Un riepilogo dei fatti relativi all'accusa rivolta agli USA da più parti di aver commesso crimini di guerra a Falluja alla luce dell'analisi di numerosi documenti ufficiali americani.
Le smentite in materia del governo statunitense ne risultano indebolite e si evidenzia come --al di là dei fragili pretesti e della disinformazione promossa da Washington-- l'esercito USA abbia bombardato la città irachena indiscriminatamente e persino in dispregio delle linee guida ufficiali redatte dalle proprie Forze Armate.
Crimini di Guerra a Falluja: documenti ufficiali USA contraddicono la linea di difesa americana.
Un riepilogo dei fatti relativi all'accusa rivolta agli USA da più parti di aver commesso crimini di guerra a Falluja alla luce dell'analisi di numerosi documenti ufficiali americani.
Le smentite in materia del governo statunitense ne risultano indebolite e si evidenzia come --al di là dei fragili pretesti e della disinformazione promossa da Washington-- l'esercito USA abbia bombardato la città irachena indiscriminatamente e persino in dispregio delle linee guida ufficiali redatte dalle proprie Forze Armate.
Prima di Falluja: attacco preventivo al Tribunale Penale Internazionale
Tra i più significativi atti di George W. Bush in materia di Diritto Internazionale e politica estera c'è stato (maggio 2002) il ritiro della firma --apposta da Bill Clinton il 31/12/2000-- dal Trattato di Roma, che istituiva il Tribunale Penale Internazionale (TPI).
A seguito di tale ritiro, gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per minare l'istituzione del Tribunale, arrivando a costringere decine di Stati del Terzo Mondo --pena la sospensione a tempo indeterminato di qualsiasi aiuto umanitario USA-- a stringere accordi bilaterali di non estradizione verso il TPI di cittadini americani eventualmente ricercati dal Tribunale Internazionale.
Nel frattempo l'amministrazione Bush ha promosso l'approvazione di provvedimenti legislativi che legalizzano l'uso di "qualsiasi mezzo" per liberare cittadini statunitensi eventualmente sottoposti a misure restrittive dal TPI, ovunque reclusi.
Alla luce di quanto accaduto di seguito, con l'invasione dell'Iraq del 2003 e il relativo fioccare di denunce contro le Forze USA riguardanti torture, uccisioni, deportazioni arbitrarie e ogni genere di crimini di guerra e contro l'umanità (per i quali il TPI ha giurisdizione), la campagna di Bush contro il Tribunale assume un significato sinistro: quello di lasciare le mani libere agli statunitensi nella commissione di qualsiasi atrocità senza dover tener alcun conto né del Diritto Internazionale, né della minaccia, per i colpevoli, di un possibile processo davanti al TPI.
E' dunque ragionevole sospettare che la tenace avversione di Bush al TPI rappresenti qualcosa di più di un indizio di una politica estera che prevedeva in partenza la commissione di crimini innominabili.
Falluja, le fragili smentite americane
Di fronte alle accuse di avere, nel novembre 2004, bombardato la città di Falluja con munizioni al Fosforo Bianco, causando una prevedibile strage [#1], anche di civili, le Ambasciate USA a Roma [#2] e a Londra [#3] e il Dipartimento di Stato si sono esposti di fronte all'opinione pubblica mondiale negando il bombardamento con Fosforo Bianco e ammettendo solo un uso "sporadico" e "limitato" di tali ordigni.
Le dichiarazioni della diplomazia USA ne ammettevano un 'impiego limitato e solo come illuminanti e fumogeni, quindi non come armi utilizzate intenzionalmente per ottenere un effetto letale sugli esseri umani.
Posto davanti all'evidenza del contrario, sulla base di un documento ufficiale redatto dagli stessi artiglieri USA impegnati a Falluja e pubblicato sulla rivista "Field Artillery" del marzo-aprile 2005 (edita dall'Esercito Americano), che comprova l'uso offensivo, diretto e indiscriminato [#4] del Fosforo Bianco come arma letale, il Governo Americano, fatto assai inusuale, è stato costretto a smentire e correggere sé stesso [#5], invocando un proprio "problema informativo" per giustificare la precedente (e falsa) presa di posizione.
Cuocere al forno il nemico
La rivista dell'Artiglieria USA rivelava come le munizioni al Fosforo Bianco fossero state usate per condurre missioni offensive e letali "Shake and Bake" (alla lettera: "scuoti e cuoci al forno") direttamente contro gli "insorti".
Gli autori del pezzo si rammaricavano inoltre di non aver potuto utilizzare più largamente contro obbiettivi umani tali munizioni, lamentando di averne consumata una quota al fine di creare cortine di oscuramento che avrebbero potuto meglio essere generate con specifici ordigni fumogeni.
