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Dietro il Nazismo vi sono le trame oscure del Sionismo, fin dalla I Guerra Mondiale
by Child Sunday, Jul. 06, 2003 at 1:32 AM mail:

Chiunque conosca un minimo di storia lo sa

Tutto il Nazismo è stato creato da Ebrei immigrati in altri paesi, quegli Ebrei che avevano inbteresse a creare lo Stato d'Israele. Persino l'Olocausto e l'apertura di Auschwitz sono stati suggeriti a quello sciocco di Hitler da un occultista ebreo che lo manipolava. Certo il popolo tedesco ed i capi nazisti, indipendentemente da questo, hanno una gravissima responsabilità ad essere stati al gioco, accettando le idiozie dell'Ariosofia. Tuttavia occorre aggiungere che lo stesso Hitler era in parte di origine ebrea. Non era solo un gioco di doppi quello di Chaplin nel 'Grande Dittatore'. molti in Inghilterra, compreso Churchill ( anche lui ebreo ) sapevano dell'origine giudaica del dittatore tedesco, nipote di un aristocratico austriaco ( un Rothschild per l'esattezza ) . Anzi si può dire che lo abbiano finanziato per ciò stesso altri filo-sionisti americani ed ebrei essi medesimi, dai Rockefeller ai Bush.

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Che Ti firmi Pescespadetto o Child
by Anonimo Sunday, Jul. 06, 2003 at 1:44 AM mail:

La Tua impronta venefica non muta.

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eppure c'è del vero
by altro anonimo Sunday, Jul. 06, 2003 at 4:13 AM mail:

eppure c'è del vero nelle sue Sue parole.

la maiuscola la prendo in prestito da chi risponde,
(come se parlasse a Satana in persona, cazzo).

insomma non sarà proprio così, ma la faccenda del nazismo ha fatto comodo agli americani, i soldi (ce ne sono voluti tanti) sono usciti da certe banche...

poi alla fine, se si ragiona col senno di poi,
'cui prodest', eccetera...

il Sulfureo si sa, parla all'antica e infioretta i racconti,
non gli manca lo spirito né la fantasia,

e per seguirlo devi un passo che fa un po' paura.

però...

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come la vedo io
by visione logica della storia Sunday, Jul. 06, 2003 at 8:58 AM mail:

hitler e mussolini, sono stati messi al potere dai grossi gruppi finanziari dell'epoca con lo scopo di fermare la spinta della rivoluzione d'ottobre,che stava incendiando le società europeo-occidentali.
dopo stalingrado,cioè dal momento in cui i poteri forti si resero conto che i loro due burattini avevano fallito, arrivarono in europa gli americani,che combettevano tedeschi e italiani per sottrarre terreno ai russi.

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Lo ammetto
by giulio Sunday, Jul. 06, 2003 at 11:24 AM mail:

E' la più grossa cazzata che ho letto in rete in tanti anni.

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maniche larghe
by Nicolao Eymerici Sunday, Jul. 06, 2003 at 12:07 PM mail:

Secondo me gli admin di Indymedia sono molto bravi, ma a volte censurano troppo poco. O forse sono i parametri di censura, ad essere troppo generosi.

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dietro
by Doktor Sunday, Jul. 06, 2003 at 12:14 PM mail:

dietro alla tua malattia mentale c'è sicuramente un'infanzia molto difficile.

se non si censurano questi post, cosa va censurato, cari admin?

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Non avete capito nulla
by pescespadetto( una volta Child) Sunday, Jul. 06, 2003 at 12:29 PM mail:

Movimenti culturali come il Sionismo invece spiegano molte cose. Lo Stato d'Israele è stato fondato non per il bene degli Ebrei martirizzati, ma per controllare avidamente la regione del petrolio. D'altra parte, perché gli Ebrei sono stati perseguitati? Non crederete, spero, alla storiella di Hitler ( che tra l'altro era per metà ebreo ) come "l'uomo più cattivo del mondo"? L'Olocausto è stato pianificato da certe ricche e potenti famiglie anglo-americane di origine giudaica, allo scopo di creare in se-guito lo Stato d'Israele. Poi è venuta furi la storiella degli Alleati tormentati per il male fatto dai Tedeschi agli Ebrei. Infatti, si vede oggi, come sono dispiaciuti per il male fatto agl'Iracheni, ai Curdi, agli Afghani. Ma non vi accorgete che la Destra e la Sinistra sono delle truffe? Tanto in Italia, come negli Usa, come nel Regno U-nito ed altrove. Che nelle cose che contano, in Parlamen- to, votano quasi tutti alla stessa maniera. Trent'anni di stragi nel nostro Paese non sono bastati ad aprirci gli occhi? E mi dite che non bisogna esagerare col complot-tismo? Non mi fate ridere! Anche le marce, le proteste sono solo dei palliativi. Adesso è comico che le donne occidentali s'interessino all'infibulazione e alla ciarda che ricopre le donne afghane più che alla loro salveza materiale e a quella dei loro bambini e dei loro vecchi. Quand'ero ancora minorenne e viaggiavo da quelle parti non c'era nessun occidentale, uomo o donne che fosse, il quale criticava quel costume. La verità è che vi è un piano segreto di distruzione di tutte le religioni e le culture locali, al fine di lasciare a dominare esclusivamente un Cristianesimo anonimo da boys-scout, ormai depauperato di ogni vera spiritualità. Mentre, dietro una cortina di si-lenzio, riti sacrificali terribili vengono allestiti. Basta leggere i giornali per rendercene conto. Non sono esagerazioni. E' la verità. D'altronde la gente è ine-betita e pronta a tutto. Poco tempo fa abbiamo assistito ad uno scempio compiuto suigli animali, specialmente sulle vacche, e nessuno o quasi ha detto nulla. Anche quella fu una tragedia, non contano solo gli esseri umani. Insieme agl'innocenti nelle guerre vengono ammazzati pure molte bestie. Ma tanto siamo abituati a veder sparare nelle campagne ormai anche ai passeri...


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censuratevi voi
by visione logica della storia 2 Sunday, Jul. 06, 2003 at 1:23 PM mail:

quindi secondo voi la fondazione del partito comunista nel 21 e la marcia su roma del 22,so due fatti casuali che non hanno nessuna relazione tra loro?
e non venitemi a dire che anche gramsci era ebreo

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Child
by F.S:I. Sunday, Jul. 06, 2003 at 1:48 PM mail:

Federazione sionista italiana.

Child tu purtroppo non sai nulla di Sionismo. Le cose che hai scritto sono attendibili come i famigerati Protocolli dei Savi anziani di Sion, un falso storico.

Documentati sul Sionismo, scoprirai che è una costola del Socialismo,e che nella nascita degli ideali Socialisti il contributo principale arrivò proprio dal mondo Ebraico e Sionista, per il Socialismo in particolare ci sono tantissimi riferimenti al Chassidismo.

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Risposta a F.S.I.
by Child Sunday, Jul. 06, 2003 at 5:57 PM mail:

Per la verità non ero tenuto a risponderTi, dato che non avevo scritto io l'art., ma lo Pseudo-child. Il mio è il commento sotto 'Anonimo', come ora. Però, visto che colui che mi perseguita ha usato almeno la buona creanza negli ultimi tempi ( diversamente da quanto faceva prima ) di usare mie efettive parole, Ti rispondo egualmente tanto per chiarire.
Non è colpa mia se qualcuno estrapola dai miei commenti od articoli frasi o sequenze ad effetto e si spaccia per me. Tu sai che estrapolare da un contesto significa stravolgere il senso di un intervento. Ammetto di non essere preparatissimo sul Sionismo e di dover meglio documentarmi, però alcune cose - se permetti - le so. In effetti qualcosa di vero c'è nelle Tue parole. I legami cfra Socialismo e Sionismo sono innegabili, è vero, ma come Tu stesso riconoscere contraddicendoTi un poco tra le righe è il Sionismo che ha influenzato il Socialismo, non viceversa. Questo d'altronde è riconosciuto dal prof. Scholem, di cui una volta ho segnalato un testo pubblicato presso l'Un. di Gerusalemme. Il Sionismo, almeno la cultura sionista se non il Movimento Sionista, nasce prima dell'Ottocento. Dunque non può essere di matrice socialista. Piuttosto dovremmo dire d'origine illuminista. Potrei menzionare Rosemberg, cui si fa cenno celatamente nell'estratto dello P.-C. Il quale certamente non era socialista, ma sicuramente sionista. E' stato l'ebreo Rosemberg a proporre all'ebreo Hitler i 'Protocolli', non io. Non è vero che sono un falso, non è provato. La storia del riciclaggio di un testo francese, di Pascal, è solamente un'ipotesi. D'altronde esiste una veridicità oltre che una verità storica nei fatti e nei testi. Piuttosto un ebreo ortodosso potrebbe obiettare che il Priorato di Sion è una setta eretica, al di fuori del contesto giudaico. E in ciò avrebbe assolutamente ragione. Ti dirò di più. Sono convinto che la provenienza del Sionismo non sia dal Giudaismo bensì dal Cristianesimo. Mi spiego. La mia ipotesi è che il Sionismo sia un'eresia del Templarismo. Vale a dire. Terminato il periodo delle Crociate e caduto il mito della Palestina come Terrasanta da liberare, i Templari sono stati giustiziati. L'esoterismo templare è confluito nei Rosacroce, nella Massoneria e in altre confraternite. Infatti personalmente faccio risalire l'origine del Sionismo a un non ebreo, il rosicruciano Bacone. Bacone è stato il factotum della colonizzazione anglicana in America ed è stato anche il primo a prevedere un ritorno degli ebrei nell'antica terra d'Israele, se non sbaglio. Il messaggio baconiano è stato fatto proprio da altri come Zeevi e Franck, che sono i veri padrini del Sionismo, divenuto movimento ufficiale solo nel XIX sec. Se hai altre linee formative del pensiero sionista da propormi, di' pure, sono tutt'orecchi. Il mio schema di riferimento, insomma, è quello citato. Nel Sionismo ottocentesco invece rientra tutto quanto Tu dici. Non solo il Socialismo, anche il Comunismo è tutto di matrice sionista. Da Marx alla Luxembourg, da Lenin a Trotskji non è certo un caso che abbiamo a che fare sempre con ebrei ( o meglio sionisti ). Tuttavia la mia polemica, come leggerai sopra, risaliva ai tempi della Guerra in Afghanistan. E non doveva essere ripresa se non in termini più acconci. Ero intervenuto dopo che un tale che si firmava 'Laveritàstorica' aveva postato un ottimo art. sulle affinità fra Sionismo e Nazismo. Condividevo, ma segnalavo a mia volta il fatto che il Sionismo aveva stretti legami appunto con socialismo e Bolscevismo. Certo per la maggior parte degl'Indyani, che sono di estrema sinistra o almeno di sinistra, il fatto era un titolo di merito. Non dal mio punto di vista. Ad essere sincero ioio biasimo anche gli aspetti destrorsi del Sionismo, insomma biasimo l'intera cultura sionista. Anche se ripeto proviene in origine da una cultura leggittima ed ortodossa quale era il Templarismo. Coi secoli si è corrotta. Non credo infatti che per Sion debba intendersi Israele. Il Monte Sion, l'ho già detto in altro commento ieri sera, è equivalente alla Bianca Montagna del Paradiso Terrestre dei buddhisti. Loro la chiamano Sineru, Sumeru o Meru. Termini corrispondenti in sanscrito all'ebraico Siòn. Ho trovato conferma in un apocrifo del V.T., ove si tratta delle Cinque Montagne. Esattamente come in India. Quindi la cultura cosmologica che parla del Monte Sion è strettamente apparentata a quella omologa induista e buddhista, che io stesso venero. Inteso così il sion è l'Eden. Ogni terrasanta quale era nell'antichità la Palestina, come c'insegnano gli storici delle religioni, è un'immagine trasposta del Paradiso Terrestre. Dunque il vero Sion è la 'Terra del Latte e del Miele', non l'Israele geografico, che appartiene storicamente ai palestinesi.
Aggiungo, per maggior chiarezza, che non ritengo si possa cacciare dal suolo palestinese attuale gli ebrei che vi abitano. Anche perché nessuno potrebbe farlo militarmente e se potesse il prezzzo di sangue sarebbe troppo alto. Sul piano dei principi e del Diritto Internazionale la Palestina apparterrebbe ai palestinesi, come il suolo americano ai nativi. La cosa migliore sarebbe che palestinesi ed israeliani si spartissero la terra al 50%. Utopia anche questa. Basterebbe che gli israeliani lasciassero in pace i palestinesi e non cercassero di sterminarli, come hanno fatto i nazisti con loro. Tu mi dirai? E il Terrorismo. Il terrorismo, si sa, lo manovrano Israele, la G.B. e gli Usa, ma questa è un'altra storia. L'ultima volta che torno sull'argomento. Chi ha da obiettarmi si rilegga quanto ho detto. E se ha da obiettare lo faccia pure, senza farmi ripetere ogni volta tutto il mio 'curriculum vitae'.
Ho il diritto di combattere il Sionismo, come altri - Tu stesso - hanno il diritto di combattere qualsiasi altro movimento politico-culturale che non piaccia a loro.

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nessuno mi può giudicare
by nemmeno tu Monday, Jul. 07, 2003 at 11:17 PM mail:

la verità vi fà male lo sò

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Leggiti i seguenti link e capirai perche' hai raggione!
by Aleister Crowley risponde a altro anonimo Wednesday, Jul. 09, 2003 at 9:05 PM mail:

Tu dici Eppure c'è del vero nelle sue Sue parole.La maiuscola la prendo in prestito da chi risponde,
(come se parlasse a Satana in persona, cazzo).

Hai dannatamente raggione e nemmeno sai quatno .....


Leggiti questi link poi ne riparleremmo:

http://italy.indymedia.org/news/2003/06/311455_comment.php#311965

http://italy.indymedia.org/news/2003/05/297776_comment.php#297935

http://italy.indymedia.org/news/2003/05/277762_comment.php#281080

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/269534.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/269039_comment.php#269066

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/266870.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/266300.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/257131_comment.php#257334

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/256167_comment.php#256169

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/256167.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/255831.php

http://italy.indymedia.org/news/2003/02/167711_comment.php#167774

http://italy.indymedia.org/news/2002/11/107607_comment.php#141648

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/134775.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/134498_comment.php#134699

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/134316.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/133991_comment.php#134005

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132442.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/126214.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/92361_comment.php#92364

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/92361_comment.php#92363

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/92361_comment.php#92362

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/92361.php

http://italy.indymedia.org/news/2002/10/88468_comment.php#88470

http://italy.indymedia.org/news/2002/08/69670_comment.php#69985

http://italy.indymedia.org/news/2002/03/43186.php

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c'è del vero veramente
by x child (da oggi x pescespadino) Wednesday, Jul. 09, 2003 at 9:18 PM mail:

EMANUELA ORLANDI,il satanismo,la P2,il mostro di Firenze,la 1 Bianca!

Jack lo Squartatore sarebbe stato in realtà l’avvocato Montague John Druitt,che morì,si disse,suicida.Nel 1964 lo scrittore Daniel Parson pubblicò una serie di prove,che attesterebbe che Druitt era adepto di una sètta satanica“Gli Apostoli”e che il suo non fu suicidio,ma un

Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze:

inquietanti analogie

Di tutti i crimini seriali, quelli attribuiti a “Jack lo Squartatore”, sono tra i più efferati. Le povere vittime, tutte prostitute, furono: Mary Ann Nichols uccisa il 31 agosto 1888 a Bucks Row, le fu tagliata la gola e fu mutilata all’addome; l’8 settembre fu la volta di Annie Chapman, trucidata ad Hanbury Street, l’assassino le tagliò la gola e le mutilò orribilmente il ventre e gli organi sessuali; il 30 settembre toccò ad Elizabeth Stride, a Berner Street, fu trovata con la gola squarciata; lo stesso giorno fu trucidata Catherine Eddowes, a Mitre Square: gola recisa e mutilazioni orribili al viso e al basso ventre; Mary Jane Kelly, fu seviziata il 9 novembre, a Miller’s Court, gola recisa e tutto il corpo mutilato nella maniera più atroce tanto che fu definito il delitto più spaventoso di Jack lo Squartatore e ricordato come “l’Orrore di Miller’s Court”. Cinque povere vittime in sole dieci settimane da incubo in quel lontano 1888.

Nessuna di queste donne fu violentata, tutti i corpi presentavano orrende mutilazioni e si parlò anche allora di mutilazioni “rituali”, come nel caso dei terribili delitti di Firenze (commessi, questi ultimi, in fase di luna nuova, con l’escissione del pube di alcune delle giovani donne. Ben cinque coppie su sette sono, poi, state barbaramente assassinate il sesto giorno della settimana, cioè di sabato, giorno, particolarmente, importante nella magia nera e in quella satanica, ma gli elementi rituali sono tanti altri ancora). Jack lo Squartatore, dopo l’ultima vittima, sembrò volatilizzarsi nel nulla, di lui Scotland Yard conserva ancora un fascicolo aperto: non si è mai riusciti ad identificarlo e anche sul “mostro” (o i “mostri”) di Firenze regna ancora il più assoluto mistero.

Le vittime fiorentine furono 14. Furono delitti esoterici, questo ormai è incontestabile. Lo ha detto il capo della squadra mobile, Michele Giuttari, sottolineando che <<abbiamo le prove documentali>>. Si tratta di alcune foto che ritraggono tre cerchi simbolici, a pochi metri dal luogo dove le ultime vittime, i due turisti francesi, si erano accampati. Secondo gli esperti di essoterismo, i cerchi rappresentano un rituale. Gli omicidi sono avvenuti, quasi sempre, di sabato. Curiosità. Lo stesso Pacciani sarà trovato morto, pure, di sabato, intorno alla mezzanotte (21/22 febbraio 1998). Le vittime, uccise sempre con una Beretta calibro 22, furono: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (14 settembre 1974), il corpo della ragazza fu orribilmente deturpato, le furono inflitte ben novantasei ferite da taglio nel torace e nella zona pubica e le fu infilato un tralcio di vite nella vagina; Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi (6 giugno 1981), alla disgraziata giovane fu reciso e prelevato il pube.

Susanna Cambi e Stefano Baldi (22 ottobre 1981), sono stati assassinati di giovedì, alla donna fu asportato totalmente il pube con tre tagli netti; Antonella Migliorini e Paolo Mainardi (19 giugno 1982), a differenza della altre volte sul corpo della donna non furono compiuti scempi; Jens Uwe Rush e Friedrich Meyer (9 settembre 1983), due ragazzi tedeschi in vacanza, forse fu un errore del “Mostro”; Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984), alla poveretta viene asportato il pube e la mammella sinistra. L’ultimo omicidio è quello di Nadine Mauriot e J. Michel Kraveichvili (8 settembre 1985), anche stavolta si ripete il macabro rituale, alla donna viene asportato pube e seno sinistro.

Oltre a questi omicidi vennero compiuti, in quel periodo, tanti altri omicidi misteriosi; su “Il Giornale” del 19 Marzo 2001, in un articolo a firma B. Gualazzini, si legge, tra l’altro: <<…va detto che la scia di morti ammazzati lasciati dietro di sé dal mostro, secondo molti di coloro che si sono interessati, a vario titolo, di questo incubo, tuttora senza colpevoli convincenti, conterebbe tra i fidanzati uccisi, le loro amiche e altri che ne sapevano troppo, omosessuali, lenoni e prostitute almeno 35 vittime…>>.

Sull’identità di Jack si fecero, analogamente ai fatti di Firenze, una ridda di ipotesi ma non si giunse a nulla di concreto. Tutto fu reso più difficile e complicato per la misteriosa sparizione di documenti e reperti. Tra le tante congetture, la più inquietante è quella che ipotizza che “Jack lo Squartatore” facesse parte di una sètta satanica ed i suoi, in realtà, erano paurosi rituali di morte decisi dalla congrega, che esigevano sacrifici umani. Analogamente la pista che percorrono ora gli investigatori delle sfortunate coppie fiorentine punta su una pericolosissima sètta che avrebbe commissionato gli omicidi. Se il nome della feroce sètta è, come sostiene taluno: "La rosa rossa", si può pensare che la misteriosa confraternita potrebbe avere parentele strettissime con “L’Ordine della Roseae Rubeae et Aureae Crucis”. Vediamo meglio di che si tratta e quali sarebbero le analogie tra i delitti di Jack e quelli di Firenze.

Nel panorama dei movimenti magici, alcune organizzazioni, di origine inglese, con importanti filiazioni italiane, che hanno rilevante spicco e profonda conoscenza di certe ritualità, in relazione all’utilizzo tenebroso della magia sessuale, si collegano agli insegnamenti segreti del mago inglese Aleister Crowley (1875-1947). Egli fu iniziato all’Ordine della società esoterica “Hermetic Order of the Golden Down”, presieduta dal mago Samuel Liddel Mathers sposato con la sorella del filosofo Henri Bergson, Moira. Nel tempo furono fondate altre società, collegate, in qualche modo, alla “Golden Dawn” che, a sua volta, si divideva in tre Ordini. Il primo ordine, o della Golden Dawn in Outer, comprendeva i primi cinque gradi inferiori. Il secondo Ordine fu fondato nel 1891, quando un adepto, “frater Lux e Tenebris”, passò a Mathers i rituali necessari per stabilire un Ordine Interno, un Secondo Ordine: l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro (Roseae Rubeae et Aureae Crucis).

Sulla base delle rivelazioni fornite, fu stabilita anche una “Cripta degli Adepti”, che divenne l’organismo guida dei Templi della Golden Dawn. Il terzo ed ultimo Ordine era riservato ai Capi Segreti. Il nome “Rosa Rossa+Croce d’Oro” richiama immediatamente al simbolismo esoterico massone. La sètta dei Rosa+Croce, fondata nel XII secolo da Raimondo IV, conte di Tolosa, uno dei capi della prima crociata fu, in un certo senso, d’ispirazione, nel XVIII secolo, alla Massoneria. A proposito della “Golden Dawn” è interessante sapere che si verificarono eventi strani e inquietanti, dopo un anno dalla sua fondazione; si registrarono a Londra, infatti, parecchi crimini sessuali, da taluni addebitati a segreti rituali dell’Ordine, relativi ad un particolare tipo di alchimia sessuale.

Vittorio Fincati nel suo saggio (2° ediz. Aggiornata) “I mostri di Firenze e l’alchimia” (Carpe Librum, Nove (VI) 2001), scrive che: <<…interpretazioni devianti dell’alchimia – quella stessa che secondo Renè Guénon sarebbe degenerata a partire da Basilio Valentino e Paracelso – sono ben evidenti nelle opere manoscritte e a stampa di un gran numero di scritti di derivazione paracelsiana, in cui primeggiano quelli che parlano della confezione di elixir di lunga vita o nel famoso Testamentum Fraternitatis Rosae et Aureae Crucis, nel quale si afferma, senza possibilità di interpretazione allegorica, di impossessarsi di parti di cadaveri, umani e/o animali e di aggiungervi sangue umano e/o animale al fine di ottenere delle realizzazioni di ordine magico-stregonico…>>. Ottenere potere, forza, salute, e chissà cos’altro ancora.

Ritualità estreme. Il medico e mago, Franz Hartmann, scriveva che i corpi di quelli, morti violentemente, uccisi, <<...hanno grandi poteri occulti. Essi non contengono vita, bensì il balsamo della vita, ed è anche una fortuna che questo fatto non sia pubblicamente conosciuto, perché se persone mal disposte conoscessero queste cose e l’uso che se ne può fare, potrebbero servirsene per stregonerie e scopi malvagi, e infliggere agli altri molte sofferenze...>> (Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, Mediterranee, Roma 1982). Theophrastus Paracelsus (1493-1541), il mago del Cinquecento, era anch’esso convinto che ad una persona morta d’improvviso e violentemente, può essere captato, da un esperto occultista, il suo corpo astrale e questi se ne può servire per gli scopi più diversi ed orribili. La dottrina esoterica orientale insegna la medesima cosa.

Dopo i delitti, i poveri corpi delle donne, sia nel caso di Jack lo Squartatore, sia in quello del Mostro di Firenze, sono stati mutilati. A. Corbin in “La violenza sessuale nella storia” (Laterza, Bari 1992) racconta che le vittime dello “Squartatore”dopo essere state uccise subirono: <<mutilazioni sessuali, effettuate da mani che apparivano esperte, abbastanza al corrente dell’anatomia femminile. (…) l’assassino, come rilevò il dott. Halsted dell’ospedale di Londra, aveva prelevato certi organi del corpo che nella buona società di solito non si nominano…>>. Dovette presentarsi agli investigatori uno spettacolo atroce. Corbin, nell’opera citata, è molto esplicito: <<…Winne Baxter rivelò che l’assassino aveva prelevato l’utero dal corpo della vittima… e che con queste mutilazioni aveva dato prove di sicure conoscenze anatomiche>>. <<In numerosi casi, tagliò le parti genitali interne ed esterne, portandole con sé…>> (Krafft-Ebing, Psychopathia sexualis, Payot, Paris 1931).

Analogamente, nei delitti di Firenze, a quattro delle sei donne uccise fu escisso il pube con tagli netti e precisi, quasi da professionista e le ultime due furono anche mutilate del seno sinistro. Sinistri feticci sessuali da usare in orripilanti rituali satanici o di magia nera. Da questi abissi di tenebra emergono, infatti, indizi inquietanti che farebbero, appunto, supporre che il <<secondo livello>>, ipotizzato da Giuttari e Lucarelli nel libro “Compagni di sangue” (Le Lettere, Firenze 1998), potrebbe essere costituito da una “schola” dei misteri, con una sua origine che si perde nei secoli e arriva fino ai RosaCroce, celata dietro ai delitti di Firenze e a quelli attribuiti a Jack lo Squartatore, che si tramanda nei secoli, da adepto ad adepto, terrificanti rituali.

C’è dell’altro che accomuna il Mostro di Firenze allo squartatore. A Nadine Mauriot, la donna della coppia assassinata l’8 settembre 1985, anche in questo caso, viene escisso il pube e il seno sinistro. Il giorno verrà spedito un lembo del seno della poveretta al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Anche Jack sfidò gli inquirenti, oltre che lasciando indizi sulla sua identità, egli indirizzò a giornali e commissariati i macabri souvenir delle sue imprese. Più volte gli ispettori, che indagavano su The Ripper, ricevettero plichi postali contenenti raccapriccianti resti umani.

A favore della tesi esoterica, dei delitti commessi dallo “Squartatore”, Giorgio Galli nel suo “Hitler e il nazismo magico” (Rizzoli, Milano 1997), scrive che Jack compare, contemporaneamente, alla nascita, nel 1887, dell’Ordine esoterico della “Golden Dawn”. In effetti, dopo circa un anno dalla fondazione dell’Ordine esoterico, si verificarono, a Londra, diversi spaventosi omicidi. Un collegamento tra alcuni particolari delitti e il satanismo era stato già suggerito dal giornalista Maury Terry che aveva scritto, in relazione a certi serial killer, che i loro crimini solo apparentemente sembrano incomprensibili, ma acquistavano significato se studiati in relazione a certi rituali satanici.

Jack lo Squartatore sarebbe stato in realtà l’avvocato Montague John Druitt, che morì, si disse, suicida. Nel 1964 lo scrittore Daniel Parson pubblicò una serie di prove, che attesterebbe che Druitt era adepto di una sètta satanica “Gli Apostoli” e che il suo non fu suicidio, ma un assassinio deciso dai membri della confraternita, per eliminare il pericoloso adepto, che avrebbe potuto portare a loro. Se si appurasse, dall’esito della perizia ancora non depositata, che, anche, Pacciani è stato assassinato per chiudergli per sempre la bocca, questa sarebbe un’altra inquietante analogia tra i due casi. Giorgio Galli, nel suo libro citato, in relazione a Montague John Druitt, scrive ancora: <<Il suo corpo con le tasche piene di pietre era stato ripescato nel fiume a pochi metri da Osiers, una dimora privata di Cheswick che veniva utilizzata per le riunioni di un club detto degli Apostoli, una società dai fini oscuri alla quale Druitt apparteneva e della quale erano membri molti aristocratici e anche un possibile erede al trono d’Inghilterra, Albert Victor (Eddy) duca di Clarence, nipote della regina Vittoria, a sua volta sospettato di essere the Ripper>>.

Galli osserva inoltre che <<L’accostamento delle date (il duca di Clarence si ammalò nel corso del 1890 e morì nel 1891 o secondo altri nel 1892) permette un’ipotesi: vi è una tradizione di magia sessuale e di magia nera, che provoca discussioni e divisioni nei circoli occultistici, che si rinverdisce con l’incontro tra Eliphas Levi e Bulwer Lytton, che in parte è presente nella fondazione della ‘Golden Dawn’ (1887), che può essere connessa con gli assassinii, verosimilmente, rituali del 1888, come tali presentati in una storia ritenuta fantastica negli anni Quaranta, ai quali segue una sorta di epurazione nelle società occultistiche. Queste vicende coinvolgono settori dell’aristocrazia inglese…>>. Analogamente, nei delitti di Firenze, si parla di personaggi molto potenti e insospettabili, che commissionarono i delitti e che avrebbero goduto di incredibili protezioni.

A nessuno importa niente Di Emanuela Orlandi?
Bisogna farle GIUSTIZIA a lei ed a TUTTE le vittime della menzogna,morte grazie alle perversioni di sette spesso rifugiate in ambiti 'rispettabili'come chiese,logge massoniche,sette e monasteri:vi prego occupatevene

Vi prego pubblicate un resoconto nella colonna centrale:
ecco alcune documentazioni che io ho trovate su indymedia ...

ciao e grazie ! ...satanismo in vaticano e cose del genere!Assurditá? Leggere please!
A proposito dei sacrifici a satana
L’OMICIDIO DI SAMUELE E L’IPOTESI ESOTERICA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/samuele.htm

Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze: inquietanti analogie
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm

IL MOSTRO DI FIRENZE:la pista esoterica
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/il_mostro_di_firenze.htm
http://www.aspide.org/sommario.htm

INDAGINE SUL SATANISMO IN CALABRIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/doc19.htm

C’E’ UN LEGAME TRA EFFERATI OMICIDI SERIALI E LE IDEOLOGIE SATANICHE? FORSE SI.
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/serial_killer.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132384.php
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http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/sesso.htm
Intervista a Giuseppe Cosco tratta da "Il Quotidiano" (della Calabria) di mercoledì 10

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132625.php

Altri crimini atroci !
Nei quali sarebbero coinvolte logge maSSoniche,cosche malavitose (la banda della 1 bianca),P2,serVIZI segreti(servi dei loro stessi VIZI a quanto pare:e poco segreti,tanto poSSono agire in tutta e sfacciata impuni´tá!) ;o(

Leggetevi i seguenti articolini dai:

http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

Affiora un mosaico di orrori
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/12/132433.php

EMANUELA ORLANDI
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132442.php

Vi piacciono le notizie 'forti'?
http://www.lapadania.com/1998/giugno/26/260698p02a3.htm
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/12/132433.php

volete una notizia 'schok'?
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/index.html
http://www.italy.indymedia.org/news/2002/12/132366.php

A proposito di p2,servizi segreti,massoneria ... satanismo in vaticano e cose del genere!Assurditá?Leggere please!

