Interrogazione a risposta scritta
Al ministro degli interni Al ministro della salute
Premesso che:
il "Comitato verità e giustizia per la morte del signor Giuseppe Casu" ha denunciato con una serie di comunicati un’inquietante vicenda, tema anche di un articolo apparso sul quotidiano "Liberazione" in data 27/10/2006 a firma Walter Falgio; questi i fatti:
il giorno 15 Giugno 2006, in località Quartu (Cagliari), il sig. Giuseppe Casu, dell'età di circa 60 anni, si trovava in piazza IV Novembre, per svolgere, come altre volte, la sua saltuaria attività di venditore ambulante di frutta e verdura; il sig. Casu era un ambulante molto "anomalo": persona particolarmente socievole ed estroversa, era conosciuto da tutti, tanto che la sua attività di ambulante appariva finalizzata più alla socializzazione col prossimo che alla vendita vera e propria; non era raro che, preso da qualche discussione, si disinteressasse delle sue mercanzie, disposte nel cassone della sua “Ape” trasformata in un fortunoso "banchetto per la vendita", e le lasciasse, talvolta, completamente incustodite; di questo suo carattere, e della modesta entità dei proventi derivanti dalla sua attività di ambulante, erano a conoscenza gli stessi vigili urbani, che pure gli avevano elevato ripetutamente contravvenzioni perché sprovvisto di licenza; contravvenzioni che, tuttavia, il sig. Casu pagava con puntualità;
anche nella tarda mattinata del 15 giugno, come in molte altre occasioni, si presentano al sig. Casu i vigili urbani, i quali, va sottolineato, la mattina precedente avevano comminato a quest'ultimo una contravvenzione di ben 5000 euro "per vendita senza licenza di frutta e verdura in strada"; sanzione di importo analogo viene elevata al Casu anche nella mattinata del 15, suscitando la comprensibile reazione di quest’ultimo, che protesta vivacemente per l'entità delle multe, anche se solo ed esclusivamente verbalmente, senza minacciare in alcun modo l'incolumità dei vigili, come affermato da più di un testimone; nonostante ciò, in un breve lasso di tempo intervengono in piazza IV Novembre i carabinieri e un’ambulanza; i militari, di fronte a molti passanti, afferrano con la forza il sig. Casu, che cade in terra, e lo immobilizzano; quindi lo dispongono ammanettato su una barella e lo portano via: è in atto un ricovero coatto in psichiatria; non vi è, apparentemente, alcuna spiegazione plausibile che giustifichi un intervento tanto violento, essendo il sig. Casu un individuo indifeso e pacifico, tanto da far pensare che l'intervento delle forze dell'ordine sia motivato dall'intenzione di infliggere una "punizione esemplare" a uno dei tanti venditori abusivi che ogni mattina affollano la piazza, contro i quali, da tempo, la giunta comunale di Quartu ha intrapreso un’energica azione di contrasto; nell’ambito di questa “guerra agli ambulanti”, tuttavia, le guardie municipali di Quartu sembrano aver riservato la maggior parte delle loro attenzioni proprio al sig. Casu; una sorta di "accanimento selettivo", confermato indirettamente dalle parole dello stesso vicesindaco di Quartu, sig. Tonio Lai, il quale, nel corso del dibattito in giunta del 6 Settembre 2006, dichiara: “Siamo a conoscenza di un fatto certo, che la polizia municipale ha emesso numerosi verbali a carico del cittadino, signor Giuseppe Casu. Ne ha emesso soprattutto a partire da Maggio 2005, tantissimi …”;
a tale proposito, il "Comitato verità e giustizia per la morte del sig. Giuseppe Casu" sostiene che "pensando ai drammatici fatti dei giorni successivi, l’imposizione di questa multa sproporzionata assume l’aspetto sinistro di un avvertimento e di una provocazione";
come è noto, il ricovero coatto (Trattamento Sanitario Obbligatorio o TSO) viene giustificato da uno stato di agitazione psicomotoria e, nel caso in questione, si sarebbe reso necessario perché il sig. Casu avrebbe dato in escandescenze; in realtà, questi, verosimilmente, ha animatamente protestato per l'entità della multa comminatagli il giorno precedente e per quella, di ulteriori 5000 euro, ricevuta il 15 giugno;
il sig. Casu, viene dunque ricoverato presso il reparto di psichiatria dell’ospedale Is Mirrionis a Cagliari; al momento del ricovero, secondo il comitato sorto in sua memoria, Casu presentava varie contusioni, presumibilmente riferibili alla violenza dell'intervento con il quale è stato prelevato al momento del suo ricovero coatto; in particolare, presentava una mano particolarmente gonfia e dal colore violaceo e sangue nelle urine; i sanitari, tuttavia, non prestavano alcuna attenzione alla cosa e si limitavano a somministragli potenti sedativi e a legarlo al letto;
