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la stroria nazionale insegnata in Libano
by medioriente.net Wednesday, Nov. 29, 2006 at 7:16 PM mail:

http://www.medioriente.net/?q=libano_la_storia_nazionale_nelle_scuole_libanesi_affinche_nascano_cedri



Bilal Mousawi è un insegnante laico appartenente in origine alla comunità sciita di Beirut. Alterna con disinvoltura un abbigliamento tipico sciita, camice grige o beige con colletto ben abbottonato, ad uno stile marcatamente occidentale, cravatta indossata anche su di un jeans. Mi spiega che non si tratta di una schizofrenia possibile solo in un paese soggetto a influenze politiche e stilistiche provenienti sia dal radicalismo sciita che da quello occidentale. È semplicemente un “conoscere la propria origine e vestirsi come meglio si crede per essere a proprio agio in giornate alterne”. Il professor Mousawi insegna storia in una delle poche scuole medie superiori laiche, quindi multiconfessionali, della capitale libanese. Una soddisfazione per un insegnante appartenente ad una delle comunità più povere e numerose del paese, una comunità che ha vissuto sempre ai margini della grande politica interna, in un paese dove i libri di storia si fermano rigorosamente all'anno dell'indipendenza: 1943.

Come fa a insegnare la storia contemporanea di un paese che ha avuto negli ultimi trent'anni una guerra civile, presenze militari straniere e numerose invasioni israeliane?
L'ultima aggressione israeliana ha dato una accelerazione al sentimento di unità nazionale, l'individuazione di un comune nemico attuale permette ai ragazzi di confrontarsi con più serenità sul recente passato libanese costellato di lotte fratricide. Si tratta solo di distensione tra ragazzi comunque privilegiati in quanto cresciuti in un ambiente socialmente protetto e politicamente progressista.

Esistono tentativi dell'editoria scolastica di trattare il recente passato?
Come sarebbe stato possibile trattare dell'omicidio di Kamal Joumblatt avvenuto nel 1977 per mano siriana se questi hanno avuto per tutta la durata degli anni novanta una presenza militare quattro volte più numerosa dell'attuale Unifil? Questo è un paese dove i libri di storia hanno provato a scriverli anche uomini politici come l'ex presidente Beshir Gemayel. Tentativi di storiografia condivisa da tutte le sensibilità confessionali sono in atto, ma ancora è lunga la strada per la pubblicazione e adozione scolastica.

Parliamo della comunità sciita in Libano. Sembrava godere della gratificazione dell'intero paese subito dopo l'estate, sembrerebbe una emancipazione collettiva rispetto la lunga subordinanza verso i sunniti all'interno della comunità musulmana e verso i cristiani all'interno di quella nazionale.
La comunità sciita ha sempre vissuto ai margini della vita politica ed economica di questo paese. Sotto l'impero ottomano i diritti agli sciiti venivano negati. Quando vennero istituiti nel 1845 due assemblee consultive a seguito di disordini confessionali nella regione furono riconosciuti un delegato per ogni rappresentante confessionale: i maroniti, i greco cattolici, i greco ortodossi, i sunniti e i drusi. Il delegato sunnita aveva il compito di rappresentare anche gli sciiti. Una logica di rappresentanza poco rispettosa delle quote di appartenenza confessionali come della stessa storia della religione musulmana. Con la caduta dell'impero ottomano viene lentamente riconosciuta l'esistenza di una comunità sciita, ma questo avviene ormai troppo tardi. La città di Beirut ha goduto sotto gli ottomani di una autonomia ampia e ha sviluppato servizi pubblici, infrastrutture e scuole private. Con la caduta dell'impero si investe suo collegamenti che portano verso Damasco. Il sud del paese, dove risiedono gli sciiti, rimane privo di risorse economiche, infrastrutture e di un piano di sviluppo. Negli anni '20 le città del sud, Tiro, Sidone, vengono collegate con le campagne della valle del Békaa, così si crea una entità geografica separata dalla capitale e dal resto del paese.

A quando le prime entità politiche sciite?
Negli anni '60 il sud del Libano è diventato anche luogo di residenza dei fedayn di Arafat, la continua guerriglia a bassa e media intensità ha impedito che anche la sola risorsa agricola prosperasse. Ed è in questo periodo che molti ulema sciiti hanno completato la propria formazione nella città santa di Najaf in Iraq o a Qom in Iran. Alcuni di questi, di cui il più rappresentativo fu l'imam Mousa al Sadr, una volta tornati diedero vita al movimento dei diseredati, formazione socio politica che pone un limite alle politiche di arabizzazione portate avanti dall'Egitto come dai palestinesi e di interconfessionalismo portate avanti dalle sinistre. Per la prima volta gli sciiti ebbero una organizzazione nella quale riconoscersi, dagli anni '70 si va frormando anche una ala militare chiamata Amal.

