In epoca di media globalizzati, in cui il Potere non puo’ ignorare del tutto le opinioni delle masse che votano e parlano: la guerra spinta attraverso una strage che grida vendetta, che chiama reazione, che rende accettabile l’inaccettabile è fatta diventare dall’antipensiero necessaria reazione alla paura di un peggioramento della propria situazione.
Il XXI secolo mi riempie di sconforto. Perché cio’ che viene promosso a valore umano, con pretesa ,oltretutto, di laicissima universalità ereditata dalla migliore tradizione illuminista e post illuminista, è l’antipensiero globale: una visione del mondo che implica la sistematica costruzione di versioni edificanti delle cose , con tutto il loro apparato linguistico e dogmatico. Questo antipensiero non viene imposto con la forza, viene ,per così dire, iniettato nella mente attraverso delle parole-chiave e dogmi-chiave che vengono ripetuti dai media , nel frasuono della loro sovrabbondanza informativa, come una sorta di mantra ,che i nostri simili, quelli che contano poco ma votano, imparano a pensare come Verità. In epoca di globalizzazione , chi pensa con la propria testa, chi si pone domande, chi vuole capire la realtà che vive, non è più un filosofo, un uomo attento, una persona cosciente del proprio tempo. No. E’ un complottista. Sinonimo di delirante, destabilizzatore di menti ordinate, farneticante individuo che specula sulla morte di migliaia di innocenti per sfogare la sua frustrazione. Quando parla, persegue lo scopo di divulgare teorie di sapore nazifascista volte a propagare odio, in particolare contro il popolo della grandissima nazione americana,che invece sappiamo insuperabile in democrazia, capace di meditare sui suoi difetti, di rendersene cosciente, nonché di correggerli. Complottisti sono coloro che spandono dubbi sulla versione ufficale dell’11 settembre. Complottisti sono anche coloro che pensano che la politica americana stia facendo pressioni sull’Europa per sostenere l’amico Israele. Complottisti sono coloro che ritengono che lo “scontro di civiltà” , inteso come matrice del terrorismo islamico, sia una enorme finzione che copre un concerto internazionale di decisioni politiche, volte a tutelare certi interessi e a seppellirne altri. Ma qualcosa , in questo antipensiero globale sta scricchiolando. Per esempio vi sono obiezioni dal basso che si moltiplicano: i siti internet che si occupavano dei dubbi sull’11 settembre, due anni fa erano poco piu’ di un migliaio. Oggi ne sono stati contati 14 milioni. Il potere non si fa nessuno scrupolo nello svilire le capacità dell’opinione pubblica considerandola gregge che si beve con facilità la tesi dello scontro di civiltà. Esso fa leva sul malcontento che viene espresso, nelle periferie occidentali, per l’emigrazione di massa degli extracomunitari,in particolare magrebini. Il disprezzo per le donne e la “barbarie” che a volte questa cultura manifesta vengono sistematicamente generalizzati e i media ne fanno terreno di coltura per l’odio antiislamico tout court. Ma per passare alle vie di fatto, cioè alla guerra, ci vuole qualche altro passaggio, poiché i civilissimi e post illuministi occidentali hanno rigettato auschwitz e lo sterminio razziale fine a se stesso. Come si passa ,in televisione e sulla stampa, dall’antipatia verso gli extracomunitari ai governi che “fanno una giusta e legittima guerra al terrorismo”? La storia è antica ed è una storia di menzogne e di come vengono raccontate. Di particolari che vengono amplificati ed altri che vengono omessi. Ma la storia non cambia tanto nella sostanza. Come diceva G.B.Vico: è fatta di corsi e di ricorsi.
Oggi,l’immaginario collettivo su cui il Potere coltiva le convinzioni della pubblica opinione, si rifà agli eroici americani che sbarcarono in Normandia, esposti al fuoco nemico, non per tutelare il loro territorio, ma per salvare l’Europa dal nazismo. Per portare in Europa quella libertà madre della libertà che godiamo noi oggi, anche chi scrive. Si senta in colpa chi mette in dubbio tutto cio’.
Nelle 2 guerre mondiali il territorio americano non è mai stato toccato, se si fa eccezione per Pearl Harbour. In compenso gli americani sono intervenuti in Corea e In Viet-nam per sconfiggere lo spauracchio di allora: il tremendo comunismo . Il potere USA ha costruito negli anni un’immensa ideologia popolare che ha esportato in Europa e che nessuno ha piu’ messo in discussione: l’America difende la libertà dei popoli. Cio’ non è vero, perché, per esempio, nel caso del suo intervento indiretto a favore del golpe di Pinochet ha agito esattamente all’opposto (potrei fare decine di esempi,ma non m’interessa dilungarmi qui), ma l’importante è che a furia di ripeterlo le masse si convincano.
