da SENZA CENSURA N.18 NOVEMBRE 2005
La controrivoluzione a casa nostra
La “EUROGENDFOR” e il “Centro di Eccellenza per Unità di Polizia per la Stabilizzazione”.
Ci è sembrato necessario approfondire la conoscenza di questi due progetti della contro-rivoluzione mondiale che avranno sede permanente a Vicenza. La stessa città vede la presenza della caserma Ederle, dove sono di stanza i paracadutisti della 173^ Airborne Brigade, operanti ora in Afghanistan e per un anno operativi in Iraq (1).
La “EUROGENDFOR” ovvero la “Gendarmeria Europea” «Di un contingente come questo si ha bisogno in tutte le missioni internazionali. La risposta al terrorismo non è più la Difesa ma l’organizzazione della sicurezza.» (Antonio Martino, Ministro della Difesa, all’annuncio della costituzione di Eurogendfor)
«Eurogendfor si occuperà prevalentemente di missioni internazionali di polizia di tipo “robusto” o “a mandato esecutivo”, come missioni di sostituzione di polizia (quando la polizia locale non c’è oppure non funziona), missioni di unità integrate di polizia (formazioni simili alle Msu dei Carabinieri) ed anche di missioni di assistenza di polizia (nei casi in cui è necessario rafforzare la polizia locale). Il teatro di riferimento, sulla carta, potrebbe essere il mondo intero.» (Claudio Catalano, direttore della rivista online “politicaestera.org”, autore di ricerche sulla nuova Forza di gendarmeria per conto dell’Istituto di studi sulla sicurezza dell’Unione Europea di Parigi)
Presso la caserma “Chinotto” di Vicenza, è stato stabilito il Quartier Generale della “Eurogendfor (EDG)” la Gendarmeria Europea che verrà istituita sul modello delle forze di polizia nazionali a ordinamento militare dei paesi della UE (in tutto 5), fra le quali avranno un ruolo preminente i carabinieri italiani. Infatti, oltre a fare i ‘padroni di casa’ e a mettere a disposizione un cospicuo contingente di uomini, l’arma fungerà da vero e proprio modello di riferimento, in particolare per quanto svolto in questi anni con le MSU (Multinational Specialized Force) nelle missioni di guerra intraprese dall’Italia. Agli istruttori dei carabinieri verranno demandati alcuni degli aspetti più importanti della formazione del futuro personale della EGF. Infatti il Reggimento MSU, che è stato rinominato IPU (Integrated Police Unit) e posto alle dipendenze della Forza Militare Europea, si avvale del contributo di sette diversi paesi e ha nell’Arma la sua struttura portante. Oltre cha dai carabinieri italiani la EGD è composta dalla gendarmeria nazionale francese, la Maréchaussé olandese, la guardia nazionale repubblicana portoghese e la guardia civil spagnola. Negli ultimi 20 anni, più di 10.000 Carabinieri sono stati addestrati nella caserma “Gen. A.Chinotto”, frequentando il secondo anno del corso per Sottufficiali o corsi trimestrali per Brigadieri, od anche i diversi corsi di specializzazione per Comandanti di Stazione, Investigatori, capi equipaggio per nucleo radiomobile, corsi di investigazione sulla scena del crimine e così via. Durante gli ultimi tre anni, la scuola ha fornito l’addestramento al personale selezionato per essere impiegato in missioni di peacekeeping, come parte delle Multinational Specialized Units in Bosnia, Kosovo e in Iraq. Secondo Catalano: «Il comando è stato collocato a Vicenza di comune accordo tra gli Stati partecipanti, perché alla caserma “Chinotto” sono già esistenti diverse strutture tra cui il centro di eccellenza che i Carabinieri stanno creando per l’impiego di forze di polizia a statuto militare nel peacekeeping, secondo il piano d’azione previsto al vertice di Sea Island l’estate scorsa. Come comandante della forza, invece, è stato nominato un generale francese, il Brigadier generale Déanaz della gendarmeria nazionale. In Eurogendfor vige comunque un principio multinazionale che garantisce la rappresentanza di tutti gli Stati partecipanti. Le decisioni politiche infatti sono prese da un comitato interministeriale, il Cimin, che riunisce rappresentanti dei cinque Stati.» (2)
