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anche a me Vicenza piace
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potxola Thursday, Jan. 19, 2006 at 11:19 AM |
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anch'io abito a Vicenza, e anche a me Vicenza piace! le caserme certo non sono la parte + "bella" della citta', ma descrivere il centro storico cosi', senza considerare affatto tutta la ricchezza artistica che conserva questa citta', mi sembra un po' da fanatici e ignorantelli!
W la Pace!
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come volevasi dimostrare
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vicentino Thursday, Jan. 19, 2006 at 6:53 PM |
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io sono vicentino da 3 generazioni. i commenti qui sopra che difendono questa città-vetrina sono ben esplicativi.
ricordatevelo gente: "QUESTO E' IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI"
peccato per i vicentini felici che io non ci creda, che non abbia nessuna intenzione di andarmene, e che io abbia intenzione di provare a cambiarla, questa citta' e questo pianeta.
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La protesta è rock, il bon ton invece è lento
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emilio franzina - dal sito di vicenzaabc Saturday, Mar. 18, 2006 at 3:56 PM |
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La protesta è rock, il bon ton invece è lento
In una città dove il bon ton di troppi oppositori sulla carta o meglio “alla carta” procura penose prese di posizione finto democratiche e buoniste, più d’uno vorrebbe sapere che fine stia facendo il senso comune del pudore civile. Una volta è questo esponente della sinistra ex o post comunista a bacchettare gli esagitati che berciano in piazza (signora mia, che mancanza di gusto!), anche quando non siano disobbedienti e no global arrabbiati, un’altra è quel notabile del sedicente e inconsistente schieramento progressista liberal in caccia d’improbabili consensi a inalberarsi per le brutte maniere di chi non ha altra arma di protesta che la propria voce e il proprio corpo. Da che mondo è mondo quando uno è incazzato protesta e non c’è santi: anche in età contemporanea il farlo comporta l’adeguamento a pratiche e a rituali di cui non possono sfuggire il valore e i significati. Ma lasciamo andare perché bisognerebbe chiederne conto a sociologi e antropologi e questi qui neanche sanno a cosa essi servano. Torniamo allora al punto. Senza manifestazioni, senza cortei, senza grida e canti non solo nessuna rivoluzione, ma neanche una riforma di quelle coraggiose è riuscita a farsi strada dalla fine del Settecento in qua. Se poi uno preferisce le forme “pacifiche” della contestazione al potere dei prepotenti deve armarsi di pazienza. Perché ad elevare “forti e vibrate proteste” fidando solo sulla indignazione o, perché no, sul numero dei protestanti, la giusta causa non sempre ne guadagna. Basti ricordare la vergogna ultima scorsa, non solo in Italia, dei milioni di cittadini invano scesi in piazza contro l’aggressione all’Iraq degli angloamericani. Quella guerra alla quale sarebbe stato fermamente contrario l’omino da cabaret che ci troviamo ad avere tra i piedi (per non dir peggio) quale presidente del Consiglio. Uno dei suoi fedeli di periferia è, per sempre più evidente jattura della nostra città, il borgomastro Enrico Hüllweck, colui che non più tardi di ieri (scrivo di festa prima dei Santi e prima dei “morti”) ha ottenuto sulla “Domenica di Vicenza” (29 ottobre 2005, pag. 6) uno spazio inusitato: “Non la ritiro, resta come monito”, recitava il titolo dell’uscita di Hüllweck cuor di leone allusiva alla sua simbolica ordinanza (2 luglio 2002) sul presunto “abuso dei cortei nel centro storico di Vicenza”. L’uscita compariva per fatalità d’impaginazione proprio sotto un’acuta articolessa in cui Mario Giulianati, noto esponente della nuova destra cittadina, s’interrogava pensosamente su cosa mai siano oggi destra e sinistra. Ecco, a occhio e croce, se uno si legge la prosa un po’ irata del signor borgomastro, una prima risposta la dovrebbe trovare con una certa facilità. Visto che Hüllweck difende la sua creatura la quale, lo ammette egli per primo, costituiva e tuttora costituisce un provvedimento del tutto arbitrario e illegale, c’è proprio da chiedersi dove siano finiti non tanto il bon ton o il buon senso,quanto la semplice decenza intellettuale. Hüllweck se la piglia con l’articolo 17 della vigente Costituzione repubblicana, quella che gente come i suoi padroni romani o meglio di Arcore stanno smantellando a colpi di maggioranza parlamentare con intento deliberatamente golpista e sovversivo, perché il tapino (l’articolo cioè) avverte