A proposito dei sacrifici a satana
L’OMICIDIO DI SAMUELE E L’IPOTESI ESOTERICA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/samuele.htm

Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze: inquietanti analogie
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm

IL MOSTRO DI FIRENZE:la pista esoterica
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/il_mostro_di_firenze.htm
http://www.aspide.org/sommario.htm

INDAGINE SUL SATANISMO IN CALABRIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/doc19.htm

C’E’ UN LEGAME TRA EFFERATI OMICIDI SERIALI E LE IDEOLOGIE SATANICHE? FORSE SI.
http://cosco-giuseppe.tripod.com/mitologia/serial_killer.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132384.php
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STREGONERIA E POTERE POLITICO E MILITARE
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/stregoneria.htm

ORRORI DI UNA SCIENZA ASSERVITA AL MALE
http://cosco-giuseppe.tripod.com/storia/scienza.htm

PEDOFILIA, INTERNET E LA REALTA’ SPAVENTOSA DELLA FAMIGLIA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/tendenze/pedofilia.htm

massoneria,P2,stragi di stato
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel14p2.htm

I RAPPORTI INTERNAZIONALI
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel20p2.htm

LA LOGGIA P2 E IL MONDO POLITICO
http://www.strano.net/stragi/tstragi/relmp2/rel21p2.htm
http://members.xoom.virgilio.it/desnaz/DestraNazionale.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132366.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/127647.php
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/132340_comment.php#132572

http://www.coscogiuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm
http://italy.indymedia.org/news/2002/12/134725_comment.php#134747
-____________________________________________________________--------Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 dopo le 19.00. Figlia di Ercole Orlandi, un dipendente del Vaticano, al momento della scomparsa Emanuela aveva 15 anni, frequentava il liceo scientifico e, nel pomeriggio, la scuola di musica Ludovico Da Victoria in Piazza santa Apollinare.
Il pomeriggio del 22 giugno Emanuela arrivò a lezione di flauto in ritardo; un ritardo spiegato in seguito, alle ore 19, con una telefonata alla sorella, nella quale Emanuela riferisce di aver ricevuto un'offerta di lavoro da un rappresentante della ditta di cosmetici Avon per promuovere i prodotti in occasione di una sfilata. La sorella le suggerisce di parlarne con i genitori prima di prendere qualsiasi decisione in merito.
Emanuela avrebbe incontrato il sedicente rappresentante poco prima di recarsi alla lezione di musica. Al termine della lezione Emanuela si confida della questione anche con l'amica Raffaella Monzi, che si congeda da Emanuela alla fermata dell'autobus, lasciandola con una ragazza sconosciuta e mai in seguito identificata. Qualcuno l'avrebbe poi vista salire su una grossa auto scura. Da questo momento in Emanuela si perdono le tracce. I familiari lanciano subito appelli sui giornali. La città viene tappezzata dai manifesti con le foto di Emanuela. Comincia così un mistero che coinvolgerà anche il Vaticano e che è rimasto tuttora senza soluzione.

Il 14 maggio 2001, padre Giovanni Ranieri Lucci, il parroco della chiesa di San Gregorio VII a Roma, ha ritrovato nel confessionale un teschio chiuso in due buste; tra la prima e la seconda busta c'era un santino di Padre Pio. Il parroco, convinto che si trattasse di un macabro scherzo, si è rivolto comunque ai carabinieri.
Si trattava di un teschio piccolo, privo della mandibola, con i denti dell'arcata superiore mancanti. Il teschio, con ogni probabilità, era stato lasciato nella chiesa il giorno prima, il 13 maggio. Proprio quel giorno, a poche decine di metri, in piazza San Pietro, il Papa stava parlando alla folla di fedeli dell'attentato avvenuto esattamente vent'anni prima. Una semplice coincidenza o un segnale? Probabilmente un messaggio inviato a chi sa interpretare il linguaggio dei simboli nella vicenda che da vent'anni vede protagonista il Papa. Il primo simbolo è nella data: il 13 maggio 1917 è il giorno dell'apparizione di Fatima. In uno dei segreti di Fatima c'è la visione del vescovo vestito di bianco colpito a morte in una grande piazza. Chi ha ordinato l'attentato contro Carol Wojtyla - un Papa particolarmente devoto alla Madonna - proprio il 13 maggio 1981 doveva conoscere molto bene questi simboli.
Il rapimento di Emanuela Orlandi, unica cittadina minorenne del Vaticano, è stata probabilmente la più potente arma di ricatto che ignoti interlocutori potessero mettere in campo contro il Papa. Quello di Emanuela diventò presto un caso internazionale: messaggi, rivendicazioni e segnali lasciati soprattutto all'interno di diverse chiese romane, collegavano la vicenda al Papa e al suo attentatore. E ora c'è chi pensa che quel teschio ritrovato a San Gregorio potrebbe essere proprio quello della ragazza scomparsa diciotto anni fa, la cui abitazione, tra l'altro, si trova a poche decine di metri dalla chiesa.

Gli studi effettuati dal professor Francesco Bruno, criminologo, sulla vicenda Orlandi, portano a conclusioni allarmanti: "Penso che la ragazza sia morta allora - spiega il professore -. Quelli che sono arrivati al punto di rapirla, non hanno avuto certo alcuno scrupolo ad ucciderla. Non potevano rischiare di avere un testimone così importante e pericoloso. Non l'hanno rapita per avere in cambio dei soldi, ma per realizzare un ricatto morale potentissimo. Quasi tutti quelli che hanno agito in questa spedizione, sono poi morti, uccisi a loro volta: non potevano restare testimoni".

Dalla prima perizia effettuata sul cranio, viste le piccole dimensioni, si è supposto che potrebbe essere quello di una ragazza, forse morta quindici o venti anni fa. "Una data compatibile con l'eventuale morte di Emanuela - spiega Bruno -; il teschio sarebbe rimasto sepolto nella terra durante questi anni. I denti potrebbero essere stati estratti quando la ragazza era ancora in vita, o successivamente, nell'intento di non rendere possibile il suo riconoscimento. Il teschio potrebbe aver subìto dei colpi che forse hanno tramortito la vittima. Si tratta sicuramente di un corpo di reato: quella persona non è morta naturalmente".
Da un primo tentativo di comparazione tra la foto del teschio e quella del viso di Emanuela Orlandi risulterebbe una straordinaria coincidenza di caratteristiche. E' stato disposto l'esame del Dna e i genitori della giovane scomparsa, anche se sono convinti che non si tratti di loro figlia, si sono resi disponibili alla comparazione.

"Il teschio è stato scelto con attenzione - aggiunge il professore -: perché o si tratta di quello di Emanuela, oppure deve ricordarlo. Dietro a un'operazione apparentemente semplice c'è un'organizzazione complessa, di servizi segreti capaci di svolgere azioni come questa, con modalità che lasciano dei dubbi per sempre".

Una vicenda dunque volutamente ambigua: si è trattato di un macabro scherzo - come pensa padre Giovanni - o di un segnale molto serio?

http://www.chilhavisto.rai.it/CLV/Misteri/2001-2002/OrlandiE.htm
--------------------------------------------------------------A proposito dei sacrifici a satana nello Stato Pontificio

ecco una serie di articoli sconcertanti:buon pro vi faccia !!!
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L’OMICIDIO DI SAMUELE E L’IPOTESI ESOTERICA
http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/samuele.htm
Il Tribunale della libertà ha accolto l’istanza di scarcerazione di Anna Maria Franzoni presentata dall’avv. Grosso. A mio parere era inevitabile tale decisione. Contro la madre del piccolo Samuele c’era solo un’enorme quantità di indizi ma nessuna prova certa, solo una mole di atti, verbali, perizie, relazioni e controrelazioni, ma anche il loro esatto contrario, insomma nessuna certezza investigativa. Non può essere stata la madre ad uccidere e in quel modo orribile il piccolo Samuele. Non vi sono prove, si è arrivati ad indagarla per "esclusione", cioé senza una sola prova certa ma solo sulla base di indizi. Gli inquirenti hanno agito così dopo aver escluso la pista della vendetta, del serial killer e quella del "Mostro" e, perciò, a questo punto, restava solo la madre. Ma come è possibile che questa donna, con un vissuto normale, all'improvviso si sdoppia, uccide, poi, si dimentica di quella manciata di minuti e tutto ritorna come prima e regge, senza crollare, più interrogatori e oltre quaranta giorni sotto i riflettori? E, in ultimo, come avrebbe potuto fare tutto da sola in circa dieci minuti: uccidere, depistare, cancellare ogni impronta, poi lavarsi, pulirsi gli schizzi di sangue (che l'avranno certamente attinta al viso e ai capelli), rassettarsi, vestirsi e riprendere normalmente la vita di tutti i giorni come se nulla fosse avvenuto? Inverosimile. L’accusa colloca l’omicidio, del piccolo Samuele, tra le 8,05 e le 8,15, ma, da quanto raccontato dal fratellino Davide, ciò è impossibile perché il bambino afferma di aver salutato, come ogni giorno, Samuele qualche minuto prima di uscire con la mamma. Questo prova che Samuele, quando Anna e l’altro figlio Davide escono, è ancora vivo. La difesa asserisce che il delitto sarebbe stato commesso tra le 8,15 e le 8,24, mentre la signora Franzoni era ancora fuori. Anna Maria al rientro, alle 8,24, trova il piccolo Samuele sotto la coperta, tutto imbrattato di sangue. Secondo quanto dirà il prof. Viglino, consulente del p.m., la morte è avvenuta, minuto più minuto meno, tra le 8,32 e le 8,35. I colpi, che hanno ucciso Samuele, sono stati inferti, all’incirca, alle 8,20 e la morte sarebbe sopraggiunta 10-12 minuti dopo. Si è appurato che il bambino è stato colpito ferocemente (tanto da sfondargli il cranio), da una mano adulta, che ha colpito 17 volte, mai al viso, ma alla fronte e alle tempie. E’ impossibile che sia stata la madre e un alibi d’acciaio ad Anna Maria lo dà l’autista dello scuolabus, poiché, proprio alle 8,20, osserva la donna salutare Davide, appena salito sul mezzo. Anche accogliendo la tesi dei magistrati che fissano l’ora del delitto alle 8,10, le cose non cambiano granché, perché, essendo uscita di casa alle 8,16, avrebbe avuto a disposizione solo 6 minuti, troppo pochi. Resta il fatto che un bambino di soli tre anni è stato orribilmente massacrato e qualcuno dev’essere stato. Quello del piccolo Samuele è un delitto assurdo, misterioso e atroce, senza spiegazioni. Tutta questa maledetta storia non sembra inquadrabile in alcuna modalità omicidiaria, non c’è movente e l’arma che ha colpito a morte sembra essersi volatilizzata nel nulla. Sulla tragedia di Cogne sembrano spirare, da abissi insondabili, vapori sulfurei, misteriosi e terrificanti. In quel delitto crudele vi è un’assenza totale di umanità e una volontà, sinistra e gelida, che ha dilaniato le carni di quel bambino. La tenebra di quell’atto feroce, è calata sulle valli silenziose e innevate del piccolo centro, come una sorta di oppressione maligna, che sembra adombrare un sentiero infero, di cui non si conosce, ancora, l’esatta ubicazione. I più terribili fatti di sangue, da alcuni anni a questa parte, ricondurrebbero a veri e propri sacrifici umani. Gli esempi più inquietanti sono, tanto per citarne alcuni, l’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, perpetrato da tre ragazze come una sorta di celebrazione a Satana; il delitto di Nadia Roccia, che sarebbe stata sacrificata da due sue amiche; l’omicidio, ancora insoluto, di Serena Mollicone, che sarebbe stato perpetrato all’apice di un oscuro rituale esoterico e, poi, i tristemente noti delitti attribuiti al "Mostro di Firenze" che, recentemente, hanno svelato una matrice diabolica. Forse, anche il feroce omicidio del piccolo Samuele potrebbe celare qualcosa di simile. La fase lunare di quel maledetto 30 gennaio è quella di luna piena, periodo molto importante per alcuni riti magici. Il 2 febbraio cade la festa della Candelora (Candlemass), detta anche festa di santa Brigida, giorno in cui si svolge un importante sabba stregonesco, dedicato, tra l’altro, alla consacrazione delle candele e dei lumi che verranno utilizzati nei riti dei mesi successivi. Ma è anche la notte nella quale gli apprendisti stregoni hanno la loro cerimonia di iniziazione. Questa festa è considerata una delle quattro più importanti festività del calendario satanico; le altre cadono il 30 aprile (Valpurga), il 1° agosto (Lammas) e il 31 ottobre (Halloween). In queste quattro date vengono compiuti particolari rituali, evocazione dei demoni, invio di anatemi e altro ancora che, pur con alcune rielaborazioni da parte di ogni congrega, hanno caratteristiche simili che evidenziano i concetti magici e gnostici ai quali si rifanno. Il 2 febbraio del 1986 si verificò un fatto che sconvolse l’opinione pubblica americana: un giovane, Lloyd Gamble, fu ferocemente assassinato dal fratello minore, che racconterà di aver compiuto quel crimine in onore di Satana, spiegando che Candlemass (la Candelora) è il sabba in cui si celebra l’ "inverno del diavolo". L’uccisione rituale è praticata da tempi immemorabili. In antichi testi magici, diversi riti la prevedono. Questo sacrificio, nei Grimori antichi, era effettuato molto prima del giorno sabbatico, ciò potrebbe spiegare il perché l’assassinio del bambino non è associato con la cerimonia stessa, cioè non è stato compiuto il giorno stesso del sabba, il 2 di febbraio, ma il piccolo Samuele è stato ucciso qualche giorno prima. Solo nei Grimori successivi, il sacrificio tenderà ad essere più strettamente attuato con la cerimonia stessa. Tra le tante segnalazioni giunte ai carabinieri, nei giorni del delitto di Cogne, ve ne è una riguardante misteriosi rituali esoterici celebrati in un bosco nei pressi di Ozein, una frazione di Aymavilles ubicata lungo la valle che porta a Cogne. Un uomo raccontò di avere visto alcuni individui che celebravano una sorta di rito magico. C’è anche chi ha osservato che i nomi dei componenti la famigliola: Anna, Samuele, Davide, hanno reminiscenze bibliche, infatti, nell’Antico Testamento si legge che la madre di Samuele si chiama Anna. La storia di Samuele è così raccontata: Anna era una donna sterile, si reca al tempio chiedendo a Jahvè la Grazia e facendo voto di offrire al sacerdozio il frutto del suo grembo. La donna era moglie di Elqana, un levita, che quindi legittimava la via al sacerdozio di quel figlio eventuale. Jahvè fu di parola, come lo fu Anna e Samuele, il bambino, sarebbe diventato colui con cui Dio avrebbe ripreso il dialogo con il suo popolo: un nuovo profeta. E c’è anche la storia del candelabro scomparso, di cui avrebbe parlato la Franzoni. E’ esistito davvero quest’oggetto? E chi lo avrebbe fatto sparire e perché? Potrebbe essere stato l’arma del delitto? Nell’armamentario della magia è sempre presente, oltre al pugnale, i pantacli, ed altro ancora, un candelabro. Quello di Samuele fu un omicidio maturato in questi ambienti? Nell’ottica esoterica, l'arma che ha ucciso il bambino è introvabile perché, impregnata del sangue del bambino, è divenuta un feticcio rituale e, perciò, portata via dall'assassino. Se qualcosa del genere è accaduta a Cogne sarà molto difficile trovare l’arma del delitto se non si trova prima l’assassino. Cosa che potrebbe essere tutt’altro che facile perché i crimini satanisti sono commessi segretamente, in modi imprevedibili, senza un apparente motivo e, molto spesso, vengono imputati ad esplosioni di follia. E’ assai difficile, per colui che non è esperto in questo campo, identificare gli indizi rituali sulla scena di un delitto, che, non di rado, possono sembrare, a prima vista, insignificanti. Che non sia per questo che è così difficile decifrare lo spaventoso omicidio di Cogne?
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Jack lo Squartatore e il Mostro di Firenze: inquietanti analogie

http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/jack_lo_squartatore.htm

Di tutti i crimini seriali, quelli attribuiti a “Jack lo Squartatore”, sono tra i più efferati. Le povere vittime, tutte prostitute, furono: Mary Ann Nichols uccisa il 31 agosto 1888 a Bucks Row, le fu tagliata la gola e fu mutilata all’addome; l’8 settembre fu la volta di Annie Chapman, trucidata ad Hanbury Street, l’assassino le tagliò la gola e le mutilò orribilmente il ventre e gli organi sessuali; il 30 settembre toccò ad Elizabeth Stride, a Berner Street, fu trovata con la gola squarciata; lo stesso giorno fu trucidata Catherine Eddowes, a Mitre Square: gola recisa e mutilazioni orribili al viso e al basso ventre; Mary Jane Kelly, fu seviziata il 9 novembre, a Miller’s Court, gola recisa e tutto il corpo mutilato nella maniera più atroce tanto che fu definito il delitto più spaventoso di Jack lo Squartatore e ricordato come “l’Orrore di Miller’s Court”. Cinque povere vittime in sole dieci settimane da incubo in quel lontano 1888.

Nessuna di queste donne fu violentata, tutti i corpi presentavano orrende mutilazioni e si parlò anche allora di mutilazioni “rituali”, come nel caso dei terribili delitti di Firenze (commessi, questi ultimi, in fase di luna nuova, con l’escissione del pube di alcune delle giovani donne. Ben cinque coppie su sette sono, poi, state barbaramente assassinate il sesto giorno della settimana, cioè di sabato, giorno, particolarmente, importante nella magia nera e in quella satanica, ma gli elementi rituali sono tanti altri ancora). Jack lo Squartatore, dopo l’ultima vittima, sembrò volatilizzarsi nel nulla, di lui Scotland Yard conserva ancora un fascicolo aperto: non si è mai riusciti ad identificarlo e anche sul “mostro” (o i “mostri”) di Firenze regna ancora il più assoluto mistero.

Le vittime fiorentine furono 14. Furono delitti esoterici, questo ormai è incontestabile. Lo ha detto il capo della squadra mobile, Michele Giuttari, sottolineando che <<abbiamo le prove documentali>>. Si tratta di alcune foto che ritraggono tre cerchi simbolici, a pochi metri dal luogo dove le ultime vittime, i due turisti francesi, si erano accampati. Secondo gli esperti di essoterismo, i cerchi rappresentano un rituale. Gli omicidi sono avvenuti, quasi sempre, di sabato. Curiosità. Lo stesso Pacciani sarà trovato morto, pure, di sabato, intorno alla mezzanotte (21/22 febbraio 1998). Le vittime, uccise sempre con una Beretta calibro 22, furono: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore (14 settembre 1974), il corpo della ragazza fu orribilmente deturpato, le furono inflitte ben novantasei ferite da taglio nel torace e nella zona pubica e le fu infilato un tralcio di vite nella vagina; Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi (6 giugno 1981), alla disgraziata giovane fu reciso e prelevato il pube.

Susanna Cambi e Stefano Baldi (22 ottobre 1981), sono stati assassinati di giovedì, alla donna fu asportato totalmente il pube con tre tagli netti; Antonella Migliorini e Paolo Mainardi (19 giugno 1982), a differenza della altre volte sul corpo della donna non furono compiuti scempi; Jens Uwe Rush e Friedrich Meyer (9 settembre 1983), due ragazzi tedeschi in vacanza, forse fu un errore del “Mostro”; Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984), alla poveretta viene asportato il pube e la mammella sinistra. L’ultimo omicidio è quello di Nadine Mauriot e J. Michel Kraveichvili (8 settembre 1985), anche stavolta si ripete il macabro rituale, alla donna viene asportato pube e seno sinistro.

Oltre a questi omicidi vennero compiuti, in quel periodo, tanti altri omicidi misteriosi; su “Il Giornale” del 19 Marzo 2001, in un articolo a firma B. Gualazzini, si legge, tra l’altro: <<…va detto che la scia di morti ammazzati lasciati dietro di sé dal mostro, secondo molti di coloro che si sono interessati, a vario titolo, di questo incubo, tuttora senza colpevoli convincenti, conterebbe tra i fidanzati uccisi, le loro amiche e altri che ne sapevano troppo, omosessuali, lenoni e prostitute almeno 35 vittime…>>.

Sull’identità di Jack si fecero, analogamente ai fatti di Firenze, una ridda di ipotesi ma non si giunse a nulla di concreto. Tutto fu reso più difficile e complicato per la misteriosa sparizione di documenti e reperti. Tra le tante congetture, la più inquietante è quella che ipotizza che “Jack lo Squartatore” facesse parte di una sètta satanica ed i suoi, in realtà, erano paurosi rituali di morte decisi dalla congrega, che esigevano sacrifici umani. Analogamente la pista che percorrono ora gli investigatori delle sfortunate coppie fiorentine punta su una pericolosissima sètta che avrebbe commissionato gli omicidi. Se il nome della feroce sètta è, come sostiene taluno: "La rosa rossa", si può pensare che la misteriosa confraternita potrebbe avere parentele strettissime con “L’Ordine della Roseae Rubeae et Aureae Crucis”. Vediamo meglio di che si tratta e quali sarebbero le analogie tra i delitti di Jack e quelli di Firenze.

Nel panorama dei movimenti magici, alcune organizzazioni, di origine inglese, con importanti filiazioni italiane, che hanno rilevante spicco e profonda conoscenza di certe ritualità, in relazione all’utilizzo tenebroso della magia sessuale, si collegano agli insegnamenti segreti del mago inglese Aleister Crowley (1875-1947). Egli fu iniziato all’Ordine della società esoterica “Hermetic Order of the Golden Down”, presieduta dal mago Samuel Liddel Mathers sposato con la sorella del filosofo Henri Bergson, Moira. Nel tempo furono fondate altre società, collegate, in qualche modo, alla “Golden Dawn” che, a sua volta, si divideva in tre Ordini. Il primo ordine, o della Golden Dawn in Outer, comprendeva i primi cinque gradi inferiori. Il secondo Ordine fu fondato nel 1891, quando un adepto, “frater Lux e Tenebris”, passò a Mathers i rituali necessari per stabilire un Ordine Interno, un Secondo Ordine: l’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro (Roseae Rubeae et Aureae Crucis).

Sulla base delle rivelazioni fornite, fu stabilita anche una “Cripta degli Adepti”, che divenne l’organismo guida dei Templi della Golden Dawn. Il terzo ed ultimo Ordine era riservato ai Capi Segreti. Il nome “Rosa Rossa+Croce d’Oro” richiama immediatamente al simbolismo esoterico massone. La sètta dei Rosa+Croce, fondata nel XII secolo da Raimondo IV, conte di Tolosa, uno dei capi della prima crociata fu, in un certo senso, d’ispirazione, nel XVIII secolo, alla Massoneria. A proposito della “Golden Dawn” è interessante sapere che si verificarono eventi strani e inquietanti, dopo un anno dalla sua fondazione; si registrarono a Londra, infatti, parecchi crimini sessuali, da taluni addebitati a segreti rituali dell’Ordine, relativi ad un particolare tipo di alchimia sessuale.

Vittorio Fincati nel suo saggio (2° ediz. Aggiornata) “I mostri di Firenze e l’alchimia” (Carpe Librum, Nove (VI) 2001), scrive che: <<…interpretazioni devianti dell’alchimia – quella stessa che secondo Renè Guénon sarebbe degenerata a partire da Basilio Valentino e Paracelso – sono ben evidenti nelle opere manoscritte e a stampa di un gran numero di scritti di derivazione paracelsiana, in cui primeggiano quelli che parlano della confezione di elixir di lunga vita o nel famoso Testamentum Fraternitatis Rosae et Aureae Crucis, nel quale si afferma, senza possibilità di interpretazione allegorica, di impossessarsi di parti di cadaveri, umani e/o animali e di aggiungervi sangue umano e/o animale al fine di ottenere delle realizzazioni di ordine magico-stregonico…>>. Ottenere potere, forza, salute, e chissà cos’altro ancora.

Ritualità estreme. Il medico e mago, Franz Hartmann, scriveva che i corpi di quelli, morti violentemente, uccisi, <<...hanno grandi poteri occulti. Essi non contengono vita, bensì il balsamo della vita, ed è anche una fortuna che questo fatto non sia pubblicamente conosciuto, perché se persone mal disposte conoscessero queste cose e l’uso che se ne può fare, potrebbero servirsene per stregonerie e scopi malvagi, e infliggere agli altri molte sofferenze...>> (Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, Mediterranee, Roma 1982). Theophrastus Paracelsus (1493-1541), il mago del Cinquecento, era anch’esso convinto che ad una persona morta d’improvviso e violentemente, può essere captato, da un esperto occultista, il suo corpo astrale e questi se ne può servire per gli scopi più diversi ed orribili. La dottrina esoterica orientale insegna la medesima cosa.

Dopo i delitti, i poveri corpi delle donne, sia nel caso di Jack lo Squartatore, sia in quello del Mostro di Firenze, sono stati mutilati. A. Corbin in “La violenza sessuale nella storia” (Laterza, Bari 1992) racconta che le vittime dello “Squartatore”dopo essere state uccise subirono: <<mutilazioni sessuali, effettuate da mani che apparivano esperte, abbastanza al corrente dell’anatomia femminile. (…) l’assassino, come rilevò il dott. Halsted dell’ospedale di Londra, aveva prelevato certi organi del corpo che nella buona società di solito non si nominano…>>. Dovette presentarsi agli investigatori uno spettacolo atroce. Corbin, nell’opera citata, è molto esplicito: <<…Winne Baxter rivelò che l’assassino aveva prelevato l’utero dal corpo della vittima… e che con queste mutilazioni aveva dato prove di sicure conoscenze anatomiche>>. <<In numerosi casi, tagliò le parti genitali interne ed esterne, portandole con sé…>> (Krafft-Ebing, Psychopathia sexualis, Payot, Paris 1931).

Analogamente, nei delitti di Firenze, a quattro delle sei donne uccise fu escisso il pube con tagli netti e precisi, quasi da professionista e le ultime due furono anche mutilate del seno sinistro. Sinistri feticci sessuali da usare in orripilanti rituali satanici o di magia nera. Da questi abissi di tenebra emergono, infatti, indizi inquietanti che farebbero, appunto, supporre che il <<secondo livello>>, ipotizzato da Giuttari e Lucarelli nel libro “Compagni di sangue” (Le Lettere, Firenze 1998), potrebbe essere costituito da una “schola” dei misteri, con una sua origine che si perde nei secoli e arriva fino ai RosaCroce, celata dietro ai delitti di Firenze e a quelli attribuiti a Jack lo Squartatore, che si tramanda nei secoli, da adepto ad adepto, terrificanti rituali.

C’è dell’altro che accomuna il Mostro di Firenze allo squartatore. A Nadine Mauriot, la donna della coppia assassinata l’8 settembre 1985, anche in questo caso, viene escisso il pube e il seno sinistro. Il giorno verrà spedito un lembo del seno della poveretta al sostituto procuratore Silvia Della Monica. Anche Jack sfidò gli inquirenti, oltre che lasciando indizi sulla sua identità, egli indirizzò a giornali e commissariati i macabri souvenir delle sue imprese. Più volte gli ispettori, che indagavano su The Ripper, ricevettero plichi postali contenenti raccapriccianti resti umani.

A favore della tesi esoterica, dei delitti commessi dallo “Squartatore”, Giorgio Galli nel suo “Hitler e il nazismo magico” (Rizzoli, Milano 1997), scrive che Jack compare, contemporaneamente, alla nascita, nel 1887, dell’Ordine esoterico della “Golden Dawn”. In effetti, dopo circa un anno dalla fondazione dell’Ordine esoterico, si verificarono, a Londra, diversi spaventosi omicidi. Un collegamento tra alcuni particolari delitti e il satanismo era stato già suggerito dal giornalista Maury Terry che aveva scritto, in relazione a certi serial killer, che i loro crimini solo apparentemente sembrano incomprensibili, ma acquistavano significato se studiati in relazione a certi rituali satanici.

Jack lo Squartatore sarebbe stato in realtà l’avvocato Montague John Druitt, che morì, si disse, suicida. Nel 1964 lo scrittore Daniel Parson pubblicò una serie di prove, che attesterebbe che Druitt era adepto di una sètta satanica “Gli Apostoli” e che il suo non fu suicidio, ma un assassinio deciso dai membri della confraternita, per eliminare il pericoloso adepto, che avrebbe potuto portare a loro. Se si appurasse, dall’esito della perizia ancora non depositata, che, anche, Pacciani è stato assassinato per chiudergli per sempre la bocca, questa sarebbe un’altra inquietante analogia tra i due casi. Giorgio Galli, nel suo libro citato, in relazione a Montague John Druitt, scrive ancora: <<Il suo corpo con le tasche piene di pietre era stato ripescato nel fiume a pochi metri da Osiers, una dimora privata di Cheswick che veniva utilizzata per le riunioni di un club detto degli Apostoli, una società dai fini oscuri alla quale Druitt apparteneva e della quale erano membri molti aristocratici e anche un possibile erede al trono d’Inghilterra, Albert Victor (Eddy) duca di Clarence, nipote della regina Vittoria, a sua volta sospettato di essere the Ripper>>.

Galli osserva inoltre che <<L’accostamento delle date (il duca di Clarence si ammalò nel corso del 1890 e morì nel 1891 o secondo altri nel 1892) permette un’ipotesi: vi è una tradizione di magia sessuale e di magia nera, che provoca discussioni e divisioni nei circoli occultistici, che si rinverdisce con l’incontro tra Eliphas Levi e Bulwer Lytton, che in parte è presente nella fondazione della ‘Golden Dawn’ (1887), che può essere connessa con gli assassinii, verosimilmente, rituali del 1888, come tali presentati in una storia ritenuta fantastica negli anni Quaranta, ai quali segue una sorta di epurazione nelle società occultistiche. Queste vicende coinvolgono settori dell’aristocrazia inglese…>>. Analogamente, nei delitti di Firenze, si parla di personaggi molto potenti e insospettabili, che commissionarono i delitti e che avrebbero goduto di incredibili protezioni.

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IL MOSTRO DI FIRENZE:la pista esoterica

http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/il_mostro_di_firenze.htm

Analizzando l’insoluto mistero del "mostro di Firenze" ci si accorge che non è stato sufficientemente approfondito un elemento importante, quello esoterico. L’assassino (o gli assassini?), preferisce agire in notti calde, non ha ucciso in inverno e in notti di luna piena. Ha scelto, infatti, sempre notti senza luna, precedenti o successive la domenica (è un elemento rituale?). Ha agito tra giugno e settembre e una sola volta in ottobre. Dal corpo delle vittime donne prende il feticcio cimelio, escissione del pube e/o della mammella (donna offerta come vittima sacrificale?). Tra gli investigatori che si sono occupati del caso, c’è chi pensa che le sue vittime sarebbero, in realtà, molte di più di quelle conosciute.

Gli omicidi seguono un rituale ben preciso e prestabilito. Ecco riassunti i trenta anni di delitti, scanditi da date-chiave.Tutto ha inizio il 21 agosto del 1968. Quella notte vengono uccisi, nelle vicinanze del cimitero di Lastra, a Signa, una coppia di amanti, il 29enne Antonio Lo Bianco e la 32enne Barbara Locci (non tutti attribuiscono, tuttavia, questo primo omicidio al "Mostro"). Sabato, 14 settembre 1974, è il turno dei fidanzati Pasquale Gentilcore, 19 anni, e di Stefania Pettini 18 anni. La donna viene colpita con 96 coltellate al torace e al pube. Alla fine l’assassino le infila, nella vagina, un tralcio di vite (ritualità?). Sabato 6 Giugno 1981, tocca ad altri due fidanzati, il 30enne Giovanni Foggi e la 21enne Carmela De Nuccio; alla poveretta viene asportato il pube.

