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Pistola puntata alla nuca prima dello sparo
Secondo i testimoni, invece, il collega del vigile aveva subito riposto la rivoltella nella fondina
Nessuna variazione. Quadro clinico sempre molto compromesso: permane lo stato di coma e la prognosi è riservata. Come pure lo stretto controllo dei sanitari nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Sant'Anna. A ormai oltre 48 ore dal ferimento - un colpo diretto alla testa da distanza ravvicinata - non cambia la situazione di Rumesh Raigama, il 19enne cingalese colpito dalla pallottola partita accidentalmente dalla pistola dell'agente che lo ha bloccato dopo un inseguimento sulla Statale per Lecco.
E mentre le ore passano senza novità, anche ieri in tanti - amici e parenti - hanno atteso una notizia all'esterno dell'ospedale Sant'Anna. Un capannello di persone, per lo più giovanissimi, ha stazionato per buona parte della giornata tra il pronto soccorso e l?ingresso del monoblocco di via Napoleona. Non hanno ricevuto alcuna novità, ma loro non hanno desistito. Forse faranno la stessa cosa anche oggi.
Intanto, sul fronte dell'inchiesta per accertare le responsabilità dell'episodio, spuntano diverse testimonianze che sono tutte concordanti: solo l'agente che ora è indagato - a piede libero - per lesioni personali gravissime è sceso dall'auto civetta e ha tenuto in mano l'arma. Puntandola dietro la nuca del cingalese, mentre con l'altra mano lo spingeva verso il muro vicino per la perquisizione. Momenti frenetici, forse troppo concitati. Il colpo è partito proprio in quel momento. Lui dice mentre è scivolato. Una tesi che deve ora trovare riscontro nelle testimonianze dirette che vengono raccolte dagli inquirenti. Testimonianze che al momento concordano solo sulla posizione della pistola dell'agente. Il collega, invece, non ha mai preso in mano l'arma, che lui pure aveva. Appena sceso dalla vettura ha deciso di metterla nella fondina. Forse si è reso conto che di fronte aveva cinque giovanissimi. L'auto aveva commesso probabilmente una serie di violazioni stradali importanti. Ma i ragazzi non erano armati, né apparentemente minacciosi. L'altro, invece, ha proseguito con la pistola in mano, con il colpo in canna. Una tragedia incredibile, certo, ma che forse poteva essere evitata. La Procura ipotizza la colpa dell'agente. Ma non il dolo, che verrebbe escluso. Una circostanza, questa, non di poco conto per il futuro giudiziario dell'agente, che resta indagato per lesioni personali gravissime. Nelle prossime, ora, nel frattempo, il vigile incontrerà di nuovo i suoi due avvocati difensori, Giuseppe Sassi e Isabella Tosto. Un incontro per capire quali i passi da fare a breve, in attesa che la Procura possa concludere tutti gli accertamenti necessari. Uno di questi è la visione delle immagini della telecamera che la stessa polizia locale aveva piazzato in quell'incrocio. Un particolare che potrebbe andare a completare il puzzle della ricostruzione e dare, nel contempo, ulteriori particolari al pm Fadda. In Procura, intanto, emerge anche un nuovo particolare sul Nucleo sicurezza, la cui attività è stata sospesa ieri dal sindaco: in svariate occasioni, da parte di alcuni magistrati, sarebbero emersi pareri discordanti sulle operazioni di questi agenti. Forse per divergenze sulla linea di azione da tenere.
Marco Romualdi
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