CONCLUSIONI
Abbiamo visto come il progetto indymedia riesce a sfruttare al meglio le potenzialità comunicative della rete internet e dei media telematici in generale. La globalità, la multimedialità e l’interattività sono caratteristiche peculiari della comunicazione mediata dal computer e da internet. Queste qualità sono intrinseche nel progetto indymedia non perché chi lo ha ideato ha inventato di sana pianta queste nuove tecniche comunicative, ma perché lo sfruttamento delle qualità prima elencate, nel campo della comunicazione, è permessa dalla nascita e dallo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche. Chi fonda e partecipa agli IMC ha ideato un nuovo sistema per fare informazione utilizzando i nuovi mezzi a disposizione della società attuale. Nel fare ciò gli IMC hanno dato un nuovo senso alla pratica di fare informazione. In questa società in cui l’individuo ha sempre più spazi di autonomia nel formare le sue opinioni, indymedia dà spazio ai bisogni comunicativi degli individui che vogliono formarsi la propria opinione all’infuori dei circuiti culturali di massa. Questi bisogni rispecchiano sempre di più la volontà dell’individuo di rendersi partecipe del processo di rappresentazione sociale della realtà. Come nell’ambito degli ormai diffusissimi reality show televisivi, alcuni degli spettatori vengono coinvolti direttamente (partecipandovi) o indirettamente nello spettacolo raccontando e mostrando la propria storia e spazi della propria vita e dei propri sentimenti, così anche nell’esperienza di indymedia, nel campo dell’informazione, il lettore viene direttamente coinvolto nella stesura del messaggio, nella scelta dei temi di cui trattare e nella possibilità di critica immediata nei confronti dei contenuti delle informazioni. In entrambi i casi l’audience – intesa, in questo caso, non come una massa ma come un insieme di individui e soggetti sociali – ha un comportamento fortemente performativo, di conseguenza ha un “alto grado di attività”. Esistono, però, forti differenze qualitative nel modello di attività del primo caso rispetto a quello del secondo. Queste differenze sono legate sia alle caratteristiche intrinseche del medium usato nella comunicazione, sia ai concetti di fondo su cui si basano i diversi sistemi comunicativi. Nel primo caso l’apertura alla partecipazione del pubblico è assai limitata, sono solo poche unità i protagonisti dei reality show. Queste unità sono, tra l’altro, scelte attentamente tenendo conto del “compito” che dovranno assolvere all’interno dello spettacolo. Insomma, chi partecipa alla produzione del messaggio mediale è accuratamente scelto da chi organizza lo show in base ai “bisogni di copione” o di quello che, si crede, il pubblico voglia sentire e vedere. Assistiamo ad un “uso” strumentale dell’audience da parte del medium. Questa situazione è tipica del mezzo televisivo. I media tradizionali, nel mondo attuale, devono rispettare delle leggi e delle norme (anche non scritte) rispetto alla politica, rispetto al mondo dell’economia e del commercio (vedi la vendita egli spazi pubblicitari) e rispetto al buon senso e alla morale comune. Col progressivo sviluppo dei nuovi media e con la loro veloce diffusione, i media tradizionali sono stati messi in difficoltà perché sempre più gente ha visto e vede aumentare a dismisura la possibilità di svolgere le attività che prima svolgevano tramite la fruizione di quei media (svago, informazione, commercio, ecc.), utilizzando un unico medium: il computer. I media di massa, all’interno di un contesto di competizione capitalistica, devono preservarsi e cercare di vincere la competizione con gli altri media per garantirsi quella fetta di domanda di spazi pubblicitari che gli permette di rimanere in attività e di garantire lauti introiti. In questo clima di competizione, nella società a rete emergente in cui l’individuo in quanto tale può e, probabilmente, vuole trovare maggiori spazi nel processo di comunicazione, i media tradizionali cercano di sfruttare al meglio, per i propri scopi essenzialmente commerciali e di sopravvivenza economica, la propensione performativa dell’audience, facendola apparire, rendendone una minuscola parte protagonista di un copione già scritto prima ancora di iniziare lo spettacolo, per il quale è stata accuratamente selezionata. Se uno degli individui prescelti dovesse dimostrarsi, e quindi agire, in maniera diversa da quella per cui era stato scelto, verrebbe allontanato e fatto scomparire dalle “scene” e dai “palchi mediatici”. Ovviamente questo dipende dal fatto che un medium che deve obbedire necessariamente a leggi di mercato molto severe, non può rischiare di perdere la propria fetta di introiti pubblicitari, aprendo realmente la produzione dei suoi messaggi alle intelligenze e alla creatività del pubblico. Bisogna tenere sempre tutto sotto controllo se non si vuole finire sopraffatti dalla concorrenza. Il sistema della vendita di spazi pubblicitari si sta espandendo anche ad internet. Per comunicare in internet i costi sono molto limitati rispetto agli altri mezzi di comunicazione, quindi è facile fare comunicazione senza ricorrere alla pubblicità. I siti indymedia sono un esempio di come ciò sia possibile. Rispetto al mondo dei reality show, l’audience che partecipa ad indymedia lo fa in tutto e per tutto secondo la propria volontà e capacità, senza alcuna guida che lo influenzi su cosa dire o di cosa parlare. Sui siti indymedia si possono commentare le notizie già pubblicate, si possono pubblicare nuove notizie su argomenti nuovi o già trattati, si può contribuire a completare e migliorare le informazioni già pubblicate da altri individui. Questo genere di pratica comunicativa trova le sue basi nelle caratteristiche tecniche della comunicazione mediata dal computer e sul concetto innovativo di fondo della pubblicazione aperta. La comunicazione mediata dal computer, nata per condividere conoscenze e saperi scientifici, si basa sull’interattività degli individui che vi partecipano. Questo implica che chiunque sia collegato alla rete deve avere pari possibilità degli altri di interagire in rete. La verticalità del modello comunicativo tradizionale viene sostituita dall’orizzontalità tipica delle relazioni a rete. Tutti coloro che possiedono i mezzi e le capacità hanno eguali diritti e possibilità nel contribuire alla comunicazione. Il concetto di “pubblicazione aperta” su cui si basa indymedia non è altro che un’applicazione globale e totalmente inclusiva delle potenzialità offerte da internet e dalla interattività che lo caratterizza. La rete è nata per condividere saperi, indymedia è esattamente un luogo virtuale dove vengono condivisi saperi e informazioni liberamente pubblicabili e interpretabili. Come abbiamo visto, attualmente, le attività delle audiences nel caso dei media tradizionali sono estremamente diverse da quelle dei nuovi media.
