Libertà di movimento, libertà di sovvertire...
Ieri 21 giugno la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di misure cautelari per 15 fratelli e sorelle, accusati di rapina pluriaggravata per aver partecipato alle azioni contro la precarietà e il carovita il 6 novembre di due anni fa.
Otto tra loro sono studenti, fra questi vi è anche un rappresentante al Senato accademico della Sapienza. Il processo di criminalizzazione ai danni degli studenti di Sc. Politiche va avanti ormai da molti anni, e coincide con la continuità e l'intensità dei percorsi di liberazione e di lotta portati avanti. A partire dai tentativi di espulsione e dagli sgomberi delle aule autogestite, fino alla puntuale persecuzione giudiziaria di ogni iniziativa di movimento, possiamo dire che non siamo affatto sorpresi di essere colpiti ancora una volta. L'accanimento giudiziario non è casuale. Se infatti la ragione giuridica di questi provvedimenti appare inconcepibile, altrettanto non si può dire della ragione politica. Infatti, le questioni della precarietà della vita e del libero accesso ai saperi sono il campo aperto della nostra lotta, e al tempo stesso i nodi più spinosi che dovrà affrontare il nuovo governo. Dalle occupazioni di ottobre contro la riforma Moratti dell'università e la precarizzazione della ricerca, alla primavera del marzo francese, gli studenti e il precariato giovanile sono stati i veri protagonisti di una mobilitazione che sempre più assume un carattere globale. Avvertiamo fin da ora quindi, che non sarà l'intervento dei giudici a fermare un'insorgenza globale. Il problema però, non è solo la criminalizzazione dei movimenti, ma la pretesa di voler gestire il conflitto sociale per mezzo del potere giudiziario. Una tale pretesa si rivela ad un tempo un velleitarismo e un falso storico. Non un'ipocrita indulgenza dettata dalla compassione ma un minimo di “serietà al governo” garantirebbe un'amnistia piena per tutti i reati sociali.
I movimenti sono per loro natura eccedenti nella produzione di linguaggi sempre nuovi, così come nella determinazione di eventi, di conflitto; per questo non possono essere delimitati, normalizzati o perseguiti. Perché la contingenza non può fermare la potenza immanente della moltitudine...
Francesco, Paolo liberi subito! Liberi tutt@!
Collettivo di ScienzePolitiche_LaSapienza
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