Continua lo sciopero della fame a rotazione degli ex lavoratori della Teramo Inn. La loro protesta si focalizza oggi su alcune scelte della giunta Del Turco.
Sono trascorsi ormai 33 giorni dall’inizio dello sciopero della fame a rotazione degli ex lavoratori lsu della Val Vibrata. Tra loro anche molte donne che fanno fronte comune contro la Regione per rivendicare il loro posto di lavoro costato all’intera comunità diversi milioni di euro. Si tratta del caso della Teramo Inn. Nonostante gli incontri e le rassicurazioni la giunta Del Turco non sembra aver dimostrato sufficiente sensibilità nei confronti di questi lavoratori che da mesi sono scesi in piazza e protestano. «La Giunta Del Turco», si legge in un comunicato congiunto dei lavoratori con i Cobas, «dopo aver deliberato la 583/05 su proposta fuori sacco dell'assessore al lavoro Fabbiani (P.d.C.I.) che porta da 2 a 6 anni il tempo per poter ottenere una qualifica con l'apprendistato professionalizzante a 600 € lorde senza contributi versati, continua ad applicare ed attuare insieme alla Regione Lombardia (centro-destra), le Leggi 30 (Maroni-Biagi) e 53 (Moratti). Per di più approva un progetto denominato "P.A.R.I." con giunta in disaccordo ed incompleta e con gli L.S.U. ed i C.O.B.A.S. in sciopero della fame sotto il Palazzo pescarese. Il progetto P.A.R.I.», spiega ancor la nota, «deriva da protocolli d'intesa del marzo scorso fatti dall'assessore Orsini (centro-destra) con il Ministero del Lavoro (centro-destra), Italia Lavoro S.p.A., le associazioni di categoria e sindacali e le confederazioni delle società interinali, di somministrazione e intermediazione lavoro A.I.L.T., A.P.L.A., C.O.N.F.I.N.T.E.R.I.M.. Una bella cordata unita nel creare nuovo precariato. Supportata dalla Regione che concede ad esempio un pacco dono prenatalizio da 6.132.500 € a società interinali e privati. La regione Abruzzo, le Province e i Comuni continuano a creare precariato togliendo servizi di qualità al pubblico ed al cittadino contribuente per passare soldi e servizi a privati, senza mettere i paletti allo sfruttamento legalizzato».
«Nessuno degli enti locali di sinistra, quando si parla di lavoro, fa cose di sinistra», aggiunge Settimio Ferranti, portavoce degli Lsu, «per esempio stabilizzare gli L.S.U. che per anni hanno assicurato importanti servizi e che ora sono in mezzo ad una strada. O approvare una Legge per la riconversione produttiva dei settori e dei distretti industriali con forte formazione di tutti i disoccupati mirata e finalizzata alla piena occupazione come dipendenti o imprenditori in grado di garantire un’occupazione che consenta un’esistenza libera e dignitosa come da Costituzione Italiana».
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