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Reggio, la fila disperata per il lavoro, giovani accampati per tre giorni
by Ragazzi di Calabria Saturday, Jun. 17, 2006 at 11:06 PM mail:

Sono in fila da ieri sera per poter ottenere il contributo del Comune: ma solo 300 progetti saranno finanziati. Assistiti da Vigili e Croce Rossa

Reggio, la fila disp...
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da "repubblica on line" 17.6.2006

REGGIO CALABRIA - E’ un’altra tappa dell’Odissea del lavoro giovanile nel Mezzogiorno. Centinaia di giovani da ieri sera sono accampati con sacchi a pelo negli androni nel centro direzionale comunale di Reggio Calabria in attesa di presentare la domanda per ottenere un contributo per l’occupazione. E si preparano a una gara di resistenza con la speranza di mettere fine ad anni di disoccupazione: le domande, infatti potranno essere presentate soltanto lunedì mattina, all’apertura degli sportelli.

Dalle 9 di lunedì, infatti, è possibile che imprenditori, aziende e professionisti, presentino istanza al Comune di Reggio Calabria per ottenere un contributo fisso mensile di mille euro per 15 anni per dare lavoro a giovani disoccupati di lunga durata, o a giovani in difficoltà residenti nella città dello Stretto. La domanda deve essere presentata dal datore di lavoro oppure da un suo delegato. Ed infatti sono gli stessi giovani ad aspettare l’apertura degli uffici per la presentazione della documentazione a nome degli imprenditori che sono disponibili ad assumerli. Ma è anche una gara che si rivelerà disperata per molti: i progetti che il Comune potrà finanziare grazie al "Decreto Reggio" sono infatti soltanto trecento.

Sul posto sono al lavoro uomini della Protezione civile e del volontariato, che danno assistenza alle numerose persone in attesa che dovranno ancora attendere due giorni e due notti prima di presentare la domanda.

I ragazzi si nsono dati un loro ordine di attesa, ma con il crescere del numero dei giovani in attesa il Comune ha predisposto dei servizi al centro direzionale: sono arrivati agenti della polizia municipale e personale della protezione civile che ha fornito assistenza e cibo. E’ stato allestito anche un centro medico della Croce Rossa. Unico momento di spensieratezza: è stato montato un maxi schermo per seguire in diretta la gara dell’Italia.

(17 giugno 2006)



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poveri ragazzi ...
by Anonimo Sunday, Jun. 18, 2006 at 12:21 AM mail:

poveri ragazzi, la partita dell'italia li avrà depressi ancora di più...


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LA SPENSIERATEZZA CHE CI DA’ QUESTO MAXISCHERMO!!!!
by Doriana Sunday, Jun. 18, 2006 at 2:49 PM mail:

LA SPENSIERATEZZA CHE CI DA’ QUESTO MAXISCHERMO!!!!

E ANCORA MOLTI PAGANO LO SPETTACOLO: CHI E’ IL REGISTA E LA PRODUZIONE?

Doriana

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Disperazione, maxischermi e "snobismo antagonista"
by keoma Sunday, Jun. 18, 2006 at 2:59 PM mail:

Indubbiamente la frase alquanto infelice sulla "spensieratezza" dell'articolo di repubblica.it favorisce la battutina di risposta.
Anche in altri luoghi del web "di movimento", dove lo stesso articolo è stato pubblicato, i commenti hanno riguardato pressochè tutti il maxischermo e la "spensieratezza".

C’è stato persino qualche spiritosone che voleva sapere se sul maxischermo era stata data la telecronaca della Rai o quella di Sky, considerando la seconda ipotesi molto più grave perchè avrebbe "portato soldi" ad una multinazionale ....come se poi le trasmissioni Rai non fossero a loro volta affittate a spese dell’ erario dalla multinazionale Sky .......

E c’è stato chi ha approfittato dell’articolo sui giovani di Reggio Calabria per commentare negativamente, sul piano tecnico/sportivo, la deludente prestazione degli "azzurri" .... ( era meglio se Del Piero giocava dall’ inizio ... l’arbitro, i guardialinee .....)

Ce ne fosse stato uno ( o una) che ha provato ad entrare nel merito socio/economico della notizia.

Senza nessuna offesa per Doriana, che sa quanto la stimo e le voglio bene, sta cosa mi sembra la classica cartina di tornasole del fatto che, sul web cosiddetto "di movimento", a ben pochi interessi delle questioni sociali, di quello che vive tutti i giorni la famosa "gente in carne ed ossa" .....

E si che per dei comunisti, marxisti, antagonisti, anarchici, no global ecc. ecc. l’economia e i suoi effetti sulla "gente" dovrebbero essere al centro dell’ attenzione .....

E invece ci si indigna di più per il rinvio del decreto anti-Castelli, ci si arrovella sulla veridicità o meno delle cifre dell' Olocausto,ci si scazza come jene sul neo-partitello politicista di Ferrando o sul presunto "tradimento" della Banda Bassotti, che incazzarsi per le infamie che subiscono i precari di Atesia ......o i giovani di Reggio Calabria .....

Anche per queste cose, per questa indifferenza spesso dissimulata dall’ interesse per questioni "più nobili e morali", CHI E’ IL REGISTA E LA PRODUZIONE ?

Bella domanda .....

Buona domenica, Keoma.


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effettivamente
by africota Sunday, Jun. 18, 2006 at 4:47 PM mail:

Effettivamente c'è un legame diretto, immediato, tra la disperazione di quei ragazzi di Reggio Clabria accampati come profughi per 3 giorni per ottenere un lavoro precario ed a tempo e il fatto che la ndrangheta di fatto controlli il territorio del Reggino.
Non accorgersene immediatamente significa essere fuori dalla realtà.
E per fare questa semplisissima equazione non c'è bisogno di essere marxisti, anarchici, no global, irriducibili antimafiosi ecc. ecc.
Basta saper fare due più due e non avere gli occhi foderati di prosciutto .....