Quello che non è stato preso in esame a fondo è che l’uomo è un ente pensante. Cio’, a dispetto di ogni campagna pubblicitaria, che produce effetti prevedibili, ma non all’infinito. Questo antidogmatismo della statistica è qualcosa che dà speranza. Le posizioni che si prendono in materia politica possono anche non essere frutto di ideologia o di interesse economico, ma semplicemente le conseguenze dell’attitudine umana a porsi domande.
Le domande sull'11 settembre, per fare un altro esempio, che non hanno veramente sinora avuto risposte esaurienti (senza entrare nel merito delle enormi obiezioni tecniche che fa per esempio un sito come luogocomune sull’accaduto) tant’è vero che ci sono in ballo cause legali al congresso da parte di parenti di vittime e testimoni, che accusano l’amministrazione Bush di tradimento. Una delle prime domande che ci si dovrebbe porre è: perché nessuno sui media ufficiali ne parla,neanche nell’anniversario dell'11 settembre, delle centinaia di persone che ritengono che Bush sia un traditore della patria e che hanno messo in campo avvocati e soldi per dimostrarlo?
La mia risposta è: perché l’America è in guerra contro l’Iraq e presto lo sarà anche contro l’Iran. E non è bello che si dica in giro che ci sono, tra i parenti delle vittime dell’11 settembre, che di queste guerre è la causa, persone che ritengono che Bush sia un traditore e un assassino. Un’altra domanda che mi affiora è: come mai dal 2000 in poi sono riaffiorati personaggi che in passato erano collusi in vari modi con gli americani? E perché in questi anni hanno così radicalmente cambiato idea, tanto da scatenare addirittura uno “scontro di civiltà”? Bin Laden, infatti risale agli anni 80, quando fu pagato per organizzare le truppe taliban contro il mostro sovietico che stava provando ad invadere l’Afghanistan. L’America non intervenne direttamente, troppo fresco era il dissenso nato col Viet-nam presso la pubblica opinione. Agì imperialisticamente parlando. E pagò Bin Laden per fare cio’ che avrebbe voluto fare lei. Così come pagò Saddam Hussein per muovere guerra per 8 anni all’Iran. E forse pagò anche Ahmadinejad, che faceva parte del commando che nell’ambasciata di Tel Aviv sequestro’ dei funzionari americani, per poi restituirli incolumi lo stesso giorno in cui venne eletto Ronald Reagan, che si nutrì di questo trionfo.
A volte ritornano. Oggi, a distanza di piu di 20 anni, sono tornati tutti. E,ancora per esempio, a proposito di Ahmadinejad, un’altra domanda che mi faccio è come mai, in barba alla diplomazia volta alla piu’ semplice sopravvivenza, emette dichiarazioni che paiono esclusivamente funzionali a provocare reazioni equivalenti in Bush, che, per ora a parole, non perde occasione per preparare la coscienza dell’opinione pubblica che presto “verrà anche il suo turno”.
Perché se Bush ci ha mentito riguardo alle armi di distruzione di massa, non dovrebbe mentirci anche sull’11 settembre?
E’ plausibile, a mio avviso, che la guerra non convenzionale, che tutti condannano, ma che tutti poi perpetrano, costituisca ,concettualmente ,un’estensione di cio’ che s’intende comunemente solo come uso di armi non accettate dalle convenzioni internazionali (usate con i curdi, con i ceceni, con i filippini ecc…) . Che esso coinvolga anche un modo diverso di fare la guerra: quello di “creare una motivazione” nella gente, che renda digeribile un attacco militare, nonostante le crisi economiche interne ai paesi occidentali. In epoca di media globalizzati, in cui il Potere non puo’ ignorare del tutto le opinioni delle masse che votano e parlano: la guerra spinta attraverso una strage che grida vendetta, che chiama reazione, che rende accettabile l’inaccettabile è fatta diventare dall’antipensiero necessaria reazione alla paura di un peggioramento della propria situazione. Non dimentichiamo le stragi italiane e il fitto mistero di accordi italo-americani che le circonda, battezzato “strategia della tensione” e mai chiarito. Non dimentichiamo che l’atomica lanciata sul Giappone ha il pregresso della menzogna secondo cui i giapponesi non avrebbero dichiarato guerra e avrebbero attaccato Pearl Harbour in modo inaspettato. Pregresso su cui la storia ha già dato il suo parere, in quanto a mancata conferma dei fondamenti. Non si rinunci a pensare. A prendere posizione non in base al tifo o alle ideologie. Si combatta l’antipensiero innanzitutto con la responsabilità del significato di noi stessi in quanto vivi e in quanto umani essenzialmente pensanti.
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