Giovedì 22 ottobre dello stesso anno, è la volta di Stefano Baldi, 26 anni, e di Susanna Cambi 24. Anche a lei viene asportato il pube. Sabato 19 giugno 1982, vengono assassinati Paolo Mainardi di 22 anni e Antonella Migliorini di 19. Sabato 9 settembre 1983, è la volta di due maschi (un errore del mostro?) J. Uwe Rush e Friedrich Meyer, due amici tedeschi 24enni. Sabato 29 luglio 1984, sono massacrati il 22enne Claudio Stefanacci e la 18enne Pia Rontini, alla ragazza vengono asportati il pube e il seno sinistro. Domenica 8 settembre 1985, Nadine Mauriot di 36 anni e Jean Michel Kravechvili di 25, una coppia di conviventi. Anche in questo caso la donna viene mutilata del pube e del seno sinistro. E’ la prima volta che il mostro uccide di domenica. L’assassino, il giorno dopo, spedirà un lembo del seno al sostituto procuratore Silvia Della Monica.

In relazione a quest’ultimo fatto vi è un accadimento quantomeno inquietante. Andiamo con ordine. Sulla webzine "L’Aspide" (http://www.aspide.org/sommario.htm) è pubblicata l’inchiesta: "I Mostri di Firenze" firmata da un "Anonimo cistercense". All’inizio del documento la redazione spiega: "…siamo rimasti stupefatti quando una e-mail diretta al nostro Direttore e proveniente da fonte non identificabile, ci invitava a recarci presso l’antica Abbazia Benedettina di Trisulti, dove avremmo trovato un plico a noi indirizzato, contenente inedite verità sul/i mostro/i di Firenze. …il plico esisteva davvero e, inoltre, prometteva, per il futuro, altre rivelazioni. Il contenuto delle pagine che seguono è tratto dal plico anonimo che conteneva una perizia (anch’essa anonima) ‘in merito alla vicenda giudiziaria relativa ai delitti attribuiti al c.d. Mostro di Firenze, in base ad un’accurata analisi storica’. Noi la riportiamo, così come l’anonimo ce l’ha fatta pervenire, ed attendiamo altri sviluppi del caso…".

E’ in base a questo documento che riassumo i tre fatti che seguono. L’anonimo redattore ci informa di un accadimento quantomeno inquietante, pubblicato, spiega, da "La Nazione", che riportò solo le iniziali della giovane donna, che narrava quanto accadutole mentre era in treno nella zona di Scandicci. Il mostro aveva da poco assassinato i due francesi. La donna racconta che un signore, molto distinto, di mezza età, le rivolse la parola e le chiese se aveva timore a viaggiare da sola dopo quanto era accaduto e aggiunse: "Ma lei non legge i giornali?". Proseguì dicendole che in quel giorno era stato fatto pervenire al Sostituto Procuratore Della Monica un brandello di seno di una donna assassinata dal "mostro". La ragazza giunse a destinazione e dimenticò quello strano individuo e il truce racconto con l’orrido particolare. Quando venti giorni dopo, lesse sui quotidiani della lettera anonima alla dottoressa Della Monica accompagnata dal lembo di seno ebbe uno choc. Chi era quel misterioso uomo e come faceva a sapere di quell’altro terribile omicidio con venti giorni d’anticipo?

Sempre dall’anonimo cistercense un altro mistero. Riassumo anche questo caso. Tra i tanti misteri relativi al mostro di Firenze vale la pena ricordare quanto racconterà Natalino Mele, il figlio di Barbara Locci, la prima vittima. Egli era rannicchiato sul sedile posteriore dell’auto e semi addormentato mentre la madre e il suo amante Lo Bianco venivano assassinati. All’epoca della tragedia aveva otto anni. Egli avrebbe lamentato, anni dopo, da grande, di avere nella memoria tanti vuoti, black-out strani nella loro manifestazione che lo avrebbero convinto e portato a sostenere che le sue non erano parziali amnesie provocate da choc, ma qualcosa di diverso, di più complesso. Egli, in sostanza, sosterrebbe di essere stato vittima di un "lavaggio del cervello". Se è andata così, chi avrebbe sottoposto alla tecnica del "brainwasch" il giovane? Non è neppure dato sapere a cosa è dovuta questa convinzione e neanche se l’essere stato sottoposto a tale intervento gli fu prospettato, come diagnosi finale, da qualche medico che, dopo aver studiato il suo caso, si espresse in tal modo. Sta di fatto che la cosa non fu mai presa nella dovuta considerazione.

Infine l’ultima vicenda narrata dal misterioso anonimo redattore si svolge quando Pietro Pacciani, nel ’96, tornò a casa assolto dalla Corte d’Assise d’Appello. Nella sua abitazione di Mercatale non trovò sua moglie Angiolina. Nessuno sapeva dove era finita l’anziana donna. Era fuggita o era stata portata via? Per quale motivo gli avvocati di Pacciani presentarono una denuncia per sequestro di persona e contro chi? Si seppe che qualcheduno dei vicini di casa vide la donna, che si dibatteva e urlava, trascinata via di forza, quasi di peso e da diverse persone. Sembra che la poveretta sia stata internata in una casa di cura, ma per quale motivo? Da parte del Servizio Sociale o il tutto fu deciso da personaggi influenti? Sembra anche che il suo internamento sarebbe stato deciso dal Servizio Assistenza Sociale della USL. Le carte della richiesta di ricovero e il motivo erano sparite. Sembra che qualcuno abbia voluto far tacere Angiolina, ma perché? Questo qualcuno è colui che poi ha ucciso Pacciani? Perché Pietro Pacciani, verosimilmente, è stato assassinato. A marzo 2001 la procura di Firenze apre un fascicolo contro ignoti sul decesso dell'agricoltore morto nel '98, mentre era in attesa del secondo processo d'appello.


Tra le tante cose inspiegabili del personaggio Pacciani vi è la sua incredibile disponibilità economica che "…iniziava a crescere vertiginosamente proprio a partire dagli anni del ciclo seriale degli omicidi… lascia effettivamente pensare alla presenza di un secondo livello, che ordinava i delitti e riceveva le parti asportate alle ragazze uccise… Questa disponibilità finanziaria e patrimoniale equivale, secondo i calcoli presentati nel processo da un legale di parte civile, ad una cifra attuale di circa 900 milioni di lire. Dall’analisi dei movimenti di quel denaro si poteva constatare che l’acquisto della quasi totalità di buoni era avvenuto tra il 1981 e il 1987 e, cioè, nell’arco di tempo, in cui erano stati realizzati i delitti con le macabre asportazioni" (Michele Giuttari e Carlo Lucarelli, Compagni di sangue, Le Lettere, Firenze 1998). Come poteva Pacciani possedere tanto denaro? Chi gli ha dato tutti quei soldi e per cosa?

Come spiegare, poi, tutte quelle strane morti come quella di Renato Malatesta, coniuge di Antonietta Sperduto, che era stata oggetto di violenze da parte di Pacciani e Vanni, e padre di Milvia Malatesta, bruciata nella sua Panda con il figlio Mirko di 3 anni nel 1993? Malatesta fu trovato impiccato il 24 dicembre 1980 nella stalla della sua casa. Francesco Vinci fu invece trovato morto con un pastore, Angelo Vargiu, in un'auto nel '93, pochi giorni dopo la morte di Milvia Malatesta e del suo bambino. Vinci avrebbe avuto una relazione con la Malatesta. Il figlio di Vinci conviveva con una prostituta, Anna Milvia Mattei, trovata anche lei uccisa, con il fuoco, il 25 maggio del '94. Cinque morti: Vinci, Vargiu, la Malatesta ed il bimbo, la Mattei e, forse, il sesto sarebbe Pacciani. Uccisi da chi? E perché?

E c’è anche il mistero del pittore C. F.. Di quali segreti è a conoscenza l’artista svizzero, di spessore internazionale, che risiede in Francia, ma per tre anni aveva occupato due suites di una villa situata su una collina, tra San Casciano e Mercatale? Nel citato libro di M. Giuttari, capo della Squadra Mobile di Firenze dove ha dato una svolta decisiva al caso del "mostro", portando alla luce elementi del tutto nuovi che erano stati trascurati e C. Lucarelli, scrittore di gialli, leggiamo che, tra l’altro, dove visse il pittore furono trovati: "Armi e un’abbondante documentazione pornografica. C’era un revolver calibro 38, alcuni coltelli particolari, foto raffiguranti scene pornografiche impressionanti, molto simili ad alcune scene dei delitti. C’erano numerosissime riviste pornografiche di edizione francese, disegni e quadri raffiguranti, prevalentemente, una femminilità violentata e deturpata… I proprietari della villa e l’artista francese risultano dediti alla magia, così come Pacciani… Tra il materiale sequestrato, c’era una rivista francese… che riproduceva nudi femminili con varie menomazioni, come il taglio del seno sinistro e del pube…" (ibid).

Il pittore, recentemente, sarebbe uscito di scena. Lui con il mostro di Firenze non c'entrerebbe nulla. E' soltanto una persona informata sui fatti. Il pittore sarebbe passato dalla posizione di indagato per detenzione di armi, in un procedimento collegato alle vicende del mostro, a teste dell'accusa nell'inchiesta ter sui duplici efferati delitti. L’interesse degli investigatori ora si potrebbe spostare sulle due donne, proprietarie della villa di San Casciano. E’ possibile che siano state loro a cercare di scaricare su Falbriand tutti i sospetti, forse, per sviare l'attenzione degli inquirenti dalle pratiche poco limpide (magia nera? satanismo?) che si sarebbero svolte nella villa?

In tutto, i delitti sicuramente accertati del "mostro di Firenze", se escludiamo la coppia di amanti Lo Bianco e Barbara Locci, furono 14. Quattordici è un numero importante in esoterismo, al punto che qualcuno si è chiesto se può esserci un riferimento alle morti delle 14 coppie di giovani nel mitologico Labirinto del Minotauro. Il numero 14 ha l’equivalente nella lettera ebraica nun. Il simbolo arcano di questo numero, scrive Isidore Koznimsky, è: "…Osiride mutilato. La mitologia racconta che Set, dopo aver assassinato Osiride, ne tagliò il corpo in 14 parti" (I. Kozminsky, I numeri magici, Garzanti – Vallardi, Milano 1978). Potremmo, in relazione ai tragici fatti di Firenze, trovarci dinanzi all’esito di feroci rituali di morte, commissionati da una potente sètta satanica bisognosa di un certo genere di feticci. E, poi, c’è la ricorrenza del numero tre, simbolizzante la tripla natura del mondo e il dinamismo elettromagnetico dell’universo. Ancora Kozminsky ci informa che: "nelle religioni antiche e moderne predomina la trinità. Il triangolo ha 3 punte; con la punta rivolta verso l’alto significa il fuoco e le potenze celesti; con la punta rivolta verso il basso significa l’acqua e le schiere infernali" (ibid). Il ripetersi del 3 potrebbe stare a significare una relazione rituale tra questi delitti e l’antico "culto di Iside".

Iside, la più importante delle divinità egizie, è spesso raffigurata, secondo il mito riferito da Plutarco (De Iside et Osiride, 12, 19) alla ricerca del corpo di suo fratello, e allo stesso tempo sposo, Osiride, ucciso e poi fatto a pezzi da Seth e gettato nel Nilo, che la dea restituisce alla vita col suo soffio divino. E’ anche frequentemente rappresentata mentre tiene in braccio e allatta il figlioletto Horus. Iside è, pure, la protettrice dei defunti. Essa fu adorata in Medio Oriente, in Grecia, a Roma e in tutto il bacino del Mediterraneo come la dea suprema. In tutti i circoli esoterici verrà considerata come l’Iniziatrice, incarnante il principio femminile, che detiene il potere della vita, della morte e della risurrezione.

Sua rappresentazione è la croce cosiddetta ansata o Ankh, oppure nodo. Una sua valenza infera si è fatta luce nella vicenda di Castelluccio dei Sauri (Foggia), che ha visto sul banco degli imputati due giovani studentesse, Annamaria Botticelli e Mariena Sica, per lo strangolamento della loro amica Nadia Roccia. Si è parlato del ritorno in auge di sètte sataniche, che celebrano i misteri di Iside associata, in epoca medievale, anche al culto del diavolo. Assai significativo è, a tal proposito, il ritrovamento, da parte di studiosi, di un incantesimo dove, accanto al nome di Iside, vi sono quelli di tre divinità infernali: Ortho, Baubo ed Ereskigal; ciò può voler dire che, se considerata in relazione alla sua congiunzione con la luna, Iside diventa una potenza ctonica. Taluni editori hanno inserito un inno magico nella Nékya omerica, a sua volta interpolata (Odissea XI, 34-50), il potere ctonico di Iside, tra altre divinità e demoni del mondo dei morti, era invocato da Ulisse nel visitare il regno degli Inferi. Accanto all’Iside celeste, come si può ben capire, vi è anche un’Iside infernale, simbolizzata da quella, discesa nel Nun con la sorella Nefti, per cercarvi Osiride. Kenneth Grant ne: "Il risveglio della magia" (Astrolabio, Roma 1973), scrive: "la Nuit terrena è Iside, la Donna Scarlatta…". Nel diario magico Aleyster Crowley, il mago nero inglese, annota: "la Donna Scarlatta, cavalcando la Bestia va, bevendo il sangue dei Santi, adultera, Signora del Mutamento, dell’Energia, della Vita…". Ecco la Iside infernale.

L’ anonimo cistercense, nel documento "I Mostri di Firenze" spiega che "alcuni studiosi, rimasti inascoltati, portarono l’attenzione sulla vicinanza rituale fra i delitti del ‘mostro’ e l’antico ‘culto di Iside’. Nella simbologia numerica, tre sono gli elementi dell’uccidere relativamente al corpo della donna: un’arma da punta, una da taglio, una da fuoco". In tale schema simbolico, l’arma da punta fu utilizzata, post-mortem, intorno al pube di quelle povere donne, per imprigionare, ritualmente, l’anima nel corpo. Il tre simbolizza anche la trinità infera. Il sacrificio umano per i satanisti è connesso materialmente con la forza vitale, col sangue, ed è spargendo il sangue, loro credono, che si può ottenere quella magica forza, che obbliga anche i demòni a presentarsi all’officiante. Essi sono convinti anche che bevendo il sangue si acquista la sua qualità divina. La teoria che sta all’origine dei riti di sangue si basa sull’identità fra sangue e vita, come attesta la Bibbia (Genesi 9, IV). Il patto satanico è firmato col sangue perché così si trasmette, loro pensano, al segno grafico, una parte della propria vita.

Giorgio Medail durante la sua inchiesta "Italia Misteriosa" venne in contatto con uno strano personaggio, che disse di aver fatto lunghe ricerche sui delitti di Firenze e, tra l’altro, affermò: "Esiste una tradizione... secondo cui il sacrificio migliore per evocare i demoni è quello degli esseri umani. E, infatti, ad esempio, nella dottrina di Aleister Crowley si afferma che la morte più favorevole è quella che avviene durante l’orgasmo ed è chiamata ‘mors giusti’. Perché è scritto: – ...fatemi morire la morte del giusto e fate che la mia fine estrema sia come la sua –".

Il giornalista commenta: "Una simile affermazione non poteva che condurre agli innumerevoli e ancora misteriosi delitti del ‘mostro di Firenze’ che, guarda caso, colpisce le sue vittime proprio mentre fanno l’amore. Secondo quest’interpretazione, infatti, il ‘mostro’ altro non sarebbe che una frangia impazzita di un certo satanismo che prevede il sacrificio proprio in quel fatale momento. ‘Ci sono - continua F.B. - nel caso del mostro, tutti gli ingredienti necessari: l’orgasmo unito al momento del trapasso, il colpo vibrato con la pistola, col fuoco. In quel momento, si liberano potenti energie, indispensabili per il mago che rafforza se stesso e il rituale che deve celebrare’".

Nel caso degli assassini del mostro di Firenze "chiedo - (scrive Medail, ndr) - vi sono state orribili deturpazioni delle vittime. Possono anch’esse essere ricondotte a rituali diabolici?". "Sì (risponde il suo interlocutore, ndr). Nel caso dell’omicidio del ‘

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anziano
by intermazionale ebraica Wednesday, Jul. 09, 2003 at 9:31 PM mail:

PROTOCOLLO I


Parleremo apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione completa esponendo così il concetto della nostra politica e di quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili). Si deve anzitutto notare che gl'individui corrotti sono assai più numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel governare il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e l'intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo mira al potere, ognuno vorrebbe essere un dittatore e sono, in vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità. Che cosa ha frenato quelle belve che chiamiamo uomini? Che cosa li ha governati? Nei primordi della civiltà si sono sottomessi alla forza cieca e brutale, poi alla legge la quale - in realtà - è la stessa forza, ma mascherata. Da ciò debbo dedurre che, secondo la legge della natura, il diritto sta nella forza. La libertà politica non è un fatto, ma una idea.
Si deve sapere come applicare questa idea quando necessita, allo scopo di servirsene come di un'esca per attirare la forza della plebe al proprio partito, se detto partito ha deciso di usurpare il potere di un rivale. Il problema viene semplificato, se questo rivale diventa infetto da idee di "libertà" - dal cosiddetto liberalismo - e se per questo ideale cede una parte del suo potere. In queste circostanze trionfa il nostro concetto. Una nuova mano afferra le abbandonate redini del Governo, secondo vuole la legge vitale, perché la forza cieca del popolo non può esistere per un solo giorno senza un Capo che la guidi, ed il nuovo Governo non fa che sostituire il vecchio indebolito dal suo liberalismo.
Oggi giorno la potenza dell'oro ha sopraffatto i regimi liberali. Vi fu un tempo in cui la religione governava. Il concetto della libertà non è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con discrezione. Basta dare l'autonomia di governo ad un popolo, per un periodo brevissimo, perché esso diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento stesso cominceranno i dissidi, i quali presto si trasformano in guerre civili, l'incendio si appicca ovunque e gli Stati cessano virtualmente di esistere. Lo stato, sia che si esaurisca in convulsioni interne, sia che la guerra civile lo dia in mano a un nemico esterno - può considerarsi definitivamente e totalmente distrutto e sarà in nostro potere. Il dispotismo capitalista, che è interamente nelle nostre mani, gli tenderà un fuscello al quale lo Stato dovrà inevitabilmente aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente nell'abisso.
Se qualcuno per motivo di liberalismo asserisce che simili discussioni sono immorali farò una domanda: perché non è immorale per uno Stato che ha due nemici, uno esterno e l'altro interno, il servirsi contro l'uno di mezzi difensivi diversi da quelli che usa contro l'altro, formando cioè piani segreti di difesa, e di attacco di notte o con forze superiori? Dunque, perché dovrebbe essere immorale per lo Stato di servirsi di questi medesimi mezzi contro ciò che rovina le sue fondamenta ed il benessere della sua stessa esistenza? Può una mente sana e logica sperare di governare una massa con successo per mezzo di argomenti e ragionamenti, quando sussiste la possibilità che essi siano contraddetti da altri i quali, anche se assurdi e ridicoli, vengano presentati in guisa attraente a quella parte della plebe, che non è capace di ragionare o di approfondire, guidata come è interamente da piccole passioni e convenzioni, o da teorie sentimentali?
Il grosso della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che sono sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa dipende da una maggioranza casuale o predisposta la quale, nella sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni assurde, seminando in questo modo i germi dell'anarchia. La politica non ha niente di comune con la morale; un sovrano che si lascia guidare dalla morale non è un accorto politico, conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol regnare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica. Esse fanno perdere il trono più certamente che non il più acerrimo nemico. Queste qualità devono essere gli attributi delle nazioni Gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare da esse. Il nostro diritto sta nella forza. La parola "diritto" rappresenta un'idea astratta senza base alcuna, e significa né più né meno che: "datemi quello che voglio perché io possa dimostrarvi in conseguenza che io son più forte di voi".
Dove principia il diritto e dove termina? In uno Stato dove il potere è male organizzato, ove le leggi e le personalità del regnante sono resi inefficaci dal continuo liberalismo invadente, io mi servo di una nuova forma di attacco usando del diritto della forza per distruggere i canoni e i regolamenti già esistenti, impadronirmi delle leggi, riorganizzare tutte le istituzioni, e diventare così il dittatore di coloro i quali hanno spontaneamente rinunciato al loro potere conferendolo a noi. La nostra forza, nelle attuali traballanti condizioni dell'autorità civile, sarà maggiore di qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino al momento che saremo diventati tanto forti da non temere più nessun attacco per quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo obbligati a ricorrere, emergerà il benefizio in un regime incrollabile che reintegrerà il funzionamento dell'esistenza naturale, distrutto dal liberalismo.
Il fine giustifica i mezzi.
Nel formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non tanto a ciò che è buono e morale, quanto a ciò che è necessario e vantaggioso.
Abbiamo davanti un piano dove è tracciata una linea strategica dalla quale non dobbiamo deviare, altrimenti distruggeremo il lavoro di secoli. Per stabilire uno schema d'azione adeguato, dobbiamo tener presente la meschinità, l'incostanza e la mancanza di equilibrio morale della folla, nonché l'incapacità sua di comprendere e di rispettare le condizioni stesse del suo benessere e della sua esistenza. Si deve comprendere, che la forza della folla è cieca e senza acume; che porge ascolto ora a destra ora a sinistra. Se il cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa. Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da essa, non possono, anche essendo degli uomini d'ingegno, guidare le masse senza rovinare la Nazione. Solamente chi è stato educato alla sovranità autocratica può leggere le parole formate con l'alfabeto politico. Il popolo abbandonato a sé stesso, cioè in balìa di individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai dissensi di partito che hanno origine dall'avidità di potere e dalla bramosia di onori, generatrici di agitazioni e disordini.
È forse possibile che le masse possano giungere tranquillamente ed amministrare senza gelosia gli affari di Stato che non devono confondere con i loro interessi personali? Possono le masse organizzare la difesa contro il nemico esterno? Ciò è assolutamente impossibile, perché un piano suddiviso in tante parti quante sono le menti della massa, perde il suo valore e quindi diventa inintelligibile ed ineseguibile. Soltanto un autocrate può concepire piani vasti, assegnando la sua parte a ciascun ente del meccanismo della macchina statale. Quindi concludiamo essere utile per il benessere del paese, che il governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo responsabile. Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può esistere, perché la civiltà può essere promossa solamente sotto la protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa.
La folla è barbara, ed agisce barbaramente in ogni occasione. La turba, appena acquista la libertà, rapidamente la trasforma in anarchia, la quale è per sé stessa la massima delle barbarie. Date uno sguardo a quei bruti alcoolizzati ridotti all'imbecillità dalle bevande il cui consumo illimitato è tollerato dalla libertà! Dovremo noi permettere a noi stessi ed ai nostri simili di fare altrettanto? I popoli della Cristianità sono fuorviati dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie classiche e premature alle quali l'hanno istigata i nostri agenti - e cioè i precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi e via dicendo -; dalle nostre donne nei loro luoghi di divertimento; ed a queste ultime aggiungo anche le cosiddette "Signore della Società" - loro spontanee seguaci nella corruzione e nella lussuria.
Il nostro motto deve essere: "Qualunque mezzo di forza ed ipocrisia!".
In politica vince soltanto la forza schietta, specialmente se essa si nasconde nell'ingegno indispensabile per un uomo di Stato. La violenza deve essere il principio; l'astuzia e l'ipocrisia debbono essere la regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro corona ai piedi degli agenti di una potenza nuova. Il male è l'unico mezzo per raggiungere il bene. Pertanto non dobbiamo arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno e al tradimento, se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa.
In politica dobbiamo saper confiscare le proprietà senza alcuna esitazione, se con ciò possiamo ottenere l'assoggettamento altrui e il potere per noi. Il nostro Stato, seguendo la via della conquista pacifica, ha il diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni, meno appariscenti e più utili, che sono i mezzi necessari per mantenere il terrore, producendo una sottomissione cieca. La severità giusta ed implacabile è il fattore principale della potenza dello Stato. Non solo perché è vantaggioso, ma altresì per dovere e per la vittoria, dobbiamo attenerci al programma della violenza e dell'ipocrisia. I nostri principi sono altrettanto potenti quanto i mezzi coi quali li mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con questi mezzi medesimi ma anche con la severità delle nostre dottrine, trionferemo ed assoggetteremo tutti i Governi al nostro Super-Governo. Basta che si sappia che siamo implacabili per prevenire ogni recalcitranza. Anche nel passato noi fummo i primi a gettare al popolo le parole d'ordine: "Libertà, uguaglianza, fratellanza". Parole così spesso ripetute, da quel tempo in poi, da pappagalli ignoranti accorrenti in folla da ogni dove intorno a quest'insegna. Costoro, ripetendole, tolsero al mondo la prosperità ed all'individuo la vera libertà personale, che prima era stata così bene salvaguardata, impedendo alla plebaglia di soffocarla.
I Gentili sedicenti dotti e gli intelligenti, non percepirono quanto fossero astratte le parole che pronunciavano e non si accorsero che queste parole non solo non si accordavano, ma si contraddicevano addirittura.
Essi non seppero vedere che l'eguaglianza non esiste nella natura, la quale crea calibri diversi e disuguali di mente, carattere e capacità. Così è d'uopo assoggettarsi alle leggi della natura. Questi sapientoni non seppero intuire che la massa è una potenza cieca e che coloro i quali, emergendo da essa, vengono chiamati al governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un uomo destinato a regnare può governare, anche se sia uno sciocco, ma che un uomo il quale non è stato preparato a tale compito, non comprenderebbe nulla di politica anche se fosse un genio. I Gentili hanno messo da parte tutto ciò, mentre è su questa base, che fu fondato il governo dinastico.
Il padre soleva istruire il figlio nel significato e nello svolgimento delle evoluzioni politiche in maniera tale che nessuno, fuorché i membri della dinastia, potesse averne conoscenza e che pertanto nessuno potesse svelarne i segreti al popolo governato. Col tempo il significato dei veri insegnamenti politici, quali erano trasmessi nelle dinastie da una generazione all'altra, andò perduto, e questa perdita contribuì al successo della nostra causa. Il nostro appello di: "libertà, uguaglianza, fratellanza", attirò intiere legioni nelle nostre file dai quattro canti del mondo attraverso i nostri inconsci agenti, e queste legioni portarono i nostri stendardi estaticamente. Nel frattempo queste parole rodevano, come altrettanti vermi, il benessere dei Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro unione, rovinando così le fondamenta degli Stati. Come vedremo in seguito, questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette, fra l'altro, la possibilità di giocare l'asso di briscola, vale a dire di ottenere l'abolizione di privilegi; ossia, in altre parole, l'abolizione dell'aristocrazia dei Gentili, la quale era l'unica difesa che le Nazioni ed i paesi possedevano contro di noi. Sopra le rovine di una aristocrazia naturale ed ereditaria, costruimmo un'aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi controllavamo, e sulla scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu facilitato dal fatto, che noi, mediante le nostre relazioni con persone che erano indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte suscettibile della mente umana; cioè sfruttando l'avidità di guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la loro instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell'uomo, poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di distruggere l'iniziativa, ponendo così la potenza volitiva del popolo in balìa di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo potere di iniziativa. Il significato astratto della parola libertà rese possibile di convincere le turbe che il Governo non è altro che un gerente rappresentante il possessore - vale a dire la Nazione -; e pertanto può essere messo da parte come un paio di guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione possono essere destituiti li diede in nostro potere e fece sì che la loro nomina è praticamente nelle nostre mani.




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PROTOCOLLO II


Per il nostro scopo è indispensabile che le guerre non producano modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una base economica. Allora le nazioni dovranno riconoscere la nostra superiorità per l'assistenza che sapremo dare ad esse, e questo stato di cose metterà entrambe le parti alla mercè dei nostri intermediarii internazionali dagli occhi di lince, i quali hanno inoltre mezzi assolutamente illimitati. Allora i nostri diritti internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi governeremo i paesi nello stesso modo che i singoli governi governano i loro sudditi.
Sceglieremo fra il pubblico amministratori che abbiano tendenze servili. Essi non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò saranno facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro giuoco; pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi consiglieri, specialmente educati fino dall'infanzia nell'arte di governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato la scienza del governo dai nostri piani politici, dall'esperienza dataci dalla storia e dalla osservazione degli avvenimenti che si susseguono. I Gentili non traggono profitto da costanti osservazioni storiche, ma seguono una routine teorica senza considerare quali possano esserne le conseguenze, quindi non occorre prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano finché l'ora suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di nuovi divertimenti, o nel ricordo di godimenti che furono. Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche, che abbiamo ispirato loro, siano per essi di suprema importanza. Con questa mèta in vista e coll'aiuto della nostra stampa, aumentiamo continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi. Le classi istruite dei Gentili si vanteranno della propria erudizione e metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute dalla scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo prefisso di educarne le menti secondo le nostre direttive. Non crediate che le nostre asserzioni siano parole vane: notate il successo di Darwin, di Marx e di Nietsche, che fu intieramente preparato da noi. L'azione demoralizzatrice di queste scienze sulle menti dei Gentili dovrebbe certamente esserci evidente. Per evitare di commettere errori nella nostra politica e nel nostro lavoro di amministrazione, è per noi essenziale di studiare e di tener presente l'attuale andamento del pensiero, le caratteristiche e le tendenze delle nazioni.
Il successo del nostro piano consiste nella sua adattabilità al temperamento delle nazioni colle quali veniamo a contatto. Esso non può riuscire se la sua applicazione pratica non è basata sull'esperienza del passato, integrata con le osservazioni dell'ora presente. La stampa è una grande forza nelle mani dei presenti Governi, i quali per suo mezzo controllano le menti popolari. La stampa dimostra le pretese vitali della popolazione, ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo scontento nella plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella stampa, ma i governi non seppero usufruire di questa forza ed essa cadde nelle nostre mani. Per mezzo della stampa acquistammo influenza pur rimanendo dietro le quinte. In virtù della stampa accumulammo l'oro: ci costò fiumi di sangue ed il sacrificio di molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro, vale migliaia di Gentili nel cospetto di Dio.