che le riunioni in pubblico di cui sia stato dato preavviso alle autorità possono essere vietate solo “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. “Ciò significa – osserva sconsolato Hüllweck – che qualunque organizzazione può fare quanti e quali cortei vuole a patto che non ci siano armi e non si metta in pericolo la sicurezza dei cittadini.” Ma bravo, verrebbe voglia di dire allo statista e costituzionalista in erba (se mi dice dove la trova così buona ci vado anch’io). La norma vigente dunque neutralizza (secondo lui: paralizza) ogni iniziativa del sindaco conferendo esclusivamente al Questore o al Prefetto la prerogativa di eventuali blocchi e dinieghi. E questo perché? State a sentire l’Hüllweck (si fa per dire) pensiero: “Evidentemente quando il legislatore (sic!) scrisse le sue norme, fu ispirato dal clima dell’epoca allorché, a fascismo caduto, era importante garantire per legge le diverse forme di espressione democratica e di libertà di pensiero.” Annullate e conculcate, aggiungiamo noi, per più di vent’anni, dal regime che Mussolini aveva man mano instaurato dopo la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Oggi, invece, passati sessant’anni dalla fine di quel regime nefasto, “bisognerebbe – dice sempre Hüllweck - rivedere un po’ certi garantismi, approfittando dei quali si creano danni pesanti per la popolazione”. Dove per popolazione s’intendono visibilmente i bottegai del Corso e dove, ciò che più conta, la libertà di pensiero e di manifestazione, assieme alla logica democratica, vanno definitivamente a farsi fottere. Adopero non a caso il lessico caro alla parte politica in cui militava ieri e milita ancor oggi quest’uomo ridicolo e dannoso alla nostra città come, oltre ai posteri, stanno cominciando ad accorgersi parecchi vicentini toccati nella vivibilità vera e soprattutto nel portafoglio (a proposito quand’è che comunicherà gettoni ed emolumenti degli amministratori Aim?). E se ci fosse bisogno di un’altra prova restiamo pure sul terreno dei simbolismi e ricordiamoci con quanto garbo Hüllweck, lo scorso 25 aprile onde celebrare degnamente la fine del conflitto e soprattutto la lotta di Liberazione, matrice e garante della nostra Carta Costituzione, avesse designato a rappresentarlo e a rappresentarci Sante Saracco. Che sarà una brav’uomo e anche, alle volte, simpaticamente postfascista, ma che alla cena da Zemin per celebrare l’anniversario della Marcia su Roma ci è andato di persona, tre giorni fa, come ex missino in compagnia di Giorgio Conte, l’”onorevole” nero per niente post ed anzi fascista tout court non meno dell’anfitrione di giornata Pino Rauti. Sono almeno dieci anni che segnalo a una opinione pubblica cittadina distratta il senso, a mio avviso preciso, di questa ricorrenza festeggiata dagli ex fascisti e dagli ex repubblichini di Vicenza. Senza profitto, mi pare, e senza nemmeno il conforto della resipiscenza di quei soloni democratici postcomunisti, da Alifuoco a Balzi, che non più tardi di alcuni mesi fa insorgevano scandalizzati di fronte alle rimostranze sonore e “di piazza” di quanti non avevano invece dimenticato per nulla cosa la lotta di liberazione antifascista sia stata e ciò che la sua eredità migliore ancor oggi stia a rappresentare. Mettiamola così, lasciando sullo sfondo i soldi, le prebende e le privatizzazioni dei nuovi padroni che allungano rapaci le mani sulla città. Gli uomini e le donne continuano a dividersi oggi, in Italia e a maggior ragione a Vicenza, medaglia d’oro della Resistenza, in due categorie: quelli che all’antifascismo e alla libertà di espressione (e di pensiero quando ce n’è) ci credono e quelli che ritengono o presumono che la seconda sia riservata soltanto a loro e che sia quindi lecito, politicamente e simbolicamente, collaudarla con eloquenti, e sia pur conviviali, commemorazioni della violenta instaurazione d’una dittatura. Che un altro tipo di dittatura sia alle viste o sia da tempo all’opera in Italia spiega i motivi per cui non trovo per nulla espediente formulare, in un Consiglio Comunale svuotato di funzioni effettive, domande di attualità, interrogazioni e interpellanze a cui Hüllweck può prendersi il lusso di non rispondere affatto o di rispondere, le poche volte che accade, ad anni luce di distanza. Mentendo, s’intende, o sparando com’è suo costume, ineffabili e inaccettabili boiate su quello che dovrebbe essere il fondamento di una moderna e civile convivenza fra persone che la pensano, com’è possibile e inevitabile, in modo diverso le une dalle altre. Solo che le une, oggi, hanno spazi, luoghi e megafoni mediatici per dirlo mentre alle altre si vorrebbe impedire addirittura l’esercizio di quel (poco) che resta di un’antica libertà di parola e di espressione.