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questione morale in Calabria
by stellamarina50 Sunday, Jun. 18, 2006 at 5:31 PM mail:


Il 2 giugno 2006, in occasione della manifestazione di solidarietà alla famiglia Mazza, costretta dalla mafia a chiudere il loro ristorante "Al Valantain" a Villa San Giovanni e ad emigrare all'estero, il giudice Romano De Grazia, nel corso del suo intervento conclusivo della manifestazione, lancia un grido di allarme sulla situazione della questione morale in Calabria.

Nello specifico il giudice fa un esempio e pone una domanda (retorica, perchè nessun politico regionale era fisicamente presente alla manifestazione) al Presidente della Giunta Regionale On. Agazio Loiero.

La domanda è se Loiero non avesse dovuto ritenere inopportuna la nomina del proprio fratello Tommaso Loiero, da parte della Regione Calabria, all'interno del CdA della neo costituita e molto ben finanziata Fondazione "Film Commission" istituita dalla Regione al fine di promuovere la cinematografia in Calabria.

Il 3 giugno 2006 il giornalista de "Il Quotidiano della Calabria" pubblica su quel giornale un resoconto della manifestazione, nel quale però si rilevano ben tre gravi imprecisioni, una delle quali è la frase, assolutamente non corrispondente al vero, attribuita al dr. De Grazia di una presunta assunzione per chiamata diretta in un ufficio regionale del fratello del presidente Agazio Loiero.

Il giudice De Grazia invia immediatamente una richiesta di rettifica urgente al direttore de "Il Quotidiano della Calabria", il quale correttamente pubblica la rettifica il giorno dopo.

Infatti il 4 giugno 2006 "Il Quotidiano della Calabria" pubblica integralmente la rettifica inviata da Romano De Grazia, contenente tra l'altro la precisazione del fatto che egli aveva parlato di "inopportunità" della "nomina all'interno del CdA della Fondazione Film Commission, da parte della Regione Calabria, del fratello del presidente Agazio Loiero, Tommaso".

Ma in calce alla stessa rettifica il quotidiano pubblica una nota del portavoce del Presidente della Giunta Regionale, il quale a nome di Loiero annuncia querela per diffamazione contro il dr. Romano De Grazia ed il contestuale invio degli atti per conoscenza al CSM per il possibile avvio di un'azione disciplinare nei confronti del giudice.

Nemmeno le canoniche 24 ore aveva atteso quindi il presidente Loiero per chiedere ragione dell'episodio riportato da un giornalista, e quindi evidentemente passibile di smentita o rettifica, cosa in effetti regolarmente avvenuta.

Il 5 giugno 2006 lo stesso quotidiano pubblica un secondo comunicato stampa del portavoce del presidente Loiero, il quale comunicato non solo conferma l'intenzione di sporgere querela contro il giudice De Grazia nonostante la rettifica fatta dal giudice stesso, ma ancor più pubblica una dichiarazione del dott. Beniamino Donnici, assessore regionale al Turismo, il quale afferma testualmente: "E' sconcertante la superficialità con cui un magistrato in servizio manipoli fatti e circostanze al fine di portare un immotivato, quanto irresponsabile attacco al Presidente della Regione" ( fonte: "Il Quotidiano della Calabria").

Dal 6 giugno in poi sul sito internet del coordinamento antimafia "Ammazzatecitutti" è un susseguirsi di auto-denunce fatte da decine e decine di cittadini indignati per la minacciata querela al giudice de Grazia. La parola d'ordine è "E ADESSO QUERELACI TUTTI".

Tra queste auto-denunce spiccano per la toccante forza evocativa quella di Rosanna Scopelliti, figlia del giudice Antonino Scopelliti assassinato dalla mafia, quella di Mario Congiusta, padre del giovane Gianluca Congiusta assassinato da mani ancora ignote a Siderno circa un anno addietro, quella di un ragazzino di appena 12 anni che dice innocentemente "Se volete arrestare il giudice De Grazia dovrete arrestare anche me".

Il quotidiano "Calabria Ora" coglie il valore di quella iniziativa, e ne pubblica ampi stralci.

Il 17 giugno 2006 il quotidiano "Calabria Ora" mette in prima pagina il titolone "CONFLITTO D'INTERESSI PER DONNICI" con l'occhiello che recita "L'assessore al Turismo gestisce vacanze. Il <<Giardino dei semplici>> da clinica ad albergo".

A pag. 13 dello stesso numero uno "speciale" intitolato "DONNICI E LA SUA CLINICA" ed i richiami "La Casa di cura <<Il Giardino dei semplici" è stata accreditata dalla Regione Calabria", "In Calabria esiste una questione morale ancora tutta da risolvere" (espressione riportata ben due volte nei richiami all'interno della pagina), "La struttura è passata da tipo B a tipo A cambiando sia l'assetto societario che l'oggetto sociale".

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"Occorre fare qualcosa"
by Aldo Sunday, Jun. 18, 2006 at 5:39 PM mail:

"Occorre fare qualcosa", la prima cosa che penso e dico ogni qual volta accadono cose di questo genere.
Ma poi mi fermo un attimo, improvvisamente ogni singolo tasto della tastiera del mio pc sembra pesare tonnellate.

Mi blocco. Inerme.

Metre comunque qui tutti continuano a far finta di vivere serenamente, in una Calabria dove la polizia ferma il povero cristo per strada e gli fa il verbale perchè ha un fanalino rotto, mentre i figli dei boss continuano a sfrecciargli davanti IMPUNITI.