Per meglio cogliere il cinismo dell'espressione "Shake and Bake", vale la penanotare che negli States è popolare una salsa prodotta dalla Kraft --detta proprio "Shake 'n Bake"-- che va agitata (scossa) prima dell'uso e poi sparsa sul pollo prima di cuocerlo al forno (esiste inoltre sotto lo stesso nome un'intera serie di prodotti da forno preconfezionati).
Seguendo uno schema già noto e sperimentato, alla prima negazione dell'evidenza, è dunque seguita, da parte del Governo USA, una parziale ammissione.
Ben temperata, tuttavia, da una serie di eccezioni capziose, tese a negare qualunque responsabilità per i crimini contro l'umanità commessi dall'esercito statunitense e senza esprimere --nemmeno pro forma-- alcun rammarico per le vittime civili del fuoco statunitense.
La "smentita" americana non riguarda tanto il merito dei fatti (essendo ormai impossibile negare l'uso del Fosforo Bianco in funzione offensiva e letale), quanto piuttosto la pretesa non rilevanza legale, per gli Stati Uniti, della Legislazione Internazionale, che vieta l'uso del Fosforo Bianco così come impiegato a Falluja e che ne individua l'utilizzo come crimine di guerra.
Per ottenere questo obbiettivo --e per autoassolversi di fronte all'opinione pubblica mondiale-- i responsabili americani hanno cinicamente fatto notare di non aver firmato (in compagnia di pochi altri Stati, tra i quali alcuni di quelli definiti "canaglia" dal Governo USA) il terzo protocollo degli ampliamenti adottati (1980) nel corpo della Convenzione di Ginevra, riguardante la totale messa al bando degli ordigni incendiari (per altro già vietati contro obbiettivi civili) anche per quanto riguarda un loro impiego contro obbiettivi militari di qualsiasi genere.
Su questa base, a tutt'oggi (19.11.2005), la linea di difesa USA consiste nell'affermare la legittimità del fuoco d'artiglieria con munizioni al Fosforo Bianco contro gli insorti a Falluja, sottintendendo un sostanziale "peggio per loro" rivolto ai civili vittime delle fiamme e dei fumi sprigionati.
Peccato che --come vedremo nel dettaglio-- tale linea sia espressamente smentita, oltre che dall'interpretazione del Diritto Internazionale largamente diffusa nel mondo civile e dalla comune decenza, persino da un "Manuale di Battaglia" della Scuola dello Stato Maggiore dell'Esercito USA.
Nel frattempo si è scatenata, contando sulla stampa "amica" internazionale e su una fitta rete di "blogger" in internet (molti dei quali dediti esclusivamente alla propaganda pro-americana e poco attivi o inesistenti sino a poco tempo fa) una campagna tesa a screditare in ogni modo il servizio di RAI News che ha portato alla ribalta internazionale l'uso indiscriminato ed offensivo del Fosforo Bianco a Falluja.
Il fallimento sostanziale di questa campagna di propaganda e disinformazione [#6] è testimoniato dal rilievo crescente che il documentario prodotto da RAI News sta assumendo a livello mondiale, ripreso ormai dai più importanti media, compresi i grandi network USA.
Ai fatti contestati un Pentagono sempre più messo all'angolo (dalle sue stesse menzogne, in primo luogo), oppone patetiche scuse [#7] destituite di fondamento, come un improbabilissimo e del tutto inedito impiego del Fosforo Bianco per "segnalazioni" o per "illuminazione".
Altri documenti dell'U.S. Army mettono in difficoltà scuse e pretesti del Governo USA Pentagono
Oltre al citato articolo di Field Artillery, esistono altri documenti facenti capo all'U.S. Army (o a fonti ufficiali assimilabili) che mettono in crisi le tesi autoassolutorie dell'amministrazione USA.
In primo luogo una copia di un "Manuale di Combattimento" per comandanti dell'Esercito USA che smentisce la tesi del governo americano secondo la quale l'impiego del Fosforo Bianco contro gli "insorti" (per non parlare dei civili) sia legittimo.
E' vero il contrario.
Il manuale può ancora (19 novembre 2005) essere reperito presso la FAS [#8]. L'originale (come indicato nell'indice della copia della FAS), era disponibile nel sito web del Command &
General Staff College che forma comandanti dell'Esercito USA, presso
l'indirizzo: http://www-cgsc.army.mil/ctac/refpubs/ST100-3/index.htm . Tale
indirizzo, attualmente, rimanda ad un errore per documento non trovato. Il
passo saliente recita:
"(4) Burster Type White phosphorus (WP M110A2) rounds burn with intense
heat and emit dense white smoke. They may be used as the initial rounds in
the smokescreen to rapidly create smoke or against material targets, such as
Class V sites or logistic sites. It is against the law of land warfare to
employ WP against personnel targets."