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by http://italy.indymedia.org/news/2003/07/32932 Wednesday, Jul. 09, 2003 at 9:40 PM mail: http://italy.indymedia.org/news/2003/07/329321_comment.php#329359

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anziano di sion
by ... Wednesday, Jul. 09, 2003 at 9:48 PM mail:

Oggi posso dirvi che mancano solo pochi passi alla nostra meta. Ci rimane una piccola distanza da percorrere, e la nostra lunga marcia sarà ora pronta a chiudere il suo Ciclo del Serpente Simbolico, con il quale noi diamo un carattere simbolico al nostro popolo. Quando questo anello si chiuderà, tutti gli stati d'Europa saranno imprigionati nella sua spirale come in una morsa potente.
La bilancia della costituzione di questi giorni si romperà presto, poiché abbiamo fatto in modo che resti fuori equilibrio, oscillando di continuo finché consumi il perno sul quale gira. I goyim hanno l'impressione di averlo saldato bene e da sempre aspettano che la bilancia trovi il suo equilibrio. Ma i perni - i re sui loro troni - sono circondati dai loro rappresentanti, che fanno gli stupidi, sconvolti dal loro incontrollabile e irresponsabile potere. Debbono questo potere al terrore che è stato emanato dentro palazzi. Siccome non hanno nessun mezzo per comunicare coi loro popoli, i re sui troni non sono più in grado di venire a patti con loro, e quindi si rafforzano contro chi cerca di poterlo fare. Abbiamo creato un divario tra Il Potere Supremo e la forza cieca dei popoli cosicché tutti i due hanno perso qualsiasi significato, poiché come il cieco senza il suo bastone, separati, tutti i due sono impotenti.
Per incitare chi cerca il potere ad un abuso di potere, abbiamo messo tutte le forze in opposizione l'una contro l'altra, rompendo le loro tendenze liberali per l'indipendenza. A questo scopo, abbiamo mobilitato ogni genere d'impresa, abbiamo armato tutte le parti in questione, abbiamo costituito l'autorità come un bersaglio per ogni ambizione. Abbiamo fatto degli Stati delle arene di gladiatori dove una miriade di problemi confusi si contendono ... ancora un po', e i disordini e la bancarotta saranno universale.
I chiacchieroni, instancabili, hanno trasformato le sedute del Parlamento e dei Consigli d'Amministrazione in gare dell'arte oratoria. Giornalisti audaci e scrittori di opuscoli senza scrupoli assalgono tutti i giorni gli ufficiali esecutivi. Gli abusi di potere daranno l'ultimo tocco alle istituzioni in preparazione del loro rovesciamento e tutto volerà in alto sotto i colpi della marmaglia inferocita.
La povertà condanna saldamente i popoli ai lavori forzati più di quanto lo fossero stati dalla schiavitù. Da essa potevano anche liberarsi, ma non dalla miseria. Abbiamo incluso nella costituzione dei diritti che alle masse sembrano fittizi e non dei diritti reali. Tutti questi cosiddetti "Diritti dei Popoli" possono esistere solo come idee, che non si realizzano nella vita pratica. Che importa al lavoratore del proletariato, piegato in due dal suo duro lavoro, e schiacciato dal suo destino, se i chiacchieroni hanno il diritto di parlare a vanvera, se i giornalisti hanno il diritto di scarabocchiare qualsiasi sciocchezza fianco a fianco con le cose sensate, dal momento che il proletariato non ottiene nessun vantaggio dalla costituzione tranne qualche briciola che gli gettiamo dalla nostra tavola in cambio di un suo voto in favore di quello che noi dettiamo, in favore degli uomini che mettiamo al potere, i servi del nostro agentur ... i diritti repubblicani per un uomo povero non sono altro che un boccone amaro di ironia, poiché la sua necessità di lavorare duramente quasi tutto il giorno ne toglie qualsiasi bisogno attuale, ma d'altra parte lo deruba di tutte le garanzie di un guadagno certo e regolare, rendendolo dipendente dagli scioperi dei suoi compagni o dalle serrate dei suoi padroni.
I popoli, sotto la nostra guida, hanno annientato l'aristocrazia, che era la loro unica difesa e balia a loro vantaggio, inesorabilmente collegata con il benessere del popolo. Oggi giorno, con la distruzione dell'aristocrazia, i popoli sono caduti nella morsa dei farabutti spietati avidi di denaro che hanno creato un dominio alle spese dei lavoratori.
Noi appaiamo sulla scena da presunti salvatori del lavoratore da questa oppressione, quando gli proponiamo di entrare nei ranghi delle nostre forze combattenti - i socialisti, gli anarchici, i comunisti - che sosteniamo secondo la presunta regola di fratellanza (della solidarietà di tutta l'umanità) della nostra massoneria sociale. L’aristocrazia, che per legge disponeva della manodopera dei lavoratori, s'interessava di provvedere che i lavoratori fossero ben nutriti, sani e forti. Al contrario, noi siamo interessati a ridurre l'approvvigionamento, a far sparire i GOYIM. Il nostro potere sta nella mancanza cronica di cibo e nella debolezza fisica del lavoratore, perché ne deriva la sua assoggettazione alla nostra volontà, e non troverà dalla parte delle sue autorità né il potere, né la forza, per contrastare la nostra volontà. La fame dà al capitale il diritto di comandare il lavoratore, sicuramente di più di quanto non fosse dato dall'autorità legittima dei re all'aristocrazia.
Dal bisogna, dall'invidia e dall'odio che genera, mobiliteremo le folle tumultuanti, e con le loro mani cancelleremo tutti quelli che ci ostacolano la via.
Quando suona l'ora per l'incoronazione del nostro Signore Supremo di tutto il Mondo, saranno queste stesse mani che spazzeranno via qualunque cosa che possa esserne un ostacolo.
I goyim hanno perso l'abitudine di pensare a meno che siano spinti dai suggerimenti dei nostri specialisti. Quindi, non vedono l'urgente necessità di quello che noi adotteremo subito, quando il nostro Regno ci sarà, e cioè, che è indispensabile insegnare nelle scuole delle nazioni un singolo e semplice concetto vero, la base della conoscenza la conoscenza della struttura della vita umana, dell'esistenza sociale, che richiede una divisione del lavoro, e quindi, la divisione degli uomini in classi e condizioni. t essenziale che tutti sappiano che, noti ci può essere l'uguaglianza data le diversità delle cose dell'attività umana, che colui che, con un suo atto, compromette un'intera classe non può essere ugualmente responsabile davanti alla legge, rispetto a uno che ha messo in dubbio solo il suo onore. La reale conoscenza della struttura della società, ai cui segreti i goyim non sono ammessi, dimostrerebbe a tutti gli uomini che le condizioni sociali ed il lavoro devono essere circoscritti, che non diventano così una fonte di sofferenza umana, che nasce da un'educazione che non corrisponde al lavoro che gli individui sono chiamati a fare.
Dopo uno studio esauriente di questa conoscenza, i popoli si sottometteranno volentieri all'autorità, e accetteranno la condizione sociale che lo stato decide per loro. Allo stato attuale di conoscenza e del suo sviluppo nella direzione voluta da noi, i popoli, che ciecamente credono nelle cose stampate, nutrono un odio cieco per le condizioni sociali superiori a loro, grazie ai suggerimenti appositamente fatti per deviare e grazie alla loro propria ignoranza, poiché non hanno nessuna comprensione del significato di classe e di condizione sociale.
Quest'odio crescerà ancora per gli effetti della crisi economica, che fermerà le transazioni in Borsa e ridurrà le industrie all'inazione. Creeremo, con tutti i metodi sotterranei a nostra disposizione e con l'oro, che è completamente nelle nostre mani, una crisi economica universale con cui getteremo sulle strade delle orde di lavoratori in tutti i paesi europei allo stesso tempo. Queste marmaglie si getteranno con piacere a far scorrere il sangue di quelli che hanno invidiato dalla loro nascita, con la loro ignoranza ingenua, e la cui proprietà potranno saccheggiare.
Non toccheranno "le Nostre", perché conosceremo il momento d'attacco, per cui prenderemo le misure necessarie per proteggerle.
Abbiamo dimostrato che il progresso porterà tutti i goyim al potere supremo della ragione. Il nostro dispotismo lo sarà proprio, poiché saprà come, con la severità dei saggi, pacificare tutti i disordini, cauterizzare il liberalismo da tutte le istituzioni.
Quando la plebe avrà visto che le sono concesse tutte le forme di concessioni e di indulgenze nel nome della libertà, considererà se stessa come il re sovrano che abbia lanciato un assalto per prendere il potere ma, naturalmente, come tutti i ciechi s'inciamperà, ha rincorso una guida, non ha mai avuto il buon senso di ritornare al suo stato precedente e ha consegnato i suoi poteri plenipotenziari ai nostri piedi. Ricordatevi la rivoluzione francese, alla quale noi abbiamo aggiunto il nome di "grande": i segreti della sua preparazione ci sono ben conosciuti, poiché fu un lavoro tutto nostro.
Da allora in poi, conduciamo i popoli da una disillusione all'altra, cosicché, alla fine, ci abbonderà in favore di quel Re-Despota del sangue di Sion, per il quale stiamo preparando il mondo.
Al giorno d'oggi, siamo una forza internazionale invincibile, perché se siamo attaccati da alcuni stati, siamo appoggiati da altri. IL la birbanteria senza fine dei popoli goyim, che strisciano sulle loro pance per prendere con la forza, ma sono spietati con la debolezza, e spietati con chi sbaglia ma indulgenti coi crimini, non disposti a sopportare le contraddizioni di un sistema sociale libero, ma pazienti fino al martirio sotto la violenza di un dispotismo severo - sono queste qualità che ci aiutano per l'indipendenza. I popoli goyim soffrono pazientemente sotto i dittatori-premier di oggi, e sopportano abusi tali che per il più piccolo avrebbero tagliata la testa a venti re.
Come si può spiegare un tale fenomeno, questa curiosa incoerenza delle masse nella loro reazione verso avvenimenti che sembrano essere dello stesso genere?
Si spiega con il fatto che questi dittatori sussurrano ai popoli per via dei loro agenti, che attraverso gli abusi, infliggono dei danni agli Stati col nobile intento di assicurare il benessere dei popoli, la fratellanza internazionale di tutti, la solidarietà e l'uguaglianza dei diritti. Naturalmente, non dicono ai popoli che questa unificazione deve realizzarsi solamente sotto il nostro regno supremo.
E così, la gente condanna i giusti ed assolve i colpevoli, persuasa più che mai che può fare quel che desidera. Grazie a questo stato di cose, la gente distrugge qualunque stabilità e crea dei disordini ad ogni passo.
La parola "libertà" fa sì che le comunità di uomini combattano contro ogni genere di farsa, contro ogni genere di autorità, anche contro Dio e le leggi della natura. Per questa ragione noi, quando arriviamo al nostro regno, dovremo sradicare questa parola dal lessico della vita che implica un principio di forza bruta che trasforma la folla in un'orda di bestie assetate di sangue.
Quest'orda di bestie, è vero, si addormenta ogniqualvolta fa il pieno di sangue, e in queste occasioni può essere facilmente incatenata. Ma se non gli si dà del sangue, non si addormenta e continua a lottare.




L'importanza del documento sopra ristampato saprebbe difficilmente venire esagerata. Esso ha, come pochi altri, il valore di uno << stimolante >> spirituale rivelando orizzonti insospettati e attirando l'attenzione su problemi fondamentali d'azione e di conoscenza, che non possono essere trascurati o rimandati senza pregiudicare gravemente il fronte di coloro che ancora lottano in nome dello spirito, della tradizione, della civiltà vera.

Due punti vengono particolarmente in risalto nei << Protocolli >>. Il primo si riferisce direttamente alla questione ebraica. Il secondo ha una portata più generale e conduce ad affrontare il problema delle forze vere in atto nella storia. Perché il lettore si renda pienamente conto dell'uno e dell'altro punto, crediamo opportuno svolgere alcune considerazioni, indispensabili per un giusto orientamento.

Per un tale orientamento, occorre anzitutto affrontare il famoso problema della << autenticità >> del documento, problema, sul quale si è voluto tendenziosamente concentrare tutta la attenzione e misurare la portata e la validità dello scritto. Cosa invero puerile. Si può infatti negare senz'altro l'esistenza di una qualunque direzione segreta degli avvenimenti storici. Ma ammettere, sia pure come semplice ipotesi, che qualcosa di simile possa darsi, non si può, senza dover riconoscere che, allora, s'impone un genere di ricerca ben diverso da quello basato sul << documento >> nel senso più grossolano del termine. Qui sta precisamente - secondo la giusta osservazione del Guénon - il punto decisivo, che limita la portata della questione dell'<< autenticità >>: nel fatto, che nessuna organizzazione veramente e seriamente segreta, quale si sia la sua natura, lascia dietro di sé dei << documenti >> scritti. Solo un procedimento << induttivo >> può dunque precisare la portata di << testi >>, come i << Protocolli >>. Il che significa che il problema della loro << autenticità >> è secondario e da sostituissi con quello, ben più serio ed essenziale, della loro << veridicità >>. Giovanni Preziosi già nel 1921, nel pubblicare per la prima volta il testo, aveva ben messo in rilievo questo punto. La conclusione seria e positiva di tutta la polemica, che nel frattempo si è sviluppata, è la seguente: che quand'anche (cioè: dato e non concesso) i << Protocolli >> non fossero << autentici >> nel senso più ristretto, è come se essi lo fossero, per due ragioni capitali e decisive:

1) Perché i fatti ne dimostrano la verità;

2) Perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell'Ebraismo tradizionale e moderno è incontestabile.

Poiché tanto si è parlato del processo di Berna provocato appunto dai << Protocolli >>, è bene dire qualcosa in proposito, onde il lettore sappia a che tenersi e non si lasci influenzare da informazioni tendenziose. Il processo di Berna non è stato che una manovra dell'Ebraismo internazionale, il quale ha tentato di servirsi della giustizia svizzera (o, per dir meglio, di un giudice svizzero marxista) per ottener una specie di ratifica ufficiale giuridica della non-autenticità di questo documento, vera spina nell'occhio di Israele. Che si sia trattato proprio di una manovra, risulta dall'illegittimità stessa di sollevare, a Berna, la questione della autenticità dei << Protocolli >>. La corte di Berna, infatti, aveva accolto l'accusa avanzata da alcune comunità israelite contro un certo Silvio Schnell, che in una riunione nazionalista aveva diffuso alcune copie della edizione tedesca dei <<Protocolli >>, in base all'art. 14 della Legge del Cantone di Berna, concernente il sobillamento a mezzo della stampa e la letteratura immorale. Su questa base, dal punto di vista rigorosamente giuridico, la corte di Berna non avrebbe dovuto interessarsi affatto del problema della autenticità, o meno, dei; << Protocolli >>, ma sarebbe stata solo tenuta a decidere se i << Protocolli >>, veri o falsi che siano, fossero o no da condannarsi ai sensi della legge già citata, come scritto atto a sobillare una parte della popolazione svizzera contro l'altra. E l'Ebraismo che ha cercato di sviare il processo, concentrandolo sul problema della autenticità del documento, per venire alla conclusione desiderata. E sono significative, a tale riguardo, le seguenti parole del Gran Rabbino di Stoccolma: << Questo non è un processo contro Schnell e i suoi compagni, ma quello di tutti gli Israeliti del mondo contro tutti i loro detrattori. Sedici milioni di Israeliti hanno gli occhi fissi su Berna>>.

Dopo un annoso procedimento, il processo, in prima istanza, si chiuse con una condanna dello Schnell, dalla quale gli Ebrei trassero gongolanti la conseguenza, che i << Protocolli >> erano ormai liquidati. Trionfo di breve durata. In seconda istanza (novembre 1937) il tribunale di Berna ha cancellato il precedente giudizio, ha prosciolto lo Schnell dall'accusa, ha condannato alle spese le continuità ebraiche accusatrici e ha dichiarato estraneo alle sue spettanze pronunciassi come che sia sulla questione della autenticità.

Ma la questione era stata intanto sollevata nel primo processo. Con che risultati? Di nuovo negativi. Il fronte ebraico aveva cercato di raggiungere i suoi fini con due principali mezzi: con delle false testimonianze e con la tesi del << plagio >>.

Qui non possiamo entrare in dettagli, e ci limiteremo a quanto segue.

Una certa signora Kolb, già come principessa Radziwill convinta di truffa e di falso e condannata, depose in una testimonianza, abilmente concertata con quella di una sua amica e di un certo conte Du Chayla, personaggio esso stesso più che sospetto, paranoico, avventuriero e traditore, graziato della pena capitale, di sapere, che i << Protocolli >> erano stati compilati a Parigi verso il 1905 da tre agenti della polizia segreta russa, allo scopo di fomentare la campagna antisemita. Ebbene, è risultato che questo testo già nel 1895 era in possesso di un certo Stephanoff, nel 1902 di Nilus e che nel 1903 era già uscito integralmente sul giornale russo << Snamja >> - dunque, due anni prima della seta presunta compilazione a Parigi!

Non solo: è stato dimostrato che nessuno dei tre personaggi russi - Rotshkowsky, Manuiloff e Golowinsky - si trovavano a Parigi nell'epoca in cui, secondo la signora Kolb, essi avrebbero << inventato >> i << Protocolli >>.

Il secondo punto riguarda la faccenda del << plagio >>. Nella quale si è introdotto un grave equivoco. Il problema del valore dei << Protocolli >>, infatti, è ben diverso da quello di un'opera letteraria, ove è decisivo l'esame della sua originalità e del diritto di qualcuno di considerarsene l'autore. E’ di ben altro che sì tratta. Ora, già nel 1921 il Times aveva sollevata la questione del plagio, pel fatto che il testo riproduce idee e frasi di un pamphlet di un certo Jolly (egli stesso semi-ebreo, rivoluzionario e massone), uscito nel 1865, trattante i mezzi da utilizzare per una politica machiavellica di dominio. Una tale corrispondenza - o << plagio >> - è vera, e nemmeno si restringe alla sola opera del Jolly, estendendosi a diverse altre opere preesistenti. Ma che cosa può dir questo? Per decidere la questione, se i << Protocolli >> corrispondano o no ad un programma formulato da una certa organizzazione occulta pel dominio universale, anzitutto è indifferente che l'autore li abbia creati e stesi di sana pianta, ovvero che, per compilarli, sì sia servito anche di idee e di elementi di altre opere, commettendo così, dal punto di vista << letterario >>, un plagio. La polemica antisemita ha effettivamente individuato tutta una serie di << fonti >> o antecedenti dei << Protocolli >>, le quali traggono la loro inspirazione generale da un'unica corrente d'idee e riflettono, spesso in forme << romanzate >>, la confusa sensazione di una verità. Questa verità è che tutto l'orientamento del mondo moderno risponde ad un piano stabilito e realizzato da una certa organizzazione misteriosa.

Per tal via, dal problema della << autenticità >> ci si trova di nuovo respinti a quello della << veridicità >>. Circa il primo, il risultato del processo di Berna è dunque negativo: all'accusa non è riuscito dimostrare che i << Protocolli >> sono falsi. Ma, giuridicamente, il difensore non è tenuto a dimostrare l'autenticità di un documento incriminato; è l'accusa che deve dimostrarne la falsità. E poiché malgrado ogni sforzo dell'Ebraismo, malgrado le testimonianze concertate, la tesi del << plagio >>, i documenti tendenziosi offerti dai Soviet, le manovre che son giunte, in prima istanza, a non far accogliere nemmeno uno dei testi della difesa, una perizia estremamente unilaterale del Loosli, noto filosemita, e così via, la prova di falsità non è riuscita, così il campo è libero, e la questione dell'<< autenticità >> è liquidata, vale a dire, subordinata ad una prova duplice di carattere superiore, cioè, ripetendo: 1) alla prova attraverso i fatti; 2) alla prova attraverso l’essenza dello spirito ebraico.

Avendo così precisate le cose, è bene, ormai, dire più da presso di che si tratta nei << Protocolli >>.

Essi contengono il piano di una guerra occulta avente per obiettivo, anzitutto, la distruzione completa di tutto ciò che nei popoli non-ebraici è tradizione, casta, aristocrazia, gerarchia, come pure di ogni valore etico, religioso, supermateriale. A tale scopo una organizzazione internazionale occulta, presieduta da capi reali aventi chiara Coscienza dei loro fini e dei mezzi adatti per realizzarli, avrebbe da tempo sviluppato, e continuerebbe a sviluppare, una azione unitaria invisibile, alla quale sarebbero da riferirsi i principali focolai del pervertimento della civiltà e società occidentali: liberalismo, individualismo, egualitarismo, libero pensiero, illuminismo antireligioso, con le varie appendici che conducono fino alla rivolta delle masse e allo stesso consumo. È importante rilevare che l'assoluta falsità di tutte queste ideologie viene senz'altro riconosciuta: esse sarebbero state create e propagate unicamente come strumenti di distruzione e, nei riguardi del comunismo, si giunge a dichiarare: << Il fatto, che fummo capaci dì far concepire una idea così erronea ai non-Ebrei è la prova lampante del meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a quello che abbiamo noi, nel che consiste la speranza del nostro successo >> (protocollo XV). Ma non solo si parla di ideologie politiche da instillare senza permettere di coglierne il vero significato e la finalità; si parla altresì di una << scienza >> creata parimenti ai fini di un'azione generale demoralizzatrice e vengon fatti significativi riferimenti alla superstizione scientista del << progresso >>, al darwinismo, alla sociologia marxista e storicista, e così via, e, nel riguardo, si dice: << I non-Ebrei non sono più capaci di ragionare, in materia di scienza, senza il nostro aiuto>>; mentre in pari tempo, anche qui, si riconosce la falsità di tutte queste teorie (I, II, II, XIII). In terzo luogo, un azione propriamente culturale: dominare i principali centri dell'insegnamento ufficiale, controllare, attraverso il monopolio della grande stampa, l'opinione pubblica, diffondere nei cosiddetti paesi dirigenti una letteratura squilibrata ed equivoca (XIV), provocare cioè, come controparte di quello sociale, un disfattismo etico, da accrescere mediante un attacco contro i valori religiosi e i loro rappresentanti, da operarsi non frontalmente e apertamente, ma fomentando la critica, la sfiducia, il discredito nei riguardi del clero (XVI, IV). La << economicizzazione >> della vita viene additata come uno dei più importanti mezzi distruttivi, donde, anche, la necessità dì avere una falange di << economisti >>, strumenti coscienti o incoscienti dei capi mascherati. Distrutti i valori spirituali, che furono la base dell'antica autorità e rimpiazzatili con calcoli matematici e bisogni materiali, i popoli debbono esser spinti verso una lotta universale nella quale crederanno di perseguire i loro interessi e non si accorgeranno del nemico comune (IV); infine, incoraggiare le idee altrui e, invece di attaccarle, utilizzarle per la realizzazione del piano complessivo, per cui si riconosce l'opportunità di difendere le vedute più diverse, da quella aristocratica o dittatoriale fino a quella anarchica o socialista, purché gli effetti convergano nell'unico fine (V, XII). Anche la necessità di distruggere la vita familiare e la sua influenza spiritualmente educatrice viene considerata (X); così pure, quella di abbruttire le masse con lo sport e con distrazioni di ogni genere e di fomentare il lato passionale e irrazionale di esse, tanto da toglier loro ogni facoltà di discriminazione (XIII).

Questa è la prima fase della guerra occulta: il suo obbiettivo è la creazione di un enorme proletariato, è la riduzione dei popoli ad una poltiglia di esseri senza tradizione e senza forza interiore. Dopo dì che, un'azione ulteriore, sulla base della potenza dell'oro. I Capi mascherati controlleranno l'oro del mondo e, per suo mezzo, l'insieme dei popoli così sradicati, con i loro dirigenti apparenti e più o meno demagogici. Mentre da un lato la distruzione procederà attraverso veleni ideologici, ribellioni, rivoluzioni e conflitti d'ogni genere, i signori dell'oro fomenteranno crisi interne generali fino a condurre l'umanità ad uno stato tale di prostrazione, di disperazione, di sfiducia completa per ogni ideale e ogni regime, da farne un oggetto passivo nelle mani dei dominatori invisibili, che allora si manifesteranno e si affermeranno come i capi assoluti del mondo. All'apice starà il Re d'Israele e l'antica promessa del Regnum del << popolo eletto >> sarà realizzata.

Questa è l'essenza dei << Protocolli >>. Il problema ad essi relativo ha diversi aspetti.

L'Ebreo Disraeli ebbe a scrivere una volta queste parole significative: << Il mondo è governato da tutt'altre persone che non si immaginino coloro che non stanno dietro le quinte >>. La importanza dei << Protocolli >> consiste anzitutto, e in ogni caso, nel far nascere questo sospetto, nel far presentire che la storia ha una << terza dimensione >>, che una << intelligenza >> può celarsi dietro agli avvenimenti e ai dirigenti apparenti e che molte presunte cause non sono che effetti di un’azione sotterranea. In particolare, è importante ciò che i << Protocolli >> dicono, nei riguardi di una mentalità pseudo-scientifica, creata unicamente ai fini del piano prestabilito: il cosiddetto modo << scientifico >> o << positivo >> di fare la storia potrebbe rientrare esattamente in ciò e assolvere lo scopo dì stornare sistematicamente lo sguardo dal piano ove agiscono le vere cause. Nulla è più significativo che questo passo dei << Protocolli >> (XV): << La mentalità dei non-Ebrei essendo di natura puramente animale, essi sono incapaci di prevedere le conseguenze alle quali può condurre una causa se presentata sotto una certa luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità fra noi e i non-Ebrei che possiamo facilmente riconoscere di essere gli eletti di Dio nonché la nostra natura sovrumana, in paragone con la mentalità istintiva e animale dei non-Ebrei. Costoro non vedono che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare alcuna cosa, eccetto le materiali >>. E si soggiunge (XV): << Per quanto riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono in uno stato di infanzia, e i loro governi pure >>.

Ora, che la storia ultima ci presenti le fasi di un’opera sistematica e progressiva di distruzione spirituale, politica e culturale non è un caso, e i << Protocolli >>, nel riguardo ci offrono, per lo meno, ciò che uno scienziato chiamerebbe una << ipotesi di lavoro >>, cioè una idea-base, la cui verità si conferma attraverso la sua capacità di organizzare, in una ricerca induttiva, un insieme di fatti apparentemente sparsi e spontanei, facendone risaltare la logica e la direzione unica. Questo è il secondo punto che deve restar fermo.

Sta di fatto che il contenuto dei << Protocolli >>, nella sua prima parte, riguardante le fasi e le vie della distruzione, corrisponde in modo impressionante a quanto si è svolto e sta svolgendosi nella storia ultima: quasi come se i capi dei vari governi, i dirigenti apparenti dei vari movimenti e tutti coloro che han fatto, nell'ultimo secolo, la << storia >>, altro non fossero stati che gli esecutori inconsapevoli di tante parti di un piano prestabilito, preannunciato molto tempo prima, sia da quel testo, che dagli altri, cui si è già accennato. Hugo Wast (Oro, Buenos Ayres, 1935, p. 20) ha perciò scritto: << I Protocolli possono essere falsi; però essi si realizzano meravigliosamente >>, e Henry Ford, nel giornale World (17 febbraio 1921) ha soggiunto: << L'unico apprezzamento che posso fare circa i protocolli, è che essi si accordano perfettamente con quanto sta avvenendo. Essi risalgono a sedici mesi fa 1, da allora hanno corrisposto alla situazione mondiale e ancor oggi ne indicano il ritmo >>. La storia stessa offre dunque una prova della veridicità dei << protocolli >>, tale, che contro di essa tutte le accuse dei loro avversari restano impotenti e ogni difficoltà a << credere >> e a porsi il problema da parte degli << spiriti positivi >> è contrassegno meno di superficialità, che di irresponsabilità, non di << oggettività >>, ma di prevenzione.

Col capitalismo, la mentalità del Ghetto ha scalato le civiltà ariane, creando però anche i presupposti per la rivolta delle masse operaie. Ma ecco che son parimenti degli Ebrei - Marx, Lassalle, Kautsky, Trotzski - a fornire alle masse, attraverso una contraffazione materialistica del mito messianico, le armi ideologiche più potenti e a subordinare il movimento ad una precisa finalità: il distruggere ogni sopravvivente resto di vero ordine e di differenziata civiltà. Una tattica occulta guida, allo stesso fine, i conflitti internazionali più decisivi, la finanza ebraica arma oculatamente il militarismo, mentre d'altra parte l'ideologia ebraico-massonica del liberalismo e della democrazia prepara opportuni schieramenti. Divampa la conflagra zione mondiale 1914-1918, il cui vero senso, secondo le dichiarazioni ufficiali di un Congresso internazionale massonico tenutosi a Parigi nell'estate del 1917, fu la guerra santa della democrazia, << il coronamento dell'opera della rivoluzione francese >> (sic) avente di mira non questa o quella rivendicazione territoriale, ma la distruzione dei grandi imperi europei e la costituzione della Società delle Nazioni quale Superstato democratico-massonico onnipotente. Il capitalismo ebraico americano sovvenziona la rivoluzione russa (a cui la massoneria inglese non fu essa stessa estranea), e nel momento in cui, col crollo della Russia, un primo obbiettivo apparve realizzato, l'America interviene direttamente senza nessuna seria ragione, e gli Imperi Centrali seguono il destino della Russia.

Nel dopoguerra la fiamma rivoluzionaria divampa dappertutto, sia nelle nazioni vinte che in quelle vincitrici, e la potenza dell'Ebraismo fa un prodigioso balzo in avanti, sia attraverso l’indebitamento universale, sia attraverso una segreta dittatura nello Stato sovietico, sia attraverso il governo dell’opinione pubblica mondiale e un'azione generale culturale. Falliti gli obbiettivi più diretti della rivolta, si entra in una nuova fase. La III Internazionale muta bruscamente di tattica e si allea con la II Internazionale, coi fronti-popolari e con le grandi democrazie capitaliste, svelando così le fila comuni della guerra segreta. Dopo lo scacco delle sanzioni, gli avvenimenti precipitano, i Soviet destano la rivoluzione in Spagna, Mosca entra in decisa alleanza con la Francia ebraico-massonica e assume, di concerto con la politica segreta antifascista dell'Inghilterra, una parte direttiva nella Società delle Nazioni. Si preparano schieramenti decisivi. Sono esattamente le fasi prefinali del piano dei << Protocolli >>. Invero, assumere come base le idee-madri di questo scritto << apocrifo >> significa anche possedere un sicuro filo conduttore per scoprire il significato unitario più profondo di ogni più importante rivolgimento dei tempi ultimi.

Dopo di che, si può passare a considerazioni ulteriori, riguardanti la prova della veridicità dei << Protocolli >> non solo come sigillum veri, ma altresì come documento di un'azione specificamente ebraica. Infatti, di rigore, pur ammessa una causalità superiore come retroscena del sovvertimento occidentale, resterebbe sempre da dimostrare, che proprio l'Ebreo ne sia l'unico e vero responsabile. In altre parole, anche ammessa la possibile esistenza dei << Savi >>, si tratta di vedere se essi siano proprio << Savi di Sion >>: tanto da allontanare il sospetto di una tendenziosa interpretazione, cercante un alibi per incolpare l'Ebreo di ogni sovvertimento e quindi per giustificare una campagna antisemita estremistica.

Il problema, certo, si impone, ma nei limiti in cui esso può avere un senso nei riguardi di una organizzazione, per ipotesi, occulta. Già nella massoneria i dignitari dei più alti gradi ignorano chi siano precisamente quei cosiddetti << superiori sconosciuti >>, cui obbediscono, e che potrebbero perfino trovarsi al loro fianco senza che se ne possano accorgere. Non si pretenderà dunque che, per affrontare i problemi scaturenti dai << Protocolli >> in ordine al problema ebraico, qualcuno cominci col << produrre >> le carte di identità debitamente autenticate dei << Savi >>. Ciò non impedisce però di venire ad un << processo indiziario >> ben preciso.

