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Indymedia chiude?
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ex indysardo Thursday, Nov. 09, 2006 at 4:14 PM |
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Questo post è destinato principalmente alla Sardegna, in cui spesso si parla della possibilità di aprire un "IndySard" autogestito.
Jeff Moe è un attivista statunitense che, bontà sua, ospitava gratuitamente numerosi Indymedia nel mondo - tra i quali Indymedia Italia. Ora Jeff si è stancato, ha deciso di staccare la spina ed ha invitato tutti a cercare alloggio da qualche altra parte: potete leggere il suo annuncio, o la traduzione in italiano.
Gli amministratori di Indymedia Italia stanno discutendo della cosa, che per ora è catastrofica: acquistare un servizio come quello offerto gratuitamente da Jeff costerebbe dai 1000 ai 3000 Euro AL MESE, e quindi esiste l'ipotesi molto concreta che Indymedia Italia chiuda entro poche settimane.
Una delle "soluzioni" in ballo è la creazione di un gruppo di Indymedia locali, a basso costo, che si scambino le notizie in qualche modo per mantenere il quadro globale della situazione. Questo richiederebbe l'attivazione e l'auto-organizzazione di gruppi di attivisti in tutte le zone interessate.
Credo che questa notizia sia interessante per coloro che hanno sempre parlato (ma solo parlato) di un IndySard "indipendente dagli admin italiani": probabilmente è giunto il momento di passare dalle chiacchiere ai fatti (e rendersi conto di cosa questo comporti).
Ma al di là di questo, Indymedia è stato fino ad oggi uno strumento molto utile per la comunicazione "di movimento" in Sardegna (e non solo), e la sua eventuale chiusura si farà sentire. Forse un po' tutti dovrebbero chiedersi se esistano soluzioni in grado di colmare, almeno in parte, la sua mancanza.
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idea solidale
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figos Thursday, Nov. 09, 2006 at 4:53 PM |
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perchè non trasformare Indymedia in una cooperativa di soci finanziatori ?
oppure ...
chiedere aiuto finanziario a BertinottiDiliberto (lo so che è impossibile però)... o ai quotidiani comunisti LiberazioneManifesto ,magari facendosi ospitare come inserto mediatico all'interno dei loro siti (+ o - come l'Espresso sul sito La Repubblica) !!!
altrimenti provare a chiedere ospitalità sul sito dei Radicali !
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come ?
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figos Thursday, Nov. 09, 2006 at 7:32 PM |
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non vorrai chiedere soccorso alla destra ? e con quale faccia ?
e ovvio che solo la sinistra parlamentare (PRC-CI)può concedere uno spazio ad Indymedia ...quindi Liberazione o Manifesto ...
lo so che può sembrare una cazzata quanto affermo ,però il fatto di trovare spazio come inserto mediatico ,in qualche sito di informazione "Mainstream" ,potrebbe non essere impossibile .Può diventare realistica la cosa no ?
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prc?
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comunista Thursday, Nov. 09, 2006 at 7:50 PM |
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Chiedere al Prc? Mah... Indymedia, che piaccia o no, si è sempre contraddistinta per l'autonomia dai partiti... andare "sotto" un partito, o un altro ente, vorrebbe dire rinunciare, di fatto, all'autonomia...
A mio avviso l'unica strada percorribile è che ogni realtà locale si autofinanzi il proprio progetto, di modo che il server centrale indymedia.org serva solo per creare i vari indirizzi italy.indymedia.org, o quello che si vuole. E lo spazio web e il traffico di queste sottosezioni siano finanziate dalle sottosezioni stesse.
Forse questa volta si sbatterà il muso su cosa vuole dire portare avanti un progetto così senza i soldi di qualche filantropo che ci metta i soldi e il nome. E per portare avanti tutto questo serve solo una cosa: *organizzazione*.