[dal Battle Book / ST 100-3, dell'U.S. Army Command & General Staff
College di Ft Leavenworth, Kansas, edizione del Luglio 1999]
Si afferma dunque in modo inequivoco che, secondo un Manuale di Battaglia
dell'Esercito USA, il lancio' di munizioni al Fosforo è vietato e contrario
alle leggi di guerra non solo contro i civili (contro i quali, secondo i
termini della Convenzione di Ginevra, è del resto vietato l'uso di qualsiasi
arma di offesa), ma anche contro le truppe ("personnel targets") in
genere.
Alla luce di quanto sopra, almeno alcuni aspetti meritano di essere
sottolineati.
Le munizioni in questione corrispondono esattamente a quelle impiegate per
condurre le ormai tristemente famose azioni "shake 'n bake" tese a "stanare"
dai loro rifugi i combattenti avversari a Falluja (c'è un'esatta
corrispondenza tra le sigle che indicano le munizioni nel Manuale e nel
citato articolo di Field Artillery).
Tali azioni, pertanto, sono criminali non solo alla luce del Diritto
Internazionale (a dispetto delle autoassoluzioni del Dipartimento di Stato
USA), ma sono anche illegali ed eterodosse rispetto alla Dottrina militare
ufficiale USA che, come sopra --e almeno fino al luglio 1999-- limita l'uso
delle armi al Fosforo Bianco ad obbiettivi materiali da incendiare.
Escludendo esplicitamente tra gli obbiettivi legittimi persino le truppe
nemiche. La prescrizione del manuale USA appare generale e si può
tranquillamente intendere come riguardante anche attacchi a truppe nemiche in
campo aperto, e non solo quando queste si trovano in un contesto urbano, come
a Falluja, suscettibile di coinvolgere nella battaglia civili innocenti.
Nel manuale, inoltre, non è neanche citato un impiego illuminante del Fosforo
Bianco (pretestuosamente tirato in causa per giustificarne l'utilizzo a
Falluja), ma solo un suo uso per la creazione rapida di cortine fumogene e
per incendiare obbiettivi non umani.
Il Fosforo Bianco come arma incendiaria. E chimica.
Va pure ricordato che, al di là del calore intensissimo e delle fiamme
pressoché inestinguibili generate dal Fosforo Bianco, il denso fumo prodotto
contiene elevate quote di anidride fosforica (un gas tossico e rapidamente mortale
in alte concentrazioni), che a contatto con l'acqua e l'umidità atmosferica
(o i corpi viventi) si trasforma nel potente acido fosforico, infliggendo terribili ustioni chimiche a
chi dovesse esserne colpito, anche se scampato alla pioggia di fiamme
generata dall'esplosione delle bombe ed alle relative nubi tossiche.
Questi semplici fatti riguardanti il Fosforo Bianco --ampiamente
documentabili-- rendono il confine tra arma incendiaria e arma chimica molto
labile, e sono probabilmente all'origine del divieto assoluto, espresso nello
stesso Manuale di Battaglia dell'Esercito USA, di impiegare tali bombe contro
esseri umani.
Per altro, dal un punto di vista della dottrina militare, lo stesso scopo
dichiarato delle azioni "shake 'n bake", ossia quello di "stanare" il
personale nemico da posizioni riparate insensibili al fuoco con esplosivi
convenzionali e, al contempo, di infliggere terrore all'avversario attraverso
l'imponente "effetto psicologico" proprio del Fosforo Bianco, ne indica un
impiego decisamente non "convenzionale" e teso a sfruttarne piuttosto per le
proprietà chimiche che quelle incendiarie o di oscuramento.
Va inoltre ricordato che, per loro stessa natura, le munizioni al Fosforo
colpiscono una vasta area con una pioggia di particelle incendiarie e, per
questo motivo, è completamente da escludere si tratti di armi definibili come
"intelligenti", di "precisione" o, comunque, in grado di discriminare tra
obbiettivi "legittimi" o no nell'area del loro impatto.
Infine, che un attacco con Fosforo Bianco come quello condotto a Falluja
implichi un'offesa di natura chimica lo conferma un altro documento ufficiale
USA, un manuale militare significativamente denominato "Treatment Of Chemical
Agent Casualties And Conventional Military Chemical Injuries" (Trattamento
dei colpiti da agenti chimici e delle ferite chimiche militari
convenzionali).
