Veltroni sara' rieletto, perche' ha amministrato bene? E' quello che si dice a Roma. Ma forse la realta' e' piu' complessa. Perche' a Roma l'economia tira ma non ci sono case e si soffoca di traffico?
Si avvicinano le elezioni a Roma, e si avvicina con tutta probabilita'
la rielezione per Walter Veltroni, tanto sicuro da rinunciare alla
noia della campagna elettorale. D'altronde, Roma e' citta' prospera,
con il maggiore prodotto interno lordo d'Italia e con un forte
sviluppo del terziario (servizi e comunicazione).
Certo, non tutto il panorama cittadino e' cosi' roseo. Ci sono
3000 famiglie sotto sfratto, ormai un'emergenza umanitaria, e la pratica
dell'occupazione degli immobili a scopo abitativo e' talmente
diffusa da essere stata quasi riconosciuta a livello istituzionale da
parte delle istituzioni comunali. La speculazione sui prezzi degli immobili, d'altronde, ha reso impossibile sia affittare che acquistare una casa. Poi c'e' il traffico, che rende la vita impossibile agli abitanti di Roma e la salute un miraggio nascosto dietro tonnellate di
smog. E poi il cemento: aree enormi come quelle del Parco delle Betulle sono state destinate a nuovi insediamenti, nel quadro di un piano regolatore che sancisce, piu' che combattere, la speculazione edilizia a Roma. Ma si sa, nessuno e' perfetto, tantomento il sindaco di una citta' grande, disordinata e paradossale come Roma.
A ben vedere, l'Urbe non e' poi cosi' disordinata: i pregi e i difetti di Roma, infatti, sono le conseguenze logiche di una politica cittadina in cui Veltroni ha saputo muoversi con molta astuzia. Non e' un caso, se a Roma convivano problemi primari come l'assenza di alloggi, con lo sviluppo economico maggiore d'Italia. Un dato (fonte ISTAT) spiega molte cose: la popolazione a Roma e' stabile, se non in calo, da almeno 20 anni. Gli abitanti di Roma erano 2775250 nel 1991, e 2559005 nel 2001 (12mila in meno). Nella provincia di Roma, dal 1981 a oggi la popolazione e' cresciuta solo
dello 0.1%. Questo vuol dire che l'apparente sovraffollamento della citta' , delle sue strade, dei suoi parcheggi, non e' dovuto
all'aumento della popolazione residente, ma ad una sua diversa distribuzione.
Lo sviluppo economico basato sul terziario ha favorito la riqualificazione del patrimonio immobiliare romano, senza un effettivo miglioramento della qualita' della vita. In ex-quartieri popolari come San Lorenzo, la Garbatella, il Pigneto e' in corso un processo di "gentrificazione", ovvero di sostituzione di abitanti a basso reddito e attivita' commerciali a bassa redditivita' con popolazione piu' ricca
ed economia piu' dinamica (il famoso settore terziario, appunto). I prezzi delle case sono ormai al di la' delle possibilita' di molti,
che devono spostarsi verso la periferia. All'altezza del raccordo
anulare, da Tor Bella Monaca alla Romanina, crescono gli insediamenti
urbani in zone industriali disabitate fino a dieci anni fa. Percio',
la scarsita' degli alloggi non e' reale: dove prima c'erano due
appartamenti popolari oggi ce n'e' uno grande il doppio, oppure c'e'
un ufficio di una societa' di comunicazione.
Lo spostamento delle persone verso la periferia, dettato solo
dalla necessita' di far posto all'economia dei servizi (e ai suoi
padroni) in centro avviene in assenza di qualunque pianificazione urbanistica: le migliaia di persone espulse dal territorio romano non vengono
assistite da servizi pubblici essenziali come i trasporti. Il traffico
di persone che quotidianamente si muovono da un lato all'altro della
citta' solo per raggiungere un posto di lavoro altrimenti stabile oggi
ingolfa tutto il territorio. E non a caso si parla di raddoppiare il
Grande Raccordo Anulare con un anello stradale ancor piu' largo. Non
siamo troppi dunque: siamo in troppi, piuttosto, a dover fare 30km al
giorno dalla periferia al centro, o da una periferia all'altra, senza
poter prendere una metropolitana.
Molti oggi dicono: "Veltroni non ha risolto tutti i problemi,
anche se Roma va meglio di prima". Alla luce di questi dati, forse il
giudizio da dare al Sindaco, e piu' in generale alla politica
cittadina, dovrebbe essere diverso. I "problemi" di Roma (casa,
traffico, inquinamento) non sono troppo difficili per essere
affrontati da un sindaco: sono il rovescio della medaglia dello
sviluppo economico "accompagnato" da Veltroni. Come si vede, da un
lato si e' fatto spazio all'economia dei servizi, della comunicazione
globale, portando a Roma un solido boom economico. Lo hanno pagato gli
abitanti delle zone popolari, sfollate come fece Mussolini, ma con
strumenti piu' dolci: anche sotto il fascismo, infatti, per rinverdire
a Roma l'Immaginario Imperiale si spostarono migliaia di persone verso
le periferie. Veltroni lo ha fatto attivamente: la regola della
"compensazione" edilizia, ad esempio, ha risarcito i palazzinari che
intendevano cementificare il verde residuo con lauti interessi: chi
rinuncia a costruire qui, puo' costruire tre volte tanto piu' in
la'. Per il Colle della Strega, l'annullamento dei 72mila mc previsti
corrisponde a 200mila
mc costruiti in area piu' periferiche. In cambio dei due milioni di metri cubi di cemento scongiurati a Tor Carbone, i costruttori ne hanno ottenuti 5,2 altrove. Da un lato si prevede un boom dell'edilizia, ma dall'altro non si prevede un'adeguata espansione della rete dei servizi pubblici.
Oggi, chi reclama il diritto alla casa spesso lo fa chiedendo nuova edilizia popolare, invece di un piano regolatore troppo favorevole ai palazzinari per ricchi. Invece, le responsabilita' politiche nel settore del diritto alla casa sono piu' ampie, e riguardano la gestione economica, politica (oltre che urbanistica) della citta' di Roma. Nuove costruzioni, anche popolari, non farebbero che accelerare il processo in atto di disgregazione urbana.
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