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coerenza
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comunista Thursday, Nov. 09, 2006 at 9:05 PM |
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Se si sceglie l'autorganizzazione e il rinunciare a una organizzazione "forte" (tipo partito), i casi sono 2: o si caccia la grana, o si aspetta la manna dal cielo, che può arrivare sotto forma di qualche filantropo che decide di sacrificarsi per gli altri, o enti vari che si offrono. Ma così non si va molto lontano, credo... Io non sono un fautore dell'autorganizzazione, anzi, vedo di buon occhio le organizzazioni "forti" (non parlo dei partiti esistenti, ma in genere della struttura del partito o cose del genere), soprattutto quando si tratta di progetti grossi e impegnativi, come è gestire una cosa tipo indymedia, anche se localizzato solo in sardegna. Problemi di varia natura: economici, tecnici, politici.
Come dire: si vuole tirare su indymedia sardegna? Benissimo. Allora ci devono essere tot persone che mettano i soldi, o li procurino con attività varie, anche ludiche. Ma deve essere una cosa stabile, altrimenti un progetto come indymedia tanto vale non farlo partire. E ci deve essere quindi una "struttura" (chiamatela come volete: associazione, collettivo, comitato), un gruppo di persone che si prendano la *responsabilità* del progetto, altrimenti non si va da nessuna parte. O almeno questa è la mia esperienza...
Pensare sempre di andare "a scrocco" è segno, a mio avviso, di "infantilismo" politico e i mancanza di progettualità (oltre che di serietà).
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autoresponsabilità indyana
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mall Friday, Nov. 10, 2006 at 8:56 AM |
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ci sono due tre cose che secondo me, per una trasparenza ed informazione, oltre che il modo di comunicarla, non sono ancora chiare di indymedia, almeno dal mio punto di vista.
non so se le tue riflessioni derivino da un senso di nostalgia di una forma indipendentista di indy sard, perchè scusa è ciò che avverto tra le righe. è un po come se dicessi " a mo sbattiamoci", che ci sta tutto, ci sta tutto nel caso di indy sard, ma non va introdotto in un contesto cosi complesso come quello que tu stai sfruttando, perchè questo mi sembra.
gia se parli di amministratori di indymedia, qualcuno che non ne conosce le dinamiche e pratiche orizzontali di discussione in mailing lists, potrebbe tranquillamente pensare che qualcuno decide di chiudere perchè se rotto lo palle e non cià na lira. ciò non è escluso, ma anche la semplificazione più becera della situazione.
poi vedi che commenti seguono; non so chi si rifà all' essere compagni e po al momento dei soldi ciao ciao! sarà un comunista.
ma che discussioni portiamo avanti in queste cazzo di colonne, nei commenti, nelle nostre menti. non si tratta di una questione esclusivamente economica; io non sono una tecnica ma al leggere gli archivi della lista italiana, si evince chiaramente cosa sia il problema process.
in lista si sta discutendo, ma non tutti e tutte. lo stesso problema è evidente quando, per leggere un po di sana informazione, energetica e stimolante pratica di comunicazione, la barra del newswire la devi scorrere e come. il problema non è indymedia, indy è lo strumento , non è un voi, nè un'amministrazione solo. in lista qualcuno parla di un strumento diventato bacheca, chi non la pensa così e chi si? comunichiamo all'interno di indy, come spazio comune, scambio, libertà di espressione, e vai..con tutto quello che vuoi...ma comunichiamo tra di noi? i dialoghi più diretti sembrano gli insulti reciproci...ma dai..che famo la fine dei media main stream e i politici all'italiana che si insultano, senza dire un cazzo, senza fare proposte..immagine, show di cazzate, senza niente che sappia di mente che va. parto dal presupposto che gia se qui rispondo e do una mia opinione, già so che non sto a scrivere su repubblica on line nè tantomeno parlo col fesso di turno del ministero. pero mi rendo conto dei limiti contro i quali si deve schiantare uno network come indy quando la radice del primo limite siamo todo@s quelli che si interconnettono attraverso indy. i contenuti che svuotano le piazze so gli stessi che riempiono di cazzate il newswire( non sempre, non generalizzo). e il processo è na spirale. noi ci autoalimentiamo, noi ci autodistruggiamo all'interno di un movimento che non si rende conto che non si sta esprimendo chiaramente e cazzutamente.e anche qui non generalizzo ma al massimo esce critica. sarà che oggi ho riletto i giornali di genova 2001, sarà che ho letto gli archivi di italylist, ma sarà anche che oggi ho risperimentato na trasmissione radio comunicando liberamente, chiacchierando col fine primo di essere chiari e non dare niente per scontato,( perchè questo per me fa parte dell'informare e condividere ) sarà che so le 8 e sto qua a rispondere a te e a chi legge...ma chi sa perchè cazzo so certa che manco per un attimo, oggi facendo ste cose, ho perso tempo.
