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Aggerdita la mamma di una vittima della mafia !
by Ragazzi di Calabria Friday, Sep. 22, 2006 at 12:42 PM mail:

INFAMI !!!!!!!!!!!!!!

Aggerdita la mamma d...
ammazzateci_tutti_2.jpg, image/jpeg, 350x250

Liliana Esposito Carbone, insegnante di Locri, della Casa della Legalità e madre di Massimiliano, vittima della violenza mafiosa, assassinato il 24 settembre 2004, è stata aggredita sulla tomba del proprio figlio al Cimitero di Locri, nel giorno in cui sono stati affissi i manifesti per il secondo anniversario della tragedia. La minaccia e l’aggressione, immediatamente denunciata e con l'immediata identificazione dell'aggressore, segue ai passi avanti compiuti nell’inchiesta sull’omicidio di Massimiliano. Liliana non è sola, lo Stato ha dimostrato di esserci, e la società civile, dal mondo delle associazioni alla diocesi, è insieme a lei ed alla famiglia di Massimiliano nel chiedere, rivendicare, verità e giustizia.
L'assassino di Massimiliano Carbone, come gli assassini e mandanti di tutti gli omicidi di mafia consumatisi nella Locride, può essere individuato e punito. Non è con nuova violenza e prepotenza che si può fermare la giustizia.
Non esiste limite di tempo o di libertà per chiedere verità e giustizia. Ne l’oblio, ne tanto meno minaccia o indifferenza possono fermare la sete di giustizia, come il bisogno di serenità e legalità. Massimiliano merita verità e giustizia, come ogni altra vittima della violenza mafiosa. Liliana e la sua famiglia non sono soli. Non sono mai sole le vittime delle mafie. La Casa della Legalità, legata a Libera, alla Fondazione Caponnetto, a Riferimenti è accanto a loro, insieme alle realtà locali e nazionali impegnate nella difesa della legalità e della giustizia sociale. Nessun cittadino che non si china a suddito, sarà mai solo in questa rivendicazione per la memoria ed una terra libera.

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Sono rimasta sconvolta da questa notizia
by Elena Friday, Sep. 22, 2006 at 12:52 PM mail:

Sono rimasta sconvolta da questa notizia.

Per questa vigliacca aggressione è stato trovato l'autore del fatto grazie al coraggio e alla determinazione di Liliana.

Tutta la mia solidarietà a lei e alla sua famiglia e spero che tutti coloro che possono essere presenti questa domenica (perché vivono lì) non si facciano intimidire da questi orridi atteggiamenti, ma invece si stringano attorno a loro in un caldo abbraccio.

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Non pensavo si potesse arrivare a tanto......
by sacha Friday, Sep. 22, 2006 at 2:25 PM mail:

Non pensavo si potesse arrivare a tanto....Che Vergogna.

Tutta la mia solidarietà va a Liliana

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ADESSO BASTA!!!
by Rosanna Friday, Sep. 22, 2006 at 6:00 PM mail:

Sono profondamente amareggiata, ma soprattutto furiosa!
Mi vergogno.
Mi vergogno per chi ha osato compiere un simile atto indegno, mi vergogno per chi, sapendo come stavano le cose, ha lasciato sola Liliana per tutto questo tempo, mi vergogno per chi non ha saputo o voluto aiutarla nonostante fosse suo retribuito dovere.
Mi vergono perchè, se QUALCHE SOLITO NOTO si è sentito in dovere ed in diritto di agire così, è anche e soprattutto per colpa nostra, di quei cittadini che non hanno il coraggio di parlare e denunciare. Quella gente che addirittura per "non avere guai" è la prima ad isolare i cosiddetti "soggetti a rischio".

COMPLIMENTI!

Complimenti a tutti coloro che hanno fatto passare in secondo piano le richieste lecite di Liliana.
Adesso che farete?
Accoglierete la denuncia di aggressione e tutto finirà in un cassetto?
La andrete a trovare a casa per vedere come si sente?
E come immaginate che si senta una madre che ha perso un figlio per mano mafiosa e che è lei stessa oggetto di vessazioni ed intimidazioni?
Forse le consiglierete, come disse il Presidente Loiero in occasione dell'incontro con i ragazzi del Fo.re.ver. a Luglio, di AVERE FEDE!
E fede in cosa?
In Dio? Nella giustizia? Ma la giustizia è cosa terrena, così come il diritto di vedere vivere i propri figli, e Mario e Donatella Congiusta ne sanno sicuramente qualcosa!

Adesso, cosa ci verrete a raccontare?