La proposta di creare una Gendarmeria Europea venne fatta dal ministro della Difesa francese Alliot-Marie durante la riunione informativa dei Ministri della Difesa dell’Unione tenutasi a Roma l’8 ottobre 2003, sotto la presidenza Italiana dell’UE. «Nell’occasione si convenne che era necessario valorizzare le peculiari capacità che le forza di polizia ad ordinamento militare (appunto le gendarmerie) potevano esprimere nelle operazioni di peace-keeping, sul modello delle MSU dimostratosi particolarmente efficace nella gestione delle operazioni di risposta alle crisi.» (3) Il secondo passo è stato fatto lo scorso 17 settembre a Noordwijk (Olanda, presso l’Aja), a margine del Consiglio informale dei ministri della Difesa della UE che si era tenuto in vista della Conferenza delle capacità militari dell’Unione in programma a novembre. Nell’occasione, cinque paesi – Italia, Francia, Spagna, Olanda, Portogallo – hanno firmato una Dichiarazione di intenti per la formazione di Eurogendfor, con un “nucleo permanente” avente sede a Vicenza. Oltre ai paesi firmatari, altri potrebbero condividere in futuro l’iniziativa, fra cui l’Austria, la Slovenia e l’Ungheria, che hanno già mostrato l’interesse nel progetto. Prima dell’incontro il ministro della Difesa olandese, Henk Kamp, ha affermato che Il Corpo: «sarà pronto per l’anno prossimo ma già entro dicembre dovrebbe essere creato lo stato maggiore nel capoluogo veneto: non si tratterà di una caserma ma di un Quartier Generale da cui sarà guidata la mobilitazione delle forze di stanza nei rispettivi Paesi. Se la sede vicentina sarà guidata dal generale di divisione Pistolese, già impegnato a Genova per il G8 e attuale comandante regionale dei carabinieri della Liguria, stanno per arrivare in città i suoi collaboratori. L’ultimo, in ordine di annuncio, è il tenente colonnello Giovanni Pietro Barbano, già comandante provinciale dell’Arma di Bergamo» (4), coordinatore, tra l’altro, delle indagini sull’incendio di un ripetitore Rai nel Colle della Maresana. La responsabilità del perfezionamento degli aspetti organizzativi del nucleo permanente in questa prima fase è stata affidata infatti a G. P. Barbano. Mentre l’Alto Comitato Ministeriale dei cinque paesi aderenti, composto dai rappresentanti dei ministri di ciascun paese, riunitosi il 21/1/05 presso la Scuola Ufficiali Carabinieri a Roma ha nominato come primo comandante della EDG il Generale di Brigata Gerard Deanaz, che sarà assistito da un Staff internazionale diretto da un ufficiale dei carabinieri Italiani. L’EDG sarà uno strumento della politica estera dell’UE, ma è previsto che operi anche in favore dell’ONU, della Nato e della OCSE e di altri organismi e coalizioni internazionali. Quando agirà per conto dell’UE, al Comitato politico e di sicurezza della stessa UE sarà demandata la direzione strategica e il controllo politico. L’EDG darà copertura a tutti gli aspetti di una operazione di risposta ad una crisi, dalla fase iniziale, passando per quella di “transizione”, fino al ritiro della componente militare per agevolare il passaggio della sovranità alle “autorità civili”; potendo condurre un ampio spettro di missioni, quali: attività inerenti alla pubblica sicurezza e l’ordine pubblico, nonché la raccolta informativa e all’intelligence criminale; monitoraggio e consulenza a favore della polizia locale nello svolgimento del proprio servizio quotidiano, incluse le investigazioni criminali. Per svolgere tali compiti la EGF disporrà di circa 3.000 uomini provenienti dai cinque suddetti paesi, di cui 800/900 formeranno un battaglione capace di intervenire in un teatro con un preavviso di 30 giorni. La struttura di comando sarà: Comitato Interdipartimentale di Alto Livello che assicurerà il coordinamento politico-militare con il comandante dell’EGF; un Quartier Generale a Vicenza composto da 29 ufficiali di cui 11 italiani: tale numero sarà permanente, multinazionale, modulare e proiettabile a seconda delle necessità, e potrà essere eventualmente rinforzato con personale ulteriore.
Nell’intervista del maggio di quest’anno a C. Catalano, precedentemente citata, lui stesso dichiarava: «È prematuro parlare di missioni ma lo scenario più probabile potrebbe essere l’Africa sub-sahariana, in particolare se l’Onu richiedesse l’impiego di Eurogendfor nella Repubblica democratica del Congo, una zona calda dove peraltro si è già svolta l’operazione “Artemide”, la prima missione di gestione militare di una crisi al di fuori dei confini europei nell’estate del 2003 o l’attuale missione di polizia Ipu Kinshasa.» E più avanti: « data l’attuale situazione internazionale è molto probabile invece un impiego di Eurogendfor nei Balcani, in particolare in Kosovo. Soprattutto in uno scenario di consultazioni elettorali, che richiederebbero un “rinforzo” dei contingenti internazionali di polizia Onu e delle unità Msu della Nato, ma anche nel caso di un eventuale avvicendamento fra la missione Nato Kfor e una missione militare dell’Ue, come è già avvenuto nel dicembre 2004 in Bosnia Erzegovina.»