Emilio Franzina
www.vicenzaabc.com/2005/12/06/protesta-rock/
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La molesta presenza della Caserma Ederle a Vicenza
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raccolta Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:30 PM |
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Il codice della Ederle: chi rompe non paga
Giustizia Usa: inchiesta dell’Espresso sulla caserma americana
Conti in rosso in banca per non pagare risarcimenti, danni e cause perse. Rifiuto di sottoporsi ai tribunali locali. Lavoratori italiani considerati di serie B. E come non bastasse (o anzi proprio per questo) la base di Vicenza destinata a diventare ancora più grande, anzi la più grande del Sud Europa (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/07/22/giustizia-usa/
Ederle Un tribunale contro i teddy boys
Formato da 12 “saggi” E’ il primo in Europa
Dicono che non c’è stato nessun aumento della criminalità giovanile fra gli americani della Ederle. E neanche in altre caserme, come Camp Darby a Livorno. Però qualcosa deve aver con vinto le autorità militari Usa a dar vita qui a Vicenza alla prima Commissione di controllo giovanile delle forze armate statunitensi in Europa (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/07/08/tribunale-minori-ederle/
Vicentini, siete poco obiettivi
Sicurezza. I rischi per le città italiane dopo l’attentato di Londra L’esperto Andrea Nativi: “La caserma Ederle è un bersaglio difficile”
(...) una città che ospita una delle caserme Usa più importanti d’Europa, diecimila americani, una task force di pronto intervento che ha partecipato alla guerra in Iraq e due arsenali di missili sotto le dolci colline dei Berici (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/07/15/vicenza-obiettivo-terrorismo/
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Come vivere sereni nell’era del terrore
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aa.vv. Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:31 PM |
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Come vivere sereni nell’era del terrore
C’è chi invoca lo stato militare per proteggersi dagli attentati: ma quanta della nostra libertà siamo disposti a perdere?
Quanta libertà personale siete disposti a sacrificare per la vostra sicurezza? Volete 30-40 pattuglie di polizia e carabinieri sempre in giro per Vicenza notte e giorno? Dieci vigilantes in ogni parco giochi, telecamere ad ogni angolo di strada, controlli dei documenti dopo le 9 di sera, impronte digitali obbligatorie? (...)
www.vicenzaabc.com/2005/07/22/sicurezza-nel-terrore/
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Phone center ultima crociata dei consiglieri An - “Schediamoli tutti”
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dal sito di VicenzaABC Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:33 PM |
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Phone center ultima crociata dei consiglieri An “Schediamoli tutti”
Quanti sono i “phone center” che stanno sorgendo un po’ dovunque nelle città venete per iniziativa di immigrati extracomunitari? Difficile dirlo visto che manca un censimento, ma difficile anche non notarli visto che attorno a questi center si creano più o meno pittoresche ed animate atmosfere orientali che danno nell’occhio. Se ne devono essere accorti anche quelli di Alleanza Nazionale specializzati da tempo nella caccia all’immigrato, a Vicenza in Campo Marzo e dintorni e, infatti, in Consiglio regionale hanno sfornato una proposta che nasconde, come si vedrà, anche un tentativo di schedatura che francamente fa un po’ a pugni con la privacy (...)
www.vicenzaabc.com/2005/10/04/phone-center-ultima-crociata-dei-consiglieri-an...
