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FALLUJA: LA GUERNICA d'america
by (A)lieno Friday, Nov. 19, 2004 at 6:12 PM mail:

macellai di carne umana non altro

FALLUJA: LA GUERNICA...
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FALLUJA: LA GUERNICA D'AMERICA
HECTOR CARREON


Los Angeles, Alta California - Il 26 Aprile del 1937, la Luftwaffe nazista scagliò 100.000 libbre di bombe sul pacifico villaggio basco di Guernica, in Spagna, su incitamento del Generalissimo fascista Francisco Franco.
Alla fine del giorno, Guernica era ridotta totalmente in macerie, 1.654 civili baschi erano stati massacrati e 889 feriti. Il mondo in quei giorni rimase sconvolto da quell'azione brutale. Il Generalissimo Franco negò inizialmente di fronte alla stampa che l'incursione fosse mai avvenuta. Successivamente, quando vennero pubblicate le fotografie del massacro, il fascista Franco scagliò la colpa della distruzione e delle uccisioni di Guernica su coloro che l'avevano difesa.

L'attacco brutale sui civili baschi, con ricorso al bombardamento massiccio e indiscriminato, fu immortalato dall'artista spagnolo Pablo Picasso nel suo dipinto del 1937 intitolato “Guernica”. Adesso in tutto il mondo il dipinto “Guernica” è diventato un simbolo degli orrori della guerra intrapresa da fascisti diabolici e da dittatori che non danno alcun valore alla vita umana nel perseguimento dei propri obiettivi politici e nella conquista delle risorse naturali. Thomas Gordon e Max Morgan nel loro libro, “Guernica: The Crucible of World War II”, riportano la testimonianza di un superstite: “L'aria era resa viva dai lamenti dei feriti. Ho visto un uomo che strisciava all'altro capo della strada, trascinandosi dietro le gambe spezzate....Pezzi di persone e di animali erano disseminati dappertutto.... Nel mucchio c'era una giovane donna. Non riuscivo a staccare gli occhi da lei. Le ossa attaccate al vestito. La testa completamente torta a destra attorno al collo. Se ne stava lì, la bocca aperta, la lingua penzolante di fuori. Ho vomitato e ho perso conoscenza ”.

“Guernica” è tornata. Questa volta non sono i Nazisti della Luftwaffe che gettano bombe su un villaggio in Spagna, ma sono gli U.S.A. che scagliano bombe e che massacrano centinaia di civili, incluse donne e bambini, nella città di Fallujah in Iraq. Come Franco in “Guernica”, l'esercito degli U.S.A. nega di aver designato i civili come bersaglio, ma dall'Iraq stanno filtrando report censurati e dicono che oltre la metà delle moschee nella città sono state ridotte in rovine e che i Marine degli Stati Uniti stanno facendo uso di gas letali contro i difensori della città, una pratica che sta inoltre causando un massiccio numero di vittime fra i civili che rimangono a Fallujah. Altri report sui media Arabi parlano di centinaia di vittime civili sotto le macerie delle case che sono state colpite dalle bombe degli U.S.A. durante l'iniziale “ammorbidimento” militare della città. Le raccapriccianti fotografie dei morti rievocano il racconto del superstite di “Guernica” citato sopra.

È ironico che il 5 Febbraio del 2003, quando il Segretario di Stato Colin Powell stava chiedendo l'autorizzazione alla guerra contro l'Iraq davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York City, la copia del “Guernica” di Picasso che si trova al secondo piano della sede delle Nazioni Unite fosse stata “coperta” con un grande drappeggio. Appena 24 ore dopo che Powell aveva fallito di convincere il dubbioso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il presidente George W. Bush dichiarava che “the game is over” e lanciava il brutale attacco di ispirazione Sionista “Shock and Awe” contro l'Iraq. Da allora si sta ancora contando il numero di civili iracheni fatti esplodere in pezzi dalle bombe e dai missili degli U.S.A. .

Oggi Fallujah è la Guernica dell'America e i media degli U.S.A. stanno coprendo la criminale e omicida operazione militare in corso. Inoltre non c'è assolutamente stata alcuna forma di reazione o protesta da parte dell'establishment politico Statunitense. Ciò indica un profondo malessere spirituale e morale fra gli Americani e la decadenza della leadership degli U.S.A.

I media non stanno sollevando alcuna obiezione ai crimini di guerra che si commettono a Fallujah, fanno invece apparire le selvagge operazioni militari attualmente in corso come perfettamente normali. I report dei media celano agli Americani il vero carattere del vizioso assalto militare, che è quello di distruggere una fonte significativa dell'opposizione all'occupazione colonialista degli U.S.A. ed al suo regime 'fantoccio'.

< Come il Generalissimo Franco a Guernica, il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld sta mentendo al pubblico Americano sul numero di vittime civili irachene a Fallujah. Ci sono circa 30.000 civili che ancora vivono a Fallujah e molti di questi sono già stati uccisi. Il resto di loro rappresenta un obiettivo “legittimo” negli assalti casa per casa da parte dei Marine degli Stati Uniti. Occorreranno mesi, se non anni, per determinare la vera estensione del massacro di civili.

Fallujah è la Guernica dell'America! Chi avrebbe mai pensato che il paese che liberò l'Europa da quelli che erano i responsabili di Guernica oggi avrebbe preso il loro posto? Adesso la sete di sangue pervade i media degli U.S.A., l'establishment politico e larghi settori della popolazione Americana. Si rabbrividisce nel pensare a cosa condurrà tutto questo. Forse all'Armageddon?