Il Manuale è rivolto a Medici Militari Statunitensi, quale guida di
riferimento per affrontare situazioni di primo intervento sul campo di
battaglia per personale colpito da offese chimiche Una sua copia è
significativamente ospitata da un sito ufficiale della Sanità USA dedicato
alle offese Nucleari, Chimiche e Batteriologiche.
E' pur vero che il manuale include la trattazione relativa alle offese da
Fosforo Bianco all'interno della sezione relativa agli "Agenti Incendiari" (armi
convenzionali, ma è altrettanto vero che dal contenuto e dal contesto (vedi
titolo e argomento della pubblicazione) si evince con chiarezza come ci si
riferisca alla cura di offese chimiche piuttosto che di semplici ustioni da
calore (come quelle generate da altri ordigni incendiari).
D'altra parte anche gli eserciti della I guerra mondiale usarono agenti
chimici, come il Cloro, prima che la stessa definizione di "armi chimiche"
fosse elaborata ed il loro uso bandito e classificato quale criminale. Se
esista o no una sostanziale differenza --accettabile dal punto di vista umano
e morale-- tra l'uso di un'arma chimica già classificata come tale ed una
ancora da classificare (o se basti non aderire ad un protocollo per ritenersi
liberi di usare armi chimiche), è questione che attiene --prima di tutto--
alla coscienza e all'onestà di ciascuno, e che non può essere definitivamente
stabilita dalle goffe smentite americane in proposito.
Falluja, una città rasa al suolo
La brutalità estrema dimostrata dall'esercito USA a Falluja non si esaurisce,
tuttavia, al solo impiego del Fosforo Bianco. Un uso, come abbiamo visto,
assolutamente non convenzionale e che è molto difficile non definire
criminale.
La città è stata praticamente rasa al suolo da un intensissimo bombardamento
condotto da terra e dall'aria che ha portato alla totale distruzione del 25%
della città ed al danneggiamento di oltre la metà delle 39.000 abitazioni,
secondo cifre fornite da responsabili USA al Washington Post.
Le spaventose cifre della catastrofe abbattutasi su Falluja, una città di
circa 300.000 abitanti --al di là delle testimonianze di esecuzioni sommarie di civili innocenti, inclusi bambini,
da parte dei Marines-- dimostrano oltre ogni possibile dubbio il disprezzo
dell'esercito USA per le più elementari regole di umanità e verso tutte le
Convenzioni Internazionali a protezione dei civili e dei loro beni.
Effetti di distruzione come quelli riferiti al Washington Post da fonti
ufficiali USA, non possono che portare a qualificare come criminale il
contegno delle Forze Armate USA a Falluja, giacché è provato da innumerevoli
fonti e testimonianze (inclusi media che avevano reporter "embedded nelle
truppe americane) che la città, al momento della sua distruzione, era ancora
abitata da un numero non calcolabile (ma comunque significativo) di
civili.
Tutto ciò è ancora più grave --e persino grottesco-- se si considera che a
macchiarsi di questo criminale disastro è stato l'Esercito di una nazione che
pretende di esportare in tutto il mondo principi di libertà, democrazia e
civiltà.
D'altra parte, se la Storia fosse davvero maestra di vita, quanto accaduto a
Falluja (e altrove) non dovrebbe stupire nessuno. L'uso indiscriminato del
Fosforo Bianco nella città irachena appare infatti del tutto coerente con la
politica di repressione militare USA (e britannica) sviluppata nello scorso
secolo, e risale a ben prima del Vietnam. L'abitudine a sterminare in un mare
di fiamme insorti e resistenti è difatti molto più antica e risale perlomeno
al biennio 1947-1949, quando il napalm, fornito dagli USA, fu ampiamente
usato in Grecia per sterminare la Resistenza antifascista che pure
era riuscita --praticamente da sola-- a cacciare dal proprio suolo la
Wehrmacht nell'autunno del 1944.
Le Regole d'Ingaggio dell'Artiglieria USA
Per quanto violenti e brutali, tuttavia, gli interventi delle Forze Armate
USA nella "Guerra al Terrorismo" proclamata da G. W. Bush, non avevano
portato --sino al novembre 2004-- a stragi indiscriminate e distruzioni della
magnitudine di quelle inflitte a Falluja.
Alla limitazione di tali conseguenze aveva senz'altro contribuito
l'imposizione ai comandi militari sul campo di Regole d'Ingaggio (ROE, "Rules
of Engagement") restrittive e tese a limitare sia la distruzione di
infrastrutture civili, sia la perdita di vite innocenti.