No, io non ci sto più ad essere presa in giro.
Io voglio delle risposte e le voglio ADESSO!
Le pretendo perchè non accetto che una madre venga assalita perchè è costretta DA SOLA a fare la "detective" per fare chiarezza sull'omicidio del figlio.
Non accetto che a 2 anni dalla morte di Massimiliano ancora la verità non sia venuta fuori. Non accetto che il Caso-Congiusta proceda a rilento perchè è considerato "caso difficile" ( per colpa di chi, poi? )
Non accetto nemmeno lontanamente di pensare che lo Stato e le Autorità siano manovrate dalla 'ndrangheta di strada o dei palazzi, ma il dubbio è legittimo ....
Non accetto che ci siano sempre più vittime di agguati, intimidazioni ed attacchi "ad personam" di varia natura.

Forse non ci stiamo rendendo conto che i nostri morti, nell'ultimo anno, sono pari a quelli di una guerra civile, solo che nessuno lo dice, solo che se si denunciano queste cose ti viene detto solo un asettico:"Provvederemo", e poi silenzio.

A Brescia, dopo i recenti avvenimenti di criminalità, sono stati mandati non so quanti uomini di supporto. DETTO FATTO!

Chiedo aiuto all'Italia intera, ai cittadini e la gente comune.
Da noi si muore, si rischia la vita, solo per aver scelto di essere onesti.
Lo Stato sembra non potersi accorgere di questa situazione, ma la gente qui è in pericolo.

Non lasciateci soli...NON LASCIAMOCI SOLI!

A Liliana va la mia più sincera ed affettuosa solidarietà.
Non sarà mai sola, coraggiosissima mamma, la verità deve venire fuori nonostante la 'ndrangheta e l'omertà dei suoi compaesani. ( E fortuna che a Locri non sono tutti così...ragazzi facciamo sentire la nostra voce!!!)

Un abbraccio


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Portarvi la mia esperienza mi appare difficile........
by Liliana Esposito in Carbone Friday, Sep. 22, 2006 at 7:52 PM mail:

Portarvi la mia esperienza mi appare difficile, non vorrei fare un lungo elenco di fatti e di situazioni che potrebbero sembrarvi personali, e soprattutto non voglio essere disfattista. Mi anima una forte motivazione alla legalità per questo territorio, nel quale da oltre 30 anni cerco ogni giorno l’invenzione educativa nel mio lavoro di maestra elementare, e qui non tutti i bambini hanno validi modelli di riferimento parentali e di contesto culturale.

Il 24 prossimo saranno 2 anni dalla morte di mio figlio Massimiliano Carbone; aveva 30 anni, un diploma di geometra, pochissima allegria, uno stupore infantile conservato intatto, molte buone intuizioni che si stavano attuando in una piccola cooperativa di servizi. Da 11 anni donava il suo sangue per i piccoli talassemici assistiti nell’Ospedale di Locri, ed era iscritto nel registro generale dei donatori di midollo osseo presso gli Ospedali Riuniti di Reggio. Era generoso, bellissimo, sano, ma triste, di una tristezza presagio, che non ho saputo leggergli negli occhi, la sofferenza di non potere avere il suo bambino, nato nel 1999 da una gentile signora sposata, piuttosto incerta nelle sue decisioni.

Massimiliano sarebbe potuto andare a cercare lavoro fuori, non gli erano mancate le opportunità, ma oggi sappiamo che pure avendo un fucile spianato addosso gli bastava guardare da lontano il suo bambino.

Perciò era rimasto a Locri, a volte affiggeva manifesti fino alle 4 del mattino, poi si metteva elegante e partiva per gli uffici di Reggio, dove si organizzavano le committenze lavorative. Aveva solo il tifo per la Reggina, e qualche partitella di calcetto .

Il 17 settembre 2004 , scendeva dall’auto guidata dal fratello minore, Davide, tornavano dal calcetto verso le 20 ed un solo colpo di fucile me l’ha straziato. Ho ancora nelle orecchie i passi dell’assassino in fuga sulle sterpaglie, nel buio di una strada degradata.

L’ospedale di Locri era allertato perchè ad Africo avevano gambizzato un nipote del boss Tiradritto (Morabito), così Massimiliano poté fruire dell’immediata attenzione di medici specialisti; 6 ore di intervento chirurgico, 6 giorni di coma, 3 dialisi, infine l’arresto cardiaco.

Uno solo era il nemico che aveva, , con il movente utilitaristico di far tacere l’unica voce autorevole che avrebbe potuto svelare che in casa sua “l’onore” era stato violato.

Quel nome, quei fatti, io li ho indicati subito, immediatamente contestata da buona parte della città, che mi definisce perfida ed infame per avere con la mia denuncia turbato la serenità di quella famiglia......

Eppure, nei giorni del cordoglio, in tanti sono venuti a dire che la sorte di mio figlio era segnata da tempo, che la dissomiglianza del bimbo dai suoi fratelli era rilevata da molti, che me lo dovevo aspettare.....

