Secondo giorno di Val di Susa spaccata in due.
Divisa dai blocchi stradali che, da mattino a sera, inchiodano il traffico sulle due strade statali parallele alla Dora Riparia e sull’autostrada per la Francia. Con gli studenti in piedi sulle barricate, con i ragazzi del liceo di Susa in prima fila, arrivati qui dopo una marcia di otto chilometri. Giornata di pausa. Di riflessione, verrebbe da dire, all’interno del movimento No Tav. Ma su tutto domina la tensione per la marcia di oggi, da Susa a Venaus, Val Cenischia, dove c’è il terreno sul quale per sei mesi ha resistito il presidio di chi è contro l’Alta Velocità.
«Pacifici e colorati sarà una festa di piazza con presa simbolica della Valle» insistono le colombe del No Tav. «Forzatura dei blocchi della polizia e ingresso nell’area» insistono i falchi. La tensione e la paura per come potrebbe andare a finire la giornata aleggia nell’aria. Serpeggia nei discorsi di chi sta mettendo insieme tutte le componenti del movimento per decidere cosa fare. Già, che fare? Forzare o restare sulle strade, prendendo possesso in modo soltanto simbolico dei 40 mila metri quadri di terreno cintati con rete di plastica arancione? Da fuori regione sono attese centinaia di persone. E poi c’è l’incognita dei gruppi antagonisti: arriveranno da Roma, dal Nord-Est, da Livorno, Bologna, Napoli, Genova forse. «Non vogliamo problemi di ordine pubblico, non vogliamo trasformare questa giornata e questi terreni in un campo di battaglia» dicono i sindaci. Ieri sera, Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana Bassa Valsusa, e il sindaco di Venaus Nilo Durbiano sono stati convocati in prefettura. Riunione lunghissima in cui s’è parlato della necessità di un ritorno alla mediazione ma anche della marcia di oggi.
Durbiano ha pure ricevuto (in qualità di massima autorità di pubblica sicurezza nel suo Comune) dalla procura presso la Corte dei Conti la delega per redigere verbali, acquisire testimonianze ed eventuali video amatoriali sul comportamento delle forze di polizia la notte del blitz. In particolare, al centro dell’attenzione, c’è la frase «Spianateli tutti!», attribuita a un funzionario di polizia. L’ipotesi più probabile è che la procura voglia valutare un eventuale danno d’immagine alle istituzioni. In Valle la tensione resta alta. «Se oggi finisce male possiamo mettere la croce su tutto. Insomma, se la gente che arriverà da fuori non si atterrà alle regole della Valle getteremo nella spazzatura dodici anni di movimento No Tav», dice Ferrentino. Che aggiunge: «Stiamo facendo ogni sforzo possibile per evitare il peggio, che la giornata degeneri. Ma sarà una cosa molto complicata». In questa atmosfera di incertezza passa tutto in secondo piano. Dai blocchi stradali a quelli ferroviari. Alle discussioni che hanno accompagnato la giornata iniziate dal mattino quando Ferrentino annuncia: «Occorre inventare una nuova strategia di protesta. Non possiamo andare avanti coś: rischiamo di mettere in crisi l’intera economia di Valle». Lo dice mentre passeggia tra la gente dei blocchi stradali e in cielo volteggia l’elicottero della polizia che controlla ogni movimento.
Trovare un’altra strategia, insiste su questo tema anche Mauro Carena, sindaco di Moncenisio e presidente della Comunità montana Alta Valle di Susa. Non c’è spaccatura negli intenti tra i due settori geografici di questa vallata. C’è dibattito. «Sono e resto convinto che questo progetto, coś com’è, non va bene. Ho vissuto anch’io i fatti della notte di luned́, ma occorre passare da una fase emotiva a un livello più ragionato di protesta», insiste Mauro Carena. E bloccare i trasporti porta danno. Oggi è il primo giorno di riapertura degli impianti sciistici della Via Lattea. Sono attesa migliaia di turisti per il ponte dell’Immacolata. «C’è gente di valle che campa con uno stipendio che si guadagna negli impianti. Tanta gente. Portano danno anche a loro quei blocchi» insiste Carena.
Ed è per questa ragione che, da oggi, tutte le strade saranno libere. Basta con le barricate. Stop con la gente in mezzo alla strada. Intanto si insiste per la riapertura del dialogo, si discute, si cercano mediazioni e linee di intesa per la marcia di oggi. Che partirà alle 10 con l’incubo della violenza.
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