Da un articolo-intervista pubblicato su CalabriaOra.
<< Ritrovo forti analogie con il Sessantotto, ma è presto per parlare di maggio francese>>. Dal suo osservatorio privilegiato, di chi ha vissuto i mitici anni della rivolta studentesca e mantiene un rapporto stretto cin i propri compagni esuli a Parigi, Franco Piperno accetta volentieri di commentare con noi la storia più recente.
Parigi è già la capitale del precariato insorgente. Porquoi Paris? <<Ci sono delle ricorrenze tipicamente francesi: grandi movimenti sociali finiscono sempre per focalizzarsi su Parigi, per la struttura assai centralizzata dello stato. Questa consuetudine fa si che il conflitto assuma inevitabilmente aspetti insurrezionali, aldilà della stessa volontà dei soggetti che vi partecipano. Nel '68 la rivolta iniziò nelle università fuori dalla capitale, come Nanterre, ma divenne significativa solo quando arrivò a Parigi, dove ebbe un effetto esplosivo>>.
Si può parlare di nuovo maggio francese? <<E' un pò presto per dirlo: certo ci sono tutti gli elementi in questo marzo perchè sbocci il maggio. Ma molto dipende come allora, da quello che farà il governo. Chirac tende a prendere le distanze dal suo primo ministro: una volontà di compromesso in grado di arrestare la crescita del movimento. La linea dura invece preparerà un maggio>>.
Gli studenti del Sessantotto oggi sono lavoratori "garantiti". Qual'è la prospettiva degli studenti e dei precari del 2006? <<Quello che sta succedendo in Francia parla anche dell'Italia e degli altri paesi dell'Europa occidentale: lo sviluppo tecnologico della società elimina molti lavori, soprattutto quelli ripetitivi, che diventano precari non tanto per la cattiveria del padrone, ma perchè la domanda varia in maniera rapida, aumentano i costi, e molti vengono buttati fuori dal corpo lavorativo. D'altro canto i ragazzi sono relativamente più preparati ma si ritrovano a fare lavori non gratificanti, che richiedono una minima parte delle conoscenze acquisite, sicchè c'è una condizione di frustrazione di massa. Le vie d'uscita sono un'appropriazione sociale generalizzata, la sicurezza del reddito e lo sviluppo di attività gratificanti>>.
Perchè in Italia non c'è stata la stessa opposizione alla legge Biagi? <<Una delle ragioni per cui la mobilitazione non è stata forte è che la sinistra istituzionale ha contribuito ad incanalarla ed addomesticarla, cosa che tenterà anche la sinistra francese. Se la sinistra italiana vincerà le elezioni però i nodi verranno rapidamente al pettine. Io ho visto nascere a Roma l'ultimo movimento degli studenti contro la riforma e affrontava già il tema del precariato in generale e del precariato intellettuale in particolare. Una buona parola d'ordine per gli studenti può essere "Facciamo come in Francia....">>.
Appare critico invece il dialogo fra gli studenti francesci e i ragazzi delle banlieus, presenti alle manifestazioni... <<Il movimento delle banlieus esprime il punto di vista differente da quello degli studenti universitari, i ragazzi delle periferie hanno un atteggiamento negativo, tendono a distruggere. Forme violente come la distruzione delle librerie nel Sessantotto erano inconcepibili, mentre per loro i libri sono strumenti d'oppressione. L'unione fra le due anime del movimento sarà difficile ma avverrà sicuramente, perchè in Francia i migranti - come in Italia - sono i più precari, relegati in una condizione di seconda classe. Gli studenti medi saranno il collegamento: non tutti gli strati sociali sono presenti a livello universitario mentre così non è per la scuola media, per i licei professionali. Se avverrà questa coniugazione allora la Francia conoscerà un Sessantotto, ma elevato a una potenza più grande>>.
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