Si vive, anche dove ogni settimana c'è qualcuno che MUORE ammazzato.

Si vive, anche dove purtroppo gli ultimi che hanno VOGLIA di vivere onestamente, sono costretti ad arrendersi, andarsene, o chinare il capo anche loro...


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Non smettiamo di crederci proprio adesso...
by musa Sunday, Jun. 18, 2006 at 5:42 PM mail:

La rabbia, caro Aldo, solo quella può darci la forza di andare avanti.

La rabbia per le innumerevoli morti, per la giustizia negata, per le sconfitte subite...

La rabbia che proviamo vedendo che i nostri coetanei in Calabria se ne fregano di quello che gli succede intorno, perchè oramai non si viole capire più cosa è giusto e cosa non lo è.

La rabbia nei confronti di uno Stato che non c'è, che chiude gli occhi e parla per stereotipi...

Uno Stato che non è capace e non vuole garantire a noi calabresi il DIRITTO ALLA VITA...

Diritto ad una vita onesta, normale, senza condizionamenti mafiosi, una vita che sia degna di chiamarsi tale.

La famiglia Mazza è ormai lontana dalla Calabria, Fedele Scarcella è stato assassinato, Filippo Callipo si è arreso...

Sembra un bollettino di guerra.

E noi?
Possiamo noi continuare a vivere ed assistere inermi a tutto questo?

Sono troppo arrabbiata...non solo con lo Stato fantoccio, ma anche con chi si nasconde nella quiete delle proprie case e sbircia dalle fessure delle persiane arse dal sole ciò che accade.

Sono furibonda con chi potrebbe denunciare e non lo fa, con chi sa e rimane in silenzio continuando a vivere pesantemente la prorpia vita.

Che vita?

Come ci si sente poi, quando si hanno sulla coscienza morti su morti?

Come ci si sente quando si è corresponsabili delle sofferenze altrui?

Con quale coraggio si trova la forza di continuare le proprie sterili vite?

Come pretendiamo che lo Stato ci protegga o faccia finta, se per primi ci nascondiamo nel silenzio?

Le rivolte nascono dal basso, è sempre stato così...possibile che da noi ci sia così tanta paura?

Non siete soli, siamo di più di tutti gli 'ndranghetisti...sono loro ad essere in minoranza, una minoranza armata, certo...ma sempre una minoranza!

Non possiamo essere solo noi giovani a cercare di cambiare le cose, non solo pochi eroici uomini costretti poi al silenzio o condannati a morte certa...

La vita che state vivendo non è una vita, è una gabbia di dolore e rimorsi...siete complici dei mafiosi, complici degli assassini...

Come si fa a non capirlo?
Come si fa?

Non voglio rassegnarmi a credere che non ci sia una via d'uscita per questa terra, non voglio credere che papà si era sbagliato a credere nei Calabresi...

Io voglio continuare a sognare e voglio far sì che il suo sacrificio non rimanga vano...

Non smettiamo di crederci proprio adesso...non lasciateci soli!

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Mio fratello è uno di quei poveri giovani disgraziati
by Demetrio Sunday, Jun. 18, 2006 at 6:26 PM mail:

Mio fratello è uno d...
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Mio fratello è uno di quei poveri giovani disgraziati in fila per presentare la domanda a Reggio calabria.

Come mai una vostra delegazione non è andata sul posto a portare a quei disoccupati la vostra solidarietà?
Ve lo dico io, sia ai ragazzi di locri che agli intellettualini politicisti vari di Indymedia.

Perchè siete soltanto buoni a parlare, a cominciare da quella tanto nomnbata Anna Maria P., buona solo a snocciolare critiche a chi la critica.

Ma che ne sapete voi della disoccupazione.

Mio padre è un operaio in pensione e, con mio fratello, stentiamo a sopravvivere.

Ho letto tutti i post. E alla fine sono d'accordo con Keoma ed Africota.

La lotta alla mafia è lotta alla disoccupazione e al capitalismo, quello vero, no quello dei libri di teoria.

Come voi, non servono a niente e a nessuno.

Demetrio - Reggio C.


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altra foto
by demetrio Sunday, Jun. 18, 2006 at 6:40 PM mail:

altra foto...
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ancora
by ... Sunday, Jun. 18, 2006 at 6:42 PM mail:

ancora...
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....
by .... Sunday, Jun. 18, 2006 at 8:06 PM mail:

.......
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dedica....
by demetrio trunfio Monday, Jun. 19, 2006 at 9:27 AM mail: trudem@wanadoo

dedico questa mia poesia ai giovani che fanno la fila ...

Come un cancro si espande
la città . In metastasi disumana.
Oltre gli uliveti quasi in oblio
o canneti selvaggi dimenticati
dalla mano umana.
Ecologia in frantumi,
cemento ed acciaio in torture
disumane, contorti, in spregio
contro il cielo sempre uguale.
Discarica di cose morte
di ampollosi architetti
produttori di cubi mostruosi.
Discarica marcia di idee
dove si rovesciano la domenica
frigo, televisori, forni elettrici.
Inflazione di rottami
sommerge gli zingari di un tempo.
E' meglio rubare moto ed auto
e farne pagare il riscatto
all'illegale posto degli oggetti trovati.
Oltrre i canneti selvaggi
e gli uliveti maltrattati
ti vedo :
grigiastra di giorno in ferro e cemento
catarifrangente nelle notte di sogni
che se ne vanno con l'alba.
Città di scritte pubblicitarie cubitali,
di muri mitragliati da manifesti,
fungaie di scempio,
rizomi anarchici in tumori.
Col tuo porto, aperto sulla terra,
da dove nessun viaggio é possibile,
che riceve solo merci americane
con trattati di pseudo libertà.
Un porto di sangue d'emigrati
verso altre razze e miserie.
Mi vieni incontro con queste tue tare,
con clacson, rumori, odori pesanti di benzina.
Città di repressioni orgogliose
delle radici cristiane e paoline.
Esiliata a te stessa
sei un esule senza asilo,
vagante, mendicante, in tutte le epoche,
credendoti nella modernità
con marciapiedi ingombri di telefonini,
filippine in casa, polacche in ristorante.
Mi vieni incontro con quartieri di genocidio,
e mi ferisce il ricordo di quando erano popolari.
Fai finta finanche di dormire
perché la notte più nero é l'incubo
del tuo vivere ( o non vivere) civile.
Città di marciapiedi divelti
ed eterni lavori in corso.
Città di sangue appena oltre il muro,
città di antropologia criminale :
nascondi le ossa del passato
sotto le discariche del presente.