al momento del ricovero viene legato mani e piedi e immobilizzato anche tramite fascia toracica; i familiari, quando vanno a visitarlo, lo trovano sempre immobilizzato al letto di contenzione con mani e piedi legati; è in stato di incoscienza in seguito a sedazione; nei momenti in cui riprende coscienza, chiede di essere slegato, ma ciò non avviene; gli stessi familiari segnalano l’evidente gonfiore e il colore violaceo della mano destra e chiedono che il sig. Casu sia sottoposto a radiografia; l’ortopedico dell’ospedale, dopo averlo visitato, ipotizza una frattura, gli pratica una fasciatura provvisoria e chiede che sia sottoposto a esame radiografico che, però, non sarà mai eseguito;
dopo una settimana di ricovero - durante la quale i familiari, che vengono a trovarlo ogni giorno, chiedono ripetutamente ai sanitari il motivo della contenzione, ricevendo soltanto risposte vaghe circa la presunta necessità di tale trattamento -, il 22 giugno 2006, il sig. Giuseppe Casu muore improvvisamente, sempre legato al letto; i familiari assicurano che non soffrisse di alcuna patologia che lo potesse portare a una fine così rapida ed improvvisa;
anche dalla relazione della commissione d’inchiesta istituita dalla ASL in seguito a una denuncia dell’ASARP (Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica), risulta che il signor Casu è stato vittima di un ‘trattamento inaccettabile’ per essere stato immobilizzato, legato al letto mani e piedi e sedato, per sette giorni, dal suo arrivo al momento della morte; non risulta, inoltre, che sia stato sottoposto ad alcun esame clinico per verificare, durante la degenza, il suo stato di salute; nonostante le gravi responsabilità accertate, la ASL, tuttavia, si rifiuta di prendere qualsiasi provvedimento, essendo l’indagine da essa istruita finalizzata esclusivamente alla verifica della qualità del servizio;
i familiari e gli amici del sig. Casu, che dopo la sua morte si attivano subito per appurarne le cause, non accettano l’esito della frettolosa autopsia effettuata dai medici dello stesso ospedale il giorno successivo al decesso e, pur con grandi difficoltà, riescono a far riaprire il caso, sul quale attualmente indaga la Procura di Cagliari; in particolare, essi sollecitano la riesumazione della salma per effettuare una nuova e più approfondita autopsia;
si chiede di sapere:
quale sia stata l’esatta dinamica degli avvenimenti che hanno portato al ricovero coatto del sig. Casu, chi abbia assunto tale decisione e per quali motivi;
se non ritenga opportuno che siano resi pubblici tutti gli atti in base ai quali è stato attuato tale provvedimento (compresi i verbali dei vigili urbani e dei carabinieri e la relazione della dirigente della Polizia Municipale);
se risponde a verità che il sig. Casu abbia riportato la presunta frattura della mano e altre contusioni in conseguenza dell’intervento eccessivamente energico dei carabinieri intervenuti sul posto;
per quale motivo durante tutto il periodo di degenza il sig. Casu sia stato sedato e immobilizzato al letto di contenzione, trattamento che la stessa Asl ha definito “inaccettabile” sia sotto il profilo clinico che etico;
per quale motivo non sia stato eseguito esame radiografico per accertare l’origine dell’evidente gonfiore alla mano, nonostante i familiari e lo stesso ortopedico che ha visitato il sig. Casu lo avessero richiesto;
per quale motivo durante tutto il periodo della degenza non sia stato effettuato alcun esame clinico al sig. Casu;
per quali motivi, accertate queste responsabilità, non siano stati presi provvedimenti conseguenti;
se, in considerazione di tutto quanto sopra esposto, non ritenga opportuno sollecitare la riesumazione della salma al fine di effettuare uno nuovo e approfondito esame autoptico per chiarire le cause della morte e l’eventuale connessione col trattamento subito; si fa presente che i sanitari dell'ospedale Is Mirrionis hanno certificato come causa del decesso una tromboembolia polmonare, la quale può essere determinata da un prolungato stato di immobilità (nel caso del sig. Casu essa è stata totale, oltre che prolungata, visto che il paziente è stato sedato per tutto il tempo del ricovero) o da una frattura (qualora non vengano somministrati farmaci anticoagulanti, come al sig. Casu);
se risponde a verità che nella regione Sardegna, e in particolare nel comune di Quartu, il ricorso al Tso sia enormemente più frequente rispetto alla media nazionale e sia pari, secondo i dati diffusi in occasione della Giornata nazionale forum salute mentale, (29-30 settembre 2005), al 25,8% dei ricoveri psichiatrici contro una media nazionale del 8,9%.
Roma 03/11/06
Sen. Mauro Bulgarelli
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