Diciamo subito che noi personalmente non possiamo seguire, qui, un certo antisemitismo fanatico che, nel suo veder dappertutto l'Ebreo come deus ex machina, finisce col cader esso stesso vittima dì una specie di tranello. In fatti dal Guénon è stato rilevato, che uno dei mezzi usati dalle forze mascherate per la loro difesa consiste spesso nel condurre tendenziosamente tutta l'attenzione dei loro avversari verso chi solo in parte è la causa reale di certi rivolgimenti: fattone così una specie di capro espiatorio, su crei si scarica ogni reazione, esse resta-no libere di continuare il loro giuoco. Ciò vale, in una certa misura, anche per la questione ebraica. La constatazione della parte deleteria che l'Ebreo ha avuta nella storia della civiltà non deve pregiudicare una indagine più profonda, atta a farci presentire forze, di cui lo stesso Ebraismo potrebbe esser stato, in parte, solo lo strumento. Nei << Protocolli >>, del resto, spesso si parla promiscuamente di Ebraismo e di Massoneria, si legge << cospirazione massonico-ebraica >>, << la nostra divisa massonica >>, ecc., e in calce della loro prima edizione si legge:

<< Firmato dai rappresentanti di Sion del 33° grado >>. Poiché la tesi secondo la quale la Massoneria sarebbe esclusivamente una creazione e uno strumento ebraico è, per varie ragioni, insostenibile, già da ciò appare la necessità di riferirsi ad una trama assai più vasta di forze occulte pervertitrici, che noi siamo perfino inclini a non esaurire in elementi puramente umani. Le principali ideologie consigliate dai << Protocolli >> come strumenti di distruzione e effettivamente apparse con questo significato nella storia - liberalismo, individualismo, scientismo, razionalismo, ecc. - non sono, del resto, che gli ultimi anelli di una catena di cause, impensabili senza antecedenti, quali per esempio l'umanesimo, la Riforma, il cartesianismo: fenomeni, dei quali però nessuno vorrà seriamente far responsabile una congiura ebraica, così come il Nilus mostra di credere, inquantoché fa retrocedere la congiura ebraica niente di meno che al 929 a. C.2. Bisogna invece restringere l'azione distruttrice positiva dell'internazionale ebraica ad un periodo assai più recente e pensare che gli Ebrei hanno trovato un terreno già minato da processi di decomposizione e d'involuzione, le cui origini risalgono a tempi assai remoti e che si legano ad una catena assai complessa di cause 3: essi hanno utilizzato questo terreno, vi hanno, per così dire, innestata la loro azione, accelerando il ritmo di quei processi. La loro parte di esecutori del sovvertimento mondiale non può dunque essere assoluta. I << Savi Anziani >> costituiscono invero un mistero assai più profondo di quanto lo possano supporre la gran parte degli antisemiti, e così pure, per un altro verso, coloro che invece fanno cominciare e finire ogni cosa nell'internazionale massonica, o simili.

Secondo noi, questa restrizione s'impone.

Ma, nel dominio che essa lascia libero, quel processo << indiziario >>, cui si è accennato, e che costituisce la seconda base della veridicità dei <<Protocolli >>, ha senz'altro la sua ragione d'essere e conduce a dei risultati ben precisi.

Qui, bisogna distinguere due aspetti, pratico l'uno, dottrinale l'altro. Circa il primo, si deve proprio credere che tanti avvenimenti, risoltisi in altrettante vittorie dell'Ebraismo, siano casuali, e che casuale sia la presenza infallibile di Ebrei, o mezzi-Ebrei o di emissari dell'Ebraismo in combutta con la massoneria ebraizzata in tutti i focolari principali del sovvertimento sociale, politico e culturale moderno? Si deve ignorare il fatto, che Israele è rimasto uno malgrado la dispersione, non solo, ma che degli esponenti dell'Ebraismo, quasi ripetendo testualmente le parole dei << Protocolli >>, hanno riconosciuto che una tale dispersione ha dei caratteri provvidenziali, poiché facilita il dominio universale promesso ad Israele? E, si badi, a tale riguardo, vi è anche una unità che è ben diversa da quella astratta e ideale. Israele, cellula inassimilabile in ogni nazione, popolo all'interno di ogni popolo e in alcuni casi perfino Stato all'interno dello Stato, ha un suo proprio Parlamento supernazionale, con delegati legittimi eletti dagli Ebrei dei singoli paesi, il quale tiene regolarmente i suoi congressi e prende le sue decisioni, senza esser naturalmente tenuto a darne una relazione completa e pubblica al goi in cerca del << documento >>. D'altra parte, vi è un dominio, in cui le supposizioni e le induzioni danno luogo alla lingua della più cruda statistica: è cioè un fatto, che dovunque l'Ebreo abbia ottenuto l'emancipazione e la parità, egli non se ne è servito per entrare in rapporti normali con i goim, ma per dar immediatamente la scalata a tutti i principali posti di comando e a tutte le posizioni privilegiate, e per sviluppare, più o meno palesemente, una vera e propria egemonia. Siano stati o no lanciati oculatamente dai << Savi >> i principii della democrazia e del liberalismo, pure sta di Fatto, che in tutti i paesi e in tutte le epoche, in cui tali principii hanno prevalso, l'Ebreo ha pervaso parassitariamente o dittatorialmente gli strati più alti della cultura e della società, ha esercitato una azione distruttiva e corrosiva non dubbia, ha stabilito le fila di una solidarietà internazionale dì razza che ha già - cioè prescindendo dal piano di una vera guerra segreta - i caratteri di una congiura. Si tratta, di nuovo, di un <<caso >>?

Ma un tale aspetto pratico dell'azione ebraica si lega, in fondo, al problema teoretico. Per ben inquadrare il problema ebraico e comprendere il vero pericolo dell'Ebraismo bisogna partire dalla premessa, che alla base dell'Ebraismo non sta tanto la razza (in senso strettamente biologico), ma la Legge. La Legge è l'Antico Testamento, la Torah, ma altresì, e soprattutto, sono i suoi ulteriori sviluppi, la Mishna e essenzialmente il Talmud. E stato giustamente detto, che come Adamo è stato plasmato da Jehova, così l'Ebreo è stato plasmato dalla Legge: e la Legge, nella sua influenza millenaria attraverso le generazioni, ha destato speciali istinti, un particolar modo di sentire, di reagire, di comportarsi, è passata nel sangue, tanto da continuare ad agire anche prescindendo dalla coscienza diretta e dall'intenzione del singolo. E così che l'unità d'Israele permane attraverso la dispersione: in funzione di un'essen-za, di un incoercibile modo d'essere. E insieme a tale unità sussiste e agisce sempre, fatalmen-te, o in modo atavico e inconscio, o in modo oculato e serpentino, il suo principio, la Legge ebraica, lo spirito talmudico.

E qui che interviene un'altra prova decisiva della veridicità dei << Protocolli >> quale documento ebraico, inquantoché trarre da questa Legge tutte le sue logiche conseguenze nei termini di un piano d'azione significa - esattamente - venire più o meno a quanto di essenziale si trova nei << Protocolli >>. Ed è essenziale questo punto, che mentre l'Ebraismo internazionale ha impegnato tutte le sue forze per dimostrare che i << Protocolli >> sorto << falsi >>, esso ha sempre e con la massima cura evitato il problema di vedere, fino a che punto, questo documento falso o vero che sia, corrisponda allo spirito ebraico. E proprio questo è il problema che ora vogliamo considerare. L'essenza della Legge ebraica è la distinzione radicale fra Ebreo e non-Ebreo più o meno negli stessi termini che fra uomo vero e bruto, fra eletti e schiavi; è la promessa, che il Regno universale d'Israele, prima o poi, verrà, e che tutti i popoli debbono soggiacere allo scettro di Giuda; è il dovere, per l'Ebreo, di non riconoscere in nessu-na legge, che non sia la sua legge, altro che violenza e ingiustizia e accusare un tormento, una indegnità, dovunque il dominio, che egli ha, non sia l'assoluto dominio; è la dichiarazione di una doppia morale, che restringe la solidarietà alla razza ebraica, mentre ratifica ogni menzogna, ogni inganno, ogni tradimento nei rapporti fra Ebrei e non-Ebrei, facendo dei secondi una specie di fuori-legge; è, infine, la santificazione dell'oro e dell'interesse come strumenti della potenza dell'Ebreo, al quale soltanto, per promessa divina, appartiene ogni ricchezza della terra e che deve << divorare >>ogni popolo che il Signore gli darà. Nel Talmud si arriva a dire: << Il migliore fra i non-Ebrei (gojm), uccidilo >>. Nel Shemoré Esré, preghiera ebraica quotidiana, si legge: << Che gli apostati perdano ogni speranza, che i Nazzareni e i Minim (i Cristiani) periscano di colpo, siano cancellati dal libro della vita e non siano contati fra i giusti >>. << Ambizione senza limiti, ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso >> si legge nei << Protocolli >> (X) e difficilmente si saprebbe dare una più adeguata espressione di ciò che risulta a chi penetri l'essenza ebraica. E mai è venuta meno, all'Ebreo, la speranza del Regno, è in essa che sta, anzi, in gran parte, il segreto della forza inaudita che ha tenuto in piedi ed ha conservato uguale a se stesso Israele, tenace, caparbio, orgoglioso e vile ad un tempo, attraverso i secoli. Ancor oggi, annualmente, nella festa del Rosch Hassanah, tutte le comunità ebraiche evocano la promessa: << Innalzate le palme e acclamate, giubilando, Dio, poiché Jehova, l'altissimo, il terribile, sottometterà tutte le nazioni e le porrà sotto ai vostri piedi >>.

In appendice, il lettore troverà un saggio di precisa documentazione, sulla base di citazioni di testi e di dichiarazioni di rappresentanti anche contemporanei dell'Ebraismo, di questa << tradizione >> di Israele.

Su tale base, la convergenza teoretica fra l'essenza dei << Protocolli >> e quella dell'Ebraismo è incontestabile, e si giunge alla conseguenza, che quand'anche i << Protocolli >> fossero stati inventati, l'autore avrebbe scritto quel che Ebrei fedeli alla loro tradizione e alla volontà profonda d'Israele penserebbero e scriverebbero.

Non si creda? poi, che queste siano delle riesumazioni retrospettive e che la Legge sia un mito religioso sepolto in un lontano e << superato >> passato. Ebrei fedeli alla loro tradizione ve ne sono molto più di quanto si supponga e si lasci supporre. Ma si deve riconoscere che non è con essi che si esaurisce l'azione dell'Ebraismo: l'azione di una legge, osservata ininterrot-tamente per secoli, non si dissipa dall'oggi al domani, ma, in una forma o nell'altra, essa si manifesta dovunque la sostanza ebraica si trovi. E da quel che si è detto poco sopra circa l'essenza della Legge, la quale fa considerare come ingiusto e violento ogni ordinamento che non abbia al suo vertice il << popolo eletto >>, è fatale che l'Ebreo sia portato, coscientemente o meno, ad ogni agitazione, ad ogni sovvertimento, ad un lavoro incessante di corrosione. Ciò si è verificato attualmente e ciò si verificherà sempre. Già nel periodo classico la schiatta ebraica venne significativamente assimilata a quella << tifonica >>, cioè alle forze oscure disgregatrici, nemiche del dio solare, generatrici dei cosidetti << figli della rivolta impotente >>. E dello stesso Teodoro Herzl, fondatore del Sionismo, il riconoscimento, che gli Ebrei da un lato hanno costituito il corpo dei sottufficiali di tutti i partiti rivoluzionari, e dall'altro, in diverse circostanze, hanno impugnato il terribile potere dell'oro. E l'opposizione fra le due internazionali, quelli rivoluzionaria e quella finanziaria, è solo apparente, essa risponde solo alla diversità dei due obbiettivi strategici - e il caso del milionario ebreo Schiff, che ebbe a vantarsi pubblicamente di aver sovvenzionata e portata al successo la rivoluzione bolscevica è già rivelatore e vale per molti altri - celati nel retroscena della storia occidentale.

Ma qui vale attirare l'attenzione anche sull'opera distruttrice che l'Ebraismo, così come secon-do le disposizioni dei << Protocolli >>, ha effettuata nel campo propriamente culturale, protetto dai tabù della Scienza, dell'Arte, del Pensiero. È Ebreo Freud, la cui teoria s'intende a ridurre la vita interiore ad istinti e forze inconscie, o a convenzioni e repressioni; lo è Einstein, col quale è venuto in moda il << relativismo >>; lo è Lombroso, che stabili aberranti equazioni fra genio, delinquenza e pazzia; lo è lo Stirner, il padre dell'anarchismo integrale e lo sono Debussy (come mezzo-Ebreo), Schönberg e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza. Ebreo è Tzara, creatore del dadaismo, limite estremo della disgregazione della cosidetta arte d’avanguardia, e così sono Ebrei Reinach e molti esponenti della cosidetta scuola sociologica, cui è propria una degradante interpretazione delle antiche religioni. Di nuovo è l'Ebreo Nordau, che s'intende a ridurre l'essenza della civiltà in convenzioni e menzogne. La << mentalità primitiva >> è in gran parte una scoperta dell'Ebreo Lévy-Bruhl, così come all'Ebreo Bergson si deve una delle forme più tipiche dell'irrazionalismo e dell'esaltazione della << vita >> e del << divenire >> di contro ad ogni superiore principio intellettuale. Ebreo è Ludwig, con le sue biografie che sono altrettante tendenziose deformazioni. Ebrei sono Wassermann, Döblin e, con essi, tutta una schiera di romanzieri, nelle cui opere sempre ritorna una larvata, corrodente critica contro i principali valori sociali. E così via. Saremmo così ingenui da considerare, di nuovo, in tutto ciò, un << caso >>? Da tutte queste personalità, a toccar le quali subito si sente gridare contro il barbaro >> e il >> fanatico razzista >>, promana una stessa influenza, che si propaga nei rispettivi domini con un esito di distruzione. Avvilire, far oscillare ogni punto fermo, render problematica ogni certezza, sensualizzare, mettere tendenziosamente in risalto ciò che vi è di inferiore nell'uomo, spargere una specie di timor panico, tale da propiziare l'abbandono a forze oscure e così spianar le vie ad un'azione occulta sul tipo di quella indicata dai << Protocolli >>, questo è il vero senso dell'Ebraismo culturale.

Nel riguardo del quale non vogliamo pensare ad un vero e proprio piano, anzi nemmeno ad una precisa intenzione da parte dei singoli autori: è la << razza >>, è riti istinto che, qui, agisce: come è della natura del fuoco il bruciare. Ciò non impedisce, che tutta questa azione sparsa e inconscia vada perfettamente incontro a quella occulta, oculata e unitaria delle forze oscure del sovvertimento mondiale. Già nei riguardi dell'Internazionale ebraica, per riconoscerne l'esistenza, non è dunque necessario ammettere che tutti gli Ebrei siano diretti da una vera organizzazione e che tutta la loro azione obbedisca consapevolmente ad un piano. Il collegamento avviene in gran parte automaticamente, in funzione di essenza. Una volta veduto chiaro in ciò, un altro aspetto della veridicità dei << Protocolli >> resta senz'altro confermato.

Quel che piuttosto è dubbio, è la natura vera dei fini ultimi di quest'azione incontestabile. La parte problematica dei << Protocolli >> è quella riferentesi alla ricostruzione, non alla distruzione. Quando il Nilus ravvicina apocalitticamente l'ideale ultimo dei << Protocolli >> alla venuta dell'Anti-Cristo (idea fissa dell'anima slava), fa semplicemente della fantasia. Vero è invece che un tale ideale, in fondo, non è né più né meno che quello imperiale, e perfino in una forma superiore: un'autorità assoluta e inviolabile di diritto divino, un regime di caste, un governo nelle mani di uomini, che posseggono una conoscenza trascendente e ridono di ogni mito razionalistico, liberale e umanitario; difesa dell'artigianato, lotta contro il lusso. L'oro, esaurita la sua missione, sarà superato: lo stesso si dice per ogni demagogia, per gli << immortali principi >> e per tutte le illusioni e suggestioni, usate e propinate come mezzi. Promessa di pace e di libertà, di rispetto della proprietà e della persona, per chiunque riconoscerà la Legge dei Savi Anziani. Il Sovrano, prescelto da Dio, s'intenderà a distruggere ogni idea dettata dall'istinto e dall'animalità: personificazione, quasi, del destino, egli sarà inaccessibile alla passione e dominatore di sé e del mondo, indomabile nel suo potere, tale, da non aver bisogno, intorno a sé, di alcuna guardia armata (III, XXII, XXIII, XXIV).

La portata dei << Protocolli >> resta pregiudicata, se non Si separa questa parte dal resto:poiché, se tale fosse il fine vero, tutto, in fondo, potrebbe ricevere una giustificazione. Ma questa, per noi, è una fantasia. Noi anzi abbiamo cercato di analizzare il processo che ha condotto all'associazione paradossale fra questi ritorni di idee tradizionali, legati all'ideale del << Regnum >>, e i temi del sovvertimento antitradizionale: si tratta della deviazione, portantesi fino ad una vera << inversione >>, che possono subire certi elementi, quando lo spirito originario se ne è ritratto e, abbandonati a sé stessi, passano sotto l'azione di influenze di tutt’altro genere. La parte positiva, controllabile nel documento in questione, è l'altra, è tutto quel che ci lascia presentire, nell'insieme dei processi distruttori del mondo moderno, qualcosa che non è << caso >>, qualcosa, come un piano, e la presenza di potenze mascherate. Sulla parte dell'Ebreo in tutto ciò, abbiamo già detto, e noi crediamo abusivo supporre che tutto ciò che egli ha fatto, lo abbia fatto avendo in vista l'ideale dell'Impero spirituale, quale i << Protocolli >> lo descrivono. Ed anche quando ciò fosse, per noi, che non siamo Ebrei, significherebbe lo stesso, perché contestiamo il diritto di Israele di considerarsi il << popolo eletto >> e di rivendicare per sé un Impero, che avrebbe per presupposto la soggezione di ogni altra razza. E in nessun caso siamo disposti a pronunciare delle assoluzioni. Noi sappiamo ciò che di grande aveva la nostra antica Europa imperiale, aristocratica e spirituale e sappiamo che questa grandezza è stata distrutta. Noi siamo scesi in campo contro le forze che hanno operato questa distruzione e sappiamo della parte che in essa hanno avuto ed hanno gli Ebrei, ancor oggi infallibilmente presenti in tutti i focolai più virulenti dell'Internazionale rivoluzionaria. Questo basta, e ulteriori problemi non abbiamo bisogno di porceli. Abbiamo piuttosto bisogno di riconoscere, che la gran parte delle posizioni dell’antisemitismo restano al disotto del vero compito: poiché con l'idea di razza, della nazione, della controrivoluzione, dell'antibolscevismo, dell'anticapitalismo e così via si colpirà sì questo o quel settore del fronte ebraico e del più vasto fronte della sovversione, a cui esso si collega, ma non se ne raggiungerà il centro. I miti politici dei più son troppo poco, il loro respiro è breve, la loro validità è spesso intaccata dagli stessi mali, ai quali vorrebbero porre rimedio. E’ il ritorno integrale alla idea spirituale dell'Impero che invece si impone, è la volontà precisa, dura, assoluta di una ricostruzione veramente << tradizionale >>, in tutti i domini e quindi, anzitutto, in quello dello spirito, da cui tutto il resto dipende. Nei << Protocolli >> (V) vi è un accenno veramente significativo: si riconosce che solo quel dominatore, che tragga la sua autorità da un << diritto divino >>, può veramente aspirare all'impero universale, e subito dopo si aggiunge: che solo quando nel campo nemico apparisse qualcosa di simile, vi sarebbe qualcuno in grado di lottare con i << Sa-vi Anziani >>; e allora il conflitto fra lui e loro << assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne ha ancora visto l'eguale >>.

I Protocolli qui dicono: << Ma ormai è troppo tardi per loro >>. È del contrario che vorremmo essere persuasi. Tutto dipende da ciò, che coloro i quali siano disposti a sorgere alla riscossa, giungano alla piena coscienza dei loro compiti e dei principi che debbono inflessibilmente presiedere alla loro azione; che essi abbiano il coraggio di un radicalismo anzitutto spirituale e respingano ogni compromesso, ogni concessione; che essi elaborino le condizioni per la formazione di un fronte dell'Internazionale tradizionale e procedano su questa via tanto, che l'ora del << conflitto, di cui il mondo non ha ancora visto l'eguale >> li trovi raccolti in un unico blocco ferrato, infrangibile, irresistibile.


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interessanti storie ma dietro tutti sti post .............................................
by x child (da oggi x pescespadino) Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:07 AM mail:

chi ci sta':child, il 'vero' x-child, pescespadino od anonimo?
o sono forse tutti lo stesso pseudonimo x lo stesso tizio, come forse child of the light ed altri ancora?


anorressico men TALE

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vergogna
by sandro s. Thursday, Jul. 10, 2003 at 9:51 AM mail:

voi siete tutti pazzi!!!!!
un branco di nazzistelli infami che si nasconde dietro la sinistra!!!!
ma vi rendete conto delle grandissime offese?ms come potete solo immaginarla una cosa del genere?!?!?!?
cazzo è terribile!!!
siete un branco di pecoroni che hanno la testa di una sola persona che gli dice cosa dire e cosa fare come i kamikazze in palestina e in cecenia tra un pò vi farete saltar3e in aria anche voi?
c'è gente come me che ha perso la famiglia nei campi!!!!!!!
che ha perso persone a lui care durantte la guerra!!!!
tornatevene a scuola andate a visitare i campi e imparate ma sopratutto non dimenticate!!!!!!!!!!

VERGOGNATEVI

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ma vergognati tu
by x il sionista Thursday, Jul. 10, 2003 at 10:43 AM mail:

sei tu cheti devi vergognare

bevi cocacola e fai il pieno alla esso

i vostri soci oggi sono bush sharon berlusconi e fini

vergognati


sionismo, vittimismo, mistificazione storica, razzismo

il popolo eletto


hahahahahhhahha

ridicoli

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coglione
by per il coglione qui sopra Thursday, Jul. 10, 2003 at 10:55 AM mail:

sei solo un coglione.
primo non sono ne ebreo ne sionista, se alposto di lasciarlo in stand by il cervello lo connettessi forse non scriveresti tutte quelle minchiate.
scommetto che sei ancheuno di quelli che fa l alternativo però compra le all star, uno che non beve cocacola ma compra la pepsi coglione se i tuoi genitori fossero andati alc inema............

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E poi vi meravigliate
by machecazzo Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:31 AM mail:

Postate 'sta roba e poi vi meravigliate se Indymedia è finito ai primi posti tra i siti più antisemiti del globo? Il deficiente di nome Child dimentica che Hitler attacco gli ebrei perché secondo lui erano stati all'origine del comunismo. Dimentica che Lev Trostzky era ebreo. Dimentica che Lenin era ebreo. Ma cosa ne sa della storia? Vai a studiare, va....

http://www.ecn.org/reds/formazione/questionenazionale/nazioni0106traverso1.html

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per il coglione che non va al cinema
by coglione Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:34 AM mail:

bene non sei ne sionista ne ebreo ma sei coglione ugualmente

sono sicuro che i tuoi genitori non andavano al cinema

e che ti senti qualche problema al cervello

sei contento puoi dire che ti sei analizzato da solo

buon divertimento

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suicidio
by Nemo Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:36 AM mail:

Traduzione dell'articolo iniziale di Child: "l'Olocausto è stato solo un suicidio di massa di sei milioni di ebrei che erano stanchi di vivere"....

Conclusione mia: Child, torna nella fogna insieme ai tuoi amici nazi!

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Churchill e Hitler ebrei?
by caro child, datti all'ippica Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:38 AM mail:

Perché spari cazzate? Hai mai sentito di un ebreo battezzato?

1874

November 30
Winston Churchill was born at Blenheim Palace, near Woodstock, Oxfordshire, England to Lord Randolph and Lady Churchill (Jennie Jerome).
December 3
"On the 30th Nov., at Blenheim Palace, the Lady Randolph Churchill, prematurely, of a son." (The Times)
December 27
Winston was baptized in the chapel at Blenheim.

http://www.winstonchurchill.org/youth.htm

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intiende?
by gli ebrei sono comunisti x vocazione Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:42 AM mail:

Yiddishkeit* o sionismo? Gli ebreo-marxisti.
Una rassegna dell'agire e del pensiero del movimento comunista nei primi decenni di questo secolo riguardo alla questione ebraica: marxismo russo e marxismo ebraico, il movimento operaio ebreo, Vladimir Medem, Ber Borokhov, Lenin, Luxemurg, Trotsky, Stalin, gli ebrei e la rivoluzione russa. Prima parte di una sintesi con brani antologici tratti dal libro di Enzo Traverso "Les marxistes et la question juive". Traduzione di Andrea Vigni. Giugno 2001.


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(*identità yiddish, n.d.t.)
In Times le sintesi, in Verdana i brani originali.

È esistito un marxismo ebraico? In Europa centrale si nota solo una rilevante presenza di Ebrei fra i socialdemocratici tedeschi e austriaci. Per contro, in Europa orientale l'integrazione (degli Ebrei nella struttura sociale, n.d.t.) era solo un fenomeno marginale riguardante un gruppo relativamente ristretto dell'intellighenzia, ma estraneo alla stragrande maggioranza della popolazione ebrea (ricordiamo ancora che alla fine del XIX° secolo lo yiddish era la lingua materna di quasi il 97% degli Ebrei dell'impero zarista). In questo contesto l'elaborazione del pensiero marxista era influenzata dall' esistenza di una nazione e di un movimento operaio ebreo. L'impronta del sionismo sulla teoria marxista, tentata da Ber Borokhov, e il concetto di autonomia culturale nazionale, sviluppato da Vladimir Medem, si collocavano in questa realtà ebraica dell'Est europeo e apparivano come una variante nazionale del marxismo d'inizio secolo. Accanto agli intellettuali ebrei integrati, che aderivano alla socialdemocrazia russa o polacca, si formarono movimenti e partiti che definivano la loro identità teorica e politica in rapporto ad una problematica specificamente ebraica, differente e non riconducibile a quella del socialismo russo. Un'analisi comparata dei marxismi russo ed ebraico ci può aiutare a mettere in luce questa frattura e, d'altra parte, costituisce la premessa necessaria alla ricostruzione del dibattito, o piuttosto del conflitto, fra Lenin e il Bund, che affronteremo nel capitolo seguente.
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Marxismo russo e marxismo ebraico

Le posizioni dei marxisti russi si precisano inizialmente nel dibattito con i populisti (Plekhanov e altri, esuli alla fine del secolo a Ginevra) i quali individuavano nell'obscina (comunità contadina predominante nelle campagne alla fine del XIX° secolo) l'elemento rigenerativo di tutta la società russa. Al contrario per i marxisti (fedeli all'evoluzionismo positivista) la Russia necessitava della fase di sviluppo capitalista (dissoluzione delle comunità contadine, organizzazione e mobilitazione della classe operaia come motore della rivoluzione), discostandosi così anche dallo stesso Marx che non negava il passaggio diretto dall'obscina al comunismo. La visione di uno sviluppo economico lineare ed organico riceverà da Lenin il contributo più approfondito (Lo sviluppo del capitalismo in Russia, 1899), fino al superamento dialettico della controversia marxisti-populisti, rappresentato dalla teoria della rivoluzione permanente di Trotsky, che in Bilancio e prospettive (apparso subito dopo la rivoluzione del 1905), analizza lo sviluppo sociale russo nel contesto internazionale dell'economia capitalista, ravvisando nel proletariato il protagonista di una rivoluzione socialista che esclude la "necessità storica" della lunga fase di sviluppo capitalista.

La genesi del marxismo ebraico si sviluppò al di fuori di questa problematica che aveva così profondamente segnato le origini del marxismo russo. In Lituania e in generale in tutta l'area d'insediamento l'intellettualità ebrea non poteva assumere il marxismo né come teoria dello sviluppo capitalista, né come teoria della rivoluzione permanente. Si trattava di due orientamenti strategici che affidavano il protagonismo sociale al proletariato industriale russo, mentre una delle caratteristiche principali dello shtetl (condizione sociale degli Ebrei, n.d.t.) era l'esclusione del proletariato ebreo dall'industria meccanizzata. I circoli socialisti ebrei lituani e polacchi dovevano piuttosto confrontarsi con la difficoltà di interpretare logicamente lo sviluppo del capitalismo russo. Il risultato fu la nascita di un marxismo ebraico come teoria della questione nazionale. Il riferimento sociale degli ebreo-marxisti ­ adottando questo termine si evita di confonderli con i marxisti ebrei integrati ­ era quello di un proletariato strutturalmente marginale ed etnicamente omogeneo, il riferimento culturale quello di una minoranza nazionale extraterritoriale. Chiamando ebreo-marxismo la particolare forma assunta dal pensiero marxista nella yiddishkeit, non vogliamo affatto cercare di presentarla come un fenomeno omogeneo, o di sottostimarne le differenze interne. Si tratta solo di coglierne la specifica genesi, in seno all'impero russo, nel quadro della questione ebraica vista come questione nazionale. All'origine dell'elaborazione teorica di Vladimir Medem e di Ber Borokhov, pur nelle differenze metodologiche e strategiche, c'era sempre lo stesso interrogativo: come risolvere il problema nazionale ebraico in Russia?
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Il movimento operaio ebreo

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Occorre notare alcune specificità importanti del proletariato ebreo. A differenza della classe operaia russa di radice contadina, la classe operaia ebrea aveva origine nell'artigianato. Le sue prime forme d'organizzazione sindacale non si configuravano sul modello dell'obscina ma su quello dei khevroth, associazioni di mutuo soccorso degli artigiani ebrei. La caratteristica fondamentale del proletariato ebreo era l'esclusione dalla grande industria e la dispersione in un gran numero di piccole fabbriche, che impiegavano mano d'opera esclusivamente ebrea e sopravvivevano ai margini dello sviluppo economico. Gli operai ebrei potevano tranquillamente rispettare il sabbat, mentre le grandi fabbriche che impiegavano forza lavoro russa o polacca chiudevano la domenica. Alla struttura della classe operaia ebrea faceva riscontro, nell'area d'insediamento, la debolezza strutturale del capitale, ciò che ne comportava la concentrazione nelle fasi finali della produzione. Le specificità culturali del proletariato ebreo, legate prima di tutto alla religione e alla lingua, erano accentuate dalla separazione di fatto dal proletariato russo. Questa concentrazione dei lavoratori ebrei in una specie di "ghetto socio-economico" fu il contesto materiale della nascita di uno specifico movimento operaio ebreo.

In questa situazione di assenza del proletariato ebreo dai settori produttivi decisivi e di oggettiva difficoltà di integrazione col proletariato dell'Europa centro-orientale (dato il peso predominante degli aspetti etnico-nazionali), fra il 1894 e il 1905 si concretizza la formazione del Bund in Lituania e in Polonia, dove, essendo il proletariato ebreo relativamente numeroso e concentrato, l'attività dei circoli socialisti si orienta verso l'organizzazione di massa. Ciò comporta l'adozione generalizzata dello yiddish come supporto linguistico dell'elaborazione e della propaganda, contribuendo ad accentuare il peso dell'identità nazionale nell'espressione organizzata del movimento operaio ebreo. Tuttavia il Bund, per quanto nel suo congresso fondante (ottobre 1897) riconosca la doppia natura dell'oppressione subita dal proletariato ebreo (come classe e come minoranza nazionale) continua implicitamente a mantenere la prospettiva dell'integrazione e dovrà attendere il suo IV congresso (1901) per porre al centro del dibattito la questione nazionale ed adottare (in sintonia con il Partito socialista austriaco che si batteva per l'estensione dei diritti di autonomia alle minoranze extraterritoriali)

un programma nazionale articolato attorno a tre rivendicazioni: a) trasformazione dell'impero russo multinazionale in una federazione di popoli; b) diritto all'autonomia nazionale per ciascuno di questi popoli, indipendentemente dal territorio d'insediamento; c) il riconoscimento degli Ebrei come nazione autonoma a pieno titolo. Ciò nonostante, il Bund decise di non rivendicare immediatamente il suo programma nazionale, limitandosi per il momento alla lotta per l'eguaglianza dei diritti civili e per la soppressione della legislazione antisemita. Allo stesso tempo questa evoluzione dell'analisi della questione nazionale portò il Bund ad avanzare una critica intransigente del sionismo, stigmatizzato come reazione borghese all'antisemitismo e come strumento di divisione e di disorientamento della classe operaia. L'adozione di un programma nazionale andava di pari passo con il netto rifiuto di qualsiasi ipotesi di nazionalismo ebreo.