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Perché non ci siano morti di serie A e morti di serie B
by africota Monday, Jun. 19, 2006 at 6:49 PM mail:

Perché non ci siano ...
gianluca_congiusta.jpgnsvdri.jpg, image/jpeg, 425x425

Perché non ci siano morti di serie A e morti di serie B, ieri Mario Congiusta, papà del giovane commerciante Gianluca assassinato la notte del 24 maggio 2005 a Siderno, ha dato vita ad una singolare protesta. Ha parcheggiato a fianco del Palazzo Tribunale a Locri una Volkswagen maggiolino tappezzata con le foto del figlio Gianluca recante scritto che nonostante sia passato un anno dalla sua uccisione "ancora nessuna risposta". La protesta di Congiusta si è verificata nel mentre in Procura, il procuratore capo, dottor Giuseppe Carbone, stava effettuando un incontro di lavoro, "per fare il punto della situazione e nel contempo mettere a punto nuove e più idonee strategie atte a contrastare la criminalità organizzata", con i comandanti le compagnie dei Carabinieri di Locri, Roccella e Bianco. Papà Mario, che già in occasione delle ultime elezioni in segno di protesta e per "sensibilizzare" lo Stato, aveva restituito al prefetto il proprio certificato elettorale,a distanza di un anno dalla barbara uccisione del figlio, astro nascente dell’imprenditoria sidernese nel campo della telefonia, con il suo clamoroso e pacifico gesto di ieri mattina ha inteso ancora una volta gridare a voce alta che lo Stato, attraverso le istituzioni preposte, deve a lui, ed a tutti i cittadini, una risposta. Mario Congiusta, un padre affranto dal dolore, non si stanca di ripetere che "la mafia assoggetta" e che lui non si rivolgerà mai ai mafiosi per sapere chi e perché ha assassinato suo figlio. E’ lo Stato, con tutte le sue articolazioni, che deve dare risposte, ed in tempi certi, alle attese di giustizia dei cittadini che vivono realtà difficli. Anche per questo Mario Congiusta ribadisce che per quanto lo riguarda lui continuerà "a chiedere giustizia per Gianluca e per tutti quei morti ammazzati, (ormai in quest’ultimo anno nella Locride hanno raggiunto il numero di 30), i cui familiari attendono di conoscere la verità".
Pino Lombardo

ARTICOLO TRATTO DA IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA DEL 17 GIUGNO 2006

http://www.gianlucacongusta.org

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FINIAMOLA CON LA FARSA, DATECI IL DENARO!
by zac Tuesday, Jun. 20, 2006 at 11:43 AM mail:

dal sito di Ciroma - Cosenza

LA LUNGA FILA DELLA VERGOGNA A REGGIO

FINIAMOLA CON LA FARSA, DATECI IL DENARO!

di: zac

Gara di sopravvivenza per i disoccupati che da quattro giorni presidiano l’ufficio per l’impiego di Reggio. il premio in palio sono 1000 euro al mese per 300 persone che verranno sfruttate dalle aziende. per vincere si deve essere tra i primi trecento, ma ad aspettare sono molti di più, da tre giorni accampati. la vergognosa vicenda è finanziata con un bel pò di milioni di euro-fondi regionali. il ritornello è sempre lo stesso: dipingere il Sud come un posto abitato da poveri disoccupati in cerca di lavoro. intanto, altre regioni hanno speso i fondi meglio, introducendo il reddito di cittadinanza. la dignità delle persone conta e chi semina vento, prima o poi, raccoglie tempesta. parigi non è poi così lontana per chi si è stancato di patire la farsa della disoccupazione. Dovete darci il denaro, poi ne riparliamo, ...poi..

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E’ solo una questione di approccio
by Aldo Pecora Tuesday, Jun. 20, 2006 at 12:49 PM mail:

A volte è solo una questione di "approccio".
E proprio per questo motivo, dopo aver letto e seguito in silenzio quanto scritto tra questi commenti, si risveglia ora in me l'istinto del "fratello maggiore", benchè i quasi tre anni che separano me ed Anna Maria possano sembrare una distanza piccola piccola.
Credo che mi protrarrò parecchio, ma è da tempo che non mi metto seriamente davanti alla tastiera e sento di doverlo fare. Chiedo scusa anticipatamente, ma chi vuole capire ciò che voglio dire dovrà sorbirsi l'intero mio post dall'inizio alla fine.
Vedete, chi scrive in questo momento è forse la persona meno indicata, proprio perchè "interna", seppur in forme e metodi di approccio diversi, al Movimento.
Sarò forse considerato il più antipatico dei "ragazzi di Locri", quello che se ti deve dire una cosa te la dice in faccia senza problemi, quello che se c'è un problema piccolo lo ingigantisce, quello che sempre è comunque fino ad oggi nell'arco dei suoi primi vent'anni di vita, ha criticato proponendo al contempo modalità di "approccio" differenti.
Proprio questo mio parlare fuori dai denti mi ha portato sempre a raccogliere, sin dall'infanzia innumerevoli schiaffi, fisici e morali.
Io la vera MAFIOSITA' l'ho vissuta sulla mia pelle sin da bambino, quando non bastava che mi chiamassi PECORA di cognome, ma, essendo anche un bel cicciottello ero praticamente oggetto fisso e giornaliero degli scherni da parte di tutti i miei "amici"...
Io però, sin da allora, non ho mai guardato in faccia nessuno, anche i "figli di papà" che erano tenuti in massimo rispetto da tutti i miei coetanei (ed avevano 7/8 anni al massimo, piccoli omertosi in erba). Io reagivo. Non ero mai il primo a passare alle mani, reagivo sempre a parole prima di ogni cosa. Strano a dirsi ma l'offesa più gettonata che usavo già all'età di 7 anni era "SEI UN CAZZONE MAFIOSO!".
Apro un'ampia parentesi.
Questo perchè nella mia famiglia ho sempre annusato "puzza" di antimafiosità da quando ero in fasce. "Colpa" di mio padre che, proprio negli anni della mia fanciullezza anzicchè farmi guardare i cartoni animati mi ha allevato a suon di tribune politiche e telegiornali (ancora non esisteva Porta a Porta, per fortuna!).
Mi diceva ogni volta "Lo vedi quello? Si chiama Pomicino.... è mafioso"... "Lo vedi quest'altro con la gobba? Si chiama Andreotti, questo è il capo...".
Nell'estate del '91 io avevo sei anni, eppure ricordo il tg della sera quando diedero la notizia dell'uccisione del giudice Scopelliti a Campo Calabro. Antonino Scopelliti era il PM in pectore del primo Maxi-processo a Cosa Nostra; ebbene sì, prima di Falcone e Borsellino c'è stato anche del sangue calabrese, purtroppo sin da subito insabbiato. Mio padre disse qualcosa del tipo "E' iniziata la nostra guerra, altro che guerra del golfo".
Passò meno di un anno e fecero fuori anche Falcone e Borsellino. Soprattutto la strage di Capaci è uno di quei giorni che non dimenticherò mai. Sono rimasto incollato alla televisione a fare zapping tra i vari tg che davano la macabra notizia.. vedevo le foto, le interviste a Falcone quando era in vita, il volto attonito dei siciliani. Il giorno dopo, a scuola, la maestra di italiano ha detto "avete visto bambini che hanno ucciso il giudice Falcone?", ed i miei compagni di classe "e chi era? aveva ucciso qualcuno?". Questo per far capire, soprattutto a chi non è calabrese, come per noi fosse "normale" pensare alla vendetta sin da bambini.
Io io un primo momento non fiatai, poi la maestra (santa donna) disse ancora una volta "Ma possibile che nessuno sa chi era il giudice Falcone?", a quel punto io balzai dalla sedia e dissi "il giudice che mandava in prigione i cazzoni mafiosi!", e tutta la classe sbottò in un'enorme risata. "Ha detto una parolaccia davanti alla maestra... ora lo punisce", ridevano pensando a questo credo.
Invece la maestra mi disse "Aldo, visto che lo conoscevi fai un disegno e fallo vedere ai tuoi compagni". Eh... la maestra Carmela, le volevo bene come una madre, la vedevo come la sola persona della quale mi potevo sempre fidare, e così è stato fino alla quinta elementare.
Ma nei cinque anni di scuola elementare e negli anni di scuola media ne ho prese di botte, ma quante ne ho prese... mamma mia quante ne ho prese! Non c'era settimana che non tornavo a casa gonfio e con qualche felpa o paio di jeans da buttare.
Mio padre mi diceva ripetutamente "Sei un cazzone! Te le danno e te le tieni?!", ed io "Ma papà io gli rispondo a parole, poi loro alzano le mani!". Ed era la sacrosanta verità. "NDI VIDIMU FORA" era la frase che sentivo ogni giorno prima della campanella dell'uscita, ogni giorno un cretino diverso, poi i cretini si coalizzavano ed io le prendevo anche da 4 bambini contemporaneamente. I miei compagni di classe, i miei amici lì, a guardare e divertirsi a vedere me che le prendevo.
Chiusa la parentesi fanciullesca.
Alle scuole superiori arrivo già deciso: mi iscrivo al classico per poi iscrivermi in legge e diventare giudice. Lo dicevo sempre a tutti, anche alla professoressa di latino e greco al primo giorno di lezione; "perchè hai scelto questo liceo?", "perchè voglio fare il giudice!".
In quel mitico Liceo Gerace di Cittanova, però, io sono RINATO.
Finalmente notavo anche nei miei coetanei un briciolo di maturità e di buon senso, forse perchè dalle nostre parti c'è lo stereotipo ormai che il delinquentello, il mafiosetto, non si iscrive al Liceo, ma al massimo si fa i primi due anni obbligatori ad un Istituto professionale...
Comunque per me non poteva continuare questa "pacchia", non c'era gusto! E allora mi inventai un nuovo hobby: l'organizzatore di scioperi. Organizzai il primo sciopero a 15 anni, contro i professori che interrogavano al lunedì. Da quel momento in poi, dopo 3 lunedì di seguito per tre settimane di astensione dalle lezioni l preside, il grande Franco Trecroci (di nome e di fatto), gettò la spugna: il lunedì si interrogano solo i "volontari".
Fu una grande soddisazione, finalmente cominciai a capire che con l'impegno le cose si potevano FARE, e la cosa più bella era vedere che anche chi mi stava intorno si convinceva, pian piano di questa cosa.
Tranne i professori, con i quali ho sempre avuto un rapporto catulliano di "odi et amo": il "sindacalista" ero definito nelle loro amichevoli conversazioni ai cambi dell'ora. "Oggi il sindacalista - l'ho sentito con le mie orecchie - lo sistemo io... ieri s'è organizzato lo sciopero per l'acqua (n.d.r. era gennaio e ci pioveva nelle classi..."questa scuola fa acqua da tutte le parti" il mio primo fortunato slogan), oggi me l'annacquo bene bene io in classico latino" (l'ho sentito con le mie orecchie mentre rientravo in classe, la prof che si atteggiava inconsciamente in quella che io definivo già allora sul giornalino d'istituto "mafiosità di comportamento"...).
Purtroppo per lei avevo anche studiato, quella volta ;-)