interazioni stimolanti..creiamole in sti momenti. fare comunità è non lasciare nella merda chi cerca di conquistare libertà con te, creando strumenti per farlo, sperimentandone altri..e proponendoli. autogestione, indipendenza..pratiche di azione diretta..ci piace.. partecipiamo una comunità virtuale non si piglia la responsabilità. autoresponsabilità è la correttezza di fondo. non pigliamoci pe fessi e stronzi. respect, se no siamo piu fessi e stronzi di quelli che sono gli unici che dovrebbero comincià ad andare in crisi e tremare, perchè la nostra condivisione è un principio, per loro è fottersi con tutto l'interesse a farlo.
hasta pronto.. al meeting..quindi in indy e in tutti i suoi canali...
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autoresponsabilità indyana
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mall Friday, Nov. 10, 2006 at 8:57 AM |
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ci sono due tre cose che secondo me, per una trasparenza ed informazione, oltre che il modo di comunicarla, non sono ancora chiare di indymedia, almeno dal mio punto di vista.
non so se le tue riflessioni derivino da un senso di nostalgia di una forma indipendentista di indy sard, perchè scusa è ciò che avverto tra le righe. è un po come se dicessi " a mo sbattiamoci", che ci sta tutto, ci sta tutto nel caso di indy sard, ma non va introdotto in un contesto cosi complesso come quello que tu stai sfruttando, perchè questo mi sembra.
gia se parli di amministratori di indymedia, qualcuno che non ne conosce le dinamiche e pratiche orizzontali di discussione in mailing lists, potrebbe tranquillamente pensare che qualcuno decide di chiudere perchè se rotto lo palle e non cià na lira. ciò non è escluso, ma anche la semplificazione più becera della situazione.
poi vedi che commenti seguono; non so chi si rifà all' essere compagni e po al momento dei soldi ciao ciao! sarà un comunista.
ma che discussioni portiamo avanti in queste cazzo di colonne, nei commenti, nelle nostre menti. non si tratta di una questione esclusivamente economica; io non sono una tecnica ma al leggere gli archivi della lista italiana, si evince chiaramente cosa sia il problema process.
in lista si sta discutendo, ma non tutti e tutte. lo stesso problema è evidente quando, per leggere un po di sana informazione, energetica e stimolante pratica di comunicazione, la barra del newswire la devi scorrere e come. il problema non è indymedia, indy è lo strumento , non è un voi, nè un'amministrazione solo. in lista qualcuno parla di un strumento diventato bacheca, chi non la pensa così e chi si? comunichiamo all'interno di indy, come spazio comune, scambio, libertà di espressione, e vai..con tutto quello che vuoi...ma comunichiamo tra di noi? i dialoghi più diretti sembrano gli insulti reciproci...ma dai..che famo la fine dei media main stream e i politici all'italiana che si insultano, senza dire un cazzo, senza fare proposte..immagine, show di cazzate, senza niente che sappia di mente che va. parto dal presupposto che gia se qui rispondo e do una mia opinione, già so che non sto a scrivere su repubblica on line nè tantomeno parlo col fesso di turno del ministero. pero mi rendo conto dei limiti contro i quali si deve schiantare uno network come indy quando la radice del primo limite siamo todo@s quelli che si interconnettono attraverso indy. i contenuti che svuotano le piazze so gli stessi che riempiono di cazzate il newswire( non sempre, non generalizzo). e il processo è na spirale. noi ci autoalimentiamo, noi ci autodistruggiamo all'interno di un movimento che non si rende conto che non si sta esprimendo chiaramente e cazzutamente.e anche qui non generalizzo ma al massimo esce critica. sarà che oggi ho riletto i giornali di genova 2001, sarà che ho letto gli archivi di italylist, ma sarà anche che oggi ho risperimentato na trasmissione radio comunicando liberamente, chiacchierando col fine primo di essere chiari e non dare niente per scontato,( perchè questo per me fa parte dell'informare e condividere ) sarà che so le 8 e sto qua a rispondere a te e a chi legge...ma chi sa perchè cazzo so certa che manco per un attimo, oggi facendo ste cose, ho perso tempo.