Da Amal sono poi nati gli Hezbollah.
Dalla regolarizzazione di Amal è nato Hezbollah. Ma andiamo con ordine, nel 1979 l'Ayatollah Khomeiny prende il potere a Teheran, poca è allora l'influenza sulla comunità sciita in Libano. Nel 1982 Tsahahl, l'esercito con la stella David, comincia l'operazione pace in Galilea. Mentre gli israeliani arrivano a Beirut gli sciiti intraprendono piccole azioni di resistenza. Ed in questo momento che arrivano i primi grossi finanziamenti dall'Iran. Amal era allora guidata da Nabih Berri (attuale presidente del parlamento libanese n.d.r.) che preferì una linea di dialogo nazionale con le altre organizzazioni guidate dal druso Walid Jumblatt o dal cristiano Bachir Gemayel. Questa scelta creò un dissenso a cui seguì una scissione nella comunità sociopolitica sciita; dalla formazione Amal islamico troverà il suo compimento tra il 1983 e il 1985 gli Hezbollah che formalmente faranno capo a Khomeiny.

Ed è in questo momento che una parte del Libano, la componente sciita, elabora un doppio senso di appartenza: sia alla comunità libanese che all'Iran dei Pasadran?
È una questione complessa. Prima dell'avvento di Khomeiny non esisteva una autorità religiosa riconosciuta come guida suprema in grado di orientare la rivoluzione islamica. Khomeiny assunse su di se il potere religioso e politico, e con questa novità non da poco gli Hezbollah si sono sempre dovuti confrontare. Hezbollah ha cominciato a definire e risolvere questa contraddizione nel 1985, distinguendo in un documento politico intitolato “appello ai diseredati” tra l'aspetto religioso del movimento e l'aspetto pratico. Gli Hezbollah non rinnegarono la propria tensione alla creazione di uno stato islamico, ma presero atto che questa sarebbe dovuta avvenire sulla libera scelta della cittadinanza e non sulla imposizione di una parte di essa. Presero atto senza lacerazioni interne della impossibilità di creare uno stato islamico in Libano. L'Islam rimane alla base dell'operato degli Hezbollah ma solamente in forma etico politica. Questa pratica portò nel 1992 l'organizzazione alla partecipazione alle elezioni legislative. Questa significò l'accettazione di una amministrazione pluriconfessionale dello stato. Una scelta rivendicata con orgoglio dagli Hezbollah: il Libano come paese mediorientale dove tutte le comunità confessionali partecipano alla amministrazione della cosa pubblica; a differenza del vicino Israele dove lo stato è al servizio di una sola comunità.

Quindi gli Hezbollah oggi hanno poco a che vedere con l'Iran?
Sarebbe eccessivo affermare questo. Gli Hezbollah fanno parte di quella comunità sciita che ha riconosciuto l'autorità religiosa e politica dell''Imam Khamenei come successore di Khomeiny. La linea politica deve avere l'avvallo e il conforto della condotta religiosa, quindi l'ultima parola spetterebbe sempre all'Imam Khamenei che detiene il potere di approvare o meno decisioni sulle opzioni di guerra e pace come sulle grandi decisione politiche. La decisione presa dagli Hezbollah di partecipare a pieno titolo alla vita politica libanese rispettando le regole di questa è stata presa con l'avvallo dell'autorità religiosa e politica dell'Iran. Ora oltre a un problema formale che indubbiamente esiste, dobbiamo prendere atto di una affinità ad intermittenza tra la politica libanese nel proprio complesso e la politica estera dell'Iran. Altrimenti come si spiegherebbe l'accusa rivolta alla Siria di fiancheggiamento agli Hezbollah se questi non hanno nessun legame di natura religiosa ma solo politica?

Come vede oggi gli Hezbollah?
Le due principali formazioni sciite, Amal ed Hezbollah, hanno saputo guadagnarsi e costruirsi l'agibilità politica in Libano. Tocca adesso saperla costruire anche su un piano internazionale. Le istanze politiche portate avanti dagli Hezbollah in questi anni su un piano anche militare erano istanze di gran parte dei libanesi. Gli Hezbollah per una affinità maggiore con il martitio e per una ideologia retoricamente più jihadista sono stati l'avamposto di tutto il Libano. Adesso in parte lo scenario è cambiato, l'esercito nazionale libanese avrà sovranità anche nelle province meridionali, vedremo se esercito e guerriglia a bassa intensità potranno coesistere o meno, ma ormai tutti stanno comprendendo che per risolvere il conflitto alla radice va risolta la questione palestinese e la restituzione delle terre occupate da Israele.




di Alessandro Di Rienzo

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