La mia prima manifestazione "provinciale" la organizzai a 16 anni a Reggio Calabria, 15.000 studenti autoconvocati da tutta la provincia (e non ero neanche rappresentante d'Istituto... per firmare i comunicati stampa mi ero inventato un'associazione, "Studenti in movimento").
Tema della manifestazione: l'edilizia scolastica.
Slogan in testa al corteo: "Se andare a scuola è un dovere uscirne vivi è un diritto!" (secondo slogan fortunato). Purtroppo col tempo a furia di manifestazioni mi sono reso conto che i ragazzi che scendevano a manifestare in realtà lo facevano solo per "giocarsi" un giorno di scuola.
Se poi ci aggiungiamo anche che la figlia del sindaco, il nipote del segretario, la nipote della prof, non facevano un cazzo ed avevano sempre il massimo, il mio concetto di ILLEGALITA' e di MAFIOSITA' all'interno della scuola raggiunsero l'apice massimo.
Per fortuna non fu così con tutti i prof; uno in particolare voglio ricordarlo. Il prof di matematica dell'ultimo anno, l'unico Maestro di vita che abbia mai conosciuto: Antonio Papalia volato in cielo per un infarto il giorno seguente la terza prova, non fece in tempo a farci gli orali. Era l'unico prof. al quale mi affezionai e mi legai subito. Avevamo idee politiche, calcistiche e sociali diametralmente opposte, finivamo col litigare (bonariamente) ogni giorno. Ma in privato, quando lui usciva a fumarsi la sigaretta ed io a prendere il mio classico Twix al distributore automatico la "coglionetta" tra noi due era inarrivabile!
Soffriva di pressione alta, ma come soffrono centinaia di persone. A 55 anni di che avrebbe dovuto preoccuparsi? Sapete perchè è morto? Perchè in questo SCHIFO di regione i defibrillatori ce li hanno solo negli ospedali (un ospedale ogni 3 comuni)! Quel povero cristo era di Scido, un paese di tremila anime nel cuore dell'Aspromonte, per arrivare all'ospedale di Oppido Mamertina con queste merde di pseudo-strade (altro che Salerno-Reggio Calabria e Ponte sullo stretto) che ci ritroviamo ci ha messo mezz'ora. Ed è arrivato MORTO, nella macchina dell'amico che lo ha soccorso (e sì, perchè le autoambulanze te le sogni ad Oppido!).
Avessero avuto, anche alla guardia medica, uno di quegli schifosissimi ed insignificanti apparecchetti stile Baywatch che fanno vedere sempre alla televisione, a quest'ora il mio prof sarebbe ancora vivo.
Intanto passavano gli anni ed io, quasi completamente sfiduciato anche nella mia generazione e nei miei "conterronei", come i carcerati segnavo sul calendario nella mia stanza i giorni che mancavano "alla mia libertà": la data dell'ultimo scritto della maturità. Non vedevo l'ora di EVADERE dalla calabria, da questa bella ma "incellophanata" terra. Unico rancore era lasciare lì Martina, la ragazza dai lunghi capelli rossi per la quale persi la testa l'ultimo anno.
Ma ormai pensavo solo a quello: U-N-I-V-E-R-S-I-T-A', R-O-M-A, L-E-G-G-E!!!
Finchè il grande giorno non arrivò ed io partìì, zaino in spalla, alla volta di una città che avevo visto soltanto due volte in gita scolastica.
Eppure la mia prima scommessa con me stesso l’anno scorso l’avevo vinta; da solo avevo girato per la Capitale in lungo e in largo (mi sarò perso dentro la stessa università almeno sei volte…!), ma alla fine ero riuscito a trovarmi una sistemazione, una stanza singola in casa con un’anziana signora abruzzese che non solo si fregava 380€ al mese IN NERO, ma ogni mattina quando mi chiudevo in bagno per lavarmi (fuori c’erano 2 gradi) mi bussava dicendomi “Che c’hai l’acqua calda aperta? Fai presto, che il gas costa!”. E fu così che imparai a lavarmi alla “Flash”…
Era, anche qui, solo questione d’approccio.
Ma siccome mi rendo conto che sto scrivendo tantissimo e che a voi pochi coraggiosi che siete arrivato fino a questo punto non ve ne può fregar di meno della mia vita, arrivo al dunque.
Il 16 ottobre.
Ero giù, a Polistena, il mio paese a metà tra Gioia Tauro e Locri, ero alle Primarie, al gazebo che io ed altri amici avevamo messo in piedi.
Questo per ribadire che io facevo già “politica”, ed ero già “schierato”. Mi ci aveva “buttato” Franco Fortugno nell’agone politico. Mi piaceva per il suo modo di essere semplice, eppure era il Vicepresidente del Consiglio regionale. “La politica la fanno le persone, non i partiti”, mi disse più di una volta.
Sono le 17.30 del pomeriggio quando ricevo la telefonata di mio padre (stavo rientrando in macchina, ero stato da un amico di mio fratello Alessandro, alla ricerca disperata di un megafono da portare in piazza per spingere la gente dentro a votare data la scarsa affluenza.
“Aldo, nà disgrazia! Muoviti, torna che è successa una disgrazia.”
“Ma che è successo?”, io.
“Non te lo dico al telefono perché altrimenti rischi di investire con la macchina”.
Ho subito pensato le cose peggiori. Tra l’altro la mamma del mio padrino (intimo amico di mio padre, mi ha visto crescere) era stata ricoverata il giorno prima, quindi temevo non ce l’avesse fatta.
“Papà dimmi che cazzo è successo! Altrimenti è peggio!!!”.
La voce iniziò a tremargli:
“HANNO AMMAZZATO FRANCO ALDO, L’HANNO AMMAZZATO. MI HANNO APPENA TELEFONATO DA LOCRI”.
Appena arrivato al seggio vedo che anche tutti gli altri partiti stavano smontando i gazebo…
“Allora, gli hanno sparato? Che cazzo gli hanno fatto? E’ grave?”… non riuscivo a capacitarmi del fatto che potesse essere stato ammazzato, lo avevo visto poche settimane prima.
Mio padre mi ha preso per le spalle ed agitandomi e con gli occhi insanguinati da un misto tra lacrime, rabbia, dolore e rassegnazione mi ha urlato: “ALDO CAZZO ‘NDU’ ‘MMAZZARU, U SCANNARU!! U CAPISCISTI O NO?? ‘NDU’ ‘MMAZZARU… ‘NDU’ ‘MMAZZARU A FRANCU…”
Scoppio in lacrime, realizzo che non era un incubo ma era tutto vero.
Non riuscivo quasi a parlare, la prima cosa che sono riuscito a dire a mio padre quando egli stesso cercava di sopprimere il suo dolore per abbracciare me, mio fratello ed i miei amici è stata “MO’ DEVONO AMMAZZARCI TUTTI!”. Poi uno scatto d’orgoglio, sono corso al centro della piazza ed ho tirato fuori tutto il fiato che tenevo in gola tra un singhiozzo e l’altro “ADESSO AMMAZZATECI TUTTI! AMMAZZATECI TUTTI”.
Il giorno seguente vidi un gruppo di ragazzi al telegiornale.
Tenevano uno straordinario striscione bianco, lo esponevano di fronte al tribunale di Locri. Un urlo muto, muto come loro, che di parole ne avevano già sentite tante e di morti ammazzati dall’inizio dell’anno, fino ad allora, ne avevano già contati 23.
E’ il 19 ottobre, quando, dopo essermi commosso per quello striscione ed orgoglioso di quei ragazzi e di quelle ragazze poco meno che miei coetanei, decido di trascrivere la mia rabbia ed il mio dolore in uno striscione, quel “E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI” lo espongo ai funerali di Franco a Locri.

