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Fermiamo Bolkestein! Firma la Petizione / Spedisci la Email
by NoBolk Tuesday, Oct. 04, 2005 at 10:48 AM mail:

Fermiamo Bolkestein! NO a un'Europa dell'arretramento sociale NO a un'Europa del regresso educativo

Fermiamo Bolkestein!
 
NO a un'Europa dell'arretramento sociale
NO a un'Europa del regresso educativo

A seguito dell'iniziativa dell'ex commissario europeo Frits Bolkenstein (liberale olandese), è attualmente in discussione un progetto di direttiva (legge europea) sulla libera circolazione dei servizi in seno all'Unione Europea (testo del progetto di direttiva – +/-400 KB).

Tale direttiva europea, se sarà adottata, avrà come conseguenza che tutti i servizi forniti dai 25 stati membri dell'Unione europea saranno considerati come prodotti economici ordinari. Di conseguenza, settori essenziali, quali la cultura, l'istruzione, le cure sanitarie e tutti i servizi relativi ai sistemi nazionali di protezione sociale potranno essere soggetti alle stesse forme di concorrenza economica delle merci.

Un tale cambiamento implica inevitabilmente un deterioramento dei sistemi legali legati alle pensioni, all'assistenza sociale o alla copertura delle cure sanitarie a vantaggio dei sistemi privati. Significa altresì la deregolamentazione dei nostri sistemi educativi e la fine di tutte le forme di diversità culturale. Inoltre, l'applicazione di questa direttiva comporterà la rimessa in discussione dei diritti dei lavoratori, così come sono garantiti dalle leggi nazionali dei paesi dell'Unione europea.

Dal marzo scorso, alcuni partiti politici e diverse istanze nazionali ed europee (associazioni, sindacati e così via) hanno suonato il campanello di allarme, chiedendo la mobilitazione delle forze progressiste per lottare contro questo progetto di direttiva sinonimo di regressione sociale.

Nonostante le proteste, una larga maggioranza degli Stati membri sembra essere favorevole all'adozione rapida di questo progetto di direttiva. Si tratta di una decisione per la quale l'umanità non è stata interpellata e nessun governo, e con maggior ragione nessun partito politico, può impedire da solo l'adozione di questa direttiva.

Solo una forte mobilitazione della società civile in seno all'Unione europea potrà quindi impedire un tale cambiamento.

Occorre agire in fretta.

Vi invitiamo pertanto a dire chiaramente NO a un'Europa della regressione sociale firmando la petizione elettronica e facendo circolare il presente messaggio.

È inoltre possibile scaricare le versioni cartacee della petizione oppure richiederle chiamando il numero 02/5483211

http://www.stopbolkestein.org/index.cfm?P_ID=5&Content_ID=5000
 
Email per fermare la Bolkestein!
lunedì, 03 ottobre, 2005

Nelle giornate del 4 e 5 ottobre, la Commissione Mercato Interno del Parlamento Europeo proseguirà la discussione sulla direttiva Bolkestein (gli emendamenti presentati sono ben 1154). Il passaggio in aula al Parlamento Europeo in prima lettura è a tutt'oggi previsto per il 25 ottobre, ma rimane probabile un rinvio alla seduta di metà novembre. Quella che appare chiara è la volontà della Commissione e del Presidente di turno UE, Blair, di far approvare la famigerata direttiva, che privatizza i servizi pubblici, deregolamenta in maniera definitiva i diritti del lavoro, azzera i poteri discrezionali delle autorità locali liberamente elette.

da stopbolkestein.org
da stopbolkestein.org
Secondo i promotori della campagna "Stop Bolkestein!" - che vede a capofila Attac Italia - "la cautela è d'obbligo in quanto non si sa che direzione prenderà tale revisione e quindi bisogna continuare a chiedere la cancellazione della direttiva in quanto vede una minaccia al mercato del lavoro introducendo tra le altre misure la possibilità per le aziende europee di rivedere i diritti sindacali in base alla nazione in cui ha sede e non in quello dove opera.

