articolo dall'edzione odierna di Libero, non trovate curiose assonanze con le dichirazioni dei giorni scorso del magico duo Chiampa & Bresso?
Perché i Verdi viaggiano sempre in seconda classe di ALBERTO MINGARDI Perché i Verdi vogliono farci viaggiare più piano? Il presidio di protesta in val di Susa tradisce non solo le ragioni di preoccupazione degli abitanti, ma più in generale una mentalità che costantemente riaffiora, sotto il sole che ride. Ha gioco facile Pecoraro Scanio a dire che le opere pubbliche non si impongono in punta di baionetta, che esse devono essere digerite ed apprezzate dalla comunità per avere futuro. Il ragionamento è apprezzabile. Peccato che poi, parallelamente, lo stesso criterio non venga utilizzato per norme che inibiscono competitività e sviluppo, ma si rivelano sintonizzate sull'agenda politica degli ecologisti. La velocità nei trasporti è un vantaggio per tutti. Riduce le distanze del commercio, avvicina le città, rende meno costoso spostarsi: il tempo è denaro. Il Nord Italia, da questo punto di vista, è in condizioni pietose. Abbiamo collegamenti inadeguati, con l'estero e fra le nostre città. Tutti i giorni milioni di persone bruciano ore preziose sull'altare dell'incapacità politica di ammodernare le nostre infrastrutture. Il movimento ecologista però segue un'altra bussola. Esso nasce e prospera fondamentalmente in opposizione al progresso, che non è una divinità laica, ma si incarna, giorno dopo giorno, in tutte le comodità del mondo moderno. Sono stati scottati non solo dai fumi degli inceneritori e dalla scomparsa dei prati, dalle mezze stagioni che non ci sono più, dalla cementificazione dei litorali e dal naufragio delle petroliere, ma più in generale da un cambiamento degli stili di vita che ha reso la tecnologia così indispensabile all'uomo da farne un tutt'uno con la sua libertà. La libertà, infatti, è anzitutto libertà di movimento: è andarsene da un posto che non ci piace per trovarne uno che ci sembri migliore. Il valore e il raggio di estensione di questa libertà è cresciuto enormemente nell'ultimo secolo. Quando si viaggiava a piedi, ed il cavallo era un lusso per pochi, ciascuno nasceva incatenato al territorio in cui avevano vissuto suo padre e sua madre. Oggi in poco più di un'ora si copre la distanza fra Milano e Torino. In aereo, sette ore bastano per scavalcare l'oceano. Le utilitarie raccontano non un capriccio, ma un'esigenza ormai alla portata di tutti. I verdi hanno svolto un ruolo utile, nel momento in cui hanno stimolato nelle nostre società una "coscienza ecologica", sviluppando la consapevolezza che, siccome nessun pasto è gratis, spesso la crescita si paga in termini di vivibilità. Seminavano, va detto, su un terreno naturalmente fertile, se è vero che chiunque preferisce la vista di un giardino alberato, o il profumo frizzante delle sue verdi valli, a una distesa di capannoni e all'odore acre dei treni che sferragliano. L'industria ha saputo venire a patti con l'ambiente, si è ripulita, migliora per preservare la propria reputazione. Il conservatorismo ecologico, però, può avere conseguenze impreviste e disastrose. Da una parte, l'immacolata perfezione ambientale oggi è un vero lusso: per i pochissimi che si possono permettere di mantenere acri e acri di boscaglia, e per la società nel suo complesso, che periodicamente è chiamata a rinunciare a punti di pil per la tutela dell'ambiente. Dall'altra, i verdi obbediscono spesso ad un luddismo istintivo, per cui ogni cambiamento va bloccato perché è un cambiamento, dando per scontati i suoi effetti negativi senza soppesare quelli eventualmente positivi. Si respira una certa nostalgia della palafitta. In un suo romanzo, Mario Vargas Llosa tracciava un parallelo interessante fra Paul Gaugin, scappato fra i selvaggi, e sua nonna, socialista utopista che batteva le città della Francia per appiccare la rivoluzione. L'ansia di futuro è diventata rimpianto di un passato idealizzato, il sogno del ritorno alla tribù, a un pulitissimo collettivo in cui il desiderio individuale, la brama di ricchezza, il bisogno di viaggiare più in fretta o di produrre di più, non si riverberi in tanti piccoli attentati alla purezza di madre Natura. Un pensiero nobile? Sarà. Quel che è certo è che s'infrange sulle più banali necessità di tutti quelli che proprio ad un'economia più sporca ma capace di creare ricchezza affidano il proprio futuro.
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