interazioni stimolanti..creiamole in sti momenti. fare comunità è non lasciare nella merda chi cerca di conquistare libertà con te, creando strumenti per farlo, sperimentandone altri..e proponendoli. autogestione, indipendenza..pratiche di azione diretta..ci piace.. partecipiamo una comunità virtuale non si piglia la responsabilità. autoresponsabilità è la correttezza di fondo. non pigliamoci pe fessi e stronzi. respect, se no siamo piu fessi e stronzi di quelli che sono gli unici che dovrebbero comincià ad andare in crisi e tremare, perchè la nostra condivisione è un principio, per loro è fottersi con tutto l'interesse a farlo.
hasta pronto.. al meeting..quindi in indy e in tutti i suoi canali...
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precisazioni
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comunista Friday, Nov. 10, 2006 at 9:39 AM |
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Io non ho denigrato (o almeno, se l'ho fatto, non volevo farlo) il lavoro di indymedia. Io mi stavo ponendo soprattutto una serie di problemi tecnici e legali che stanno dietro progetti come indymedia (non in quanto indymedia, ma in quanto network presente nella rete). Chiariamoci: per tirare su un progetto come indymedia, dal punto di vista tecnico, servono sostanzialmente 3 cose: - lo spazio web - la banda web - qualcuno che dia i propri dati per comprare queste ultime 2 cose - i soldi per comprare le prime due cose
Fino ad ora, da quanto ho capito, praticamente tutti i siti di indymedia avevano lo spazio e la banda *offerti* da un tizio americano che, adesso, per motivi che non sta a me commentare, ha deciso di staccarsi da indymedia, e ha cercato a cercare casa da altre parti. Qualcuno qui sopra ha detto che per un sito come indymedia italia servono circa 3000 euro al mese. Sembra brutto parlare di soldi quando ci sono cose più alte e importanti, come indymedia è, ma queste cose alte e importanti vivono perchè fino ad ora c'è stato qualcuno che pagato per gli altri. E fino a che ci sta, tanto meglio, figuriamoci. Ma questo crea ovviamente una situazione precaria, per cui se il mecenate decide di staccare, il progetto rimane col culo in terra. Io domando: chi è che può pagare (sparo una cifra a caso, sto inventando) 2000 euro al mese per pagare spazio web e banda? Chi è che legalmente registra lo spazio web (mettendo i suoi dati personali)? Per ora il mecenate ha caricato tutto sulle sue spalle, e ora non lo vuole più fare.
Ribadisco le mie domande: chi paga? chi mette il proprio nome? La condizione necessaria (ma non sufficiente) per tenere su indymedia è trovare qualcuno che faccia questo. Ma non basta. E' evidente che ci deve essere anche chi gestisce (in modo democratico e non verticistico, lo so che è così), etc etc. Ma senza spazio web e banda, rimane ben poco da gestire.
Il punto è questo: se i vari progetti locali (che siano indymedia italia, sardegna, o quello che è) per autogestirsi i soldi e la gestione tecnica dovranno pensare a forme organizzative stabili, dato che presumo sia necessaria un po' di stabilità...
Sinceramente non mi sembra di avere scritto qualcosa contro indymedia. Resta il fatto che io non sono iscritto alla ml, non partecipo ai processi decisionali, ma mi limito a leggere, e ogni tanto a scrivere nel newswire. Questo perchè, per ora, non mi interessa partecipare attivamente a indymedia. Ma questo non sminuisce la portata dei problemi posti qui, che a mio avviso rimangono centrali per *chiunque*, singolo o collettivo che sia, voglia portare avanti un progetto in internet.