Hector Carreon
Articolo originale: Fallujah : America's Guernica
Fonte: La Voz de Aztlan - http://www.aztlan.net/
16 novembre 2004
Traduzione di Melektro
Fonte:http://www.peacelink.it






Articolo originale:
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(A)lieno

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Fallujah: Relato de un sobreviviente
by a Friday, Nov. 19, 2004 at 6:46 PM mail:

Estuvo 7 días sin poder salir. Sangre, muerte y pánico en la ciudad tomada por EE.UU.
Quedo atrapado en el infierno de Fallujah, la ciudad rebelde iraquí bombardeada día y noche durante una semana por los EE.UU. Su odisea comenzó un lunes para terminar el lunes siguiente. Fares Dlimi, fotógrafo y corresponsal iraquí de AFP en ese bastión insurgente, debió esconderse de casa en casa, esquivar balas y cadáveres. Sólo la mano de un médico militar logró ponerlo a salvo, tras siete días de horror.

Dlimi vive en Fallujah. Fue uno de los habitantes que decidió quedarse cuando la ofensiva militar norteamericana amenazaba con caerle encima.

La noche se asomaba. Era lunes y el cielo se descolgó en un diluvio de fuego en el norte de la ciudad. La ofensiva había empezado, Dlimi se dio cuenta que estaba en el lugar equivocado en el peor momento, y decidió huir hacia el sur, hasta que la oscuridad lo atrapó en una casa abandonada.

Amaneció. "Quiero llegar a mi casa" pensó, pero miró a su alrededor y perdió el ánimo "renuncio, es demasiado peligroso". "Ni una sola casa se salvó". Sólo hay cráteres de bombas. Aparecen los tanques de EE.UU. intentado avanzar, como él, hacia el sur. Surgen los combatientes. Se desata el caos. "Las explosiones son tan potentes que me levantan del suelo. Corro. Me caen encima polvo, ladrillos y trozos de metal. Pierdo el conocimiento y cuando abro los ojos me encuentro en una casa", contó.

Cuando volvió en sí, ya era de noche otra vez. Decidió seguir. Para ello tenía que atravesar la vital calle 40 bajo el fuego de los francotiradores. "Corro como loco. La calzada está sembrada de cadáveres y hay heridos que se quejan, pero nadie puede ayudarlos", recuerda. Ya no puede avanzar. Esperará al otro día.

Es miércoles. Quiere surcar otra vez la bendita calle 40, pero allí se libra una batalla campal. "Veo tanques en llamas y a combatientes que se lanzan a la batalla con total desprecio por sus vidas. Se apoderaron de los tanques abandonados y comenzaron a maniobrarlos" hasta que les cayeron encima los misiles.

Avanza entre casas en ruinas, hasta que es noche otra vez. "El olor de la muerte está en todas partes. Veo a perros y gatos devorar cadáveres en las calles", se horroriza. Está agotado. Pero sin darse cuenta llegó al sur.

Jueves. Se dirigió a su casa en el barrio de Nazal. Fue por su auto para poder cruzar el Eúfrates y salir de la ciudad, pero no está. Un vecino se lo llevó y un obús les cayó encima.

Dlimi se dirigió hacia el río. Lo mejor era cruzar a nado. Pero aparecieron los helicópteros. La noche otra vez. "Aquello era el día del Juicio Final. Sólo se escuchaban los llantos y lamentos de las mujeres". Se durmió en una casa ocupada.

Viernes y aún en el infierno. Los estadounidenses llaman a los rebeldes a rendirse en la mezquita de Fardous. Pero teme una trampa. Otra vez de casa en casa. Los cadáveres de cuatro hombres con un balazo en la cabeza. Y gritos. "Entré en una casa y vi una mujer con dos nenes, uno herido en la pierna, y tres hombres tirados en el suelo", muertos. Los estadounidenses los mataron, dirá la mujer.

"La mujer estaba aterrorizada. Le dije que tomara la camisa blanca de su difunto esposo y me acompañara hasta la mezquita", donde aguardaba el ejército iraquí. Dlimi, la madre y los chicos son llevados hasta la estación de trenes, en los límites de la ciudad. Había allí unas 1.500 personas. Un encapuchado decidía con el dedo quién era combatiente. Y un médico militar iraquí le creyó: él era periodista, y lo ayudó.

Llega el sábado. El médico lo hace salir de la estación y le indica la ruta hacia Saqlawiya, 10 km al oeste de Fallujah. Camina tres kilómetros, atraviesa un retén en cuatro patas y llega a una granja. Se da cuenta: salió del infierno, y se deja caer agotado. "Tenía vértigos, el vientre hinchado. Comí y dormí todo el domingo". El lunes, Fares Dlimi consiguió llegar a Bagdad.

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Ola, compagnero....
by Cervantes Friday, Nov. 19, 2004 at 9:40 PM mail:

Si no lo se, aqui' estamos en Italia.

Entonses si tu quieres escribir algo debes escribir en
ITALIANO, cabron.

Hasta pronto.

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amigo
by El cordobes Saturday, Nov. 20, 2004 at 4:04 AM mail:

Amigo no me embrollar!!
Esto no es sangre, esto es salsa de tomate.
Cusano solitario que su madre odia!!. (tenia)

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