Dell'implementazione di tali ROE prima della distruzione di Falluja abbiamo
varie testimonianze dirette ed indirette. A questo proposito può essere
illuminante la lettura di una pubblicazione (PDF allegato) del citato Command & General Staff
College, reperibile al momento anche in originale.
Nel testo ("Field Artillery in Military Operations Other Than War: An
Overview of the US Experience", parte di una serie denominata "Global War on
Terrorism - Occasional Papers"), a cavallo tra le pagine 39
e 40 [#9], risulta chiaro come, durante l'assalto
all'Afghanistan dei Talebani, "regno" del superterrorista Bin Laden e del suo
esercito di tagliagole, le Regole d'Ingaggio imponessero un uso limitato e
"responsabile" del fuoco d'artiglieria, con la specifica proibizione di
effettuare interventi di bombardamento "letali che rischiassero di uccidere
civili innocenti".
Più in particolare, all'artiglieria era al massimo concesso di indirizzare
innocui proiettili illuminanti (non al Fosforo) verso le postazioni nemiche,
allo scopo di indicare che la loro posizione era stata scoperta e, quindi,
"consigliare" al nemico di interrompere il fuoco ostile verso alle postazioni
USA e di disperdersi.
Gli unici attacchi ammessi a tali postazionierano quelli portati con mezzi
(elicotteri d'attacco o persino pattuglie inviate sul posto) che
consentissero di discriminare con precisione tra obbiettivi "legittimi" o no
e, soprattutto, di impiegare tiro diretto mirato ed armi di precisione,
limitando ragionevolmente gli effetti letali ai soli soggetti individuati
come combattenti.
Pur di evitare vittime innocenti (o le conseguenze politiche relative), le
ROE lasciavano al nemico "terrorista" la possibilità di attaccare sino a
veder scoperte le proprie posizioni e, in assenza di un tempestivo attacco
con elicotteri, anche qualche possibilità di sfuggire --se non con le armi,
almeno con la pelle-- alla reazione americana.
Tale situazione, evidentemente assurta a caso "tipico" in Afghanistan, ha
portato, come indicato dal documento militare USA, a mettere in discussione
lo stessa rilevanza dell'impiego di artiglieria in quello che i militari
definiscono, nel Paese dei Talebani, "campo di battaglia di bassa
intensità".
E' questa una definizione che distingue gli scontri tra un esercito regolare
e gruppi guerriglieri irregolari ("guerra al terrorismo" e dunque battaglie
"a bassa intensità") dagli scontri tra eserciti regolari (guerra tra stati e
dunque "battaglie campali classiche", di media ed alta intensità).
Ed è una definizione interessante se consideriamo che il testo americano fa
riferimento ad attacchi portati dai guerriglieri afgani contro l'artiglieria
USA anche facendo ricorso ad una propria artiglieria, inclusi lanciarazzi e
cannoni.
Falluja, la tragica celebrazione della rielezione di Bush
A Falluja gli "insorti" non erano dotati di armamenti superiori (anzi, spesso
probabilmente inferiori, le armi più temibili essendo di solito gli RPG) e,
sopratutto, non godevano della robustezza dei ripari offerti dall'ambiente
montano afgano.
Eppure l'azione di bombardamento USA è devastante: qualcosa evidentemente è
cambiato dai tempi della cattura di Kabul.
Ce lo chiarisce ancora una volta il citato "Occasional Paper", alle pagine 40 e 41 [#10], dove si riferisce
di un sostanziale mantenimento delle stesse ROE implementate in Afghanistan
anche in Iraq dopo la conclusione dell'occupazione del Paese.
Sino, si specifica, all'attacco a Falluja di fine 2004.
Dal testo risulta chiaro che le Forze Armate USA sul campo vedono le ROE
--con l'esigenza di dovere sempre verificare se un pesante attacco di
artiglieria possa colpire innocenti o persino forze alleate-- come un laccio
soffocante che genera "delusione e frustrazione".
Una situazione che "in qualche modo", prosegue il documento, trova un punto
di svolta con il grande attacco a Falluja del novembre 2004
Un assalto che, è bene tenerlo presente, è il primo evento di rilievo seguito
in Iraq alla rielezione di G. W. Bush a presidente degli USA.
L'assalto, preparato da mesi, viene condotto agli ordini di uno staff
presidenziale che --evidentemente-- sente di non dover più nulla a nessuno e
di non dover temere neanche le possibili conseguenze politiche interne
derivanti da una strage di civili in Iraq: le elezioni sono già vinte.
Il documento militare americano non lo dice esplicitamente, ma risulta
ugualmente chiarissimo che le ROE che hanno causato tanti dispiaceri
all'artiglieria sono state messe da parte: prima che le truppe americane
entrino a Falluja, la città viene investita da una tempesta di fuoco
utilizzando ogni tipo di lanciatore disponibile, da terra e dal cielo.