Ecco che nascono, che nasciamo, i “ragazzi di Locri”, uno straordinario Movimento di idee e di persone con storie e percorsi di vita diversi ma con gli stessi sogni, la stessa voglia di riscatto, lo stesso orgoglio.
Dei ragazzi e delle ragazze che avevano deciso di divenire loro gli occhi, le braccia e le gambe di tutti i Giusti che hanno pagato col prezzo della propria stessa vita l’essere figli di questa terra.
La prima volta la vidi in tv, Anna Maria Pancallo (i nomi ora li scrivo io visto che è stato detto che ci “nascondiamo”). Era davanti a Palazzo Nieddu e teneva in mano un megafono dicendo (con una vocina che si sforzava di urlare ma non ci riusciva) “Dobbiamo fare sentire che ci siamo! Forza ragazzi!”.
Mi fece tenerezza, quella smorfiosetta con gli occhiali, mi ispirava fiducia.
Ci siamo conosciuti poi il 3 novembre a Reggio, al Consiglio regionale aperto, al quale partecipammo molti dei ragazzi che fino ad allora avevano spontaneamente manifestato per le strade di Locri.
Io mi iscrissi a parlare. Nonostante parlare in pubblico per me non era mai stato un problema, quella volta fu davvero dura. Decisi di parlare a braccio, col cuore, e credo di aver anche commosso i freddi consiglieri regionali. Appena finito scoppiai a piangere come un bambino. Ed una smorfiosetta mi porse un fazzoletto commuovendosi anche lei…
Dopo di allora cominciammo entrambi ad essere più razionali, più concreti.
Io nel frattempo mi inventavo un modo per FARE RETE con gli altri ragazzi d’Italia e trasformavo lo striscione in un sito: http://www.ammazzatecitutti.org (il blog messo a disposizione da Repubblica lo ritenevo “limitativo”) e poi l Forum telematico, quell’esperimento di “comunic-Azione antimafia” che oggi unisce 1.200 ragazzi (e non) da tutta Italia.
Lei, Anna Maria, la vedevo spesso al telegiornale tra un convegno ed un comizio.
Ma erano importanti entrambi le cose, il suo lavoro ed io mio.
E non ci siamo mai permessi, pur in una simpatica reciprocità di antipatie, a crtiticare l’uno l’operato dell’altra e viceversa (per i primi tempi, sia chiaro…! ;-) )
E’ stata una questione di “approccio”, caro amico Calabrese disilluso.
Ognuno a suo modo, nella molteplicità di anime ed idee che ci ha contraddistinti sin dalla nascita del Movimento, in questi ultimi 8 mesi ha portato avanti i propri progetti.
C’è chi è stato nelle scuole, chi alle pubbliche assemblee (e mi sia consentito dire che non importa da chi siano organizzate, l’importante che si parli di queste cose, visto che fino al 16 ottobre proprio noi calabresi stavamo con la testa sotto la sabbia come gli str…. Struzzi! ), chi come me ed altri ragazzi di Ammazzatecitutti abbiamo cercato INIZIATIVE CONCRETE come il sostegno al Disegno di Legge “Lazzati” per inibire ai mafiosi (che già non possono votare né essere votati) di poter svolgere pubblicità elettorale per qualsivoglia compare di turno candidato (disegno di legge che, a prova che il PARTITO DELLA MAFIA è trasversale, giace in stato di inerzia in Parlamento da ben 14 anni, con governi perciò di destra e di sinistra). Abbiamo strumentalizzato noi i politici calabresi candidati alle scorse elezioni politiche facendogli sottoscrivere un PATTO ETICO che, in caso di loro elezione, li avrebbe “costretti” a far si che il DdL Lazzati diventi al più presto legge dello Stato.
Il 2 giugno, ad esempio, sempre noi abbiamo organizzato un sit-in di solidarietà alla famiglia Mazza, gestori del ristorante “Al Valantain”, costretto a chiudere dopo le innumerevoli richieste di Pizzo rifiutate.
Di cose ne abbiamo fatte, e non abbiamo chiesto soldi a nessuno.
Non m’importa poi se i giornali dicono che “i ragazzi di Locri” erano al Valantain, mentre invece la cosa era organizzata dai ragazzi di Ammazzatecitutti.