Saluti a pugno chiuso
PS: io non ho mai detto che non metterei soldi per finanziare indymedia. Se servisse fare un versamento per pagare lo spazio web e la banda, credo che darei il mio aiuto. Ma questo non annulla i miei dubbi...
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Preciso anche io
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ex indysardo Friday, Nov. 10, 2006 at 10:58 AM |
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Per "mall": premetto che (come puoi intuire dallo pseudonimo che ho usato) io ho partecipato ad Indymedia Sardegna, mi sono fatto la mia buona dose di sbattimenti e credo di conoscere bene come funziona il "process", con tutti i suoi limiti e lati positivi.
Ripeto inoltre che il mio post era diretto principalmente ai lettori di Indymedia Sardegna. E aggiungo che ho volutamente evitato gli inglesismi incomprensibili che dominano la terminologia Indyana.
Detto questo, non volevo assolutamente "sfruttare" la crisi di Indymedia per "rilanciare" il progetto "IndySard indipendente" - al contrario, credo che il mio commento sia evidentemente critico verso questa idea. Condivido pienamente la tesi secondo cui disperdere Indymedia Italia una ventina di Indymedia regionali ne ridurrebbe drasticamente l'efficacia comunicativa (sia all'interno che verso l'esterno), e moltiplicherebbe a dismisura il lavoro necessario per tener su la baracca. Ma al di là di queste riserve, mi è sembrato giusto avvisare coloro che hanno sempre sognato di avere la "loro" IndySard "indipendente dagli admin italiani" che è forse giunto il momento (se vogliono e possono) di passare dal dire al fare.
Critichi il mio post perchè sottintende una divisione tra "noi e loro" ("noi" lettori, "loro" amministratori di Indymedia). Bene, ma questa divisione tenderà sempre a crearsi e ad essere percepita. Non serve a niente nascondersi dietro un dito e dire che essa non esiste, citando i testi sacri. Ti dirò di più: dovunque esista un processo decisionale esistono delle regole e un'organizzazione, e il fatto che tutto questo, in Indymedia, non emerga chiaramente (al di là del solito mantra infarcito "orizzontalità", "consenso" e inglesismi vari) spesso contribuisce ad ALLONTANARE i potenziali partecipanti anzichè avvicinarli. Parlo per esperienza personale, e non sono certamente l'unico a pensarla così.
Fai notare che i problemi di Indymedia non sono prettamente economici, ma legati al "process". Bene, io penso che questo benedetto "process" non abbia nessun significato se non tiene conto delle condizioni materiali. Se vuoi possiamo dire che il problema non sono i soldi, ma il fatto che il "process" di Indymedia non consente di garantire un finanziamento al progetto, se non grazie all'intervento di qualche mecenate che si sobbarchi le sue lacune (ovvero tenga conto del fattore "mondo reale"). Questo non cambia di una virgola la questione.
Hai sicuramente ragione quando dici che Indymedia è lo specchio di una certa parte "movimento": le cazzate che girano nelle piazze si trovano anche qui, ingigantite dall'anonimato, dall'"open publishing" e dal "fattore tempo" (ovvero: chi dice cazzate ha spesso molto tempo da perdere per propagandarle). Personalmente ritengo che le condizioni materiali citate sopra stiano (finalmente) facendo giustizia di questa parte del "movimento", che nel suo avvitamento a spirale sta trascinando anche Indymedia. Ma qui il discorso si allunga di molto...
Concludo dicendo che non ho la risposta a tutto. Proprio per questo, penso che il "process" non debba essere un fine, ma uno strumento per raggiungere un obiettivo, tenendo conto delle condizioni materiali di partenza. Ma qual'è questo obiettivo? E si è sicuri di avere una reale percezione di quali siano le condizioni materiali di partenza? E quindi come va progettato lo strumento, ovvero questo benedetto "process"?
Sinceramente (nel caso di Indymedia) tutto questo mi pare sfuggente, non ho visto una gran voglia di approfondire, e questo è il motivo per cui sono un "ex" indysardo.