Il processo di strutturazione in partito operaio ebreo del Bund lo portò ad entrare in conflitto con la social-democrazia russa (POSDR), in particolare sulla rivendicazione delle condizioni organizzative minime a cui i suoi dirigenti si erano limitati :essere riconosciuto come unico rappresentante del proletariato ebreo, trasformazione della social-democrazia in federazione di partiti nazionali. Veniva così al pettine il problema se il Bund dovesse essere un partito operaio ebreo autonomo o un'organizzazione interna al POSDR preposta alla propaganda fra i lavoratori di lingua yiddish. La scissione si consumò irrimediabilmente al II Congresso del POSDR nel 1903 (per non essere sanata che nel 1906) e testimonia del ruolo importante assunto dalle scelte organizzative nel dibattito sulla questione nazionale: se da un lato Lenin e i bolscevichi vedevano nel federalismo del Bund il rischio di un riflusso nazionalista e di una polverizzazione organizzativa che avrebbe compromesso l'unità e la forza della classe operaia, dall'altro i rappresentanti yiddish non osarono porre in discussione gli orientamenti nazionali a cui erano pervenuti in modo non ancora del tutto consolidato. Peraltro la separazione dal POSDR (vissuta anche drammaticamente in seno al Bund) accelerò l'acquisizione della prospettiva nazionale, definitivamente adottata nella quinta conferenza del Bund (1905).

Questa scissione non fu il frutto né di una volontà settaria del Bund, né di ultimatum burocratici della social-democrazia russa, come sembrerebbero suggerire alcune interpretazioni storiografiche. Più semplicemente essa fu il prodotto della separazione economico-strutturale e nazionale del proletariato ebreo dal proletariato russo nelle zone d'insediamento. Contemporaneamente partito d'avanguardia e sindacato militante dei lavoratori ebrei, il Bund aveva avuto origine in una specifica lotta di classe all'interno dello shtetl. Come nota Alexandre Adler, "la struttura artigianale e manufatturiera dell'industria nelle città del Rajon non consentiva in alcun modo che un'organizzazione, di per sé plurietnica, riuscisse ad organizzare i salariati ebrei contro il capitale, essenzialmente ebraico, che li sfruttava". Tuttavia comprendere le radici reali del conflitto fra il Bund e il POSDR non significa ritenere inevitabile la scissione e impossibile la ricerca di una sintesi unitaria. Sotto questo aspetto, occorre riconoscere che i marxisti russi si rivelarono totalmente incapaci di percepire la natura reale del Bund.
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La sua forza e la sua originalità risiedevano nella ricerca di una sintesi dialettica fra l'internazionalismo proletario e la difesa di una cultura nazionale oppressa. I militanti del Bund collocavano l'internazionalismo nella tradizione nazionale ebraica; essi consideravano possibile e necessaria la lotta per la liberazione degli Ebrei russi nella prospettiva di una rivoluzione socialista mondiale

L'autonomia nazionale: Vladimir Medem

Nel 1904 viene pubblicato, in russo e in yiddish, La questiona nazionale e la social-democrazioa, di V. Medem, sicuramente l'opera sul tema nazionale sino a quel momento più importante (un analogo studio di Otto Bauer sarà pubblicato tre anni dopo), poiché fornisce fondamento teorico agli orientamenti del Bund e precisa entità e natura delle divergenze con i social-democratici. Per Medem la nazionalità moderna è fenomeno connesso alla formazione della società capitalista sotto l'impulso della borghesia, ritenuta capace di supportare tendenze nazionali di segno opposto: sia il nazionalismo espansionista e imperialista, sia i movimenti di liberazione nazionale, per cui l'economia capitalista non era tanto il quadro di riferimento dell'affermazione nazionale quanto l'origine dello snaturamento nazionalista di una comunità culturale.

Egli formulava così il problema: "Una cultura nazionale sotto forma di entità indipendente, come ambito ristretto ai suoi contenuti, non è mai esistita. La nazione è la particolare forma in cui si esprime il contenuto umano universale [der algemein mentshleker hinalt]. L'essenza della vita culturale, che in generale è uguale dappertutto, prende colori e forme nazionali differenti nella misura in cui se ne appropriano gruppi differenti, fra i quali si siano stabilite relazioni sociali specifiche. Queste relazioni sociali - il quadro dove nascono i conflitti di classe e si sviluppano le tendenze intellettuali e spirituali - conferiscono alla cultura un carattere nazionale [a natsionaln shtemploif der kultur]". Questo passaggio ribadiva nettamente l'inesistenza di una cultura a-nazionale dal momento che, secondo Medem, la cultura rifletteva la vita sociale e non poteva che esprimersi in forme nazionali. La lotta di liberazione delle nazioni oppresse si manifestava in primo luogo come rivendicazione dei diritti della lingua e della cultura nazionale.

Medem vedeva nella lingua un fondamentale elemento costitutivo della nazione, origine e laboratorio della cultura nazionale, per cui assegnava allo yiddish tutta la dignità di lingua nazionale (contrariamente a certi ebraisti, fautori di una nazione ebrea del tutto astratta, che lo definivano un dialettaccio di strada), veicolo e culla dell'identità culturale e della coscienza politica delle masse ebree. Parallelamente egli riteneva la nazione un'entità indipendente dal territorio e negava che la questione nazionale potesse essere risolta spingendo il diritto all'autodeterminazione anche fino alla creazione di un nuovo Stato, riconoscendo i questo processo un principio tipico del nazionalismo borghese.

Il programma del Bund concepiva quindi l'autonomia ebraica in forma nazionale-culturale (natsional-kultureler) e non territoriale. Al posto del principio territoriale si affermava quello dell'autonomia personale, indispensabile là dove le nazioni formavano delle "isole in territorio straniero" (bildn hinzlen oif a fremder territorie). Si trattava di una forma di autonomia tendente a garantire i diritti nazionali delle minoranze economicamente integrate ai popoli con i quali condividevano il territorio. L'autonomia personale ­ un concetto che Medem mutuava da Karl Renner ­ implicava tutta una serie di norme giuridiche tali da difendere l'unità politica della nazione: per esempio il riconoscimento della kehilah come organismo autonomo, incaricato di gestire la vita nazionale ebrea in seno ad una federazione multinazionale russa. Tuttavia , per Medem, l'"unità politica" della nazione si riduceva alla propria autogestione culturale. Si trattava del diritto ad usufruire di un'educazione scolastica nella lingua materna, di utilizzare la medesima lingua nei tribunali e nei servizi pubblici, mentre la soluzione dei problemi socio-economici più generali restava prerogativa dei governi territoriali (formati dall'insieme delle entità nazionli).
Riassumendo, nella teoria della nazione sviluppata da Medem, si trovavano due elementi principali, la lingua e la cultura, uno secondario, l'economia, ma non vi era quello del territorio.
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Pur riconoscendo il carattere nazionale della cultura ebraica contemporanea, il Bund restava estraneo ad ogni forma di nazionalismo. Secondo Medem, la distinzione fra nazione ­ sentimento d'appartenenza ad un comunità culturale ­ e il nazionalismo ­ tendenza al dominio di una nazione sulle altre ­ era fondamentale. La tendenza all'integrazione, per contro, non era che "nazionalismo dell'appropriazione", poiché conduceva alla cancellazione delle minoranze nazionali. Questa precisazione era implicitamente diretta contro i marxisti russi dell'Iskra, i quali, fautori dell'integrazione degli Ebrei, nella loro lotta contro il "nazionalismo del Bund", non facevano che perpetuare una tendenza tipica del nazionalismo della grande Russia.
[........].
È evidente che la concezione bundista di nazione ebrea fondata sull'identità linguistica e culturale, territorialmente distribuita, non aveva niente a che vedere con il territorialismo e lo statalismo sionisti. [........].
Il V Congresso del Bund (Ginevra, 1904) definì il sionismo come un movimento della piccola e media borghesia ebrea, stretto fra la concorrenza del grande capitale da un lato e la piccola borghesia cristiana dall'altro. La sua ideologia fu denunciata come una forma di nazionalismo nocivo per il proletariato, poiché l'obiettivo della Palestina non poteva che sviare la lotta contro il regime zarista ­ causa vera dell'oppressione degli Ebrei ­ inserendovi una "psicologia da ghetto". Il VI Congresso (Zurigo, 1905) completò la critica del sionismo, definitivamente condannato come "versione" nazionalista specifica dell'ideologia piccolo-borghese", a causa del carattere "utopistico ed avventurista" delle sue rivendicazioni territoriali; esso offriva alla classe operaia un falso obiettivo e costituiva un ostacolo alla sua lotta per la soluzione della questione ebraica nella diaspora, là dove esisteva realmente una nazione ebrea. Le conclusioni affermavano la "necessità" di combattere il sionismo "in tutte le sue forme e sfumature".Il bundisti non accettavano di rimandare ad un futuro lontano, fuori della Russia, il diritto degli Ebrei a disporre di se stessi. Occorreva lottare per soluzioni immediate la dove gli Ebrei vivevano da generazioni. Questo principio del "qui e ora", totale antitesi ai progetti sionisti, si traduceva nel concetto di doikeyt (dove do significa "qui").
Anche l'analisi dell'antisemitismo russo, sviluppata da Medem nella Neue Zeit nel 1910, era strettamente legata alla sua teoria della nazione.

Egli distingueva due forme principali di antisemitismo: una di tipo economico (già conosciuta in Europa occidentale) che si manifestava fondamentalmente nel boicottaggio delle attività economiche degli Ebrei, là dove particolarmente numerosi; e l'altra, che definiva a-semitismo, tipca di larghi strati di intellettuali, anche liberali, di professionisti e di studenti, attratti dai miti del nazionalismo russo e della mistica slavofila. Si sviluppava così un moderno antisemitismo di massa, con caratteristiche prettamente razziali, che si opponeva ad ogni forma di integrazione degli Ebrei nella struttura sociale (prospettiva che Medem peraltro non auspicava), ma che agiva anche come politica di snazionalizzazione impedendo l'autonomo sviluppo della cultura ebraica.

Questa caratteristica specifica dell'antisemitismo russo era interpretata da Medem come una risposta dello zarismo allo sviluppo della comunità ebrea in forma di "nazione culturale moderna" sotto l'impulso del movimento operaio. Non potendo la cultura ebraica essere difesa altro che dal proletariato, Medem individuava infine la nascita di una nuova forma di antisemitismo, incarnato dalla borghesia ebrea integrata che non poteva ­ per ragioni di classe più che culturali ­ riconoscersi nella yiddishkeit.
[........]

Il sionismo: Ber Borokhov

Il sionismo socialista si manifesta in Russia a partire dal 1890 circa sotto forma di una miriade di raggruppamenti che, fino al 1905, vivono in condizione di precarietà organizzativa e confusione ideologica. In seguito si affermano tre principali correnti organizzate: a) il Partito operaio sionista socialista (Syrkin,Lestschinsky, Tchernikov); b) il Partito operaio socialista ebreo, detto SERP (Rosin, Zilbelfarb, Ratner, Jitlovsky); c) il Poale Tsion (Borokhov). Il primo partiva dalla negazione di qualsiasi possibilità di riscatto nella condizione della diaspora con un atteggiamento di tipo "nichilista", che tuttavia gradualmente superarono accettando alla fine l'idea dell'autonomia nazionale-culturale in una Russia liberata dallo zarismo. Il SERP rimandava a tempo indeterminato la prospettiva di un territorio autonomo e circoscritto, puntando per l'immediato sulla rivendicazione del sejm (una specie di parlamento nazionale ebreo). Il principale tentativo di realizzare la sintesi fra teoria marxista e nazionalismo ebraico lo si riscontra nell'opera di Borokhov, il più importante dirigente del Poale Tsion. la sua formazione oscilla, fino al 1905, fra posizioni anche opposte: dalla visione ateo-secolare della socialdemocrazia russa fondamentalmente indifferente al problema ebraico, al sionismo messianico fondato sull'aspirazione alla "terra promessa". È costante comunque il giudizio negativo sull'integrazione del popolo ebreo con le altre nazionalità, percepita sostanzialmente come tendenza di un popolo a sottometterne un altro. Non mancarono tuttavia intuizioni originali.

Si trattava di una critica dell'idea di progresso (così profondamente radicata, l'abbiamo già notato, nei teorici dell'integrazione) intesa come processo irreversibile e continuo, che automaticamente estingue la questione ebraica. Borokhov capiva come l'oppressione degli Ebrei non fosse solamente il prodotto dell'arretratezza sociale e culturale russa, ma un fenomeno molto più complesso, che si manifestava anche nella modernità capitalista. Scriveva: "Noi non abbiamo alcuna fiducia nel progresso, sapendo che i suoi più ferventi adepti ne esagerano a dismisura le conquiste. Il progresso è un fattore importante nello sviluppo della tecnologia, delle scienze, forse anche delle arti, ma certamente anche nella diffusione delle nevrosi, dell'isteria e della prostituzione. È troppo presto per parlare di progresso morale delle nazioni e della fine dell'egoismo nazionale. Il progresso è una lama a doppio taglio: da una parte c'è l'angelo buono, dall'altra Satana." Borokhov intuiva, con questo linguaggio allegorico, che il progresso tecnico-scientifico non era inevitabilmente portatore di progresso sociale e "morale" ma che, al contrario, comportava anche l'eventualità di una moderna barbarie di cui gli Ebrei potevano diventare le vittime. Sembrava quasi che egli considerasse la disumanità dei rapporti sociali capitalisti non tanto come un'ipotesi futura, quanto come la reale natura del progresso capitalista. In questa prima fase, il pensiero di Borokhov rivestiva dunque una tendenza tipicamente romantica. Il ritorno degli Ebrei in Palestina, non ancora motivato razionalmente sulla base di un'analisi socio-economica, si caricava di un ideale messianico e personificava la ricomposizione di un'armonia originaria spezzata dalla diaspora.
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La prima opera marxista di Borokhov fu lo studio Interessi di classe e questione nazionale, pubblicata in russo, poi in yiddish, a Vilnius nel 1905. Questo lungo saggio non affrontava l'analisi del problema ebraico, limitandosi a tracciare le linee di una teoria marxista della nazione. Tuttavia può già essere considerata un'opera della maturità, coerente nell'argomentazione e rigorosa nell'esposizione, che contiene in nuce tutte le categorie concettuali del borokhovismo. L'analisi marxista del fenomeno nazionale precede, nello sviluppo del suo pensiero, l'elaborazione di un programma sionista articolato e organico, del quale costituisce la premessa indispensabile.
La costruzione teorica di Borokhov riposa sul concetto di "condizioni di produzione", che individua il quadro in cui nascono e si sviluppano le forze produttive della società e dove in seguito si stabiliscono dati rapporti di produzione. Queste condizioni di produzione, che rappresentano quindi la base primaria di ogni sistema sociale ed economico, sono elencate in ordine gerarchico: a) geografiche (fisico-climatiche); b) antropologiche (la razza); c) storiche (lo sviluppo di una comunità umana, le sue relazioni interne, ecc.). Le condizioni storiche di produzione, ultime nell'ordine, s'impongono gradualmente sulle condizioni naturali cristallizzandosi in un patrimonio culturale e "spirituale" costituito da più fattori, come ad esempio "la lingua, le tradizioni, i costumi, i modi di vedere il mondo". I rapporti di produzione stabiliscono la divisione della società in classi, mentre le condizioni di produzione, per contro, determinano la divisione dell'umanità in comunità distinte (popoli, nazioni). I conflitti sociali hanno la loro origine nel divorzio fra forze produttive e rapporti di produzione (quando la struttura economica della società non può più sopportare lo sviluppo delle forze produttive), mentre la questione nazionale nasce dal conflitto fra forze produttive e condizioni di produzione.

Il concetto di condizioni di produzione è mutuato da Marx, che tuttavia lo usava solo nel senso di "condizioni naturali" della produzione (natura, clima, ecc.) e non ne fece mai una categoria fondante del suo pensiero economico. Borokhov ne fa un pilastro della sua teoria e ne estende il significato alla "cultura" e alle "concezioni del mondo", contrariamente a molti marxisti minori che consideravano schematicamente tali categorie come elementi passivi a rimorchio della struttura socio-economica.

Le condizioni di produzione servirono da punto di partenza per definire i concetti di popolo e di nazione: il primo era costituito da una "società" (divisa in classi) la cui fisionomia era stata creata dalle condizioni storiche comuni di produzione; la nazione si collocava a un livello superiore, là dove una comunità umana prendeva coscienza del proprio "passato storico comune". Il popolo non era che una fase embrionale nel processo di formazione della nazione, che presupponeva un'unità di base delle condizioni di produzione. Borokhov distingueva i concetti di popolo e di nazione applicando in campo nazionale la dicotomia, individuata da Marx in Miseria della filosofia (1846), fra concetto di "classe in sé" e "classe per sé", cioè fra classe intesa come semplice raggruppamento di individui che rivestono lo stesso ruolo nel processo di produzione e classe come entità collettiva cosciente dei propri interessi storici. Scriveva Borokhov: "L'esistenza sulla base degli stessi rapporti di produzione, quando questi rapporti sono armoniosi fra gli individui del gruppo, produce la coscienza di classe e il sentimento di solidarietà di classe. L'esistenza sulla base delle stesse condizioni di produzione, quando le condizioni sono armoniose per i membri della società, produce la coscienza nazionale e il sentimento di appartenenza nazionale." Questo sentimento, creato da una comune memoria storica, rappresentava per Borokhov il nazionalismo. Prima di essere una politica o un'ideologia, il nazionalismo era il naturale sentimento di appartenenza ad una comunità nazionale specifica. In questo senso Borokhov rifiutava di qualificare il nazionalismo di "cosa anacronistica, reazionaria o tradizionale." Anche il proletariato, ancorato a condizioni di produzione come ogni altra classe, esprimeva una propria forma di nazionalismo. Durante las Prima Guerra mondiale, che vide il Poale Tsion allineato su posizioni internazionaliste/pacifiste accanto al movimento di Zimmerwald, Borokhov riaffermò in questi termini il valore del nazionalismo proletario: "L'istinto di autoconservazione delle nazioni non può essere eliminato. L'idea richiedere alle nazioni di rinunciare alla propria identità e di abbandonare la fiducia in se stesse è segno di volgare dilettantismo ed è un puro non-senso. L'istinto nazionale d'autoconservazione, latente nella classe operaia socialista e fondato su una considerazione realistica del nazionalismo, può liberare l'umanità malata in questa era capitalista e risolvere i conflitti sociali e nazionali."
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Tuttavia un criterio restava sempre presente nella definizione di nazione e di nazionalismo di Borokhov: il territorio. A questo proposito si differenziava profondamente tanto da Medem, accusato d'ignorare la "base materiale" del problema nazionale, quanto dagli austro-marxisti. L'insistenza sul territorio, considerato come insostituibile "base materiale" della nazione, era per contro appannaggio di Kautsky e, come si vedrà, di Stalin. Questa omologia teorica merita i essere sottolineata: i bundisti si preoccupavano di definire la nazione ebraica della yiddishkeit, della quale rilevavano le specificità a fronte del modello nazionale prodotto dalla storia dell'Europa occidentale; Kautsky, Stalin e Borokhov cercavano invece di classificare il problema nazionale entro i limiti di categorie prestabilite e costrittive. La concezione di Borokhov, per quanto più articolata e ricca di sfumature, in ultima analisi si riduceva, come quella del bolscevico georgiano e del direttore della Neue zeit, ad una definizione normativa del fenomeno nazionale.

Nel quadro della concezione che vede nell'assenza della "base materiale" la vanificazione di qualsiasi lotta per il riscatto nazionale, e riprendendo l'analisi della debolezza strutturale della classe operaia ebrea a causa della sua concentrazione in settori marginali e non strategici della produzione, Borokhov tenta una giustificazione razional-materialista del messianico ritorno alla terra promessa: la Palestina.

A suo avviso la Palestina, in quanto paese semi-agricolo, presentava le condizioni economiche ideali per accogliere la colonizzazione sionista, e offriva anche vantaggi d'ordine culturale rispetto ad altri paesi. I suoi abitanti, i Fellah, erano i "discendenti diretti della popolazione di Giudea e di Cahan, con una piccola aggiunta di sangue arabo"; in altri termini essi si distinguevano appena dai Sefarditi. Il loro sviluppo culturale sembrava a Borokhov (che non era mai stato in Palestina) perfettamente adatto ad un incontro con i coloni sionisti. Era convinto che gli Arabi avessero raggiunto un livello di sviluppo che permetteva loro di integrarsi in un'economia moderna, ma non di resistere all'integrazione nella cultura occidentale "superiore". Egli scriveva (....): "La popolazione d'Ertz Israël adotterà il modello economico e culturale che s'imporrà nel paese. Gli autoctoni si assimileranno economicamente e culturalmente a coloro che avranno assunto la direzione dello sviluppo delle forze produttive." Disprezzava profondamente tutti i fautori dell'integrazione ebraica in Europa, ma contemporaneamente considerava l'assimilazione degli Arabi in Palestina un fenomeno del tutto naturale e "progressista". Su questo punto la sua concezione era analoga a quella di Hrzl, l'autore di Der Judenstaat (lo Stato ebraico, n.d.t.), che proponeva di trasformare la Palestina in un avamposto della civilizzazione occidentale contro la "barbarie" del mondo arabo. In un articolo del 1916 Borokhov esaltava il miliziano (shomer) costretto a prendere le armi per difendere le posizioni sioniste contro gli attacchi dei vicini "semi-barbari" (halb-wildnmentshn). Questa posizione rivelava la tara originaria del sionismo, frutto di un'epoca dominata dalla "concezione del mondo non europeo come spazio colonizzabile" (Maxime Rodinson). La visione di una società multietnica e culturalmente pluralista - nocciolo del pensiero di Medem - si rivelava incompatibile con le categorie concettuali di Borokhov: mentre in Russia la minoranza ebrea rappresentava un'anomalia da superare, in una Palestina ebrea l'anomalia araba avrebbe dovuto essere eliminata.

In questa prospettiva Borokhov auspicava un blocco sociale fra borghesia (sviluppo delle forze produttive) e proletariato (egemonia nel processo di colonizzazione) capace di dar vita (anche con un'azione diplomatica del sionismo per il diritto alla colonizzazione della Palestina) ad uno Stato nazionale ebreo nel quadro di una Palestina integrata nell'economia capitalista. L'ambiguità di un simile programma non poteva che essere condannata dal Bund che vi ravvisava la sostituzione della solidarietà di classe internazionale con la solidarietà interclassista ebrea e delle aspirazioni nazionali dei lavoratori con il nazionalismo, tanto che Borokhov temeva molto di più la contaminazione del proletariato ebreo con quello non ebreo che il ruolo antinazionale del grande capitale straniero.

Questo particolare atteggiamento - non riguardante i Palestinesi, destinati all'integrazione - era rivelatore della natura della colonizzazione sionista. Si potrebbe ravvisare in nuce la prefigurazione della dinamica concreta del sionismo in Palestina fra le due guerre e dopo la nascita dello Stato d'Israele, cioè quella di un colonialismo sui generis, che non cerca di sottomettere le strutture sociali autoctone ma piuttosto di creare una sintesi socio-economica parallela, basata sull'esclusione della mano d'opera araba.

Borokhov non superò mai le proprie ambiguità e la negazione della realtà della nazione araba esistente in Palestina rimase irrimediabilmente il limite storico del sionismo.

I marxisti russi e polacchi

Per i marxisti russi il dibattito fra Bund e sionisti restò sempre incomprensibile. Ai loro occhi la questione ebraica non sembrava una questione nazionale. Ossessionati dall'idea che la Russia semi-feudale e semi-asiatica doveva recuperare il ritardo accumulato in confronto all'Occidente, non vedevano nella questione ebraica che una commedia etnografica priva d'interesse. Estranei al mondo della yiddishkeit per lingua e cultura, essi analizzavano il problema ebraico sotto un solo parametro d'interpretazione: l'integrazione. in questo capitolo esamineremo le posizioni dei marxisti russi (Lenin, Stalin, Trotsky) e polacchi (R. Luxemburg).

Lenin

Anche se affrontata sempre sotto profilo pragmatico, la questione ebraica compare spesso negli scritti di Lenin. Si trattava, nella maggior parte dei casi, d'interventi polemici verso il Bund. La decisione di quest'ultimo di considerarsi partito indipendente del proletariato ebreo e l'auspicio di una riorganizzazione federativa della socialdemocrazia e dell'impero incontrarono una reazione molto ostile da parte di Lenin. Sulle pagine dell'Iskra, egli denunciava il "nazionalismo" e il "separatismo" del Bund, colpevole secondo lui di minare la forza e l'unità del movimento operaio russo. Sul piano teorico considerava le tesi del Bund - il progetto di autonomia nazionale e culturale - come il risultato di una "persistente penetrazione del nazionalismo" nelle sue file. All'autoproclamazione del Bund come "solo rappresentante" del proletariato ebreo, egli opponeva lo statuto del POSDR del 1898, che definiva il Bund sotto forma di un'organizzazione particolare per la propaganda fra gli operai ebrei.

In linea generale, e senza alcuna preoccupazione di coerenza teorica, le considerazioni di Lenin sugli Ebrei subiscono ampie e contraddittorie oscillazioni, per lo più dovute al variare contingente dei rapporti di collaborazione o di conflitto con il Bund. Se da un lato si appella agli operai ebrei valorizzandone la cultura nazionale, dall'altro (d'accordo con Kautsky) bolla di reazionaria l'idea stessa di nazione ebraica, che peraltro riconosce come quella più oppressa e più sfruttata.

Riprendendo un tema già avanzato da Anton Pannekoek in Nazione e lotta di classe (1912), Lenin affermava il principio di un internazionalismo intransigente e negatore del principio "borghese" di cultura nazionale. Il proletariato non doveva difendere la cultura nazionale, ma piuttosto lottare per una cultura internazionale democratica e socialista. I marxisti russi, spiegava Lenin, non potevano difendere la cultura della grande Russia, cioè la cultura di una nazione dominante che opprimeva tutti i popoli allogeni dell'impero, senza esporsi al pericolo di una grave deviazione nazionalista. Questa tesi assai semplicistica - non era la cultura russa ma la politica nazionalista del regime degli Zar che portava la responsabilità dell'oppressione nazionale degli Ucraini, degli Armeni, degli Ebrei ecc - egli l'utilizzava anche contro l'idea di una cultura nazionale ebraica, la cultura di una nazione oppressa, e questo era molto più grave e metodologicamente inaccettabile.
Il rifiuto dell'idea di una cultura nazionale ebraica si collocava in un orizzonte ideologico preciso: l'integrazione. "La cultura nazionale ebraica - scriveva Lenin - è la parola d'ordine dei rabbini e dei borghesi, la parola d'ordine dei nostri nemici. Ma ci sono altri elementi nella cultura e in tutta la storia ebraica. Dei dieci milioni e mezzo di ebrei esistenti nel mondo intero, un po' più della metà abitano la Galizia e la Russia, paesi arretrati e semi-selvaggi, che opprimono gli Ebrei confinandoli in un situazione di casta. L'altra metà vive in un mondo civilizzato, dove per gli Ebrei non esiste particolarismo di casta e dove si sono chiaramente manifestati i nobili aspetti universalmente progressisti della cultura ebraica: l'internazionalismo, l'adesione ai movimenti progressisti del momento (la proporzione degli Ebrei nei movimenti democratici e proletari è ovunque superiore a quella degli Ebrei nel complesso della popolazione). Chiunque affermi direttamente o indirettamente la parola d'ordine della cultura nazionale ebraica (per quanto nobili possano essere le sue intenzioni) è un nemico del proletariato, un fautore degli elementi arcaici e marchiati dal carattere di casta della società ebraica, un complice dei rabbini e dei borghesi".
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Per contro il dirigente bolscevico condannò sempre in maniera decisa e intransigente l'antisemitismo. Vi vedeva uno degli aspetti più odiosi dell'arretratezza e della barbarie che caratterizzavano il regime zarista. Egli rifiutava la visione sionista di una giudeofobia universale e permanente: sicuramente l'antisemitismo aveva radici profonde nella società russa, ma la sua natura e le sue manifestazioni derivavano prima di tutto, secondo lui, dal potere assolutista. Prima d'essere un'ideologia reazionaria e un pregiudizio popolare, l'antisemitismo russo era soprattutto una pratica violenta e brutale della dominazione zarista. In un articolo del 1906, egli attribuiva al governo la responsabilità del pogrom di Byalistock: "Solito copione. La polizia prepara il pogrom in anticipo. La polizia eccita gli autori del pogrom; le tipografie governative producono appelli al massacro degli Ebrei. All'inizio del pogrom la polizia non interviene. La truppa assiste in silenzio alle prodezze dei Cento-Neri. In seguito la polizia, quella stessa polizia, mette in scena la commedia della ricerca e dell'incriminazione degli autori dei pogrom".
Era il normale svolgimento di un pogrom. Per combattere la violenza antisemita, Lenin proponeva la creazione di milizie operaie d'autodifesa. Se i pogrom erano violenza di Stato contro gli Ebrei, non si poteva evidentemente chiedere allo Stato di proteggere la popolazione ebraica dagli assalti dei Cento-Neri. Quando nel 1903 scoppiò un'ondata di pogrom (Kisinev), egli portò l'esempio della risposta collettiva che avevano organizzato i lavoratori ebrei, ucraini e russi a Odessa. È evidente che, per Lenin, la lotta contro l'antisemitismo riguardava direttamente gli operai russi. Si potrebbe dire, parafrasando una celebre osservazione di Marx sull'Irlanda, che Lenin vedeva nei pregiudizi antisemiti degli operai russi una delle origini della loro debolezza e della loro impotenza.
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La natura di classe di questo movimento reazionario era individuata (da Lenin, n.d.t.) nel tentativo dei proprietari terrieri e della borghesia di "indirizzare contro gli Ebrei l'odio degli operai e dei contadini ridotti in miseria." L'antisemitismo russo si manifestava nei pogrom, ma la sua funzione sociale e politica era in fondo la stessa che nei paesi capitalisti progrediti: ottenebrare la coscienza di classe del proletariato, sviarlo dalla lotta contro i suoi veri nemici.
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Lenin comprendeva che l'antisemitismo alzava una barricata contro l'integrazione. I pogrom erano causa della sopravvivenza dei ghetti dove, complice l'antisemitismo, si formava l'idea di una cultura nazionale ebraica. Ai suoi occhi, la cultura yiddish non era altro che un sottoprodotto dell'antisemitismo russo. Cosciente dell'estensione del fenomeno antisemita, riconosceva l'esistenza di una questione ebraica in Russia, senza tuttavia percepirne né le implicazioni culturali, né la dimensione nazionale. Il suo approccio rimase prigioniero del dogma dell'integrazione. La cancellazione delle discriminazioni antisemite, la conquista dei diritti civili, in breve l'emancipazione, avrebbero sbriciolato le mura del ghetto e gli Ebrei si sarebbero finalmente mescolati con gli altri popoli, come era già avvenuto in Occidente. Di tanto in tanto sembrava riconoscere agli Ebrei il diritto all'autonomia regionale e locale, ma fondamentalmente il suo atteggiamento verso la cultura ebraica restava negativo. Esso rifletteva peraltro un limite più generale dell'elaborazione teorica di Lenin sul problema delle nazionalità extraterritoriali. Prospettando ai popoli minoritari l'alternativa integrazione o autodeterminazione, la posizione bolscevica non poteva fornire risposte soddisfacenti ai problemi delle nazionalità extraterritoriali, che rifiutavano la prima soluzione ma, allo stesso tempo, non si trovavano nelle condizioni oggettive necessarie alla seconda. Come ha notato Claudie Weill, i bolscevichi non facevano che riproporre l'antica tesi di Engels: "o assimilazione delle nazioni senza storia (...) o separazione delle nazioni storiche".
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Stalin

L'integrazionismo bolscevico trovò formalizzazione teorica nel saggio di Stalin Il marxismo e la questione nazionale (1913). In sostanza non faceva che riprendere le tesi già avanzate da Lenin in polemica con il Bund, appesantendole di un tono polemico piuttosto grossolano: ad esempio denunciava la lotta per il sabato festivo come apologia della religione ebraica, la campagna per lo sviluppo dello yiddish come sintomo evidente di "scopi particolari puramente nazionalisti" del movimento operaio ebreo... A suo dire la politica del Bund si riduceva a "preservare tutto quello che è ebreo, perpetuare tutte le particolarità nazionali degli Ebrei, comprese quelle chiaramente nocive per il proletariato, isolare gli Ebrei da tutto ciò che non è ebreo"... In tal senso l'esistenza dei sindacati ebrei era rivelatrice delle scelte separatiste del Bund, conseguenza di una politica artificiale di divisione mentre, in realtà, si trattava di un fenomeno collegato alle specificità strutturali del proletariato ebreo del Rajon.
In più, secondo Stalin, il nazionalismo bundista non aveva alcuna base materiale poiché gli Ebrei non erano mai stati una nazione. Egli definiva il concetto di nazione in modo estremamente rigido, riducendolo quasi ad una formula matematica: "La nazione è una comunità stabile, storicamente costituita, di lingua, di territorio, di vita economica e di formazione fisica, che si traduce nella comunanza culturale." Precisava tuttavia che non si poteva parlare di nazione che quando tutti questi elementi coesistevano: "Solo la presenza di tutti questi indici presi insieme ci dà la nazione."

