"dal media mainstream al media sociale: le relazioni e il sapere come spazi di innovazione dei conflitti"
tavola rotonda proposta da chainworkers.org
La manipolazione dei processi comunicativi, l'elaborazione delle informazioni, la loro sedimentazione in cultura, la trascendenza di queste in suggestioni, sono gli ambiti strategici in cui la grande impresa ha scelto di competere e quindi dominare (poco importa se vince la Nike o la Reebok).
Anche la lotta si pone il problema delle relazioni fra gli individui, ma questo e' un terreno in cui si compete direttamente con le strutture/avanguardie comunicative delle grandi imprese che hanno assunto una tale forza da insidiare le nostre abitudini più convinte. Il risultato giace di fronte a noi: un sociale steso supino, plasmato su paradigmi culturali fondati sulla competizione, sulla fedeltà - prima tribale poi aziendale - sull'individualismo, sulla selezione, sull'arrivismo. Questo risultato non ammette scuse e ci deve farci riflettere profondamente.
Forse e' arrivato il momento di rappresentare noi stessi, la nostra vita e quindi porci il problema della rappresentazione del conflitto, non come proiezione mediatica, ma come gestione complessa di saperi e relazioni.
Non vi è niente di immateriale in tutto ciò, si parla di sforzi e di sudore, di simboli e comportamenti ma anche di merci, fabbriche, distribuzione e consumo. Ciò che cambia è il rapporto che esiste fra di essi, il fuoco su cui si punta la leva del ricatto e su cui si esercita il senso della produzione di valore che le imrpese determinano. Perchè la precarietà è l'espressione della forza di queste imprese ma non ne costituisce la ragione............
appuntamento sabato 21 ottobre ore 15.00 @Incontrotempo
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