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perrsone che non vedono al di la del loro naso
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allibito Tuesday, Nov. 14, 2006 at 3:42 PM |
mail:
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l'unica differenza importante tra indymedia e un qualunque cms che vuole fornire informazioni è la popolarità. Che sia un blog o un portale o un semplice bb se è organizzato in modo comprensibile è un utile strumento di informazione. non riesco a concepire l'allarmismo nato dalla notizia di una probabile chiusura di indymedia.queste persone mostrano di non conoscere affatto la rete e sprecano vari bit tempo e banda per postare i propri inutili commenti. la rete offre la possibilità di prendere strumenti altrui e farli propri ma troppe persone sono forse troppo ottuse o pigre per capirlo. salveisì
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...e ti sembra poco?
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ex indysardo Tuesday, Nov. 14, 2006 at 7:06 PM |
mail:
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«l'unica differenza importante tra indymedia e un qualunque cms che vuole fornire informazioni è la popolarità»
...e ti sembra poco? Pur con i suoi evidentissimi limiti (che tempo fa mi hanno spinto ad abbandonare il progetto), Indymedia è (era?) un punto di riferimento per la comunicazione all'interno e all'esterno del "movimento", e spesso ha avuto un ruolo importante nella diffusione di notizie che non hanno risalto nei media "mainstream". Anche io auspico che nasca "qualcosa" meglio organizzato che possa sostituirla, ma questo "qualcosa" non è certo un forum o blog a caso in cui ritrovarsi in 4 o 5 a scrivere. E le altre decine di migliaia di utenti che oggi leggono Indymedia o ci scrivono, interni e esterni al "movimento"? Come verranno a sapere della sua esistenza? Chi assicurerà un flusso costante di notizie e contributi?
Se davvero pensi che basta "prendere strumenti altrui e farli propri" per diventare comunicativamente efficaci, mi viene da pensare che passi troppo tempo a navigare su Internet. Non credo che disperdere Indymedia in una marea di blogghini, forumetti e bibiessine completamente irrilevanti nel torrente di "informazione" che scorre sulla rete sia l'interesse di alcun compagno.
Se comunque sei così convinto di ciò che scrivi, potresti seguire il consiglio del mio messaggio: prova a darti da fare, e vedi cosa questo comporta. Salvarì tui puru!
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che sfiga essere idioti
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allibito Tuesday, Nov. 14, 2006 at 8:52 PM |
mail:
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«...e ti sembra poco? Pur con i suoi evidentissimi limiti (che tempo fa mi hanno spinto ad abbandonare il progetto), Indymedia è (era?) un punto di riferimento per la comunicazione all'interno e all'esterno del "movimento", e spesso ha avuto un ruolo importante nella diffusione di notizie che non hanno risalto nei media "mainstream". Anche io auspico che nasca "qualcosa" meglio organizzato che possa sostituirla, ma questo "qualcosa" non è certo un forum o blog a caso in cui ritrovarsi in 4 o 5 a scrivere. E le altre decine di migliaia di utenti che oggi leggono Indymedia o ci scrivono, interni e esterni al "movimento"? Come verranno a sapere della sua esistenza? Chi assicurerà un flusso costante di notizie e contributi?
Se davvero pensi che basta "prendere strumenti altrui e farli propri" per diventare comunicativamente efficaci, mi viene da pensare che passi troppo tempo a navigare su Internet. Non credo che disperdere Indymedia in una marea di blogghini, forumetti e bibiessine completamente irrilevanti nel torrente di "informazione" che scorre sulla rete sia l'interesse di alcun compagno.» indymedia puo anche disperdersi nel nulla e tu non capisci un cazzo dato che per sostenere ad oltranza una tua stronzata ti metti a fare congetture sull'uso che gli altri fanno del proprio tempo e per andare oltre vai anche avanti con la fantasia cercando di confutare concetti che nessuno ha mai espresso.