La campagna "Fermiamo la Bolkestein" crede sia fondamentale intensificare subito gli sforzi per far sentire ai membri della Commissione Mercato Interno la voce di quanti in questi mesi e in tutta Europa si stanno mobilitando contro la direttiva. Per questo i promotori della campagna chiedono di inviare e far inviare una email ai seguenti indirizzi, con il seguente testo :

Italiano
" Gentile Onorevole,
la Commissione Mercato Interno, di cui lei è membro, proseguirà il 4 e 5 ottobre la discussione della Direttiva Bolkestein. Volevo informarla che, insieme a decine di migliaia di cittadini e lavoratori di tutta Europa considero la Direttiva Bolkestein un feroce attacco ai servizi pubblici, ai diritti del lavoro e alla democrazia come luogo del bene comune e della partecipazione collettiva. Sto lottando nel mio territorio per sensibilizzare quante più persone possibili e tutti assieme chiediamo il ritiro della Direttiva Bolkestein. Mi aspetto che Lei sappia e che voti di conseguenza. Distinti saluti"

Inglese
" Kind Member of European Parliament,
the internal market Commission you belong to will continue the discussion about the Bolkestein Directive the 4th and 5th October. I'd like to let you know that, together with thousands of citizens and workers of all Europe, I consider the Bolkestein Directive al atrocious attack to the public services, the worker's rights and the democracy, seen as the place for the common goods and collective participation. I'm fighting in my territory in order to make aware about it many persons as possible, and all together we ask for the withdrawal of the Bolkestein Directive. I expect that you know it and that your vote will be consequent. Regards"

Gli indirizzi:

pwhitehead@europarl.eu.int
phillip@phillipwhiteheadmep.net
zroithova@europarl.eu.int
gbloom@europarl.eu.int
mdevitis@europarl.eu.int
bdoorn@europarl.eu.int
jfourtou@europarl.eu.int
egebhardt@europarl.eu.int
mhandzlik@europarl.eu.int
mharbour@europarl.eu.int
cheathonharris@europarl.eu.int
ahedh@europarl.eu.int
eherczog@europarl.eu.int
ajaatteenmaki@europarl.eu.int
pjonckheer@europarl.eu.int
ahedh@europarl.eu.int
michal.kaminski@sejm.pl
hdkristensen@europarl.eu.int
alambsdsorff@europarl.eu.int
klechner@europarl.eu.int
llehtinen@europarl.eu.int
amccarthy@europarl.eu.int
tmanders@europarl.eu.int
mmedinaortega@europarl.eu.int
wnewton@europarl.eu.int
bpatrie@europarl.eu.int
zplestinska@europarl.eu.int
gpodesta@europarl.eu.int
hruhle@europarl.eu.int
amackowka@op.pl
amackowka@onet.pl
aschwab@europarl.eu.int
e-b.svensson@bredband.net
jslajer@europarl.eu.int
mthyssen@europarl.eu.int
jtoubon@europarl.eu.int
bvergnaud@europarl.eu.int
bweiler@europarl.eu.int
jwuermeling@europarl.eu.int

Una scheda sulla Bolkestein a cura di Attac.

Come il Gats
Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a "diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkestein (IP/04/37) si prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le attività di servizio"; dove, per servizio si intende (art. 4) "ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica". E' evidente la similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) con l' Accordo generale sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata direttamente a pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats sottolineano la necessità per l'UE di stabilire rapidamente un vero mercato interno dei servizi per assicurare la competitività delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale". Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei servizi nel resto del mondo. Ovvero, siamo all'Europa che, lungi dal proteggere le popolazioni dalla globalizzazione neoliberista, si candida ad assumerne la guida.

Peggio del Gats
Ma la Direttiva Bolkestein va ancora oltre. Innanzitutto perchè - al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva "orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo l'esistenza di un mercato "ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato". In secondo luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività, che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento delle tariffe.

In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere discrezionale delle autorità locali; poco importa che queste ultime siano elette e controllate democraticamente dai cittadini, a differenza dei membri della Commissione Europea!

Il principio del paese d'origine
Ma il cuore della Direttiva Bolkestein - e la sua eccezionale gravità - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese d'origine. Con questo principio, l' UE rinuncia definitivamente alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi fondativo dell'Unione stessa.

Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole semplici quanto apparentemente incredibili : un' impresa polacca che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca.

E' evidente, in questo principio, la novità introdotta dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi dell'Est: poiché entrano nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati.

Colpo di grazia allo stato sociale e ai diritti del lavoro
Senza volersi addentrare in ulteriori, ma significativi, dettagli - come, ad esempio, il fatto che il controllo sulle condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati in un altro paese è affidata agli ispettori del paese d'origine! - appaiono chiarissimi i segni che la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare:
a) apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione e sanità;
b) deregolamentazione totale dell'erogazione dei servizi con drastica riduzione, se non annullamento, delle possibilità d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
c) destrutturazione e smantellamento del mercato del lavoro attraverso la precarizzazione e il dumping sociale all'interno dell' Unione Europea.
http://www.unimondo.org/

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