Risulta quindi un sistema teorico dogmatico assai diverso dai concetti di nazione, ben più dialettici, elaborati da Lenin, che non ha mai adottato il criteri come "comunità diformazione fisica" nella definizione dell'identità nazionale. Stalin liquida la yiddishkeit come un insieme di superstizioni e di tradizioni religiose obsolete in via di estinzione, non avendo mai compreso che il mondo russo e il mondo ebraico erano ben distinti per aspetti economici, sociali e culturali.

A differenza di Lenin, che vi individuava una delle componenti fondamentali della questione ebraica in Russia, l'antisemitismo sembrava a Stalin pressoché inesistente. Nel suo saggio del 1913 non si trova che un riferimento in proposito, che classifica l'odio contro gli Ebrei come una "forma di bellicoso nazionalismo", alla pari del sionismo e del nazionalismo armeno. Le sue definizioni apparivano come un magma indifferenziato, in cui ogni distinzione fra fanatismo della nazione dominante e nazionalismo dei popoli oppressi era sparita. Se nel suo saggio dava prova di un'indifferenza di fondo nei confronti dell'antisemitismo, nelle polemiche interne al partito non disdegnava di servirsi della più volgare demagogia. Tutte le sue biografie riferiscono di un episodio del 1907, in occasione del congresso di Londra della socialdemocrazia: dato che la maggior parte dei delegati bolscevichi erano russi mentre fra i menscevichi c'era una forte minoranza ebrea, Stalin si compiaceva di ripetere la battuta sinistra secondo la quale i bolscevichi avrebbero dovuto organizzare un pogrom per liberarsi della "fazione ebrea".
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Trotsky

Nel periodo precedente all'Ottobre, Trotsky in generale condivideva l'atteggiamento di Lenin sul problema ebraico. Per esempio, al II Congresso del POSDR, aveva criticato il federalismo e il separatismo bundisti; nel 1905 e 1913 si era impegnato a fondo nella lotta contro l'antisemitismo; infine si ritrovano nei suoi scritti gli stessi ondeggiamenti di Lenin a proposito della definizione degli Ebrei come nazione. Tuttavia, a differenza di Stalin o di Lenin, non trasformò mai l'idea dell'integrazione in dogma.
Nel 1904 riconosceva implicitamente l'esistenza di una nazione ebraica extraterritoriale scrivendo che "la sfera d'azione del Bund non era lo Stato ma la nazione. Il Bund è l'organizzazione del proletariato ebreo". Questo non gl'impediva di ravvisare nel Bund l'"impronta del provincialismo militante e dello spirito di campanile". Criticava le "deviazioni nazionaliste" del Bund, senza mai metterne in dubbio la legittimità in quanto rappresentante di un settore della classe operaia dell'impero russo. Al momento di esaminare le cause profonde della scissione fra Bund e socialdemocrazia, la sua analisi si rivelava meno astratta di quella dei bolscevichi. Al congresso di fondazione del POSDR, l'autonomia del Bund era puramente tecnica, ma notava che poco a poco il "particolare" si era trasferito sul "generale": da rappresentante del POSDR in seno al proletariato ebreo, il Bund era diventato rappresentante dei lavoratori ebrei nei confronti del partito socialdemocratico. In realtà il congresso del 1903 aveva solo formalizzato una scissione che in realtà esisteva già.

L'atteggiamento verso il sionismo del primo Trotsky è caratterizzato dalla critica al misticismo della "terra promessa" delle correnti religiose e integraliste, così come alle correnti laico-borghesi tendenti al recupero di un territorio d'insediamento attraverso l'attività diplomatica internazionale. Nel conflitto fra queste due anime del movimento sionista (radicate la prima nelle caste rabbiniche e la seconda nell'intellighenzia liberal-democratica) egli vede il germe della sua dissoluzione, ma comprende anche che le istanze di identità nazionale portate dal movimento sarebbero sopravvissute nel sentire comune del movimento operaio ebreo. Il Bund sarebbe quindi stato erede politico della sinistra sionista liberal-democratica, accelerandone l'abbandono del miraggio palestinese. L'ipotesi di Trotsky, per quanto smentita dalla storia, dimostra quanto la sua idea di nazione ebraica fosse distante da quella di Lenin o Stalin.

Nel 1919, divenuto capo dell'Armata rossa, Trotsky accettò la proposta del Poale Tsion di costituire "battaglioni nazionali" ebrei, destinati a organizzare la difesa della popolazione ebraica contro i pogrom e a favorire la sua adesione al nuovo potere sovietico.
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Un atteggiamento integrazionista era implicito nel pensiero di Trotsky, senza però apparire mai apertamente come in Lenin o Stalin. Ciò si spiega forse con il rapporto piuttosto originale di Trotsky con il problema nazionale. Egli non negava il diritto dei popoli a disporre di se stessi ma, lungi da una visione astratta del problema, lo collocava nell'ambito della crisi storica dello Stato-nazione nella fase imperialista. Lo sviluppo delle forze produttive aveva spezzato il quadro angusto degli Stati nazionali e richiedeva la creazione di strutture sopranazionali. Trotsky non pensò mai a circoscrivere la propria riflessione in campo nazionale entro una formula a priori, come avevano fatto, in modi diversi, Kautsky e soprattutto Stalin. Nei suoi scritti si rileva quindi una concezione fondamentalmente storico-culturale della nazione. Il territorio, la lingua la cultura, la storia di un popolo: tutti questi elementi, anche se non sempre coesistono, materializzano ai suoi occhi la nazione, da non confondere con lo Stato-nazione, cioè la forma specifica, storicamente determinata e transitoria, che la borghesia e il capitalismo assegnavano al fenomeno nazionale. In un articolo del 1915, Nazione e economia, Trotsky scriveva: "La nazione costituisce un fattore attivo e permanente della cultura umana. La nazione sopravviverà non solo alla guerra attuale, ma anche allo stesso capitalismo. E, nel regime socialista, la nazione liberata dalle catene della dipendenza politica e economica sarà per lungo tempo chiamata a svolgere un ruolo fondamentale nel divenire della storia". Si trovano in Vladimir Medem formulazioni quasi identiche, ma Trotsky, ebreo integrato, cosmopolita ed estraneo alla yiddishkeit, non poteva immaginare una nazione e una cultura nazionale nel mondo degli Ebrei dell'Est. Il pensiero di Trotsky sulla questione ebraica conoscerà una notevole evoluzione: negli anni trenta ammetteva l'esistenza di una nazione ebraica, culturalmente viva e moderna, che occorreva difendere dalla minaccia nazista. Né Kautsky né Bauer svilupparono una simile posizione. In Trotsky ciò fu possibile grazie alla sua teoria dialettica, aperta e non cristallizzata, della nazione.

Rosa Luxemburg

Occorre collocare le posizioni di Rosa Luxemburg sulla questione ebraica nel quadro del dibattito sul problema nazionale fra i marxisti polacchi. In un primo tempo ostili alla rivendicazione dell'indipendenza nazionale, a partire dai primi degli anni novanta - periodo segnato dall'aggravarsi dell'oppressione nazionale che si manifestava nel divieto dell'uso del polacco e nella russificazione di tutto il sistema scolastico - i socialisti imboccarono una svolta nazionalista. La liberazione nazionale fu posta al centro di tutta la politica del Partito socialista polacco (PPS) e sistematizzata sotto il profilo teorico negli scritti di Boleslaw Limanowski e Kazimierz Kelles-Krauz.

Opponendosi a questa svolta R. Luxemburg e altri fondano nel 1893 la SDKPiL (Scialdemocrazia del regno di Polonia e Lituania) su basi di intransigente internazionalismo e di irriducibile opposizione al concetto di Stato-nazione, collocando invece l'istanza dell'identità nazionale una prospettiva essenzialmente culturale.

Contraria all'indipendenza polacca, Rosa sosteneva la necessità di combattere per "difendere la nazionalità, come cultura dello spirito, specifica e distinta, che ha diritto all'esistenza e allo svuluppo". Secondo questo concetto di nazione, il cui criterio costitutivo è la comunità culturale, Rosa non identificava i destini della nazione con quelli del capitalismo. L'avvenire degli Stati nazionali borghesi era determinato dalla dinamica storica del capitalismo, non così quello della nazione. Contrariamente a Lenin e Kautsky, che pronosticavano il superamento delle nazioni nel socialismo attraverso un processo universale di omogeneizzazione, Rosa Luxemburg concepiva il principio dell'autodeterminazione nazionale come una "idea completamente irrealizzabile nella società borghese e che potrà essere conseguita solamente sulla base del sistema socialista".
In questo senso, la SDKPiL aveva adottato un programma di autonomia nazionale culturale (su base territoriale) per la Polonia. Nel saggio del 1908-1909, La questione nazionale e l'autonomia, Rosa Luxemburg definiva "l'autonomia nazionale moderna" come forma d'"autogestione di un dato territorio", precisando che la cultura nazionale non viveva "sospesa in aria, e nemmeno nel vuoto teorico dell'astrazione; essa [viveva] su un territorio, in un ambiente sociale determinato". Ciò prova che, pur difendendo una concezione storico-culturale della nazione, non ammetteva l'idea di un'autonomia nazionale extraterritoriale. Questa sintesi del cammino teorico di Rosa Luxemburg permette di chiarire due punti: a) la sua tendenza favorevole all'integrazione ebraica non derivava né da un internazionalismo astratto, né da una concezione del socialismo come annullamento delle differenze nazionali; b) la sua concezione territoriale dell'autonomia nazionale comportava una differenza fondamentale con il Bund.

Nel panorama dei socialisti polacchi l'auspicio della completa integrazione degli Ebrei era minimo denominatore comune, pur fra gli estremi del PPS (negazione dell'identità ebraica in nome di un fiero nazionalismo polacco) e la voce isolata di Kelles-Krauz (SDKPiL) secondo il quale l'emancipazione degli Ebrei doveva comportare il possesso della nazionalità. Sulla questione ebraica, anche in contraddizione con la sua stessa teoria della nazione, Rosa non riesce a superare questo minimo denominatore comune, considerando la completa integrazione degli intellettuali ebrei (nell'ambiente dei quali era cresciuta) nella cultura polacca come un dato ormai insormontabile per il recupero di un'identità nazionale su base culturale. Inoltre non percepisce (forse anche avendo scelto la lontana Berlino come sede della sua militanza rivoluzionaria) la ricchezza e le trasformazioni della yiddishkeit ("incultura plebea", come la qualifica) e il carattere internazionalista e nazionale ad un tempo del socialismo ebreo, nel quale la profonda simbiosi fra intellettuali e movimento operaio è l'origine della moderna nazionalità ebraica, nel senso di comunità di cultura.

Rosa Luxemburg assegnava al proletariato un compito egemone nel processo d'integrazione: "L'elemento progressista, prima di tutto il proletariato, prima o poi capirà di dover adattarsi alla lingua e alla cultura polacca, perché vive in mezzo alla popolazione polacca e, allo stesso tempo, non può sviluppare la cultura ebraica". Non augurava un'assimilazione forzata degli Ebrei, che dovevano scegliere liberamente di rinunciare alla propria identità nazionale "conformemente all'influenza esercitata sulla loro coscienza dallo sviluppo economico e culturale". L'integrazione era dunque concepita come obiettivo e come tendenza presente nella società. Abbiamo già cercato di spiegare che la realtà era più complessa: globalmente nelle zone d'insediamento gli Ebrei costituivano una minoranza, ma erano concentrati e separati, socialmente e culturalmente, dalle popolazioni circostanti. In Europa orientale il capitalismo non aveva prodotto l'assimilazione degli Ebrei, ma la metamorfosi dello shtetl. Come la maggior parte dei socialisti del suo tempo, anche Rosa valutava la questione ebraica sul metro dell'Europa occidentale: gli Ebrei di Lodz e di Varsavia dovevano integrarsi come avevano già fatto i loro correligionari di Londra e di Parigi. È assai sorprendente constatare che, per illustrare la tendenza alla russificazione o alla polonizzazione degli Ebrei di Lituania, essa portasse l'esempio di Vilnius, dove centottantadue scuole su duecentoventisette erano ebraiche. Il dogma dell'integrazione era a tal punto interiorizzato da negare l'evidenza della realtà storica.
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A differenza dei marxisti russi, tedeschi o austriaci, che generalmente interpretavano l'antisemitismo polacco come un retaggio medievale, Rosa vi riconosceva una manifestazione politica borghese, frutto degli antagonismi di classe della società capitalista moderna. Ma la sua analisi era unilaterale: l'antisemitismo non colpiva solo la classe operaia e le sue organizzazioni ma anche (e soprattutto) la comunità ebraica nel suo insieme. Nel 1906 Rosa aveva dato prova di una comprensione più profonda della natura dell'antisemitismo in Polonia e in Russia. In una pubblicazione della SDKPiL essa scriveva che il regime zarista, "per secoli interi", aveva perseguitato le minoranze nazionali con una legislazione discriminatoria e aveva "aizzato i bassifondi della società contro gli Ebrei della Russia meridionale, della Polonia e della Lituania". Si potrebbe trarre la conclusione che Rosa considerava l'antisemitismo un fenomeno moderno ed arcaico allo stesso tempo, frutto della particolare combinazione di una reazione borghese anti-operaia e di un'oppressione "secolare" sulle nazionalità esercitata da un regime assolutista.
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Dall'insieme di questi testi (Lenin, Stalin, Trotsky, Luxemburg, n.d.t.) emergono, pur con differenti accenti, alcuni elementi comuni: a) una critica decisa e intransigente dell'antisemitismo (con l'eccezione di Stalin), priva delle ambiguità e delle reticenze che [...] si ritrovano in un gran numero di marxisti tedeschi e austriaci; b) il rifiuto - malgrado incertezze e variazioni nelle definizioni - di affrontare nella sua dimensione nazionale la questione ebraica in Russia; c) infine l'idea dell'integrazione intesa ugualmente come strategia politica e come naturale tendenza dello sviluppo storico. Il carattere a priori di questo orientamento si rivelava, per così dire, in negativo. I marxisti russi e polacchi non si posero mai, nei loro scritti, il problema di sapere se gli Ebrei dell'impero zarista volevano essere integrati e in che misura questo processo fosse realizzabile. L'integrazione era semplicisticamente proposta sul modello della storia dell'Europa occidentale. Ciò che più colpisce, in tutti questi scritti, è la totale assenza di riferimento alla realtà - in verità estremamente ricca e complessa - delle comunità ebraiche della Russia. Ai loro occhi la letteratura yiddish e la storia degli Ebrei rimasero sempre un continente inesplorato: la cultura ebraica non poteva oltrepassare l'orizzonte ristretto del ghetto feudale e non poteva che essere monopolizzata dai rabbini. La questione ebraica era esclusa da ogni considerazione nazionale, era piuttosto un aspetto dell'arretratezza e della "barbarie asiatica" dell'assolutismo russo. In questo contesto l'integrazione assumeva un carattere per così dire normativo, essendo l'inevitabile risultato dello sviluppo industriale e sociale del paese.

Gli Ebrei e la Rivoluzione russa (1917 - 1937)

La caduta del potere degli Zar, nel marzo 1917, fu accolta dagli Ebrei russi come un grande avvenimento che segnava la fine delle loro sofferenze e l'inizio di una nuova era di liberazione. Una delle prime misure adottate dal governo provvisorio fu la soppressione della legislazione antisemita in vigore sotto il vecchio regime: un insieme di seicentocinquanta leggi restrittive dei diritti civici della popolazione ebraica, come ricorda Trotsky nella sua Storia della Rivoluzione russa. Peraltro gli Ebrei restarono, in un primo momento, piuttosto sospettosi nei confronti della rivoluzione d'Ottobre, che si svolgeva a Pietrogrado, lontano dalle zone d'insediamento, e che aveva per protagonista un "blocco storico" - il proletariato industriale e i contadini russi - al quale la comunità ebraica restava ampiamente estranea. Il decreto sovietico che distribuiva la terra ai contadini non aveva interesse per gli Ebrei, fortemente urbanizzati e tradizionalmente assenti dalle attività agricole. Peraltro i soviet operai erano inconcepibili per i lavoratori e gli artigiani Ebrei di Vilnius e di Byalistock.
Nel giugno 1918 le elezioni per le organizzazioni delle comunità ebraiche (kehillot) confermarono l'egemonia sionista in seno alla popolazione israelita e, a sinistra, la preponderanza del Bund, la cui ottava conferenza nazionale (dicembre 1917) aveva condannato la rivoluzione d'Ottobre. Questa diffidenza verso il potere sovietico trovava un'altra spiegazione nella quasi totale assenza d'intervento politico dei bolscevichi all'interno del movimento operaio ebreo. Come ha notato Henri Sloves, "quello che si chiamava curiosamente in Russia la "via ebrea" (vago ricordo di un antico ghetto) era per il Partito bolscevico una terra incognita".
Nel 1918 il commissariato del popolo per gli Affari nazionali, presieduto da Stalin, creò una sezione ebraica. Simon Dimanstein, un vecchio bolscevico che conosceva lo yiddish ma non aveva mai partecipato alla vita politica del proletariato ebreo, ne prese la direzione. Per porre rimedio alla carenza di militanti provenienti dal movimento operaio ebreo, fece appello alla collaborazione di Samuel Agurskj, un socialista conquistato al bolscevismo dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti. La prima pubblicazione in yiddish del Partito comunista, il settimanale Wahreit (la Verité), apparso nel marzo 1918, sei mesi dopo la rivoluzione, si trasformò in breve in quotidiano, cambiando titolo in Der Emess (la Verité, termine yiddish di origine non più ebraica ma germanica). La pubblicazione di un quotidiano yiddish poneva numerose difficoltà, a causa della grande carenza nel partito di giornalisti capaci di scrivere in questa lingua; per cui la maggior parte degli articoli erano tradotti dal russo. Nell'ottobre 1918, sempre sotto la direzione di Dimanstein, fu fondata la sezione ebrea del Partito comunista, divenuta celebre sotto il nome di Yevsectsia, che aveva il compito di conquistare il mondo ebraico alla dittatura del proletariato. In breve la Yevsectsia si assumerà la gestione della politica del governo sovietico in merito alla questione ebraica.
Durante la guerra civile, fra il 1918 e il 1921, la comunità ebraica passò gradualmente da un atteggiamento di diffidenza, quando non di ostilità, alla sostanziale adesione al regime sovietico. All'origine di questa evoluzione possono essere individuati quattro elementi:
a) L'antisemitismo della contro-rivoluzione. L'Ucraina, che nel 1917 era stata laboratorio dell'autonomia nazionale culturale ebraica (il socialista territorialista Zybelfarb aveva diretto il ministero degli Affari ebraici nel governo di Petlioura), durante la guerra civile fu investita da un'ondata di pogrom di violenza fino ad allora sconosciuta. Le truppe di Denikin e Wrangel avevano tentato di servirsi dell'antisemitismo come arma di lotta contro il potere sovietico. Si è calcolato che l'Ucraina sia stata teatro di duemila pogrom, che colpirono circa un milione di Ebrei e fecero fra settantacinquemila e cento cinquantamila vittime. In questa situazione disperata, la popolazione ebrea vide nell'Armata rossa la sola possibilità di salvezza. Anche se perfino alcune sue unità si lasciarono andare a dei pogrom, come testimonia Isac Babel in Cavalleria rossa, si trattava nella maggior parte dei casi di truppe che avevano già combattuto con Denikin e che in un secondo tempo erano passate nell'altro campo. Trotsky punì tre reggimenti accusati di avere organizzato dei pogrom e cercò in tutti i modi d'impedire che simili episodi si ripetessero. Numerosi giovani Ebrei si arruolarono nell'Armata rossa ormai sentita come la salvezza per tutti gli Ebrei, anche dai più ostili alla rivoluzione e al bolscevismo.
b) La difesa degli Ebrei condotta dai soviet. La rivoluzione dette prova fin dall'inizio di un'incrollabile volontà di lotta contro l'antisemitismo. L'elezione di Jakov Sverdlov, dirigente bolscevico di origini ebrea, alla presidenza della Repubblica fu un atto di coraggio di cui nessuno sottostimò l'importanza: era una dichiarazione di guerra all'antisemitismo e la sua identificazione con la contro-rivoluzione. Lo zarismo era stato sostituito da un regime rivoluzionario che eleggeva un Ebreo a sua supremo rappresentante: nessun Ebreo poteva restare indifferente di fronte a tale ribaltamento. Nel luglio 1918 un decreto del Consiglio dei commissari del popolo, firmato da Lenin, condannava l'antisemitismo e i pogrom "come un pericolo mortale per tutta la rivoluzione, una minaccia per gli interessi degli operai e dei contadini", e chiamava "le masse lavoratrici e la Russia socialista a combatterli con tutte le forze". Il decreto ordinava a tutti i soviet provinciali di "prendere le più severe misure per sradicare il movimento antisemiti e aggiungeva che "i pogromisti e tutti coloro che fomentano pogrom" erano dei fuorilegge. L'antisemitismo non era più combattuto in quanto problema specificamente ebraico, ma come un problem

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indy che vergogna!
by dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:43 AM mail:

sono sempre piu' convinto che questo sito sia un covo di neonazisti travestiti da compagni!!!!

che vergogna!!
che vergogna!!!

quando uno critica un post del genere gli si dice subito"ahaha popolo eletto ecc ecc hai le treccine stai zitto ecc ecc" beh se questo non e' razzista cos' e'???
uno piu' uno non fa due anke a casa vostra???
che vergogna!!!

Child sei da denuncia!!!!!!!
mi viene il sospetto che sia sempre il solito coglione neonazi...MIRTO...

Menmale che indy e' frequentata anke da persone come Nemo..
se no avrebbero dovuto gia kiuderlo...

ADMIN!!!!!!!!!!!!!MA SIETE NAZI PURE VOI??!?!SE NON SI CANCELLA QUESTA PORCHERIA COSA BISOGNA CANCELLARE?!?!CHI DICE ABBASSO CASTRO?!?!

VERGOGNATEVI!!VERGOGNATEVI!

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no, non è mirto
by x dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:53 AM mail:

Mirto sbaglia gli accenti ed è semianalfabeta. Questo è solo un bastardo a cui deve venire un terribile male là dove non batte il sole.

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lassa perde
by Er Puma x dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:55 AM mail:

Ciao dan,

non te la prendere piu' di tanto con questi imbecilli. Ormai l'hanno capito tutti la maggior parte dei frequentatori di questo sito ha un ideologia antisemita (spesso e volentieri celata dietro alla scusa dell'antisionismo) e che gli admin sono sempre ben contenti di dare spazio a questi individui.

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Ignoriamoli!
by David Thursday, Jul. 10, 2003 at 11:57 AM mail:

E' la migliore risposta che si possa dare!

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x visione logica
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:06 PM mail:

Certo che Gramsci era ebreo, ed anche un ebreo osservante, argomento pluridocumentato! non ti stupire troppo.

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ok
by domanda agli arabi Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:09 PM mail:

Ma perche' gli Arabi si sono alleati a Hitler che ha favorito l'emmigrazione verso Israele, invece che con gli inglesi che hanno messo un blocco e rallentato ogni tipo di emigrazione verso la terra santa? mah.

Non sono ebreo, ma come faccio a non essere filo-ebraico, quindi filo-israeliano quando hanno dei geniacci come Peter Sellers, Mel Brooks, Ken Adams, Kubrick, John Cleese (monty python) ecc.... insomma, gli arabi la creativita' non ce l'hanno proprio...per decenni non hanno fatto altro che massacrare qualsiasi infedele con kamikaze, dirottamenti, ostaggi. Poi voi avete mai visto israeliani bruciare banidere palestinesi? io no. Tra Israele (frutto di scienziati) e Palestina (frutto di kamikaze spietati e barbari), scegliero' sempre Israele.

P.S. HAnno anche imbecilli come Robin Williams pero'..che non lo posso vedere-

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Risposta
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:18 PM mail:

Vedi hai le idee un pò confuse perchè

1: gli arabi alleati di hitler, ti riferirai probabilmente alla legione "fraies arabien", era composta da arabi, che vivevano sotto occupazione inglese e francese, quindi è facilmente immaginabile la politica "del nemico del mio nemico è mio amico".

2: il progetti di migrazione degli ebrei di hitler non era verso il mondo arabo, ma bensì come troverai su qualsisi libro sul nazismo verso il madagascar.

3: i geni ebrei che tu dici, che tralaltro sono migliaia di più di quanto tu ne abbia elencati, sono lì spesso in quanto ebrei e non geni, perchè gli ebrei comandano il mondo, e a tirare i fili sopratutto quello dello spettacolo visto che hai elencato artisti, ci mettono degli ebrei.

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ridicolo nazi!
by dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:25 PM mail:

"geni ebrei che tu dici, che tralaltro sono migliaia di più di quanto tu ne abbia elencati, sono lì spesso in quanto ebrei e non geni, perchè gli ebrei comandano il mondo, e a tirare i fili sopratutto quello dello spettacolo visto che hai elencato artisti, ci mettono degli ebrei. "

vuoi forse dire che Kubrick non era un genio?o altri???
Vai su un qualsiasi sito e cerca gli ebrei che lavorano(prendiamo solo l' esempio dgli Usa)nella televisione....
Scoprirai molte cosine...

per il resto ti dico solo ke sei un nazi schifoso!!
fate una manifestazione antirazzista?!?!!manifestate contro voi stessi???
E continuate con queste divisioni tra ebrei,arabi cinesi blu verdi e rossi e vi continuate a non definire razzisti?!?!
vergognati!

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x realista
by Er Puma Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:29 PM mail:

Dai tuoi commenti e' chiaro che nella tua "realta'" i "Protocolli" non sono un falso.

P.S. Attento che la malvagia lobby ebraico-fascio-sion-massonica ti sta spiando!!!

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sono "domanda gli arabi"
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:30 PM mail:

Peter Sellers non e' un genio? comanda il mondo?...non e' simpatico..secondo me sei un idiota totale. Capisco nel mondo arabo che i mussulmani pensino "sionisti controllano il mondo, sono razzisti, il sionismo e' nazista, sionisti di qua sionisti di la...", ma tu che sei italiano e vivi in italia sei ancora piu' rincoglionito di loro..praticamente sei stato indottrinato dai nazi-fascisti arabi. Beh..vedo che la loro sfrenata propaganda anti-semita sta dando i suoi buoni frutti. Svegliati per favore..e ragiona con la tua testa, non con quella di Barghuti.

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caro dan
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:31 PM mail:

io sarò anche un ridicolo nazi, ma tu non sai leggere anche se hai riporato la la mia frase:"geni ebrei", perchè l'aggettivo genio l'ho dato senza retorica, io contestavo la loro poosizione sociale spesso immeritata o eccessivamente aiutata, e questo non è un mistero anche per voi compagni.
In più non ho fatto alcuna divisione fra arabi ebrei etc.. quindi leggi attentamente, prima di rispondere tanto per sentirsi un fiero antifascista.

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dimenticavo...
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:33 PM mail:

il nick Realista non ti dona proprio.

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ebrei
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:35 PM mail:

Gli ebrei nel mondo dello spettacolo? lo vedi che parli e non sai un cazzo?
Fino agli anni 60 per gli ebrei del cinema è stata piuttosto dura. Hai visto quanto ebrei erano finiti sulla lista del Senatore McCarthy, inquisiti con l'accusa di essere comunisti? John Garfield, l'attore, ci ha perfino rimesso le penne. Gente come Billy Wilder, Walter Matthau, Tony Curtis, Paul Newman non ha mai pubblicizzato il fatto di essere ebrei, almeno fino agli anni Sessanta. L'unico che se ne è sempre vantato è stato Kirk Douglas, caratterialmente forte e orgoglioso, che non a caso è stato il primo a sdoganare alcuni degli artisti finiti sulla lista nera maccartista (vedi Dalton Trumbo). Gli ebrei di Hollywood - come Sydney Pollack (che in "Come eravamo" rievocava i tempi del maccartismo), Barbra Streisand (che si è pronunciata apertamente contro Bush e la guerra all'Iraq), Elliott Gould - hanno da sempre rappresentato la Left Wing del mondo del Cinema. Insomma, se c'è qualcuno che sta a sinistra negli Usa sono gli ebrei di Hollywood. Informati prima di parlare.

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l'acido fa male
by Er Puma x surrealista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:43 PM mail:

>>io contestavo la loro poosizione sociale spesso immeritata o eccessivamente aiutata, e questo non è un mistero anche per voi compagni<<

Caro illuso, la maggior parte degli Ebrei che hanno successo nel loro campo, lo ottengono grazie al duro lavoro e alla dedicazione che mettono nella loro arte o la loro occupazione.
E' ironico che tu faccia un affermazione del genere essendo Italiano (e l'Italia, come ben sai, e' il leader mondiale per quanto riguarda il nepotismo).

P.S. Ce l'hai una copia del mein kempf, che c'ho un tavolo con una gamba + corta delle altre?

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può darsi
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:46 PM mail:

E' possibile che abbia sbagliato la scelta del nick, non mi sembra grave.

Guarda proprio un cazzo mi sembra eccessivo, forse della ricerca degli ebrei nel cinema non ho fatto una ragione di vita. Ma se tu sei esperto saprai che a cominciare dalle major appartengono tutte ad ebrei, dalla dreamworks di spilberg, alla WB del gruppo coen, Alla titanus di rokfeleer e via discorrendo.
I registi che sicuramente ne conoscerai più di me perchè non sono un cinefilo, vedrai elencandoli tutti quanti di loro sono ebrei, evito di fare la lista infinita degli attori. Ma se la discussione lo richiede...