Non m’importa se si fa, chi lo fa, o che altro, l’importante è fare. Si è apposto con la propria coscienza almeno. Anche questa questione, comunque di “approccio”.
E sono tante le persone che vogliono fare, credimi Calabrese disilluso. Ogni tanto far finta di continuare a volersi illudere, e perciò di “sognare” fa bene!
Si può sognare come Anna Maria Pancallo, che vuole sognare con la passione e con la cultura.
Si può sognare come Maria Grazia Messineo, la diciassettenne che al primo maggio gliele ha cantate di santa ragione a tutti i politici in diretta nazionale.
Si può sognare come Livio Ravanese, ribattezzato da me “Brega junior.”, che sogna di cambiare le cose a partire dalla sensibilizzazione delle coscienze dei nostri coetanei nella Chiesa.
Si può sognare come le sorelle Lucia e Laura Pelle, i nostri “angeli custodi” di quella strana cosa che ancora dobbiamo capire cosa sarà ma che ha un nome: Fo.Re.Ver.
Si può sognare come i miei amici di Ammazzatecitutti Sasà, Ciccio, Martina, Silvia, Sacha (che a soli 12 anni a volte dimostra più maturità di tutti noi messi assieme), che sognano di fare un colpo di stato interno al forum e fregarmi il “posto”.
Si può sognare come Domenico Mandarano, il quale ultimamente è convinto che io sia un cretino, ma gli voglio bene lo stesso e so che lui ne vuole tanto anche a me.
Si può sognare come Barbara Panetta, che sogna con la sua Associazione “Giovani per la Locride” che quest’anno al “Summer Village” (per il quale ci sta mettendo l’anima) sarà un evento da ricordare.

Si può sognare come i ragazzi della “Gurfata”, che sognano che il brutto e lo sporco del mondo può essere cancellato anche giocolando e rispondere alla sfortuna rialzandosi con un sorriso.

Si può sognare come Ciccio Leone, che pensa forse che io non lo pensi, ma invece lo penso perché nonostante sia antipatico (facciamo a gara a chi lo è di più), c’ha nà testa così!

Si può sognare come Martino e Gianmarco, che mantengono alto il ricordo del loro e nostro amico Gianluca Congiusta.
Si può sognare come Stefania Grasso, ragazza di Locri di nome e di fatto prima di noi, che sogna di poter riscattare il sacrificio del padre restando qui, lavorando qui, sognando con noi.

Si può sognare come Antonio Esposito, il quale sogna ogni notte che il suo Preside venga trasferito, ma soprattutto lotta con tenacia perché vuole a tutti i costi fare camminare sulle sue gambe le idee, i sogni e le speranze di Peppino Impastato, di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e dei suoi e nostri miti antimafia.

Si può sognare come Giuseppe ed Anna Fortugno, come Rosanna Scopelliti, come Mario Congiusta, Come Liliana Carbone e tutte le altre persone che mentre noi siamo qui ad insultarci a vicenda, non hanno più lacrime per piangere ed sognano solo una cosa: Giustizia.

Si può sognare sognare in tanto modi. Così come in tanti modi ci si può illudere.

E’ solo una questione di “approccio”.

Aldo Pecora, 20 giugno 2006


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Caro Aldo...
by io c'ho provato! Wednesday, Jun. 21, 2006 at 5:17 PM mail:

io ho pravato a leggere fino in fondo tutto il papellone che hai scritto, non so chi lo abbia fatto piu'. Il sadismo mi piace.
Penso che questo tuo post potesse esser tranquillamente messo sul "tuo" forum, parla delle tue gesta. Bene, anzi benissimo. Ci vorrebbero 100.000 come te e tutti i tuoi amici che citi verso la fine, per debellare i mali che incancreniscono questa nostra societa': il capitale e tutti i suoi derivati.
I "nostri" politici non si preoccupano nemmeno di "alleviare" le nostre pene patite dall'esistenza stessa della disuguaglianza sociale prodotta da quella brutta cosa che e' il potere derivante dal possesso dei mezzi di produzione.

Insomma Aldo sei un bravo ragazzo, ma ancora devi capire tante cose, a mio avviso: il primo e' che se vuoi ottenere le cose bisogna smollarsi da tutti questi orpelli e scendere in piazza e praticare il conflitto sociale.

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