Con l’«Ataldì» oltre 130 lezioni autogestite, cineforum, teatro e incontri d’autore. Contesa con il Manifesto dei colleghi capitolini del Tasso. I ragazzi dello scientifico: da due anni facciamo attività didattica speciale. «Roma? Arriva seconda».
«Ma quale rivoluzione, ma quale nuovo modello da esportare. Noi con le occupazioni abbiamo chiuso da almeno due anni. E anche con le autogestioni. Da noi al Volta è nata l’Ataldì, l’attività didattica alternativa». È il solito duello campanilistico: Milano versus Roma. Con gli studenti del liceo scientifico Alessandro Volta di via Benedetto Marcello che rivendicano la paternità di una nuova forma di protesta (concordata con i docenti e con il coinvolgimento di tutta la popolazione scolastica) e che attaccano il «Manifesto per la scuola europea» preparato da Mario Rusconi, il preside del liceo capitolino Torquato Tasso. Come a dire: la didattica flessibile non è una novità, mica ve la siete inventati voi adesso. I «Voltiani» lo dimostrano con grafici, tabelle, con le relazioni degli ospiti invitati e con un questionario, compilato da 842 ragazzi (su mille), in cui si chiedeva di esprimere un giudizio sulla tre giorni di Ataldì. Voto: eccellente. Tutto è iniziato due anni fa, dopo i danni e le polemiche scatenate dalle ultime occupazioni. «Furono proteste con risvolti tragici - racconta Pietro Brambilla, presidente del comitato studentesco lo scorso anno e ora rappresentante degli studenti del Volta - con migliaia di euro di danni, computer sfasciati, l’intervento della polizia. Allora decidemmo di fare qualcosa per la nostra scuola. E, con l’aiuto degli insegnanti, ci inventammo questa nuova formula». Un primo anno di assestamento e, quindi, la seconda edizione dello scorso aprile: tre giorni di scuola aperta dalle 8.30 alle 18, 108 attività alla mattina e 29 al pomeriggio, 16 gruppi di orientamento universitario, 15 cineforum, uno spettacolo teatrale, 53 esperti invitati, ospiti come Armando Cossutta, Nando Dalla Chiesa, gli attori Aldo Giovanni e Giacomo, 16 liceali a fare da servizio d’ordine e 6 impegnati nella gestione del bar. «I professori - continua Brambilla - erano soddisfatti: hanno visto che con la serietà e l’informazione siamo riusciti a mettere in piedi tre giorni di contenuti. Ma i più contenti erano i nostri compagni. Il questionario lo dimostra». Perché al termine dell’Ataldì il comitato promotore ha fatto passare tra i ragazzi una lista di domande sull’iniziativa. Risultato: ha partecipato il 90 per cento degli studenti alla mattina, il 41 al pomeriggio, l’86 per cento si è detto soddisfatto delle attività proposte. Nessuna assenza segnata sul registro e nessun danno all’istituto. E quest’anno si ripete. «Ci crediamo molto - concludono i ragazzi - perché sono giorni di didattica effettiva gestita dagli studenti. Siamo noi a fare lezione».
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