Report dell’assemblea nazionale del Forum Palestina (Roma, 16 settembre)
All’assemblea nazionale di Roma promossa dal Forum Palestina hanno preso parte circa un centinaio di compagne e compagni provenienti, oltre che da Roma e dintorni, da Trieste, Milano, Torino, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sardegna.
Nel quadro del nuovo scenario in Medio Oriente derivante dalla riuscita resistenza libanese all’ennesima aggressione israeliana, al riaffacciarsi della questione palestinese nell’agenda politica internazionale e in presenza della missione militare ONU in Libano che vede posizioni e valutazioni molto differenziate, si avvertiva l’esigenza di un confronto politico con tutte le associazioni e i soggetti che in questi anni hanno animato o collaborato con la rete messa in piedi dal Forum Palestina.
Gli interventi introduttivi hanno posto la questione della indipendenza dei movimenti da affermare rispetto alle compatibilità imposte dalla politica estera avviata da quello che alcuni definiscono il “governo amico”.
L’introduzione in particolare (Sergio Cararo), ha riassunto il ruolo svolto dal Forum Palestina dal 2001 ad oggi e, in riferimento alla missione militare in Libano, ha ricordato le vicende del 1982, quando Israele impose il disarmo delle milizie palestinesi con il controllo del contingente multinazionale formato da USA, Francia e Italia, il quale poi si ritirarono (in anticipo sulla data prevista) e consentirono di fatto l’assalto israelo-falangista ai campi palestinesi, fino al massacro di Sabra e Chatila, dopo il quale tornarono i contingenti occidentali. A quel punto, però, il popolo libanese aveva compreso il ruolo reale delle forze occidentali, contro le quali la resistenza ingaggiò una vera e propria guerra di liberazione.
Il rischio che questo scenario torni di attualità è evidente, perché la Risoluzione 1701 mantiene la centralità degli interessi dello Stato aggressore (Israele) ed è una forzatura sostenere che Hezbollah sia d’accordo con la Risoluzione, a parte l’esigenza del cessate il fuoco. Rispetto alle difficoltà obiettivamente presenti nel movimento pacifista, una parte del quale considera la missione libanese “diversa dalle altre”, l’introduzione ha indicato la necessità che il movimento entri in campo con una funzione autonoma dal governo sostenendo il No alla missione Unifil 2, perché esiste concretamente il rischio che il movimento contro la guerra diventi un elemento di collateralismo con il governo Prodi – D’Alema, espressione della competizione fra il progetto israelo-americano del Grande Medio Oriente e quello del mercato euromediterraneo targato Unione Europea.
Il secondo intervento introduttivo (Germano Monti) ha poi introdotto la vicenda della compagnia palestinese Sanabel, bloccata in Italia da più di due mesi a causa della chiusura da parte di Israele del valico di Rafah,unico punto di passaggio fra la Striscia di Gaza e l’Egitto, osservando che il governo italiano (pur essendo responsabile della missione europea Eubam al valico di Rafah) continua a rimanere inerte davanti alla posizione del governo israeliano e denunciando la totale assenza di solidarietà mostrata dalle associazioni collaterali al governo e dalle ONG, che hanno fatto mancare qualunque sostegno alla difficilissima situazione dei giovani artisti palestinesi. Il ruolo di queste associazioni ed ONG è stato poi indagato alla luce del mercimonio fra il loro sostegno alle missioni in Afghanistan e Libano e gli stanziamenti in loro favore da parte del governo italiano (30 milioni di euro solo per gli interventi in Libano) parallelamente all’emarginazione delle associazioni non allineate come Emergency.
L’intervento ha poi lanciato la proposta di una nuova campagna di “sanzioni dal basso” verso Israele, ovvero del boicottaggio popolare dell’economia israeliana, in assenza di iniziative di pressione su Israele da parte dei governi.
Successivamente sono intervenuti molti altri compagni (tra cui la Rete dei Comunisti, Red Link, il Coordinamento per la Palestina di Milano, il Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori, Soccorso Popolare, l’Associazione Sardinia – Palestina, Il Pane e le Rose, la Confederazione Cobas, l’International Solidarity Movement), che – fra l’altro - hanno accolto positivamente la convocazione di una manifestazione nazionale in solidarietà con la resistenza palestinese, libanese e di tutti i popoli del Medio Oriente, oltre alla convinta partecipazione alla manifestazione contro la guerra e per il ritiro delle truppe dai teatri di guerra (Libano incluso) del prossimo 30 settembre a Roma.