Indymedia è stato il mezzo più usato dai movimenti sociali per globalizzare le proprie le proprie idee (molto eterogenee al loro stesso interno) e per metterle in relazione con altri. IL movimento antiglobalizzazione è riuscito ad utilizzare al meglio il sistema ideato dagli IMC, perché il movimento stesso si basa sulle idee di condivisione dei saperi, anch’esso non è organizzato in maniera gerarchica ma si è espanso in maniera orizzontale “a rete”. Indymedia non è usato solo come spazio di informazione, ha anche il “compito” di favorire la socializzazione tra le varie componenti del movimento, perché possono essere rese visibili attività e iniziative organizzate da chiunque, in luoghi lontani tra loro favorendo, così, l’organizzazione di eventi che non avvengono nel cyberspazio ma nella realtà. Il famoso detto “agire localmente, pensare globalmente” si riferisce questo doppio “livello” di azione sociale. Consiste nel rendersi visibili e pensare in maniera globale – in modo da coinvolgere tutti, senza lasciare indietro nessuno, nello sviluppo della società – sulla rete, che permette di collegare ogni parte del globo, mentre l’azione vera e propria viene eseguita nell’ambito ristretto della propria città, regione o paese. Le azioni sociali del movimento antiglobalizzazione avvengono quindi su due livelli: uno globale e virtuale, l’altro direttamente sul territorio. Nella vita reale ancora molte persone non possono accedere, per svariati motivi, alla comunicazione telematica. Riconoscendo l’importanza comunicativa delle nuove tecnologie molte associazioni del movimento antiglobalizzazione si adoperano per aumentare la possibilità di accesso ai nuovi media. Questo sicuramente non sarà un compito facile né potrà essere portato a termine in poco tempo. Stiamo vivendo in un periodo di transizione in cui i vecchi e i nuovi media vengono “consumati” in maniera complementare, anche se moltissime attività della vita di tutti i giorni si stanno spostando sulla rete. Questo succede nel campo economico, commerciale, del tempo libero e anche nel campo dell’informazione. Nel passaggio alla rete le testate giornalistiche si presentano come sistemi unidirezionali di informazione, “l’individuo qualunque” non può partecipare all’informazione nei siti dei vari telegiornali o giornali. Insieme alla pubblicità , le testate giornalistiche tradizionali cercano d’importare nella comunicazione nella rete il loro collaudato sistema di informazione “verticale”. Le qualità della rete hanno permesso la creazione di un sistema rivoluzionario del fare informazione che sfrutta in pieno l’interattività della rete: questo sistema è quello degli IMC. LE vicende che negli ultimi mesi hanno visto protagonista il network indymedia, particolarmente il nodo italiano del network, sono una sorta di riconoscimento del ruolo che indymedia sta assumendo nel mondo dell’informazione mediata. Il primo sequestro dei server, nell’ottobre 2004 e il “tentato” sequestro di alcune pagine del sito http://www.italy.indymedia.org da parte, dell’FBI il primo, delle autorità italiane il secondo, hanno portato diversi esponenti importanti del mondo dell’informazione italiana a solidarizzare con indymedia nel nome della libertà d’informazione. Dopo queste vicende è stato dimostrato come il sistema indymedia è molto facile da sviluppare, visto che dopo pochissimi giorni dal primo sequestro dei server, il sito di indymedia italia era già in funzione. Su internet circola una canzone, il cui titolo è “Han sequestrato un server”, il cui testo si riferisce al sequestro dei server di indymedia da parte dell’FBI. Il testo recita così: “…Ma dopo poco tempo/ Era già in piedi il sito/ Perché siam noi indymedia/ Questo non l’han capito…” Il network di indymedia è nato solo da pochi anni, ma sembra già essersi ritagliato un posto importante nel panorama dell’informazione grazie alla sua apertura ne confronti del pubblico. Nel contesto di indymedia l’audience è attiva non solo nell’accettare o rifiutare il significato di un dato messaggio o perché usa il medium per soddisfare dei bisogni. L’audience di indymedia va oltre tutto ciò divenendo essa stessa indymedia in maniera totalmente volontaria. Guy Debord, nel suo La società dello spettacolo, sostiene che: “Non può esserci libertà al di fuori dell’attività, e nel quadro dello spettacolo ogni attività è negata…”. L’attività dell’audience di indymedia va valutata, quindi, come una vera e propria pratica di libertà che non ha nulla in comune con la società dello spettacolo dei media di massa.
|