IL CoESPU «Il CoESPU sarà il fulcro di una rete internazionale di Centri (militari, civili, accademici) specialistici nelle singole aree funzionali, ad esempio diritto umanitario e diritti umani, gestione delle carceri, analisi criminale, cooperazione civile-militare. Fungerà inoltre da punto di riferimento per lo sviluppo dottrinale, gli studi e l’alta formazione dei dirigenti (nazionali e stranieri) nonché per l’addestramento di base delle forze interessate.» (Angelo Pinti, in «Panorama Difesa», marzo 2005)
I leader dei paesi del G8 al vertice di Kananaskis del 2002 hanno preso l’impegno di “fornire assistenza tecnica e finanziaria, in modo da garantire che entro il 2010 le Nazioni africane e le Organizzazioni regionali e sub-regionali siano in grado di impegnarsi in modo più efficace per prevenire e risolvere i conflitti violenti del continente”. Al vertice di Sea Island del 2004, i leader del G-8 hanno adottato formalmente un piano d’azione denominato “Espansione della capacità Globale nelle Operazioni per il supporto della Pace” che mira proprio ad aumentare la capacità globale di sostegno alle PSO, particolarmente nei paesi africani. Il G-8 Action Plan prevede in particolare di addestrare – entro il 2010 – circa 75.000 “peacekeeper” internazionali; si è considerata l’opportunità che il 10% di questi (circa 7.500) sia composto da forze di polizia “tipo-carabinieri/gendarmeria” (ovvero forze di polizia a status militare), specializzate nella gestione della transizione da una situazione di post-crisi ad un contesto più stabile per “la ricostruzione”. In quest’ottica, i membri del G-8 hanno sostenuto l’iniziativa italiana di istituire a Vicenza un centro di addestramento internazionale, il “Centro di Eccellenza per le Stability Police Units” (CoESPU), al fine di addestrare personale che, una volta tornato ai loro paesi di origine, dovrà sviluppare e formare forze tipo-gendarmeria, pronte ad essere schierate in PSO sotto l’egida di organizzazioni internazionali o regionali. Nei prossimi cinque anni il CoESPU si pone l’obiettivo di addestrare 3.000 Ufficiali e Sottufficiali che, secondo il principio di “addestramento degli istruttori”, ritorneranno ai loro paesi e completeranno l’addestramento di almeno 4.500 ulteriori unità entro la fine del 2010. Il personale addestrato dal CoESPU diverrà il nucleo di forze di peacekeeping tipo carabinieri/gendarmeria nei loro rispettivi paesi. Come parte di questo progetto, il CoESPU fungerà anche come centro per lo sviluppo della dottrina e delle procedure operative comuni per l’impiego di queste forze nelle PSO. Secondo il “G8 Action Plan”, il Centro dovrà: - realizzare programmi di addestramento, compresa la formazione dei formatori e l’addestramento pre-schieramento per specifiche missioni; - approfondire e sviluppare la dottrina esistente, con specifico riguardo al controllo della folla, alla lotta al crimine organizzato, agli arresti ad alto rischio, alla sicurezza delle prigioni, alla protezione di obiettivi sensibili, alla sicurezza elettorale, alla sicurezza dei VIP ed al controllo delle frontiere; - fornire un addestramento che permetta l’interoperabilità con forze puramente militari, con istituzioni civili e con altre componenti di polizia schierate e coinvolte nelle PSO; - fornire un sistema per verificare - in loco - le capacità acquisite dalle forze di polizia addestrate da coloro che hanno frequentato i corsi del CoESPU; - eseguire una valutazione sulle “lessons learned” (lezioni apprese) nel corso delle varie missioni, da inserire nei futuri addestramenti; - coordinare la standardizzazione degli equipaggiamenti da utilizzare nelle operazioni internazionali, in armonia con i propri metodi di addestramento; - interagire con organizzazioni internazionali e regionali, quali le Nazioni Unite, la NATO, l’OSCE, l’EU, l’AU, e l’ECOWAS; accademie ed istituti di ricerca (UN Staff College, George Marshall Center, Sant’Anna Institute University, ecc.); istituzioni di ricerca militari e nazionali ed internazionali (UN DPKO; NATO Joint Analysis and Lessons Learned Center, EU Police Unit; U.S. Army Peacekeeping and Stability Operations Institute and U.S. Army Center for Lessons Learned); ed infine con la Gendarmeria Europea, che ha il suo Quartier Generale proprio a Vicenza, nella stessa sede del CoESPU. Il 20 luglio 2005 si è svolto a Vicenza un incontro fra rappresentanti del Ministero Affari Esteri, ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, funzionari dell’Ambasciata americana in Italia e di varie Organizzazioni Internazionali (NATO, Unione Europea, Nazioni Unite ed OSCE) per esaminare il programma COESPU (Centre of Excellence of Stability Police Units). A quella data erano sette i Paesi: Camerun, Giordania, India, Kazakstan, Kenya, Marocco e Senegal che aveano aderito all’iniziativa, finanziata dal Governo italiano con una partecipazione degli Stati Uniti. La riunione è servita per mettere a punto la collaborazione fra il COESPU ed Organizzazioni Internazionali quali NATO, UE, Nazioni Unite ed OSCE, nel quadro delle attività di formazione il cui inizio è previsto nel prossimo autunno (5).
