Sesta edizione della festa del lavoro alternativa. Centomila i partecipanti.
Non sono ancora fuori tunnel del precariato (per dirla con l’hip-hopper Caparezza): così oggi sfileranno in almeno 100 mila da piazza XXIV Maggio al Castello Sforzesco per chiedere «diritti, tutele, redditi non stop». È l’altro Primo maggio di Milano, dove, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio del mercato del lavoro, due nuovi contratti su tre sono a tempo determinato. Si autodefiniscono i contorsionisti della flessibilità: il corteo dei co.co.co, co.co.pro, stagisti, studenti, lavoratori a intermittenza e centri sociali partirà alle tre da Porta Ticinese e sfilerà per via De Amicis, piazza Resistenza partigiana, via Cesare Correnti, via Torino, piazza Duomo, via Orefici, piazza Cordusio, via Broletto, Ponte Vetero, via Mercato e via Tivoli. La manifestazione si concluderà in piazza Castello, alle 21, con il concerto degli A’67 (il loro nome nasce dalla contrazione di 167, che indica in gergo la «167 di Secondigliano», l’agglomerato di palazzoni a nord di Napoli, quartiere Scampia). La MayDay Parade , alla sua sesta edizione, è organizzata dalla Confederazione Unitaria di Base (Cub). «L’anno scorso eravamo in 120 mila - spiega Walter Montagnoli, coordinatore nazionale della Cub, sindacato di base -. Con ogni probabilità questo numero sarà superato: Milano oggi è la capitale d’Italia, e non solo, del precariato». L’obiettivo del corteo è attirare l’attenzione, ancora una volta, sul lavoro ultraflessibile, «senza fare diventare la manifestazione una passerella politica»: «Oggi c’è una generazione che non riesce a progettare il suo futuro - ribadisce Montagnoli -. Anche metter su famiglia e comperare un appartamento ormai è diventato un problema». Prenderà part e al MayDay anche una delegazione della Fiom-Cgil, guidata dal segretario Giorgi o Cremaschi . Lo stesso faranno i verdi con Fiorello Cortiana. Per evitare vandalismi il Comune ha chiesto ai vigili di attivare le telecamere nei punti strategici: «Non abbiamo nulla contro il diritto a manifestare per il lavoro - spiega il vicesindaco Riccardo de Corato -. Ma non tolleriamo la sfida alla città che si ripete ogni anno lungo il corteo con muri imbrattati, vetrine infrante e scritte offensive». Inutile tentare di oscurare gli occhi elettronici: «Il loro danneggiamento non impedisce l’invio dei dati».
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