Gli analisti militari USA trovano molto positivo che i proiettili di
artiglieria siano caduti spesso (ma non sempre) entro 5 metri
dall'obbiettivo.
Probabilmente si tratta di un ottimo risultato tecnico.
Ma in un contesto urbanistico come quello di Falluja, 5 metri possono essere
la distanza che la casa occupata da un civile terrorizzato da quella che gli
"occhi" degli artiglieri" credono di aver individuato come rifugio di
"insorti".
Senza contare il fatto che il raggio d'azione letale della maggior parte
delle munizioni impiegate è assai più vasto di 5 metri, specialmente nel caso
del Fosforo Bianco.
In ogni caso, conclude quasi con sollievo il rapporto USA, l'artiglieria a
Falluja torna a consentire di concludere a ritmo accelerato un'operazione
vittoriosa --e non c'e' da sorprendersene, vista l'intensità spaventosa e
l'estensione del bombardamento che ha polverizzato letteralmente mezza
città.
E impresso un altro marchio d'infamia sugli Stati Uniti e sulla storia dei
loro interventi nel mondo.
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Note
#1 . Per loro natura le munizioni al Fosforo Bianco disperdono il loro
contenuto --incendiario e tossico-- su una vasta area e diffondono fiamme
pressocché inestinguibili e fumi velenosi. Per questo motivo, se impiegate in
un contesto urbano, espongono i civili ad un rischio elevatissimo e perciò
inaccettabile di esserne colpiti.
[indietro]
--
#2 . Alla data di uscita di questo articolo (19.11.05), la dichiarazione rilasciata dal Dipartimento di Stato USA,
attraverso l'ambasciatore a Roma il 9 novembre 2005 risulta immutata (e,
pertanto, largamente mendace, non riflettendo neanche le correzioni nel
frattempo apportate alla corrispondente dichiarazione del Dipartimento di Stato):
"Dichiarazione dell'Ambasciata degli Stati Uniti d'America in relazione al
documentario "Fallujah: la strage nascosta" trasmesso da RaiNews24
Questo documentario appare non neutrale, elaborato da professionisti che non
si trovavano a Fallujah all'epoca dei fatti raccontati. Oltre 100 giornalisti
invece sono stati 'embedded' con le Forze di Spedizione dei Marines a
Fallujah per informare in merito all'Operazione Al Fajr.
Il documentario viene mandato in onda un anno dopo gli eventi che pretende di
descrivere. Tuttavia, nel confezionare questo servizio, nell'arco di un anno
di tempo, gli autori non si sono curati di chiedere alcun commento in merito
alle ipotesi da essi avanzate. Se lo avessero fatto, sarebbe stato detto loro
che le forze statunitensi non hanno né preso di mira i civili né usato in
modo indiscriminato le armi di cui si riferisce nel documentario.
Le forze statunitensi che partecipano alla coalizione dell'Operazione Iraqi
Freedom continuano ad usare l'intera gamma di armamenti legali e
convenzionali contro obiettivi legittimi. Le forze statunitensi non usano il
napalm e il fosforo bianco come armi chimiche o come surrogato. Gli Stati
Uniti hanno distrutto l'ultima riserva esistente di Napalm nel 2001. Abbiamo
ancora una bomba incendiaria, la bomba E-134 Bomb, Fire, Mk 77 Mod 5. La
bomba incendiaria Mk77 non è napalm. La sua composizione chimica è diversa.
Non è fuorilegge o illegale.
Le forze statunitensi non hanno usato le bombe incendiarie Mk77
nell'Operazione Al Fajr. L'unico caso in cui è stata usata la Mk77 durante
l'Operazione Iraqi Freedom è stato tra marzo e aprile del 2003, quando i
Marines hanno utilizzato molte bombe contro obiettivi militari legittimi.
Sostenere che le forze statunitensi abbiano usato il fosforo bianco contro
obiettivi umani nell'Operazione Al Fajr è semplicemente sbagliato. Le forze
statunitensi usano il fosforo bianco come fumogeno o per segnare gli
obiettivi. Contrariamente alla presentazione offerta dal documentario, il
fosforo bianco non è fuorilegge o illegale o bandito da alcuna convenzione
quando viene usato in questo modo.
Le forze di sicurezza irachene e la forza multinazionale sono impegnate da
due anni e mezzo in operazioni contro i terroristi, gli insorti ed elementi
del vecchio regime. A tale riguardo, questo conflitto si è dispiegato
esattamente come avviene in qualsiasi conflitto della storia bellica moderna.
