Oggi scade l’ultimatum per lo sgombero annunciato che, come già è accaduto, non si farà. Il presidente della Provincia presenta il "Progetto europeo": acquisto dei locali e rilancio.
Milano, 15 settembre 2006 - La soluzione per il Leoncavallo? Un «progetto europeo», per cui è pronta a impegnarsi la Provincia. È lo stesso presidente Filippo Penati a lanciare la proposta, alla vigilia di uno sgombero annunciato, ma certo non eseguito. Saranno infatti in tanti stamattina alle 7, compresi esponenti dell’opposizione in Comune, ad attendere l'arrivo dell'ufficiale giudiziario, davanti alla sede dello storico centro sociale sotto sfratto, in via Watteau.
Ma, con tutta probabilità, il fumus sul blitz non si tradurrà in alcun azione delle forze dell’ordine. Troppe le incognite in termini di ordine pubblico, per dare seguito alle richieste della proprietà Cabassi, che vuole rientrare in possesso dell’immobile.
Ma anche molte le novità, in termini di prospettive. L’ultima delle quali viene proprio da Palazzo Isimbardi.«Credo che con la proprietà - precisa il mediatore Penati - si possa far partire un progetto rivolto ai giovani, in particolare alle imprese di giovani creativi, di migranti». L'idea è di partire dall'esperienza del Leoncavallo, in questi anni polo creativo per esperienze musicali, culturali e di aggregazione, e di trasformarla in qualcosa di nuovo, rilevando l'area a un prezzo non certo da esproprio ma equo».
Soluzione che potrebbe salvare capra e cavoli e dare a Penati la leadership politica di tutto il centrosinistra milanese, area antagonista compresa. In tal modo, oltretutto, secondo Penati si «libererà il gruppo Cabassi da un problema che si trascina da anni. Da parte del gruppo c'è disponibilità, in cambio di garanzie, a mantenere un atteggiamento responsabile e collaborativo».
Nel progetto, però, la Provincia vorrebbe coinvolgere anche il Comune di Milano, sin qui a dir poco defilato. Anche in attesa di veder meglio definiti i reali contorni del progetto. In realtà, alcuni passaggi sono già piuttosto chiari: primo fra tutti la trasformazione del centro sociale in fondazione, in modo da regolarizzarlo. Secondo Penati, una cosa è comunque certa, «si tratta di un progetto ambizioso a livello europeo, importante per lo sviluppo della città».
Ma chi tirerà fuori i soldi per l’immobile? «Noi non prevediamo un intervento diretto della Provincia nell’acquisto - precisa Penati - Lavoriamo per una soluzione in cui la Provincia favorisca l’acquisto dell’area in un’ottica di un interesse collettivo. Vogliamo a promuovere un investimento dalle forti finalità pubbliche».
Traduzione: chi compra non sarà un soggetto privato, ma un trust di istituzioni.Sulle polemiche degli ultimi giorni rinviene anche l’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi: «Quella notte - osserva - sono andato intorno alle tre al Leoncavallo, ho visto un clima tranquillo, con gente seduta serenamente intorno ai tavolini, e mi sono messo a osservare i graffiti, trovandone di buona qualità estetica. Subito qualcuno si è alzato per dire che se a Sgarbi piacciono i graffiti e il Leoncavallo, allora sta con la sinistra. Allora se mi piace Brecht divento comunista?».
Infine: «Sono favorevole anche agli spazi per i writers alla Bovisa. Se questo vuol dire essere di sinistra, diremo che questa è un'amministrazione di centro-sinistra».
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