Liberazione 14 giugno “Ancora in carcere per gli incidenti di Milano” I genitori: “la magistratura li giudichi ma non si accanisca così, scarcerateli” Gli avvocati. “Si tengono in prigione persone per cui non c’è un fatto specifico contestato”
Diciotto a San Vittore e sette a Bollate, 25 ragazzi e ragazze sono in carcere dall’undici marzo dopo gli scontri tra polizia e militanti antifascisti che cercavano di impedire un corteo della Fiamma Tricolore. Una giornata nera, con incidenti che la maggioranza dei manifestanti non ha voluto né praticato e finita ancora peggio per questa trentina. La responsabilità penale è individuale ma per loro è collettiva o per interposta persona. Sono in carcere anche se non c’è un fatto specifico a loro contestato perché socialmente pericolosi e a rischio di reiterazione dei reati contestati (saccheggio e devastazione per tutti). 2Un atto illegittimo” – commenta l’avvocato Steccanella – “lo Stato si accanisce oltre la legge per dare un esempio di giustizia, un paradosso”. Per i gravi fatti del giorno: l’incendio di un negozio di An, il lancio di un razzo e di una bomba carta, non c’è nessun colpevole. Tra gli arrestati diciannove sono stati presi nel portone in cui si erano rifugiati durante la carica della polizia a pochi metri. La colpa: essere presenti a una manifestazione non autorizzata. Su questo la Procura costruisce le motivazioni e la destra si sgola. Eppure errori di magistrati ne hanno fatti, come i due ragazzi accompagnati dal padre a comprare fumetti nel negozio vicino agli incidenti e acchiappati nella retata (si sono fati 7 giorni a San Vittore) o le due ragazze che guardavano dal marciapiede gli scontri come fossero in tv (anche loro in carcere una settimana). Dopo centri sociali e forze politiche (Rifondazione, Verdi e qualche Ds e personaggi della cultura come Moni Ovadia e Dario Fo) ieri hanno protestato i genitori dei “giovani” che denunciano come “non più sostenibile” la situazione dei ragazzi in carcere. La condanna delle violenze è unanime, ma qui si chiede della privazione della libertà. Hanno paura di essere finiti in un’inchiesta dimostrativa e l’avvocato Mirko Mazzali non esita a dire: “Sono convinto che sia uno dei più grossi bluff visti in procura”. Gli avvocati hanno rinunciato a istanze e termini pur di avere il processo subito, la prima udienza è fissata per il 28 giugno. E i genitori “piombati in un mondo che avevamo visto solo nei film”, chiedono la cosa più ovvia: “Non diaciamo che i nostri figli sono innocenti, questo spetta alla magistratura, possiamo anche comprendere che la gravità degli incidenti che hanno sconvolto la città abbia enfatizzato arresti e mano pesante, ma tre mesi dopo i fatti le misure eccezionali ci sembrano fuori dal mondo. Chiediamo che vengano giudicati per quello che hanno fatto, non per altro”. I genitori ne hanno parlato tra loro, con gli avvocati e poi hanno cominciato a volantinare e a farsi sentire. Sabato parteciperanno al corteo contro la repressione a Milano: “Ma sia chiaro che al primo slogan sbagliato e alla prima stupidaggine ce ne andiamo”.
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