OLMERT A CACCIA DEI TERRITORI
Mercoledì, 08 Marzo 2006 - 00:34 -
di mazzetta
OLMERT A CACCIA DEI TERRITORI Mercoledì, 08 Marzo 2006 - 00:34 - di mazzetta
Olmert La Road Map è morta, Israele "deve prendere l'iniziativa da sé, dice Avi Ditcher alla Reuters, commentando i programmi che il premier Ehud Olmert ha annunciato in vista della prossima campagna elettorale. Con Sharon ancora immobilizzato in ospedale il suo successore accoglie i piani che si erano già intuiti dietro alle azioni del suo predecessore; piani che consistono, per andare al nocciolo, nell'annessione di una buona parte dei territori occupati. Dai nostri giornali e telegiornali la notizia che passa è quella che il governo israeliano avrebbe deciso di continuare la "coraggiosa" politica di sgombero delle colonie; ma si tratta esattamente del contrario. I nostri media "vedono" la notizia dello sgombero di alcune piccole colonie isolate, ma si "distraggono" e non registrano l'intenzione israeliana di rinunciare a qualsiasi accordo e di procedere unilateralmente ad un'annessione di gran parte del Territori Occupati.
Israele prende a pretesto la presenza di Hamas a capo del governo palestinese per annunciare al mondo che farà di testa sua, ignorando le risoluzioni dell'ONU e anche le impacciate dichiarazioni e gli ipocriti piani messi sul tavolo dalla comunità internazionale, Ue e Usa compresi.
Israele farà di testa sua e se è vero che sgombererà qualche avamposto colonico, è anche vero che Olmert mira all'annessione di oltre un terzo della West Bank. Olmert vuole conservare le colonie di Maale Adumim e di Ariel ed annettersi la valle del Giordano ad Israele. Chi si chiedeva perché il muro della vergogna corresse attraverso i territori occupati e non sul confine tra i due paesi, adesso è servito: la sua funzione è quella di annettere ad Israele i territori che lo steso Israele ha deciso di tenersi alla faccia di qualsiasi trattativa o arbitrato internazionale. Come da molti previsto lo sgombero di alcune colonie serviva solo a concentrare la protezione sui territori che Israele vuole acquisire in via definitiva ad ogni costo, anche a quello di forzare la mano agli alleati occidentali; forse fidando sulla convinzione che la vulgata antislamica abbia dato a Tel Aviv la licenza di fare quello che vuole.
Lo sgombero di Gaza, letto oggi, non era quindi un gesto verso la pace, ma un preparativo per un ridispiegamento in vista di una vera e propria aggressione ai territori palestinesi più interessanti e di maggior valore. Le scene strappalacrime che abbiamo visto da Gaza e che volevano mostrarci la "sofferenza" israeliana nel perseguire la pace, erano invece una pantomima che faceva parte di un piano per continuare a nascondere le sofferenza del popolo palestinese, come le indegne intenzioni che si nascondevano dietro la sofferenza troppo esibita di qualche fanatico; un gioco delle parti che alla gran parte dei commentatori internazionali è bastato per esplodere in lodi ed apprezzamenti al piano "di pace" del falco Sharon.
Ipocrisia quindi. Un'ipocrisia assecondata dalla politica e dai media occidentali, che ancora una volta scelgono di stare dalla parte di chi persegue la guerra e impegnano il loro tempo chiedendo credenziali di buona volontà ad Hamas, mentre Israele continua ad avere piena libertà di rubare terreni e vite palestinesi. Tutto questo è possibile grazie all'affermazione di un solido presupposto, fortificato con anni di propaganda: Israele uccide per difendersi, i palestinesi per seminare il terrore. Israele quindi è, a prescindere, dalla parte del diritto, i palestinesi invece sono "terroristi", anche quando attaccano avamposti militari.
Hamas non ha ovviamente accolto con favore la notizia di una tale rottura di indugi da parte israeliana, il suo portavoce, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che "l'obbiettivo è imporre nuove realtà sul terreno; allo stesso modo il capo-negoziatore palestinese Saeb Erekat dice che questo"..è un diktat, non un negoziato".
Non è possibile dare torto ai palestinesi, il piano di Olmert è uno schiaffo a tutta la comunità internazionale e a quanti si sono negli anni adoperati per una soluzione tra i due paesi; ora Israele mette i piedi nel piatto, i media occidentali tacciono e si preparano a battere la grancassa del "terrorismo" non appena i palestinesi proveranno a resistere a questo ennesimo abuso e al tentativo di sottrarre loro definitivamente quei territori che da anni Israele occupa illegalmente, fidando sulla sua superiorità militare e sulla complicità dell'Occidente.
La comunità internazionale si trova di fronte ad un bivio: dovrà decidere se continuare la vecchia politica, coprendo questo ennesimo crimine israeliano e rischiando di scavare ancora di più le differenze con il mondo islamico, oppure se fermare i piani irresponsabili che sono stati appena annunciati.
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