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domanda
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:48 PM mail:

Comunque anche se gli ebrei comandassero il cinema, teatro, tutta hollywood, o perfino tutta l'america a me non darebbe alcun fastidio. Io li vedo uguali agli altri...magari con un quoziente intellettuale piu' alto della media.
Esempio, io studiavo in una scuola internazionale in norvegia. Di Americani ne ho conosciuti un sacco. Mentre tutti erano dei surfisti, buzzurri, ignoranti, viziati, ecc...ce n'era uno di Americano che si distingueva dagli altri. Ha vinto nella mia scuola il premio per migliore matematico, aveva i voti piu' alti di tutta la classe, glia hanno dato una borsia di studio in una delle migliori universita americane....in poche parole, un genio! (era negato negli sport pero')Poi ho visto un giorno che sulla sua collanina c'era la stella di David, ed ho capito tutto, l'america e' piena di ebrei a capo di aziende ecc.. perche' c'e' un abisso tra loro e gli americani comuni. Nella scienza, economia, spettacolo, medicina, loro hanno piu' successo della gente comune...non e' questione di Zion, sionismo come piace a voi. ed e' per questo che l'antisemitismo non si fermera' mai. Perche' ci sara' per sempre l'idiota stupido che invidia il primo della classe.

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!!!
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:51 PM mail:

Walter MAtthau era ebreo?!?! grande!!!

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scusate
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:56 PM mail:

Dimenticavo anche milos Foreman, regista che ha vinto una ventina di Oscar tra 'Uno volo sul nido del Cuculo' e 'Amadeus'.

P.S. Sapete se Ingmar Bergmann era pure lui ebreo? Se Si mi vado a convertire.

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x ponkia
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:56 PM mail:

Vedi anche tu hai frainteso, nessuno allora legge bene i post, o più probabilmente come ha fatto anche hell in manierea un pò più caustica, leggete che che volete intendere.

Chi ha mai negato l'estro geniale di moltissimi ebrei.

io contesto la gestione massonica che hanno gli ebrei di controllare il potere.

p.s. un "nazistello" è un nazista piccolo di statura?

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ebrei e cinema
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:58 PM mail:

E' vero la lista è lunga. Ma non è colpa degli ebrei se hanno talento e vengono impiegati nel mondo del cinema. Posta pure la lista, è tutta gente di talento, nessun raccomandato. Wilder, Lubitsch, Lumet, Kubrick, William Friedkin...gente che ha fatto la storia della settima arte. Quanto ai produttori, prima dell'avvento di Spielbeg e soci c'erano solo i fratelli Warner (e da lì che viene Warner Bros.) e la MGM. In tempi più recenti, invece, c'è stata la DreamWorks, la Miramax dei fratelli Weinstein. E Joel Silver, un produttore che però potrebbe essere considerato un autore tanto i suoi film (benché commerciali) sono riconoscibili e personali.

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...
by ponkia Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:58 PM mail:

tutti vogliono controllare il potere, solo che gli ebrei per lo stesso motivo ci riescono molto spesso.

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io sono "ebreo" e non sono d' accordo
by dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 12:59 PM mail:

Io non sono d' accordo sul fatto di dire" gli ebrei sono piu' intelligenti" secondo me anke questo e' razzista,parliamo di gente con una religione diversa(ma poi diversa da che?da quella cattolica e allora??)non di venusiani....Io vorrei kiedere a quello ke dice che gli ebrei sono spinti in alto da non sio ki.....mi dici uno ke secondo te e' arrivato e non doveva arrivare??ma ti rendi conto che questi discorsi sono identici a quelli che faceva Hitler?ti rendi conto che quando ti si legge sembra di leggere i siti di Fogna nuova e co.?!?

Siete tutti razzisti!!ebrei e non perche' e' da 2 ore che siamo qui a parlare di ebrei e non,sempre con queste forti divisioni...e' come da noi in italia "noi e voi" Nord e Sud.....

Che vergogna Indy!

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x ponkia e dan
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:07 PM mail:

Vedi ponkia, mi dispiace dirti che non ti puoi convertire per motivi di razza, perchè, e con questo rispondo anche a dan che dice che noi siamo razzisti, mentre che o lui non è ebreo o mente, in quanto il concetto di razza è essenza della religione ebraica, e per essere EBREI bisogna nascere da madre ebrea, quindi per trasmissione diretta di sangue.
Se tuo padre è ebreo e tua madre no! non sei ebreo non è sufficiente, tua madre deve essere ebrea!
Non è estremo razzismo questo?

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ma smettila
by albo Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:15 PM mail:

realista vedi che sei un coglione?l ebraismo nn fa proselitismo ma se vuole una persona è libera di convertirsi ignorante!!

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Mah
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:25 PM mail:

Coglione.... ignorante.... vedo che tu a cultura invece.
Comunque ti consiglio visto che sei così esperto di ebraismo, di chiedere ad un ebreo come fare ad entrare nella loro comunità, vediamo coasa ti risponde.
Prima di insultare leggiti leggi degli ebrei osservanti.
così ti risparmierai degli insulti inutili in futuro, visto che a mio avviso sono una cosa poco comunicativa, ma può darsi che non sia così... sai sono ignorante.

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io
by x realista il bugiardo coglione Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:40 PM mail:

Io sono ebreo di madre cattolica e padre ebreo. Sono ebreo e nessuno lo ha mai nesso in dubbio. Dici stronzate.

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io
by x realista il bugiardo ignorante Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:42 PM mail:

L'unica differenza da chi nasce da madre ebrea è che oltre la circoncisione devi fare il bagnetto che fanno le femmine. Punto.

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ebrei convertiti
by x realista il bugiardo coglione Thursday, Jul. 10, 2003 at 1:43 PM mail:

Liz Taylor e Sammy Davis Jr. Tanto per citarne due.

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albo
by per realista babbo di minchia Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:02 PM mail:

sono ebreo mia madre non è ebrea mio padre si e sono regolarmente iscritto alla comunità ebraica......pagliaccio

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Speciale
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:11 PM mail:

Allora sei un ebreo speciale, comunque eccovi un estratto preso dalla discussione della comunità ebraica internazionale sulle problematiche della fecondazione assistita, e la trasmissione di status ebreo da madre a figlio:

"Per l'Ebraismo, i principi fondamentali che orientano la posizione delle autorità religiose sono il rispetto assoluto della vita (in conformità al concetto biblico "Tu sceglierai la vita"), e il riconoscimento del sapere medico e scientifico. Sul piano pratico la contraccezione è considerata con una certa indulgenza. La maggior parte dei rabbini contemporanei si schiera con il parere dei saggi del Talmud secondo i quali, fino al quarantesimo giorno, l'embrione non ha una vita propria né un'identità umana. Facendo propria l'espressione talmudica, il rabbino Yona Zweig lo ha paragonato a un 'semplice liquido'. All'inverso, coloro che tendono a considerare l'embrione alla stregua di 'un essere umano in potenza' (tra i quali l'ex gran rabbino di Israele Rav Unterman), non accettano il principio dell'aborto che nel caso ben limitato di rischio mortale per la madre.

Tuttavia, è difficile dire con esattezza qual è il punto di vista ebraico in merito ai diritti dell'embrione, perché, mancando un'autorità centrale, ci troviamo di fronte ad opinioni e interpretazioni diverse anche su materie fondamentali.

Nel diritto ebraico è di capitale importanza sapere se un individuo è ebreo oppure no (e quindi soggetto a diritti e doveri della legge ebraica). In materia, vale il principio generale per cui chiunque nasce da madre ebrea è ebreo.

L'applicazione di questo semplice principio, non sembra essere tuttavia così scontata nel caso in cui vi siano die madri, nel caso cioè in cui ad una madre genetica (donatrice di ovulo) se ne aggiunga una biologica (che porta vanti la gravidanza). A questo punto, diventa allora fondamentale stabilire se l'acquisto della soggettività giuridica coincida con il concepimento ovvero con il parto: nel primo caso, infatti, la madre sarà quella genetica; nel secondo, invece, quella biologica. Ma nel caso in cui una delle due madri non sia ebrea, quale sarà lo status del nascituro? Pur essendoci pareri discordi, si registra la prevalenza dell'orientamento che privilegia la gravidanza e il parto rispetto all'origine genetica".

Almeno visto che fate i finti ebrei (o peggio lo siete realmente e non conoscete le leggi rtalmudiche), gradirei se vogliamo continuare adiscutere di tralasciare il turpiloquio, unica cosa che censurerei.

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SEMPRE PER REALISTA
by DAN Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:12 PM mail:

non e' un fatto di sangue,ma di religione...se nasci da madre e padre buddisti il figlio(ma solo in teoria come per l' ebraismo)nasce buddhista,madre e padre musulmani?

nessuno vieta di diventare ebrei,ma bisogna studiare...

E cmq siete ancora qui a parlare di razza,di sangue ebraico ecc ecc e sono le stesse cose che ha usato Hitler per giustificare il genocidio(tipi il sangue giudeo intacca la razza ariana ecc ecc,quindi okkio a quello ke dici realista)cmq non ho ancora trovato un indyano che ammette di essere razzista,vi nascondete dietro la parola antisionismo perche' va di moda...
indy che vergogna!!

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Moda?
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:23 PM mail:

Se non è un fatto di sangue, perchè porsi il problema dell'embrione, potrebbero fare come i cristiani che il bambino nasce senza religione, e poi risolvere con la circoincisione. Ma non è così la trasmissinone sanguinia come ho dimostrato è assolutamente importante.

Per guanto riguarda "okkio a quello che dico", sto dimostrnado il contrario, che il concetto di razza, di "POPOLO ELETTO DA DIO" che tutti voi conoscete BENISSIMO, è nato col giudaismo.

Per la moda dell'antisonismo, ti voglio ricordare che noi sporchi fascisti il sionismo lo combattiamo dai tempi della guerra dei sei giorni, e prima.
Mentre sono d'accordo con te che per la sinistra è una scoperta e cavollo di battaglia del momento.

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ecco un altro genio
by Er Puma x (sur)realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:29 PM mail:

>>Per la moda dell'antisonismo, ti voglio ricordare che noi sporchi fascisti il sionismo lo combattiamo dai tempi della guerra dei sei giorni, e prima.<<

Sembra quasi una battuta di Groucho Marx. Caro mio, sei passato dal patetico al ridicolo.

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eat
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:32 PM mail:

ok ,realista guarda una persona puo diventare ebreastudiando e ,facendo un "esame".
il fatto poi che se una madre non è ebrea il figlio non lo è posso garantirti che è ancora oggetto di dibattito nelle comunità ebraiche.
questo perchè molti ebrei con madre convertita spesso si sentono più attaccati al ebraismo di ebrei con madre ebrea di nscita.
per quel che riguarda il sionismo penso (visto che mi sembri uno che ragiona)che la nuova leva di sinistra si sia dimenticata il passato, o meglio non vuole ricordare una parte del passato.
vi ricordo che il sionismo è un pensiero di sinistra nato dalle menti di sinistra(e tutte ebree).

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Grazie
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 2:48 PM mail:

Grazie per l'insperato paragone con Groucho Marx, degno artista che non credo io possa minimamente rappresentare, per quanto riguarda il patetico e il ridicolo, ti assicuro che mi sono limitato ad argomentare tesi ed argomenti non di mia sponte, in quanto il discorso è nato da una disquisizione sul massonismo giudaico.

X eat.
Inizierò a documentarmi su questo "esame",a cui non nego l'esistenza, in quanto le cose da sapere sono sempre tante, ma direi che in questo caso è un pò discordante con l'ufficialità religiosa.
Grazie comunque per aver ridimensionato il dialogo in un contesto civile.

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eat
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:01 PM mail:

se veramente t'interessa la conversine al ebraismo puoi cercare
informazioni sul mikve il bagno "rituale che una donne deve fare per convertirsi e per sposarsi.

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Bene
by Da Realista a eat Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:15 PM mail:

mi informerò senz'altro, io discuto per apprendere, non per imporre.

Però dal canto mio ti cito questo estratto con annesso sito della comunità ebraica milanese,... insomma non lo dico io, e se vuoi ti dò del amteriale su come la conversione all'ebraismo sia una cosa recente, nata per apparenza e come in pratica, è impossibile convertirsi, date le oggettive difficoltà e la selezione che non va mai casualmente a buon fine.

"La legge ebraica stabilisce che sia ebreo solo chi è figlio di madre ebrea. Ciò significa, da un lato, che la paternità non ha alcun rilievo e quindi in nessun caso chi abbia solo il padre di

questa religione può essere accolto nella Comunità, mentre la maternità ha tale forza che anche chi non voglia aderire volontariamente all’ebraismo, comunque è ebreo se la madre appartiene a questa religione".

http://www.morasha.it/tesi/mnta/mnta05.html

se anche tu sei interessato all'argomento ti posso dare molto materiale in propositi, oltre che banalmente dei link.

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se ancora non hai capito ti faccio lo spelling
by Er Puma Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:20 PM mail:

Hai capito male caro - quello che intendevo era che la tua affermazione era una negazione logica, simile alle battute del grande Groucho (Ebreo anche lui, naturalmente ;-).

E' come se io dicessi:

Sono anti-antisemita a cominciare da oggi. Ma lo ero anche ieri.

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morasha.it
by da eat to realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:27 PM mail:

realista il sito da dove hai attinto non è quello della comunità di milano in quanto la comunità di milano nn ha un sito, quello che hai letto è la tesi di laurea di una ragazza perciò non è da considerarsi la visione ufficiale della comunità milanese.

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x Puma
by Realista x er Puma Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:30 PM mail:

Scusami, l'errore è mio, mi sono dimenticato di specifcare alcune cose che io do per scontato, infatti molti movimenti di destra hanno cominciato ad occuparsi ufficialmente della questinone mediorientale prima e poi del sionismo internazionale, solamente dopo la guerra dei sei giorni, dello yom kippur etc.. ufficialmente ripeto.
approfittando della risonanza internazionale, ma già da molto prima (e li si spiega il prima), in molti ambienti di destra si seguiva l'argomento, ma si sa quando uno di destra parla di ebrei, immaginati negli anni 50 o 60... così si manteneve il dibattito all'interno del movimento.
Spero di aver spiegato l'equivoco.

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Alvy
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:31 PM mail:

Quello che dice la comunità di milano viene smentito dai fatti: sia io e che albo abbiamo la madre cattolica ma facciamo parte delle comunità ebraica. Questo è un fatto che non puoi confutare dato che ti stiamo portando la nostra testimonianza. E io ne conosco altri.

Fatti, non parole...

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però..
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:36 PM mail:

Errore di forma si, però devi ammettere che la scuola ebraica di Milano non publicherebbe la tesi di un ebrea pazza e razzista. E poi la discussione sul feto e lo "status di ebreo" è qualcosa di più di un sito internet.

Comunque ho già ammesso che il link non sono gran cosa, ma utili al momento per dimostrare che non invento niente, visto che sono stato tacciato più volte di essere un bugiardo.

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x Alvy
by Realista x alvy Thursday, Jul. 10, 2003 at 3:42 PM mail:

"Fatti non parole".... caro Alvy, con tutta la fiducia che posso avere in te, rimane comunque il fatto che tu potresti essere chiunque e scrivere qualsiasi cosa e a me rimarrebbe il diritto del dubbio in quanto non ho il tuo certificato di nascita ne so quanti come te conosci.
Le leggi rabbiniche invece sono confutabili da tutti, persino in rete. "fatti non parole"
la tua testimonianza è opinabile in via telematica, con tutto il rispetto.

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Emerson Ferreira da Rosa
by x alvy Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:07 PM mail:

Ma quell'idiota senile di un marchigiano fa i casini col Nizza e poi li trasferisce alla Roma. Mortacci sua, sono gli unici trasferimenti che gli riescono. Vuoi vedere che nemmeno Chivu ci rimane?
Cmq, ho letto di Cisse', e ti dico MAGARI... Chivu come lo vedi? Pensi che riuscira' a far ritornare a Samuel il Wall di una volta?

stamme bene e SEMPRE FORZA ROMA

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Alvy
by x realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:11 PM mail:

Io so che sto dicendo il vero e tanto basta. Sta diventando una polemica sterile e inutile perché tanto non me ne frega un cacchio di convincerti. Resta nella tua ignoranza. Io sono la prova vivente che stai dicendo cazzate. Addio.

P.S.: Un consiglio, non te ne uscire con 'ste teorie in una conversazione che comprenda anche interlocutori ebrei. Faresti una figura di merda.

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Alvy
by x Emerson Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:19 PM mail:

Quella grana si risolverà in 2 minuti...bè, basta pagare. Una cosa simile era successa con Dacourt, dato che doveva finire di pagare Gigou e non mi ricordo chi. Chivu? Lo vedo bene, ovviamente.

Pellizzoli
Chivu
Samuel
Panucci
Candela
Emerson
Dacourt
Tommasi
Totti
Cassano
Montella

In panca:

De Rossi
Tommasi
Lanzaro
D'Agostino
Lima
Dellas
Mancini

Già così non è male....se poi ci metti un centravanti coi controcazzi.....

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E' vero
by Realista Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:21 PM mail:

E' vero la conversazione è satura, ma non l'ho scelta io, io parlavo d'altro. Per il resto non discuto sulla mia ignoranza, non ho la pretesa di essere colto. Sul parlare con ebrei devo dire che mi capita non di rado e senza figuracce, forse sono stato fortunato che ti devo dire!?!

buon pomeriggio.

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bella zi
by EP Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:25 PM mail:

in pratica un 4-3-2-1 ... non male, anche se totti, cassano e montella difficilemente giocheranno insieme, conoscendo Fabio Hair...

cmq il centrocampo con quei 3 lo vedo bene... se magari ci fosse davids al posto di tommasi sarebbe ancora meglio

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dai che l' anno prossimo...
by dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:40 PM mail:

...fate lo spareggio per la salvezza con il Siena!!!!

a maggica!?!?

de che?!?!

solo ac milan 1899!!!
aahahahaha

ciao puma dai non ti offendere si skerza!!
ahahaha

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EP
by x dan Thursday, Jul. 10, 2003 at 4:46 PM mail:

dan guarda che l'anno prox non ci sta + il berluska alla presidenza europea, quindi niente cempions lig x voi.
in italia qualcosa vincerete sicuro - dopo 2 anni di scudetti regalati ai gobbi, quest'anno tocca a voi; d'altronde anche il presidente della lega ha il diritto di rubare, scusa, vincere gli scudetti, no?

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x puma
by David Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:02 PM mail:

Ma scusa mi dici che 2 scudetti di fila c'hanno regalato?
Il primo l'ha perso l'Inter a l'ultima giornata, il secondo vinto con 2 giornate d'anticipo!

ciao

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EP
by x david Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:06 PM mail:

2002: l'Inter l'ha buttato, ma la vittoria dell'Udinese a Lecce nella giornata precedente (che garanti' la loro salvezza) era molto dubbia...soprattutto se si considera come l'Udinese gioco' la partita contro la Juve (cioe', senza combattere)

2003: l'avete vinto onestamente (o quasi)... cmq con nemici come l'inter e il milan del campionato appena finito, non vi servivano certo degli amici

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x puma
by David Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:13 PM mail:

Ma scusa una squadra già salva, all'ultima giornata non gioca certo la partita della vita, ti ricordi quando la Roma vinse in casa contro il Parma l'ultima giornata(l'anno del vostro scudetto) sembravano una squadra di fantasmi!
All'ultima giornata è normale che trovi squadre "spompate" (quelle già salve o già in Europa) e squadre come la Juve ancora "cariche" perchè in corsa per lo scudetto

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x david
by Er Puma Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:22 PM mail:

Appunto - se l'Udinese non avesse avuto quel rigore inesistente contro il Lecce non si sarebbe salvata, ed avrebbe dovuto giocare la partita della vita contro la Juve all'ultima giornata.

X quanto riguarda Roma-Parma, ti ricordo che quell'anno il Parma era in competizione con un'altra squadra (mi pare il milan) per l'ultimo posto di champions league... Se ti sono sembrati spompati e' perche la Roma quel giorno era gasatissima e gioco una grande partita.

Ricorda: meglio 3 scudetti da lupi che 27 da agnelli

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bene bene
by Barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:30 PM mail: Barbalbero@fangorn.it

No noi lo scudetto lo abbiamo perso a venezia e a milano ahimè io c'ero a entrambe le partite...
cmq è chiaro che la juve gli aiutini li riceve sempre sorpatutto quando è seconda o terza.....
cmq la mia formazione:
1 pellizzoli

zebina samuel chivu

panucci emerson dacourt candela

totti

morientes cassano
(montella)

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Er Puma
by x mitrandir/beardtree Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:45 PM mail:

La difesa a 3 si puo' fare solo con 2 esterni buoni com'erano cafu' e candela 3 stagioni fa. Meglio la difesa a 4, soprattutto se tra quei 4 ci sono il panucci dell'anno scorso o il zebina di sempre

Meglio:

Lupatelli

Panucci Chivu Samuel Candela
(Zebina)

Tommasi Emerson Dacourt

Totti Cassano

Montella (Cisse', Morientes, o il pippone che prendermo quando saranno sfumati sti 2)

che ne dici?

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roma
by Barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 5:56 PM mail:

non hai tutti i torti però io amo il calcio di attacco e voglio una squadra sbilanciatissima che giochi con ardimento.........
optiamo per un 4 4 3
pellizzoli/lupatelli
panucci (ahimè)chivu samuel candela
joaquin emerson dacourt
totti
morientes cassano
(cissè non mi piace)

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Er Puma
by x beardtree Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:13 PM mail:

A zi, guarda che, per adesso, si gioca ancora in 11. A meno che sei la Rubbentus, che gioca in 14 (arbitro e guardalinee).

;-)

P.S. Meglio Cisse' di Morientes

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puma
by barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:19 PM mail:

belli capelli, pelizzoli e lupatelli sono chiaramente in lotta per un posto
cmq leggi l'ansa : la fifa ha bloccato i trasferimenti internazionali della roma.... quindi per ora niente chivu sigh

fonte ilnuovo.it

MILANO – La Fifa blocca il trasferimento di Chivu ai giallorossi per un debito non ancora pagato. Per il presidente della Roma Sensi un dispiacere societario in una stagione di mercato assai magra, ma la Federazione non sembra voler transigere. La Roma entro il 19 giugno avrebbe dovuto versare nelle casse dello Sporting Cristal 450mila dollari per Gusave Enrique Vassallo Ferrari, l’attaccante che il Nizza, allora di proprietà di Sensi, aveva comprato dalla squadra peruviana nel 2000 dandolo poi in prestito al Palermo nel 2001. Quando poi il club siciliano è uscita dall’orbita di Sensi, Vassallo è rimasto alla Roma che ha rescisso il contratto, ma il pagamento con lo Sporting non è stato ancora adempiuto. E’ tale pendenza che blocca ai giallorossi ogni acquisto e vendita.

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Er Puma
by x barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:28 PM mail:

Si avevo letto prima, vedi il post sopra per Alvy.

Non riesco ancora a capire perche' dev'essere punita l'AS Roma come societa' invece che il marchigiano e basta, siccome l'AS Roma in tutto questo non c'entra un cazzo.

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beh
by barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:29 PM mail:

perchè sensi non l'ha comprato a nome suo, bensì a nome della roma che poi lo ha girato al nizza (chissà che pippa che era questo...)

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mannaggia al marchigiano
by Er Puma x barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:43 PM mail:

Ahhh. Pensavo che l'avesse comprato a nome del Nizza. Mortacci sua!

Cmq, e' ridicolo che la FIFA non prenda nessun provvedimento contro la GEA e la Juventus per le telefonate fatte da Giraudo e Fioranelli al Bayer Leverkusen durante la trattativa x Lucio x screditare la Roma.



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maledetti
by erpuma, dan e sionisti Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:48 PM mail:

FUORI I SIONISTI NAZISTI DA INDYMEDIA!! NON SE NE PUO' PIU' CON LA VOSTRA STUPIDA PROPAGHANDA FILO-ISRAELIANA!! SIETE RAZZISTI, L'ONU E' CONTRO DI VOI, AMNESTY E' CONTRO DI VOI!! NON VI DICE NIENTE????!?!?! SIETE PARI ALLA GERMANIA DI HITLER E ALLA URSS DI STALIN! VOLETE ANNIENTARE I PALESTINESI! ALLAH VI SCONFIGGERA'

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roma
by barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 6:51 PM mail:

evidentemente sensi non ha santi in paradiso....
scusa puma ma sei sionista-nazista?

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viva gli ossimori
by Er Puma Thursday, Jul. 10, 2003 at 7:02 PM mail:

si e sono anche alto e basso
grasso e magro
stupido ed intelligente
pigro ed attivo
sveglio ed addormentato

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Alvy
by x Barbalbero Thursday, Jul. 10, 2003 at 7:04 PM mail:

quello lì sopra in maiuscoletto è Masada brucia...o mirto...Masada è un romanista che parla e agisce come un laziale...incredibile!

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Chivu
by Alvy Thursday, Jul. 10, 2003 at 7:07 PM mail:

Giovedì 10 Luglio 2003, 18:44

Roma: nessun intoppo per Chivu



Il trasferimento di Cristian Chivu in giallorosso non è in pericolo.

La Fifa ha comunicato che la Roma dovrà osservare un "divieto di effettuare trasferimenti a livello internazionale, finchè non avrà adempiuto ai suoi obblighi finanziari verso lo Sporting Cristal riguardo al trasferimento di Gustavo Vassallo Ferrari" .

In ogni caso l'acquisto di Chivu non è in pericolo in quanto effettuato prima dell'8 luglio, data scelta per 'bloccare' la Roma.
Per maggiori informazioni vai sul sito di Datasport


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Solo gli interventi di x child ed Aleister Crowley hanno valore
by link nauta Thursday, Jul. 10, 2003 at 7:36 PM mail:

Cari 'x child' ed Aleister Crowley:bravi, complimenti sinceri!

Ho letto i vostri articoli e visitati i vostri linck: robba molto interessante!

Se in molti li prendessero in piu' attento esame non si ritroverebbero a dire le frescacce che raccontano ed a terminare descrivendo di formazioni calcistiche ... poveri asini!

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Grazie molte CHILD dei tuoi discorsi
by CHILD è uno di noi per sul serio! Thursday, Jul. 10, 2003 at 8:51 PM mail:

E bravo CHILD,

tu si che non scherzi mica, no?
O no?
No, no ....

aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh

satana mi uccide,salvami tu, aaaaaaahhhhhhhhhh



ha ha ha


squalo con LIBERA !!!!!!!!! (che sta qui con me)
ti salutiamo e ti mandiamo i nostri migliori auguri (che sappiamo fare): ma va' un poco a fanculo stronzo!

Con stima
DAN

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puma
by Brasil Friday, Jul. 11, 2003 at 8:57 PM mail:

"si e sono anche alto e basso
grasso e magro
stupido ed intelligente
pigro ed attivo
sveglio ed addormentato"

Ho capito! Sei Sergio di Rio!!!

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asserzioni non supportate
by asserzioni non supportate Friday, Jul. 11, 2003 at 9:29 PM mail:

>>>Tutto il Nazismo è stato creato da Ebrei immigrati in altri paesi, quegli Ebrei che avevano inbteresse a creare lo Stato d'Israele. Persino l'Olocausto e l'apertura di Auschwitz sono stati suggeriti a quello sciocco di Hitler da un occultista ebreo che lo manipolava. Certo il popolo tedesco ed i capi nazisti, indipendentemente da questo, hanno una gravissima responsabilità ad essere stati al gioco, accettando le idiozie dell'Ariosofia. Tuttavia occorre aggiungere che lo stesso Hitler era in parte di origine ebrea. Non era solo un gioco di doppi quello di Chaplin nel 'Grande Dittatore'. molti in Inghilterra, compreso Churchill ( anche lui ebreo ) sapevano dell'origine giudaica del dittatore tedesco, nipote di un aristocratico austriaco ( un Rothschild per l'esattezza ) . Anzi si può dire che lo abbiano finanziato per ciò stesso altri filo-sionisti americani ed ebrei essi medesimi, dai Rockefeller ai Bush.>>>

asserzioni non supportate. prova con Logica per nazicomunisti decerebrati

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dfd
by fdsf Saturday, Jul. 12, 2003 at 10:02 AM mail: df

dfddfdfdFdfdf

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Discorsi tra genialoidi
by bravi coglioni Saturday, Jul. 12, 2003 at 3:57 PM mail:

Child e Realista sono due utenti dichiaratamente di destra, a scanzo di equivoci.Il secondo in particolare una volta ha detto : sono fascista e me ne vanto. Alvy ed Er Puma sono due coglioni senza un cazzo da fare tutto il giorno che si divertono a parlare della romamerda su un sito nel quale si parla di tutto tranne che di sport. Dan è l'unico che mi è simpatico,peccato che sia del milan!

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Essere di destra che significa oggi?
by Child Tuesday, Jul. 15, 2003 at 9:42 PM mail:

Se io dicessi di 'bravi coglioni' ( mi era venuto da metterlo al singolare, oggi sono su di giri )che è di Sinistra che significherebbe? Non sarebbe una qualifica, ma una definizione troppo generica. Credo che uno degli aspetti positivi di Indy sia il dialogo, cosa che non avviene da nessuna altra parte. Un dialogo a tratti rozzo, primitivo, sconcertante, ma pur sempre dialogo. E non mancherà di portare frutti futuri importanti. Conoscere l'avversario è importante, lo diceva anche Tenco. Per sparare al soldato del fronte opposto bisogna pensare che non abbia umanità. Se lo conosciamo è molto più difficile. Per quanto vi sia chi vorrebbe tenerci divisi, ognuno col suo vocabolario incomprensibile all'altra fazione, ciascuno ravvolto nel suo fardello di informazioni e cultura, vere o false che siano.

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free speach
by eric Tuesday, Jul. 20, 2004 at 11:04 AM mail: --

x voi che chiedete la censura.

questo tipo di discorsi sono già stati censurati da troppo tempo.

ormai il vostro cervello é stato lavato e lucidato dai media corrotti e dal istruzione controllata.

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Deliri
by Gabriele Tuesday, Nov. 08, 2005 at 6:12 PM mail: gabrielemarconi181@hotmail.com

Sono un laureando in Storia e filosofia,posso affermare senza ombra di dubbio che il Nazionalsocialismo non fu certamente nè creato nè finanziato dal Sionismo,chi sostiene il contrario o delira o e sotto l'influenza di qualche sostanza stupefacente.al contrario invece chi sa di Storia, sa perfettamente che il marxismo e soprattutto la rivoluzione Russa del 17 fu finanziata dal Giudaismo internazionale.Per quanto riguarda la presunta origine ebraica di Hitler,è molto presunta appunto.Il cognome Haidler o Huttler è di ceppo boemo,la nonna paterna del futuro dittatore era a servizio di un ricco ebreo proprio nel periodo della gravidanza di Alois(papà di Adolf)e da qui che nasce il tutto forse...ma in realtà Hitler stesso non seppe mai con certezza chi fosse il nonno paterno.

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Vabbe', vabbe'....
by Assuero Tuesday, Nov. 08, 2005 at 8:09 PM mail:

Ma, spiegatemi un po': il gerarca NAZISTA Alfred ROSENBERG
cos'era?
Un puro ariano, alto, biondo e con gli occhi azzurri??!!

Heil sion!!!!

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beh
by Americano Tuesday, Nov. 08, 2005 at 8:48 PM mail:

"Hitler non seppe mai chi fosse il nonno paterno".
Beh un bastardo senz'altro.
Proprio come asuero (o alois o altri bava alla bocca antisemita su indy).
Hahahahahah!!

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Ah, adesso e' chiaro.....
by Abigail Tuesday, Nov. 08, 2005 at 9:19 PM mail:

ameriAno e pure giudeo-sionista, vero?

Schifo+schifo=merdaccia ADL

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