Per 13 mesi è stato uno strazio di caserme e tribunali, di minacce più o meno dirette, coi pugni in faccia, con le” ambascerie”, con il confronto di fronte al PM tra me e la mamma del bimbo, algida .

Ad un anno di distanza, dopo altri 22 morti nella Locride, il prefetto D’Onofrio diceva che non c’era da allarmarsi,e per un commento della Gazzetta del sud che mi citava i CC di Locri dissero tutti indispettiti che aizzavo la stampa e che forse li credevo collusi.

Martedì 11 ottobre 2005 ho espresso la mia determinazione, ho detto agli inquirenti ed al PM che ero consapevole dei tempi procedurali, ma che trascorsi questi avrei fatto venire a Locri i mass media, perchè qualcuno mi spiegasse come mai solo qui si può uccidere nascosti dietro un muro di un metro e mezzo, e farla franca. Quel giorno mi fecero spallucce compassionevoli.

5 giorni dopo, domenica 16 ottobre, moriva Francesco Fortugno, colpito da una “sagoma nera” ( come definito dal corrispondente de "IL quotidiano”, presente al fatto) che si era fatta strada tra la gente che votava a Palazzo Nieddu.

Il resto è storia della Locride, sfilate vanesie e fiaccolate asteniche e proclami roboanti e fermenti di indignazione.

Certo i ragazzi di Locri hanno avuto slanci genuini, ma i “grandi” ci hanno marciato sopra con scarponi chiodati.

In mezzo a tanti palpiti ho creduto di potere avere un po’ di attenzione in più per la mia richiesta di giustizia, perchè ormai avete capito che solo una determinazione del Tribunale può perseguire il bene del mio nipotino, un caso difficilissimo unico e delicato, dicono quelli del mestiere.

Io voglio il suo bene, come nella storia del giudizio di Salomone, è lui l’orfano bianco che quanto prima chiederà conto e ragione.

Ho iniziato ad espormi per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica: ho restituito il certificato elettorale al Prefetto De Sena. Gli avevo scritto da mesi, avendone solo silenzio, ma il 6 aprile mi ha invitata a riprendere il certificato, con magnifica cordialità e assicurazioni d’impegno.

Il Primo maggio a Locri sono scesa in corteo con la foto di mio figlio e un cartello, “Un ragazzo di Locri, 590 giorni dopo il suo assassino è libero”. Avevo vicini i ragazzi della Casa della legalità di Genova e il gruppo de LA GURFATA. Solo loro mi sono solidali.

E poi i convegni del CIDS, Comitato Interprovinciale per il Diritto alla sicurezza, presieduto dal pacato equanime saggio dottore Demetrio Costantino, per me l’unico in zona che non si ferma mai e che lotta per la legalità con coerenza , in prima persona, e non si lascia mettere in soggezione.



Alla fine, ho deciso un sit in . 3 giorni sulle scale del Tribunale a mendicare la verità e la giustizia, e avrei continuato ad oltranza se non avessi ricevuto la lettera del Vescovo Bregantini e la visita del Colonnello Fiano.

Non mi hanno parlato di fedesperanzacarità, ma mi hanno raccomandato tenacia, così a loro voglio credere.

Qualche amministratore in rodaggio si è permesso di dire che “le proteste della signora Carbone disturbano l’immagine turistica di Locri”, e si è dato la pena di spiegare a Loiero, il 7 luglio a Palazzo Nieddu, che l’omicidio Carbone non è un fatto di mafia.

Per loro non merita attenzione,è solo un fatto di corna,poveraccio quell’ essere primitivo incolto che aspetta anni, e predispone un cannemozze, si fa da solo i pallettoni micidiali, lavorandoli, poi si nasconde come uno sciacallo, e presenta un mese dopo una foto che lo ritrae sotto un orologio da parete che segna l’ora dello sparo e, guarda caso, mentre sta leggendo platealmente un giornale di quel giorno ......

Ci sono voluti 22 mesi per la perizia autoptica e per quella balistica, che ha evidenziato l’inadempienza e la negligenza del ROS di Locri e del RIS di Messina. Mesi perduti, e con il tempo sono svaniti elementi essenziali.

Io continuo il mio lavoro, credo fermamente e con passione e tensione di stare facendo la cosa giusta, aspettare e chiedere giustizia per ogni bambino, che nessuno violi i suoi diritti alla serenità ed all’affetto, e che possa crescere in un paese civile.

Ormai il delitto Fortugno è diventato un parametro di riferimento, un Prima e Dopo, un Così Come, un Perchè e Dunque. Mi sembrano ancora pochi quelli che hanno capito che per una morte violenta non ci deve essere una spiegazione, un movente, se non per la classificazione criminologica e per le procedure giudiziarie.

