Domani la manifestazione per chiedere la liberazione dei ragazzi in carcere da ormai tre mesi. Aprirà il corteo Don Andrea Gallo
Milano, 16 giugno 2006 - "Ridate la libertà ai nostri figli". Magliette bianche, scritte rosso fuoco. I genitori dei 25 autonomi finiti in carcere dopo gli scontri dell'11 marzo in corso Buenos Aires domani apriranno il corteo che partirà alle 15 da piazza Duomo per chiedere che i ragazzi tornino a casa.
In prima fila anche don Andrea Gallo ("speriamo che i giudici si comportino come padri"), che nei giorni scorsi ha fatto visita ai giovani a San Vittore, e Moni Ovadia.
Ma anche tanti intellettuali di sinistra e i militanti di 80 centri sociali provenienti da tutta Italia. Da Palermo a Bologna, da Napoli a Brescia. "Sarà un serpentone pacifico", assicura Silvia Fiori, madre di una delle sei ragazze finite in manette. Una festa con giocolieri e carri.
"I ragazzi ci hanno detto di aver organizzato un corteo creativo. Ci aspettiamo qualcosa di bello, speriamo che sia così", continua fiduciosa.
Anche se la paura che si ripetano le violenze è tangibile. Per l'occasione ci sarà uno spiegamento di forze dell'ordine mai visto. Le immagini dei tafferugli con la polizia, delle auto e della sede di An incendiate, dei negozi devastati, sono ancora ben impresse nelle memoria dei milanesi, colpiti nel cuore della città.
Molti commercianti del centro, infatti, terranno le saracinesche abbassate. "Ma siamo sicuri che tutti si comporteranno con grande correttezza, i giovani dimostreranno la loro maturità", ripetono i genitori.
Il corteo si snoderà fra via Torino, De Amicis, porta Genova e Coni Zugna per terminare in piazza Filangeri, davanti al carcere di San Vittore.
Dove familiari, amici e militanti dei centri sociali faranno sentire la loro voce al grido di: "Liberi tutti, liberi subito". Per "liberare il dissenso alla luce del sole, a viso scoperto, a mani nude, con la forza della ragione e dell'intelligenza".
Ieri, intanto, i parenti dei giovani autonomi hanno inviato una lettera aperta al presidente della Provincia Filippo Penati, che martedì aveva definito un 'errore' concedere una sala di palazzo Isimbardi per la conferenza stampa. Decisione criticata soprattutto da Alleanza nazionale che non aveva gradito l'incontro proprio nella sala dedicata a Enrico Pedenovi, consigliere missino ucciso da estremisti di sinistra nel '76.
"Abbiamo usato una sede istituzionale da normali cittadini senza bandiere politiche", si legge nel comunicato."Siamo stanchi di essere strumentalizzati - denunciano i genitori - da alcune parti politiche come se fossimo continuamente in un clima da campagna elettorale. Siamo cittadini che credono nelle istituzioni e pensiamo che queste siano luoghi al servizio dei cittadini per difenderne i diritti".
Rimarcando che "la carcerazione preventiva è illegittima perché i ragazzi non sono socialmente pericolosi". E invitando Penati ad ascoltarli: "Presidente, ci incontri e giudichi con serenità ed equità". Domani, dunque, la grande manifestazione in attesa dell'udienza preliminare fissata per il 28 giugno.
di Santo Pirrotta
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