«Se comunque sei così convinto di ciò che scrivi, potresti seguire il consiglio del mio messaggio: prova a darti da fare, e vedi cosa questo comporta.»
ti permetti anche di concludere con un buon consiglio...sei ridicolo e lo ribadisci mostrando a tutti di non conoscere assolutamente il tuo interlocutore. vergognati...
mi scuso con tutti per aver riempito questo spazio,non so neanche perchè mi sono messo a discutere con questo personaggio vogliate perdonarmi
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Mal comune mezzo gaudio
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ex indysardo Tuesday, Nov. 14, 2006 at 10:39 PM |
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«indymedia puo anche disperdersi nel nulla e tu non capisci un cazzo dato che per sostenere ad oltranza una tua stronzata ti metti a fare congetture sull'uso che gli altri fanno del proprio tempo e per andare oltre vai anche avanti con la fantasia cercando di confutare concetti che nessuno ha mai espresso.»
Mi sa che qui il primo ad accusare gli altri di essere "ottusi e pigri" sei stato tu. Vista la tua sicurezza nello sputare sentenze, ho automaticamente declassato l'intelligenza di ciò che hai scritto.
Comunque può darsi che abbia frainteso ciò che volevi dire, visto che in effetti (e qui ti dò ragione) non si capisce cosa volessi proporre. Saresti così gentile da spiegarlo nel dettaglio? Così (se t'interessa) sarà possibile discutere di qualcosa di più concreto.
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Uno di Shardhack (una precisazione)
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Smè Wednesday, Nov. 15, 2006 at 2:43 PM |
mail:
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Shardhack non ambisce nè ha mai ambito a ricoprire il ruolo di indySard, assolutamente! E' solo un piccolo esperimento di scrittura collaborativa e socializzazione on-line e off-line che presto probabilmente utilizzerà "noblogs" di autistici/inventati.
Lunga vita ad indySard!
Smè
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sardigna.indymedia.org
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Cloppete Tuesday, Nov. 21, 2006 at 3:07 AM |
mail:
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Ricollegandomi al post di partenza, sembra che exIndySardo si sia dimenticato le discussioni alle origini della nascita di IndySard, quando si scatenarono polemiche sulla presenza "sotto" italy e sull'uso della lingua italiana o sarda.
Non c'era bisogno di "aspettare" la chiusura di italy.indymedia per un simile passaggio, che era stato oltretutto previsto e auspicato. Ovviamente il passaggio richiedeva una serie di cosucce quali:
- passaggio di presentazione a livello internazionale (http://www.indymedia.org)
- capacita' tecniche di (auto)gestirsi la piattaforma informatica
- capacita' di contribuire economicamente al network internazionale
- mantenere rapporti costanti col network internazionale
- tante altre cosucce
Tutto quanto sopra e' stato fatto, fino ad ora, da italy.indymedia e, in oltre tre anni di vita di IndySard, non e' stato fatto assolutamente nulla per arrivare a questo. Italy.Indymedia fra qualche giorno chiudera' e vedremo se questo scossone servira' a dare la sveglia.
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Lavori in corso
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Cloppete Sunday, Nov. 26, 2006 at 1:13 PM |
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A 3 giorni dalla possibile chiusura di italy.indy (e di indySard di conseguenza), la discussione nella principale mailingList di indy-italia (italy-list) e' piuttosto accesa. Dal mio personalissimo punto di vista, credo che la discussione debba essere allargata, e lontano dalla tastiera per cui, indypendentemente dal futuro immediato di indy, sarebbe il caso ritrovarsi e parlarne.
E' stato fatto un tentativo subito prima dell'incontro di Torino, andato totalmente deserto (eravamo in 5) ... ad ogni persona il tirare le sue considerazioni personali.
Sono tante le opzioni messe in campo dalla discussione in atto ma, quale che sia la conclusione, indySard dovra' fare i conti con le proprie forze, ovvero ZERO.
Ciao indySard.
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ma vaffanculo , indymedia deve restare cosi come e basta se no la prendo io e la gestissco
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by
bru Sunday, Nov. 26, 2006 at 5:27 PM |
mail:
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ma che so tutte ste stronzate
indymedia deve rimanere cosi c0me,
se no la prendo io e la gestisco io
e la lascio esattamente cosi come'
e non muovo neache un dito, non sposto nulla
se la poteva gestire uno studente americano
se qualcuno me insegna qualcosa de internette posso comincia' a fa sso lavoro fin da subito
a indymedia ponno partecipa tuttie tutti e dico tutti e tutte
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