SABATO 18 MARZO
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL’IRAQ
AL FIANCO DELLA RESISTENZA DEI POPOLI IRACHENO E PALESTINESE
(appuntamento da Napoli: Stazione Centrale ore 9,30)
Tre anni di brutale occupazione militare, decine di migliaia di morti, la distruzione di intere città come Falluja, detenzioni arbitrarie e torture raccapriccianti, non hanno piegato la volontà di resistenza del popolo iracheno. Anzi, con il passare del tempo la resistenza si rafforza e si sviluppano forme di coordinamento tra i diversi gruppi che la compongono. Ma perché quelli che, secondo la propaganda degli occupanti, avrebbero dovuto essere i beneficiari della “liberazione”, non ci stanno a farsi governare dai “liberatori” e dai loro governi-fantoccio? Il motivo è semplice e non ha nulla a che fare con le religioni: il popolo iracheno ha ben chiaro che l’Iraq disegnato e desiderato dagli occupanti, italiani compresi, è un Iraq le cui risorse economiche sono svendute e rapinate dalle compagnie multinazionali occidentali (comprese quelle degli “oppositori dell’intervento”, tipo Francia, Germania e Russia, che stanno partecipando al banchetto), un Iraq dove le uniche leggi del periodo di Saddam rimaste in piedi, sono quelle che vietano lo sciopero e l’organizzazione dei lavoratori. Le masse popolari irachene hanno ben chiaro che l’occupazione è finalizzata a rinsaldare e approfondire il giogo dell’imperialismo: questa consapevolezza si traduce in una resistenza diffusa, forte e popolare, la cui legittimità può essere messa in dubbio solo da chi è complice dell’imperialismo. Ma l’occupazione dell’Iraq è contraria anche agli interessi dei proletari dei paesi occupanti, non solo perché costa svariate centinaia di milioni di euro all’anno, soldi che sono sottratti alla spesa sociale e di sostegno ai salari, ma anche perché il dominio imperialista sul popolo iracheno accresce la forza e l’arroganza dei loro aguzzini: i padroni e i governi che quotidianamente li sfruttano e li reprimono, nelle fabbriche, per le strade, nelle scuole e nelle università. Bombardati e intossicati da una campagna mediatica quanto mai aggressiva, forzatamente arruolati nella guerra al “terrorismo”, i proletari dei paesi aggressori si vedono restringere gli spazi di agibilità politica e di organizzazione autonoma. Gli unici beneficiari dell’occupazione delle truppe italiane sono i padroni italiani, ENI in testa, che partecipano alla spoliazione e spartizione imperialistica delle risorse irachene, facendo pagare i costi dell’occupazione ai lavoratori. I proletari, dunque, non possono che schierarsi al fianco della resistenza del popolo iracheno e delle masse popolari che in tutto il Medio Oriente resistono all’imperialismo. Il proletariato ha il diritto e il dovere di schierarsi contro l’imperialismo del “proprio paese” e di esigere l’immediato ritiro delle truppe italiane di occupazione dall’Iraq, dall’Afganistan, ecc., avendo ben presente che anche un ipotetico governo dell’unione prodiana proseguirà l’occupazione.
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Interfacoltà (Coordinamento dei Collettivi Universitari Napoletani) - AMR “Progetto Comunista” - Area Antagonista Napoletana - Area Programmatica “Progetto Comunista” - Centro sociale occupato autogestito Terra Terra - Collettivo internazionalista di Napoli - Confederazione COBAS (Campania
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