Minniti, Loiero, De Sena, il Procuratore di Locri Carbone dicono che non ci sono delitti di serie A e di serie B. In effetti, questa è una grossolana elaborazione di frasi già abbastanza banali.

Però c’è da domandarsi come mai le risorse investigative, e dunque anche economiche, siano state convogliate in un’unica direzione..... Ho trovato fino a 8 posti di blocco da casa mia al Cimitero,in un Km e mezzo circa. Oggi, qualche pattuglia, e il tedio stampato sulle facce dei militari.

A me nessun politico ha prestato attenzione, neppure quelli a cui mi sono rivolta per e-mail. Per forza! Io non ho colore, non sono parte di una cordata, sono solo una maestra, mio figlio se l’è cercata.... 70 colleghi sono rimasti in riunione a 100 metri dal tribunale e nei giorni successivi avranno letto di me su tutti i giornali locali, eppure nessuno ha sentito di farmi una telefonata per esprimermi solidarietà.

Mi è stato detto, sic!, che la scuola non si mette in queste cose.... La legalità per i miei colleghi è una disciplina di studio, 55 minuti settimanali,ed è tutta teoria, perchè ognuno vive le proprie deroghe, e ognuno decide come risolvere i propri problemi personali ed interpersonali.

Per sopravvivere all’ipocrisia me ne starò arroccata nella mia scandalosa solitudine, i miei interlocutori sono i bambini, veri giudici . Confido nella Magistratura, nell’intelligenza determinata di alcune persone, e nella mia capacità di organizzare meglio il mio rapporto con la vita e con la morte.

Se mi fermo, mio figlio sarà morto per niente, e invece sento che ogni giorno in più è l’occasione per fare qualcosa perchè davvero i bambini di Locri abbiano un paese migliore.

Grazie



Liliana Esposito in Carbone



Locri, settembre 2006




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nessuno può ritenersi assolto
by cetrarese Friday, Sep. 22, 2006 at 7:58 PM mail:

L’idea che la mafia non colpisca chi –secondo quell’assurda idea- “si fa gli affari suoi” è falsa. La mafia non guarda in faccia nessuno per difendere il proprio potere. Colpisce chi magari ha solo visto di sfuggita qualcosa che non si doveva vedere. Colpisce per sbaglio ed uccide. Colpisce tutti quando condiziona lo sviluppo e quindi il lavoro. Colpisce chi sta male e si ritrova in una struttura sanitaria inefficiente e senza mezzi perché i soldi sono andati alla cosca di turno. Nessuno, come diceva De Andrè, può ritenersi assolto.

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Due anni dopo
by stellamarina50 Sunday, Sep. 24, 2006 at 4:17 PM mail:

Il 24 settembre 2004 si spegneva la giovane vita di Massimiliano Carbone, ferito mortalmente in un agguato di stampo mafioso, la sera del 17 settembre 2004, con un colpo di fucile da caccia calibro 12.

Presidente della cooperativa “Arcobaleno Multiservice”, stimato da tutti, Massimiliano aveva soltanto 30 anni …

Sono trascorsi due anni ma l’assassino non è stato ancora assicurato alla giustizia e lo spietato delitto è rimasto impunito.

Due anni di straziante dolore e di coraggiosa e tenace lotta di mamma Liliana: una battaglia portata avanti con tutte le sue forze e all’insegna di un immenso amore materno, per ottenere verità e giustizia … una battaglia combattuta, con grande forza d’animo, quasi sempre da sola in un silenzio assordante, un silenzio che ferisce, che fa male …

Verità, giustizia e legalità pretende Liliana per il suo Massimiliano e per questo recentemente è stata vigliaccamente aggredita e minacciata sulla tomba del figlio.

Una intimidazione grave da condannare con la massima fermezza e determinazione.

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voglia di cambiare
by lisic(A) Sunday, Sep. 24, 2006 at 6:33 PM mail:

a tutti quanti voi posso mandare la mia solidarietà e tutta la mia voglia di vivere per cambiare questo stato di cose. Forse è una frase un po' confusa, ma esprime bene il mio stato d'animo. Purtroppo da queste parti "virtuali" la gente tende a sottovalutare le vostre esperienze così tragiche. purtroppo solo se si è a contatto con certe cose si può avere un po' di consapevolezza di quello di cui parlate. Ritengo che le pesone e le autorità a cui vi rivolgete non siano quele giuste,ma non è il caso di continuare questo discorso.
Esprimo solo la mia solidarietà piena per chi subisce qualunque tipo di oppressione, soprattutto quando te la fanno pagare con la vita.
L'onore degli ndranghetisti si chiama codardia!

(A)

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