Noi precari e precarie, migranti e studenti del Comitato veneziano Stop precarietà riteniamo inaccettabili le accuse rivolte ai compagni e alle compagne della CGIL che come categorie, aree programmatiche e a titolo personale hanno aderito alla manifestazione del 4 novembre. E' in atto un processo di condanna, collettivo e personale, nei confronti di chi, interno alla CGIL, ha partecipato e partecipa alla nostra lotta. Riteniamo che così vengano rinnegati ed offesi quei principi e quei valori di democrazia e pluralismo che hanno caratterizzato le scelte e le azioni di questo sindacato fin dalla sua nascita. Ci chiediamo che cosa stia accadendo. Ci chiediamo perché il 4 novembre non ci fosse al nostro fianco la CGIL intera. Eppure quello che chiediamo è la difesa di diritti che dovrebbero essere inalienabili come quelli di cittadinanza, di un lavoro stabile, di una scuola pubblica per tutti. A noi questa sembra una deriva in una direzione che è opposta a quella dei movimenti. Per portare avanti le battaglie contro la precarietà e spingere il governo a rispettare gli impegni presi (abrogazione della legge 30, della Bossi-Fini e della Riforma Moratti) abbiamo bisogno di un'ampia base sociale e politica comprendente tutti i soggetti che credono nella nostra piattaforma iniziale e siano disposti a lottare contro la precarietà in difesa di un'idea di società più equa e giusta, senza condizioni né eccezioni.
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