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Campo Marzo, il parco dove e' vietato sdraiarsi
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raccolta Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:39 PM |
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Un bel libro sull’erba per battere i cattivi
La provocatoria festa “Campo del libro” a Campo Marzo “Così ci riprendiamo i nostri spazi”. Ma Hüllweck non approva
(...) sedersi sull’erba di Campo Marzo a leggere un libro è un’attività oggi illecita: equiparata al bivaccare. E questo non per un eccesso di zelo di chi è stato scelto per pattugliare sul parco: ma per precisa applicazione di una delibera comunale (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/10/04/campo-marzo-libro/
Quindicimila passi a Campo Marzo per dire forte “No ai divieti”
Lo scrittore Trevisan contro le norme anti bivacco
(...) “Al parco mi sono fermato spesso, di giorno e di notte - dice Trevisan -. Se dovessi dire che differenza noto rispetto al passato mi pare non ci siano più le prostitute, ci sono più cani, una maggiore presenza di immigrati, ma non mi pare di aver notato una escalation di criminalità. Direi che la presenza degli stranieri segna logicamente il passaggio da un’epoca all’altra ed è una conseguenza del fenomeno migratorio, da noi come in qualsiasi altra città, anzi direi che in Italia la cosa ha una dimensione tutto sommato ridotta rispetto ad esempio ai paesi di più lunga tradizione immigratoria. Del resto sono stato a Campo Marzo anche per l’8 settembre e anche lì ho visto molti stranieri, specie dell’est, ma francamente mi sembravano tranquilli, molti ovviamente con i bambini…” Cosa ne pensa dell’ordinanza anti-bivacchi del sindaco Hullweck? “Direi che è una stupidaggine, un modo forse dell’amministrazione di centrodestra di inseguire la Lega per guadagnare voti, una strumentalizzazione politica…”. (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/10/12/vitaliano-trevisan-campo-marzo/
Svegliamo la città imbalsamata
Il caso Campo Marzo: l’iniziativa di Quero è debole ma segnala una ribellione. Purtroppo non basta a smuovere una Vicenza sempre indifferente a tutto
Chi scrive ha visto in azione le famose “pantere” un sabato pomeriggio di agosto dalle parti di piazza Castello. Un esponente del manipolo di manzi bracciuti in bicicletta sportiva si divertiva a provocare una coppia di malmessi ragazzuoli intenti a tracannare un paio di lattine. Non avevano cani o tacchini al seguito, quindi li si potrebbe definire innocui “pancabirra”. La polputa creatura del vice sindaco ronzava intorno al loro panchetto di pietra sussurrando lirici inviti a sloggiare. Inutile dire il risultato di una somma di tristezza e disgusto. Quel che mi è rimasto della scena è un sentimento di allarme e molta frustrazione. Per prima cosa questi personaggi, queste brutte copie di agenti di pubblica sicurezza, a me personalmente inquietano più di un giovinastro ubriaco in escandescenza. Intendiamoci, non sono impressionato dai crani rasati, la mole muscolare e i mascelloni da boxeur, perdiana, un anno a Belluno come alpino mi ha fatto conoscere altri e imparagonabili terrori come la corvée cucina in una caserma di ottocento reclute o una sentinella impazzita che scarica il suo fucile mitragliatore contro una cucina da campo. Credo di averne viste da sbiancare la pantera più resistente. Quello che spaventa veramente è la presenza simbolica di tali figure/figuri, privi di una qualunque valenza giuridica, di una qualsiasi rappresentanza istituzionale e tuttavia ingaggiati e collocati sul pubblico suolo da un assessore e vicesindaco che dovrebbe conoscere i meccanismi e i limiti di manovra nell’ambito di uno Stato di Diritto, una democrazia insomma. In tal