Le forze della Coalizione fanno veramente ogni sforzo per evitare la perdita
di vittime innocenti, nonostante la pratica seguita da elementi del vecchio
regime, dai terroristi e dagli insorti di prendere deliberatamente di mira i
non combattenti, di usare i civili come scudi umani e di mettere in atto e
condurre attacchi contro le forze della Coalizione dall'interno di zone
abitate da civili. E' questa la storia vera, e viene riportata da giornalisti
provenienti da tutto il mondo."
[indietro]
--
#3 . Per quanto riguarda le false dichiarazioni rilasciate dall'Ambasciatore
USA presso il Regno Unito, si può fare riferimento a questo interessante articolo della BBC sulla vicenda, che
riferisce in materia:
"[The] Statement [released] this week from the new and clearly
under-briefed US ambassador in London Robert Holmes Tuttle that US forces "do
not use napalm or white phosphorus as weapons".
[indietro]
--
#4 . Nella rivista si descrive l'uso di tali munizioni anche con l'impiego di
mortai. Per loro stessa natura i mortai non sono armi di elevata precisione,
men che mai lanciatori di "armi intelligenti" e non consentono di mirare
direttamente un obbiettivo specifico, ma piuttosto ad una certa area, il che
assolutamente esclude, in un contesto urbano, di poter, ad esempio, mirare a
combattenti rifugiati in una trincea scavata presso un incrocio stradale
senza rischiare di colpire invece --ed in pieno-- le case abitate da civili
che lo delimitano, uccidendone gli abitanti con le fiamme e con i fumi
tossici sprigionati in modo letale in un raggio assai esteso, anche di 150
metri.
[indietro]
--
#5 . Vedere in proposito il documento: "Did the U.S. Use "Illegal" Weapons in Fallujah?" e, in
particolare, alla fine del testo, la correzione apportata il 10 novembre,
dopo che la relazione degli artiglieri americani che smentiva la smentita del
Pentagono sull'uso offensivo del Fosforo Bianco era ormai di pubblico dominio. Un confronto tra il testo originale
della smentita USA del 9 novemebre 2005 ed il testo corretto il 10 novembre,
è disponibile preso il sito di RAI News.
[indietro]
--
#6 . A proposito di propaganda. Lo scorso 10 giugno 2005 è stato reso noto
che la Divisione per le "Operazioni Psicologiche" dell'Esercito USA ha
incaricato tre agenzie private di promuovere la propria immagine creando
pubblicità, "notizie" e persino spettacoli TV indirizzati ad utenti
stranieri, anche attraverso Internet. Il budget a disposizione di queste
operazioni è di 100 milioni di dollari. Un articolo relativo alla faccenda si
può trovare qui.
[indietro]
--
#7 . Da fonti stampa si apprende che il Pentagono o altri enti governativi
americani avrebbero suggerito un uso delle munizioni al Fosforo Bianco a
Falluja per "segnalazioni".
Tale spiegazione è poco o nulla credibile.
Un uso per "segnalazioni" propriamente dette dellemunizioni al Fosforo Bianco
non è contemplato dalla dottrina militare di nessun esercito moderno e
certamente non dall'esercito USA, che dispone di ben altri e assai potenti
mezzi (a cominciare dai mezzi elettronici) per effettuare "segnalazioni" sul
campo di battaglia. Per "segnalazione", al massimo, si può prevedere un
impiego di specifici artifizi illuminanti (non al Fosforo, ma al Magnesio)
più spesso impiegabili da lanciatori individuali che da artiglierie.
Probabilmente si è fatto leva sul'equivocabilità del possibile uso (previsto
in dottrina) di munizioni al Fosforo Bianco per "marcare" un'area-obbiettivo
incendiandola al fine di renderla individuabile per successivi attacchi.
Ancora meno credibili (e accettabili) sono le "giustificazioni" tendenti ad
accreditare le munizioni al Fosforo come "illuminanti".
Le munizioni al Fosforo non trovano alcun impiego pratico come "illuminanti",
e vengono usate per motivi opposti, come "oscuranti", a causa dell'intenso
fumo bianco che sprigionano.
Le munizioni illuminanti sono chiaramente distinte da quelle al Fosforo sia a
livello di dottrina, sia per la loro natura e funzionamento, del tutto
diversi da quello delle munizioni al Fosforo, come è possibile evincere anche
da documenti ufficiali (e specifici) dell'Esercito USA.
