Chi più dei cosiddetti tiestini può graziosamente concedere (octroyer) la qualifica di “secchione”? Chi, più di loro, conosce l’intimo significato della parola? Pure lo negano, il loro stato, atteggiandosi a ciuchi (cosa che riesce loro benissimo) e trasgressivi persino nelle presenze (assenze), fatto, quest’ultimo, totalmente destituito di fattuali appigli. Più che il “Grande Fratello”, il vostro preside richiama alla mente il “Vecchio Zio” dai modi scostanti, un poco acido perché nato in una terra dimenticata da Dio (e un poco perché cresciuto in un partito evitato dagli uomini). C’è da immaginarsela, la voce impostata dall’altoparlante, calare tronituante su studenti in preda al riso e intenti a tutt’altro. A commento, implacabilmente, un pernacchio e una salve di indirizzi. Più che repressione c’è la commedia all’italiana, al Vitruvio Pollione.
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