Oggi 17 maggio si è svolta la XVI udienza del processo al “Sud Ribelle”. Nessun controllo all'ingresso e anche in aula si respira un'aria più leggera. Il processo sarebbe potuto iniziare da capo, in quanto la Corte è cambiata e il procedimento, per questioni organizzative del Tribunale, è passato dalla II Sezione Penale alla I; ma tutte le parti ne autorizzano la continuazione e quindi si procede. L'udienza vera e propria inizia con il controesame dell'ispettore capo della Digos di Cosenza Antonio Gifuni, teste del PM. Alle domande rivolte dalla difesa sull'assemblea pubblica al centro sociale Gramna dove secondo l'accusa si sarebbe costituita la segreta “Rete Meridionale del Sud Ribelle”, l'ispettore risponde in maniera evasiva ripetendo più volte “non ricordo” e “non so'”. Non ricorda nemmeno se l'assemblea si sia fatta “pubblicità” con i classici mezzi a disposizione: radio, manifesti murali, striscioni, volantinaggio... Eppure persino gli inquirenti, alquanto imprecisi e impreparati, sono riusciti a scovare in una mailing-list pubblica questo appello! Anche per le riunioni di Napoli il teste mostra la stessa smemoratezza. La difesa prova poi a far ricordare al teste se nella partenza per Genova, sponsorizzata tra l'altro da enti pubblici, si cantassero i cori tanto presi sul serio dall'accusa (<<Siamo una brigata di drogati e delinquenti>>), ma il presidente blocca l'avvocato Nucci quando, per meglio spiegarsi, prova ad intonarli. E' poi la volta di imprecisioni sui centri sociali: escono fuori nomi di fantasia, uno su tutti il CSOA “Giorgio” di Napoli e lo Ska di Napoli con un presunto cellulare intestato.
La stessa dinamica si ripete nel controesame dell'ispettore superiore Rosario D'agostino, responsabile della sezione antiterrorismo della Digos di Cosenza. Il PM porge all'ispettore delle minuscole foto in cui riconosce uno degli imputati che sorseggia una bevanda per le strade di Genova. Non ricorda se i manifestanti a Genova in via Tolemaide, erano autorizzati, eppure dice di avere ricostruito puntigliosamente i movimenti dei leader, ignora la dinamica degli scontri avvenuti, confonde i cortei, riporta le telefonate cambiando il significato.
In seguito emerge che i due testi erano fisicamente assenti sia nelle giornate di Napoli che in quelle di Genova: che i presunti fatti su cui sono chiamati a testimoniare altro non sono che dichiarazioni basate sul sentito dire, sulle cose viste in video, sui racconti di altri colleghi che sono stati lì, il superiore che istruisce.
Nel rispondere alle domande della difesa mostrano entrambi di conoscere le vicende politiche di Cosenza e le attività dei vari “gruppi”: nulla di strano, trattandosi oltretutto di attività svolte alla luce del sole, nonostante il PM le presenti come manifestazioni carbonare.
Il Presidente fissa le prossime due udienze, per il 31 maggio si riascolterà il dirigente della Digos di Genova, Spartaco Mortola, un'intera giornata tutta per lui. L'8 giugno 2006, il PM vuole esaminare: Francesco Calvario (maggiore dei carabinieri n.o. Genova), Enrico Scala (assistente capo digos di Genova), Carmela Aprea (funzionario della questura di Genova), Antonio Bruno (comandante della compagnia Alfa-III battaglione carabinieri Lombardia), Mario Mondelli (vice questore presso la questura di Cuneo), Tarantino (dirigente digos della questura di Napoli), due dipendenti dell'agenzia di lavoro interinale “Adecco” di Cosenza, la difesa li controesaminera'.
A margine dell'udienza. Un imputato ha ricevuto una comunicazione di fine indagini per uno presunto blocco ferroviario (articolo 340 CP), che sarebbe avvenuto a Paola il 16 luglio 2005. La parte offesa è Trenitalia, l'unico teste il Dott. Cantafora della Digos di Cosenza, il PM sempre Fiordalisi.
Prossima udienza: 31 maggio 2006.
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