Il progetto INPROL all’interno del CoESPU
«...Al fine di costruire una vera e propria rete di collegamenti e relazioni nel campo delle operazioni di stabilità, è stato avviato il progetto INPROL (International Network To Promote the Rule of Law), che prevede la creazione di un portale con database di pubblicazioni, testi dottrinali, articoli e studi, regolamenti, linee guida ed altri documenti sviluppati nell’ambito delle PSOs (Peace Support Operations). Tramite una procedura di “Log”, anche il personale impiegato in teatro potrà accedere al materiale oppure chiedere consiglio su questioni di carattere professionale. Ricordiamo che il progetto INPROL nasce da una iniziativa dell’USIP americana (United States Institute for Peace), ente che può essere considerato il principale “partner dottrinale” del CoESPU....»
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Struttura dei corsi e attività del centro
«...Ma esistono dei requisiti che in qualche modo limitano l’accesso al CoESPU, i paesi interessati devono essere a regime democratico (SIC!, NdC) e non devono avere preso parte a conflitti armati negli ultimi cinque anni; inoltre devono avere precedenti in missioni di peace-keeping o almeno aver dato la disponibilità a parteciparvi. Anche polizie non a statuto militare possono inviare propri istruttori, perché le strutture di appartenenza siano in grado di integrarsi con le catene di comando militari. [...] Altro requisito richiesto a ciascun paese è l’impegno di mettere a disposizione gli istruttori (e la truppa da loro addestrata in patria) per future missioni di stabilizzazione. Quanto ai singoli partecipanti, va detto innanzi tutto che il CoESPU organizza due corsi distinti. Il primo, denominato “High Level” è destinato agli Staff Officers, cioè agli ufficiali superiori (da maggiore in su). Il secondo invece è indicato come “middle Management”, ed è concepito espressamente per ufficiali inferiori e sottoufficiali.[...] (Questi ultimi, NdC) una volta rientrati in patria, gli operatori che frequenteranno questo corso saranno quelli maggiormente coinvolti nel’addestramento del personale destinato a completare i ranghi delle SPUs (Stability Police Units) fino al raggiungimento delle 7.500 unità...»
in «Panorama Difesa», CoESPU, eccellenza per la stabilizzazione, A. Pinti, novembre 2005
Note:
1) I paracadutisti della 173^ hanno concluso il dispiegamento in Afghanistan nell’Aprile del 2005, dove resteranno fino alla primavera del prossimo anno impegnati nell’operazione “Enduring Freedom” e dove collaboreranno con il Nato Rapid Deployable Corps (Nrdc-It) di Solbiate Olona che si è schierato da agosto. I circa 2000 parà della 173^ hanno rilevato i commilitoni della 25^ divisione, che a loro volta sono stati impegnati nel teatro operativo afghano per circa un anno ed erano precedentemente impegnati per un anno in Iraq. Alla “Ederle” di Vicenza, dove resta il generale David Zabecki, intanto, opera il 22° Gruppo di supporto, che costituisce il Rear Detachment per le operazioni di retrovia a sostegno della brigata impegnata in teatro operativo. 2) “Intervista a Claudio Catalano. È operativa la polizia dell’Ue. Farà missioni in tutto il mondo”, di Elisa Borghi, in http://www.opinione.it Edizione del 19-05-20 3) “A scuola dai Carabinieri”, di Angelo Pinti, in «Panorama Difesa» n. 228 febbraio 2005 4) “A Vicenza i carabinieri europei. La “Chinotto” ospiterà da gennaio il quartier generale della gendarmeria “, di Diego Neri nel «Giornale di Vicenza» 17/9/04 5) Le informazioni sul COESPU sono state tratte da: http://www.carabinieri.it/ e http://www.esteri.it/
www.senzacensura.org/
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