senso non esistono sfumature o terre di nessuno: l’ordine pubblico è appannaggio assoluto dello Stato e dei suoi Organi. Di pantere e gazzelle bastano quelle della Polizia di Stato e dei Carabinieri, cui si aggiungono i compiti dei corpi di Polizia Municipale. Per altro non c’è e non ci deve essere spazio, né per sperimentazioni amministrative al limite del pittoresco né per iniziative politiche dettate da eccessi di zelo assessorile. Dove si va a finire con le camicie nere o brune si è ben visto e nessuno credo voglia assistere a infauste repliche mimetizzate da pantere o camicie verdi.Probabilmente scrivo cose ovvie, ma sono cose che non ho avuto il piacere o forse l’attenzione di leggere da nessuna parte. Anzi, oserei dire che ai pochi sostenitori dei cagnotti di Sorrentino, cioè i soliti commercianti, qualche anziano terrorizzato dai telegiornali e un pugno di nostalgici, è corrisposto un silenzio quasi grottesco dell’intera città, escluse le parole pesanti del questore e del rappresentante sindacale della polizia di Stato che hanno, Dio li benedica, preso le debite distanze dall’esperimento panterato. Non credo trattarsi assolutamente di un silenzio-assenso, quanto invece di un clima di molle rassegnazione ed impotenza che affligge Vicenza e il Paese intero da più anni. Una sorta di mefitica assuefazione al peggio che ha contagiato il corpo sociale, politico, culturale, economico di questa città che potrebbe, dovrebbe, meritare di più e di meglio. Forse è questa la vera zona grigia sulla quale intervenire, che non è l’intervallo tra il lecito e l’illecito dove si inseriscono i furbi, gli incapaci e i mistificatori, piuttosto quella zona ombrosa tra impegno e disimpegno, responsabilità e irresponsabilità, partecipazione e isolamento. A forza di bassi profili e quotidiane dimostrazioni di mediocrità da parte di una colpevole classe dirigente la città si è allontanata dai suoi cittadini e i cittadini dalla loro città. Questa drammatica scollatura si accentua ogni giorno di più, soprattutto se sono giorni di silenzio. E la politica-spettacolo di un sindaco oramai solo, suonata a colpi di grancassa con il nuovo tribunale, il nuovo teatro, la nuova università, i nuovi piani urbanistici e la nuova Fiordaliso ha finito con l’assordare tutti quanti, Hullweck compreso. C’è un fragore di fondo cui Vicenza risponde con un cronico mutismo, una volontà ostinata a non vedere, a non impicciarsi, a non rimboccarsi le maniche. Provate a fare un giro a Treviso, a Padova, a Verona o Bassano, al di là delle colorazioni di giunta o dell’erba del vicino sono centri vivi, partecipati, in movimento. Qui abbiamo assessori che, per non pensare al peggio, perdono tempo a consigliare ditte produttrici di vetrocamera con veneziane incorporate. O che si dimettono perché accusati di violenza sessuale. O che cambiano poltrona perché perdono la faccia. O che pretendono di rimediare a fenomeni di disagio sociale chiamando energumeni in maglietta nera. Ohè vicentini, sveglia! Certo qualcosina si muove, ad esempio l’iniziativa cerchiobotte “Campo del Libro” dell’avvolte populista Matteo Quero, quello che dice al contempo che i cittadini devono riappropriarsi degli spazi pubblici e che le “pantere” sono una buona cosa. Ma stiamo scherzando? A parte il fatto che è difficile ragionare di libri con chi i libri li usava per fare i falò e che ora si accontenta di ipocrite ordinanze anti picnic, ma è come tentare di conciliare democrazia e totalitarismo. Non credo che Quero, pur persona intelligente, possa tanto. Pensava Napoleone che la forza morale sta alla forza materiale in un rapporto di tre a uno. Lasciamo di diritto a Sorrentino e alle sue pantere la seconda. Vicentini, torniamo a essere padroni responsabili della prima.
