Il foglio studentesco TIESTI desta i benpensanti, fa scalpore fra i bigotti e scatena il peggiore sentimento reazionario dei potenti.
A seguito della distribuzione gratuita del foglio studentesco ciclostilato TIESTI nell'area dei licei di Avezzano (AQ)(in particolare il liceo scientifico M.V.Pollione), si sono scatenate reazioni di ogni tipo.
Naturalmente il giornalino, non essendo del liceo, è stato rigorosamente distribuito FUORI dall'edifico, all'entrata del lunedì mattina; a parte qualche copia consegnata in classe fra gli amici. Intanto i primi TIESTI arrivavano all'interno del liceo, ma nessuno (specie fra i professori) ha manifestato alcun tipo di reazione, visto che la testata è ben conosciuta al Pollione, dove opera da un anno.
L'articolo di troppo, però, questa volta è stato quello che parlava della nascita del Comitato Phon, un comitato (di una trentina di iscritti) carico di ironia, che sta proponendo una campagna di "sbattezzo" rivolta a tutti coloro che, pur essendo stati battezzati, non si sentono più parte della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e pertanto hanno la possibilità di annullare il valore legale del battesimo tramite una semplice richiesta scritta.
Giovedì mattina con ben tre giorni di distanza, infatti, alcuni professori del liceo mostrano le prime reazioni per l'articolo in questione e subito si scatena una lunga serie di voci fra cui una possibile sospensione dei due redattori (alunni del liceo) e addirittura una denuncia.
Le motivazione di tali minacce non sono nè comprensibili nè plausibili, dal momento che rientra perfettamente nella nostra libertà di stampa poter riportare notizie e fare distribuzione gratuita fra gli studenti.
E infatti queste vie impraticabili sono state subito riconosciute come tali e non vi è stata alcuna sanzione disciplinare per i redattori. L'unico provvedimento più o meno esplicito, più o meno legale, è stato quello subdolo di un professore che accusa la redazione di "aver dato non uno schiaffo morale a questa scuola e a me personalmente, ma di più" e pertanto ha (ab)usato della sua autorità per condurre un dibattito in aula (a cui la redazione, dietro proibizione, non ha potuto intervenire), sostenendo innanzitutto che quel foglio per suo rispetto doveva essere cestinato o quantomeno gli alunni avrebbero dovuto esplicitare il loro dissenso e manifestarlo in sua presenza.
Questo è un banale e particolaristico episodio, che interessa direttamente questi studenti e noi redattori, ma non per questo si può sottovalutare. In tutta la sua semplicità è indice di una tendenza diffusa in ogni luogo in cui esiste un potente che spadroneggia e subdolamente ricatta i suoi sottomessi, che portanno scegliere la comodità di rinunciare ai propri diritti o la difficoltà di ribadire la propria libertà di parola, d'opinione, di culto e non culto e infine di stampa.
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