Shoukri - del Comitato di sostegno a Sanabel – ha illustrato in dettaglio la situazione dei giovani palestinesi accampati ormai da quasi due settimane davanti al Ministero degli Esteri, dal quale ancora attendono una risposta credibile alla loro richiesta di poter rientrare nella loro terra assediata dagli Israeliani, nonostante il valico di Rafah sia (almeno formalmente) affidato al controllo degli osservatori dell’Unione Europea, coordinati da un generale dei Carabinieri.
Il momento più coinvolgente è stato senz’altro il collegamento dal Libano con la delegazione del Comitato per non dimenticare Sabra, Chatila e Cana; il giornalista del Manifesto Stefano Chiarini ha sottolineato come il Libano che la delegazione sta osservando dal vivo non ha molto a che vedere con quello che viene presentato dall’informazione nel nostro Paese. Innanzitutto, tutti i dirigenti della resistenza libanese e dei campi palestinesi hanno chiarito che la consegna delle armi non è nemmeno pensabile fino a quando non si sia arrivati ad una giusta soluzione del conflitto con gli aggressori sionisti ed alla restituzione di tutti i territori libanesi, palestinesi e siriani occupati. Grande irritazione hanno poi provocato in Libano le dichiarazioni del premier tedesco Angela Merkel, che ha detto che le forze tedesche vanno lì per difendere Israele, così come è preoccupante l’interlocuzione fra il Segretario dei DS, Piero Fassino, ed il leader druso Walid Jumblatt, personaggio screditato, da tempo passato nello stesso campo dei fascisti delle Forze Libanesi.
Non meno preoccupante, poi, l’entità dello schieramento aeronavale – specialmente tedesco e francese – al largo delle coste libanesi, che non risponde al comando UNIFIL e che appare assolutamente sproporzionato per le necessità di una forza terrestre di poche migliaia di unità. Se alle portaerei ed alle navi da combattimento italiane, francesi, tedesche, ecc. si aggiungono le unità americane presenti in zona, non si può escludere la possibilità che l’obiettivo reale di questo schieramento imponente non sia quello dichiarato (il pattugliamento delle acque territoriali libanesi per ostacolare il “contrabbando di armi”), ma abbia a che vedere con l’eventualità di attacchi contro la Siria e l’Iran.
L’assemblea si è conclusa con l’intervento del Forum Palestina, che – anche rispondendo alla questione posta da un compagno di Trieste – ha proposto il prossimo sabato 18 novembre come data della manifestazione nazionale, chiarendo che al momento né il Forum Palestina, né altri presenti all’assemblea hanno ricevuto alcun invito o comunicazione rispetto alla ventilata manifestazione del cartello di “Action for Peace”, un cartello che, in tutti questi anni, non ha mai inteso partecipare alle manifestazioni di solidarietà convocate con la lotta del popolo palestinese, ma anzi si è spesso caratterizzato, almeno in alcune sue componenti, per polemiche sterili e contrapposizioni strumentali.
La prima bozza di appello in circolazione non riesce – nemmeno in questa occasione – a liberarsi dalla logica dell’ equidistanza (logica contro cui è nato il Forum Palestina), con l’aggravante di un’apertura di credito quantomeno esagerata verso l’attuale politica estera del governo italiano. Questo impianto appare in aperto contrasto con le valutazioni emerse in questi anni ed anche nell’assemblea di Roma.
L’assemblea ha deciso
1) la partecipazione alla manifestazione contro la guerra del 30 settembre,
2) il rilancio dell’iniziativa per il boicottaggio dell’economia di guerra israeliana e per la revoca degli accordi economici e militari fra Italia e Israele (anche a livello di Enti Locali, come le regioni Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio. Su questo verrà costituito un apposito gruppo di lavoro).
3) L’appuntamento per la manifestazione nazionale per la Palestina è stato fissato invece per sabato 18 novembre a Roma, in continuità con le mobilitazioni previste nella settimana internazionale contro il Muro dell’Apartheid.
Roma, 18.9.2006
Il Forum Palestina
www.forumpalestina.it
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