Alberto Graziani
http://www.vicenzaabc.com/2005/10/07/campo-libri-2/
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Il sindaco della città inaugura una sede per neofascisti e naziskin
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raccolta Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:54 PM |
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Camerati sull’attenti, arriva Enrico
Il caso. Forza Nuova apre la nuova sede in città fra croci celtiche, camicie nere e cimeli del Ventennio. Il sindaco va a salutare i neofascisti. E dai moderati della maggioranza solo silenzio
(...) [Enrico Hüllweck, sindaco di Vicenza, FI] punta decisamente sul gruppo di estrema destra. Li prenderà a schiaffi? Macchè, li prende sottobraccio, ne ammira e magnifica i simboli: dai reperti del Ventennio mussoliniano alle commemorazioni dei successi militari. Sembrano barzellette ma non lo sono. La barzelletta semmai, è la nostra Vicenza, sempre indifferente a tutto, anche a un sindaco che fa visita ai nostalgici del Ventennio e delle conquiste coloniali. (...)
http://www.vicenzaabc.com/2005/11/10/camerati-hullweck/
Le strane scelte di un sindaco sempre a destra di se stesso
Che cosa nasconde Hüllweck dietro all’amichevole visita alla sede di Forza Nuova
Se ne sono accorti persino al Giornale di Vicenza dove pure non dev’essere lieve l’influenza del Sindaco. Enrico Hüllweck, verso le sette di sera di sabato scorso, subito dopo la manifestazione che aveva contestato risolutamente l’apertura in pieno centro a Vicenza d’una sede dell’estrema destra nazista “unificata”, vi ha fatto (inopinatamente?) una scappata per congratularsi con gli ex colleghi neofascisti. (...) Chi ha buona memoria, come il sottoscritto, rammenta con una certa precisione le cose di quarant’anni fa che vedevano impegnatissimo il giovane Hullweck in circoli “culturali” di “aquile” in camicia bruna e dall’inequivocabile vocazione neofascista che preludevano alle tappe successive di una carriera parapolitica in cui, a propria volta, sembravano precipitare ed avverarsi le profezie della Vicenza postbellica e repubblichina convertitasi in fretta, in molti casi, al pronto (e prono) servizio degli angloamericani e al cui milieu appartenevano, per ragioni familiari, tanti futuri aennisti del nuovo millennio e, senz’altro, l’attuale borgomastro. In un libro che sto scrivendo sulla Vicenza degli anni Quaranta con il conforto di tante carte d’archivio credo che ne darò un giorno conto in maniera meno rapsodica soffermandomi su notizie che in quella sede si potranno mettere assai meglio a confronto con i problemi suscitati da certi comportamenti dell’oggi: dall’attuale visita di cortesia di Hüllweck agli estremisti di Piazza delle Poste alla scandalosa sceneggiata dello scorso 25 aprile quando fu lui, in prima persona, a propiziare l’orrore della sciagurata commemorazione della Resistenza affidata nel suo sessantennale niente meno che a Sante Saracco. (...)
(Emilio Franzina)
http://www.vicenzaabc.com/2005/11/03/sindaco-a-destra/
[Sull'episodio del 25 aprile 2005 e la commemorazione della Resistenza consegnata nelle mani di un fascista repubblichino si veda http://italy.indymedia.org/news/2005/04/779980.php]
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L'area verde delle Montagnole che i cittadini non possono usare
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dal sito di VicenzaABC Saturday, Mar. 18, 2006 at 9:58 PM |
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(Articolo del dicembre 2005. A Marzo 2006 lungo la recinzione dell'area delle Montagnole e' visibile uno striscione con la scritta "MONTAGNOLE - SARA' DURA - NO ALLO SVILUPPO")
Sant’Andrea va sulle Montagnole russe
I residenti contro l’assessore Cicero che vuole una rotatoria al posto del parco pubblico
Sono trascorsi quasi due anni da quando i cittadini di Sant’Andrea hanno raccolto milleseicento firme per chiedere al Consiglio comunale di discutere del Parco delle Montagnole. Sono trascorsi quasi seicento giorni e la mozione dorme ancora, insabbiata dentro l’ordine del giorno della commissione territorio
www.vicenzaabc.com/2005/12/12/montagnole-parco/
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