che io rimprovero sempre a questa gente ,che si lascia sempre abbindolare dai baroni ,i Lord,banchieri ,cazzo qualcosa si deve fare,non dobbiamo sempre vendere il nostro culo.
Veniamo manipolati i giornali di destra scrivono contro quelli di sinistra quelli di sinistra contro quelli di destra ma intanto,le banche rubano,allora dico io perche cazzo questi combattono una guerra sbagliata con un nemico sbagliato.......
saccheggiamo le banche e basta cosi se ne vanno

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