Tantissime persone alla marcia Susa-Venaus, c'è chi dice 100.000 persone, chi 120.000, difficile poter valutare.
Dalla statale che si dirige verso il Moncenisio, all'imbocco della deviazione che porta a Venaus e ai siti sgomberati e recintati dalle forze dell'ordine, nella notte del 6 dicembre, un blocco della polizia ed elicotteri sulla testa. Inutile pensare di poter forzare, c'è chi ci prova e le manganellate sono lì, pronte a spaccare nasi e teste (e forse è solo quello che si vedrà in TV).
Si prosegue allora sulla statale e si scende poco più avanti, su una stradina sterrata e fangosa, mentre ha preso a nevicare e a far meno freddo.
Da qui si arriva sulla strada per Venaus e di lì a poco sui famosi siti: il blocco è alle nostre spalle, l'abbiamo aggirato, e da Venaus, dalla direzione opposta, arrivano altre camionette. Ci sono forze dell'ordine da una parte a dall'altra e anche al limite dei siti. Di fatto siamo circondati. Ma non succede nulla....anzi, sì: le recinzioni vengono tolte e i valsusini riprendono possesso del presidio. La banda suona l'inno di Mameli e gli elicotteri continuano a ronzare sulle nostre teste.
Il presidio di Venaus è stato riconquistato. Dall'altoparlante il programma: noi rimaniamo qui, se le forze dell'ordine sgombereranno si ritornerà, fino a quando la valle sarà smilitarizzata e le ragioni del no ascoltate.
Ciao a tutti/e
Per il Nodo Val Sangone (TO) Rosa D'Elia
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