Ad esempio (ma se ne potrebbero fare numerosi altri, altrettanto autorevoli)
il Capitolo 6 dedicato al "Combat Support" del Manuale dello
"Scout Platoon" (Plotone di Ricognizione), pubblicato dal Headquarters
Department of the Army, Washington, DC, il 10 Aprile 1999, che rende
chiarissimi gli usi ammessi per i proiettili al Fosforo Bianco (marcatura di
obbiettivi ed oscuramento) e ne chiarisce la distinzione dalle munizioni
illuminanti.
Le munizioni illuminanti, oltretutto, presentano scarsi impatti ambientali,
come testimoniato da questo documento dell'Ente per la Protezione Ambientale
USA, che si occupa di una delle più potenti munizioni illuminanti
dell'arsenale USA, la M485A2 da 155mm per artiglieria, che libera a circa 600
metri di quota una fonte luminosa generata da Magnesio della potenza di un
milione di candele. Questa fonte di luce resta disponibile per circa due
minuti essendo trattenuta nella caduta da un paracadute. Il globo di luce
apparentemente fissa visibile nel cielo di Falluja dietro la pioggia di
Fosforo mostrata nelle immagini del documentario di RAI News potrebbe essere
generata proprio da un ordigno del tipo M485A2.
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#8 . La FAS
(Federation of American Scientists) fu fondata 60 anni fa da un gruppo di
scienziati impegnato nel Manhattan Project (che sviluppò la prima bomba
atomica) e conta sul supporto di quasi 60 premi Nobel. Rappresenta una delle
più autorevoli fonti americane e mondiali sui temi degli armamenti e della
sicurezza ed è dedita alla promozione di un uso uso umanitario di scienza e
tecnologie.
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#9 . "Most of the artillery pieces in Afghanistan were located at
firebases from which they fired in support of maneuver units, SOF, and other
friendly forces. When enemy groups began ambushing patrols, a 'combined arms
approach' employing well-armed infantry and high explosive rounds from
supporting artillery proved an effective response. The main threat posed by
the enemy came from 107-mm rockets fired at the firebases. US artillery units
used their Q-36 Firefinder radars to determine the location from which the
rockets had been launched, but a counterfire response was problematic. The
radars could not tell US gunners whether the incoming ordnance had been
launched from a deserted or highly populated area, and strict ROE prohibited
a lethal response that risked killing innocent civilians. The artillery could
fire illumination rounds to let enemy mortar and rocket teams know their
location had been discovered, but such rounds also gave the enemy a chance to
escape. The usual response to hostile fire, therefore, was to launch a patrol
or attack helicopter into the area pinpointed by the radars and hope to catch
the enemy still in place. The ability of artillery to locate but not dispatch
the enemy again raised the issue of artillery's relevance on a low-intensity
battlefield.
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#10 . "In 2003, the Second Gulf War, Operation IRAQI FREEDOM, pushed the
controversy to the background briefly, as field artillery played a prominent
part in the mid-intensity operation that “seemed in many ways
unexpectedly old-fashioned, although the term enduring might better describe
many of its essential characteristics.” Yet, as the transition took
place from war to a stability operation, artillerymen serving in Iraq were
once again performing tasks for which few had trained. A recent issue of
Field Artillery contains several articles about the postwar activities of
artillery units; the list includes force protection, IO, CMO, PSYOP,
dismounted patrols, securing oil facilities, guarding a bank, overseeing a
detention facility, helping set up elections and establishing provincial
governments, clearing buildings and weapons caches, setting up a
nongovernment organization (NGO) reception center, and training.
As for the insurgencies that erupted in the wake of Saddam Hussein's defeat,
to the extent that they were urban based, field artillery was constrained in
what combat actions it could perform. The Q-36 would often pick up a target,
but battalion and brigade headquarters would have to study the data to
determine if friendly units or civilians were in the target area. Several
minutes would often pass before the gunners received instructions to shoot or
to hold their fire. When they did shoot, they often received no feedback on
how effective their fires had been. Frequently, the resulting mood was one of
disappointment and frustration, triggered in part by doubts as to whether the
artillery was accomplishing any good against the hit-and-run tactics of the
insurgents. Somewhat more satisfying was the role played by artillery in the
counterinsurgency operations in Fallujah in late 2004. Before US and Iraqi
ground troops entered the city, American aircraft, artillery pieces, and
mortars pounded insurgent targets. Once the ground attack started, Army
M109A6 Paladin self-propelled 155mm howitzers, Marine artillery pieces, and
US mortars fired at strongpoints and other insurgent areas identified by
field observers and air surveillance. In most cases, the rounds landed within
5 yards of their target. When the artillery did not attain that degree of
accuracy, aircraft or other weapon systems were often called in. Generally
speaking, though, field artillery helped accelerate the pace of the
successful operation."
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