20
morti: sette tedeschi, cinque belgi, tre italiani, due austriaci, due
polacchi e un’olandese.
Tutti i passeggeri della funivia del Cermis.
Turisti, gente in vacanza nel pieno della stagione
sciistica, travolti da una fine assurda: il gioco
violento ed infantile, di quattro militari che si
cedevano superuomini, quattro militari che
indossavano la divisa da ufficiali
dell’aeronautica militare americana. Il loro
aereo, un Ea-6b, dislocato ad Aviano (Pordenone)
nell'ambito di missioni in Bosnia per conto della
NATO, sceso volutamente troppo a bassa quota
durante un’esercitazione nella zona di Cavalese,
in val di Fiemme, trancia a velocità micidiale un
cavo della funivia ed urta la cabina dell’impianto
che precipita al suolo. Unico superstite il
manovratore che resta appeso nel vuoto. La
cabina che stava scendendo verso Cavalese si
schianta al suolo poco lontano dal greto del fiume
Avisio, dopo essere precipitata nel vuoto per più
di cento metri. Dopo la sciagura l’aereo militare
con a bordo il cap. Richard J. Ashby,
pilota e comandante del velivolo; il cap.
Joseph P.
Schweitzer,
navigatore e ufficiale numero uno alle
contromisure elettroniche; il cap. William L.
Raney, navigatore e il cap.
Chandler P.
Seagraves,
navigatore, rientra alla base di Aviano, senza
neppure aver lanciato l’allarme e senza avvertire
il suo comando di quanto accaduto. L’unica
preoccupazione del pilota e del secondo è quella i
distruggere il nastro di una videocamera con la
quale avevano ripreso tutte le pazzesche
evoluzioni del loro velivolo. E, forse, sta
proprio in quella videocamera la causa della
tragedia: il cap. Richard J. Ashby, che stava per
lasciare Aviano per rientrare in patria dove
avrebbe cominciato a volare su F18, voleva portare
con sé un ricordo del suo idiota "rambismo" in
terra italica.
|